Intervista con Rossana De Pace
12 min readRossana De Pace
“Fermati Mondo”
dal 9 giugno 2023 in digitale e CD (dist Audioglobe – Believe)
#WeAreInPuglia
#PugliaSoundsPlus
Rossana De Pace, giovane cantautrice pugliese, arriva al suo debutto ufficiale con l’EP “Fermati Mondo”, realizzato con la produzione artistica di Giuliano Dottori nel suo Jacuzi Studio.
Nella sua musica la canzone d’autore assume diverse sfaccettature, contaminandosi con sonorità elettroniche, musiche dal mondo e una volontà di mettersi in gioco anche con melodie pop.
L’uscita è stata anticipata dal singolo “Terra Madre”, un atto di amore per le proprie origini, per una terra che sempre la accoglie e da cui è dovuta partire per riscoprire quanto ci è legata e le emozioni che questa trasmette.
Rossana De Pace ha vissuto in diverse città di Italia, da Pescara, dove ha studiato al conservatorio, passando per Torino e infine Milano, dove si è laureata al Conservatorio Giuseppe Verdi.
Ha iniziato a comporre sin dalla più giovane età ma il suo percorso artistico si è rivolto principalmente all’attività dal vivo e si è esibita in concorsi (tra cui Sannolo, a Milano, vinto nel 2022) e festival, da Apolide al Meeting Del Mare, senza dimenticare una lunga gavetta in club, che l’hanno portata alla consapevolezza artistica e a una confidenza sul palco da artista consolidata.
Il progetto ha ricevuto il supporto di Puglia Sounds, sia per la produzione del disco, grazie al bando Record 2023, sia per il tour, attravero Tour Italia 2023 e sarà presentato sul palco del Medimex di Taranto il 15 giugno in uno showcase ufficiale
Rossana De Pace racconta così il suo debutto: “Fermati mondo è un EP di cinque canzoni che richiamano l’essere umano all’attenzione delle conseguenze dei suoi comportamenti sul mondo, sugli altri e su se stesso. È la preghiera spassionata a rallentare, ritrovare i propri ritmi naturali e non confonderli con quelli produttivi, un invito a fermarci e chiederci cosa davvero di quello che crediamo di desiderare ci rende felici, se la soluzione è davvero aggiungere o togliere, se è giusto aprire tutte le porte o mettere uno spioncino per scegliere, se le risposte alla fine non sono già nell’esempio che ci dà la natura di cui facciamo parte e non ne siamo i padroni.
È un viaggio nel concetto di sostenibilità emotiva, relazionale, ambientale e sociale intesa come qualcosa che si sostiene, che può durare nel tempo e che per durare ha bisogno di cura e la cura ha bisogno di tempo. Il tempo è la chiave, trovare il proprio ritmo, fermarsi per scoprirlo, tornare all’essenziale, alle origini”.
(Comunicato stampa)
Videoclip di “Terra Madre”
Intervista
Davide
Ciao Rossana. Sei al tuo disco di esordio. Come è nato il tuo amore per la musica e come ti sei scoperta cantante autrice?
Rossana
La scrittura è venuta prima della musica, per esigenza. Ero talmente timida e praticamente muta fino ai 15 anni, ma altrettanto riflessiva, che scrivere era l’unico modo per tirare fuori tutto quello che tormentava la mia testa evitando così d’impazzire. Ho iniziato a studiare musica per gioco a 8 anni, ho sempre adorato cantare e poi ho scoperto essere l’unico modo che mi avrebbe aiutato a portare le mie parole fuori di me, dal foglio al palco e così, di conseguenza, anche a superare la paura di farlo con più serenità nella mia quotidianità. Quando hai un’insicurezza cronica che non ti fa capire se quello che fai e che hai da dire ha valore, avere un feedback positivo, un incoraggiamento, ti aiuta a crederci, a continuare, soprattutto all’inizio. Feci davvero una fatica immane a portare sul palco la mia prima canzone, ma andò bene e fu una salvezza. Vi invito a vedere il cartoon brutto che ho pubblicato sul mio profilo instagram dove spiego ironicamente, ma in modo molto veritiero come la musica e la scrittura mi hanno salvato la vita.
Davide
Hai scelto di cominciare con un mini-album di cinque canzoni. Perché questa precisa scelta?
Rossana
Volevo lavorare ad un concept, avevo altre canzoni, ma ho scelto quelle che musicalmente e per tematiche rispecchiavano meglio quello che volevo essere e quello che volevo trasmettere. È stata una scelta di coerenza oltre che di tempistiche. Il bando di Puglia sounds che ha finanziato la realizzazione dell’EP aveva dei tempi precisi da rispettare che mi avrebbero fatto lavorare a pezzi nuovi troppo di fretta e non volevo, non sarebbe stato coerente anche con il senso dell’EP. Ho optato per farne poche, ma buone.
Davide
Come sono nate le canzoni che compongono “Fermati mondo”, durante quale momento della tua vita e del tuo percorso artistico?
Rossana
Sono nate dalla mia migrazione a Milano. Io sono andata via di casa dopo il liceo vivendo a Pescara e poi a Torino dove ho iniziato la mia vera gavetta ed ho assaporato per la prima volta il cambio di ritmo che comporta vivere in una grande città.
Però Milano è davvero l’apoteosi della velocità, la città più europea d’Italia e l’ho sentita parecchio, nel bene e nel male. Così è uscito fuori di tutto, soprattutto, quello che si evince di più dall’EP, la voglia di sopravvivere alla miriade di stimoli e di desideri indotti da una realtà dalle mille opportunità che può stordire. Per questo “Fermati mondo” urla “mi basta molto meno di così”, “cercavamo la felicità, non nuovi desideri da inventare”, per questo la “Porta di casa” invita a fare una selezione delle persone che fai entrare nella tua vita guardando dallo spioncino, per questo “Si nel cuore, no nella vita” è la consapevolezza che l’amore a volte non basta per stare con qualcuno se non si condividono dei progetti di vita che permettono a due persone di rimanere se stesse insieme ed è per questo che “Siamo ospiti” ti chiede di prendere esempio dalla natura che nel suo ritmo, seppur inesorabile, procede a tempo delle sue intenzioni in modo che tutto sia in armonia ed è la lontananza da casa che, infine, mi ha fatto scrivere per lei un ode di ringraziamento “Terra Madre”.
Davide
Quali strumenti musicali vi hai suonato e chi ha suonato con te in questo lavoro?
Rossana
Sono arrivata in studio da Giuliano Dottori con delle preproduzioni. Alcune lavorate da sola come “Fermati Mondo”, altre in band con i ragazzi con cui suono (Giulio Milanesi, chitarrista, Alberto Antoniucci, bassista e Alessandro Nitti, batterista) e che hanno partecipato al disco come “Terra Madre” e “Si nel cuore, no nella vita”. “La porta di casa” è nata con Giulio, il chitarrista, in isolamento a Pontremoli, in una casa di famiglia. Insieme abbiamo composto il ritornello e lavorato alla preproduzione. “Siamo ospiti” è l’unica che è stata completamente stravolta in studio diventando quasi un raggaeton lento. Adoro le vesti che ha preso, Giuliano ha avuto una bella intuizione. Ovviamente anche le preproduzioni sono state contaminate parecchio dalla mano del produttore però c’era una strada tracciata che ha permesso a Giuliano di non allontanarsi troppo dall’idea di origine. Ho imparato molto su come lavorare in studio dopo questa prima esperienza.
Davide
Il tuo video di “Terra Madre”, non so bene perché, mi ha rievocato la copertina di “Amore e non amore” di Battisti, che nelle poprie canzoni degli anni ’70 trattò prevalentemente temi sentimentali, accennando però talvolta ad argomenti ecologici, considerati all’epoca più élitari che popolari, quindi marginali e anche un po’ sconvenienti rispetto ad altre tematiche “più impegnate”. Oggi la situazione è completamente cambiata e i temi ecologici o “green” sono spesso al centro di molte produzioni. È stato persino creato un “Manifesto della musica sostenibile”. Qual è la tua visione da questo punto di vista? Cosa può fare davvero la musica, così come anche l’arte in genere, per aiutare il pianeta?
Rossana
Credo che sia IL tema dei nostri tempi da portare avanti, perché non c’è più molto tempo come scrivo in “Siamo Ospiti”: “Finisce la terra, rimane…?”.
È una priorità dato che tutti noi siamo abitanti di questo pianeta, di questa casa collettiva.
Ho sempre vissuto l’arte con responsabilità. Abbiamo un microfono in mano, un palco su cui esibirci, delle persone che ci ascoltano. Abbiamo una posizione privilegiata che possiamo utilizzare per mandare messaggi importanti e credo che dovremmo sfruttarli con consapevolezza.
Essendo l’arte un veicolo di comunicazione potentissimo è nostro dovere utilizzarlo per instillare un dubbio, far schiarire le idee, far fronte comune con cui empatizza con noi.
È un forte mezzo di sensibilizzazione, ma anche di aggregazione. Pensa che potere ha la musica quando è usata come strumento collettivo per una causa; ci infonde speranza e voglia di far parte del cambiamento. Io lo sto sperimentando con “Canta Fino a dieci” un collettivo di cantautrici, nato per normalizzare la figura della donna nell’ambito della musica. Noi portiamo avanti un ideale femminista con la nostra musica, salendo sul palco tutte insieme e l’impatto che ha rispetto al singolo individuo è potentissimo, soprattutto se lo facciamo cantando le nostre canzoni attraverso quello che sappiamo fare.
Davide
Lo storico dell’arte Paul Schubring scriveva della Puglia che l’immenso piano della campagna leggermente ondulata, il mare così maestoso, il cielo così infinito e sereno, costituiscono una trinità grandiosa e singolare. Hai detto che sei dovuta partire per riscoprire quanto tu sia legata alla tua terra. Cosa hai riscoperto, dunque, che in particolare ti lega ad essa?
Rossana
La semplicità probabilmente. Vai via di casa con la voglia di scoprire cos’ha da offrire il mondo, pronta a farti investire da ogni stimolo per poi renderti conto che per quanto sia bello scoprire, spesso quello che ti fa felice lo hai già. Vivendo in grandi città come Torino e Milano ho scoperto la tentazione dei desideri, quelli indotti però, che non nascono spontaneamente da te.
È interessante farne esperienza, però ho imparato che vorrei vivere con poco, pur facendo cose straordinarie. Riuscire a trovare il modo di fare quello che mi piace vivendo di ciò che mi fa stare davvero bene senza desideri superflui. Non ho mai sviluppato un vero senso di possesso e questo mi fa sentire libera.
Credo che sia un’eredità che proviene dal luogo in cui sono nata e ne sono estremamente riconoscente.
Davide
Ho letto che sei stata per un periodo anche a Torino. Posso chiederti qual è stata la tua esperienza nella mia città?
Rossana
Molto positiva, ci sono stata un anno solo. Dopo la triennale in conservatorio a Pescara avevo voglia di prendermi una pausa dagli studi per dedicarmi solo alla musica e provare a vivere la vita vera fuori dalle ali dorate della scuola. Così mi trasferii a Torino, trovai subito un lavoro da cameriera in orario di pranzo, insegnavo canto il pomeriggio e le sere le avevo libere per suonare. Fu un anno indimenticabile. Avevo quell’energia che faceva succedere le cose. Avevo lanciato un evento settimanale al Margò in Vanchiglia che avevamo creato già a Pescara con altri amici del conservatorio e che permetteva alla scena cantautorale di riunirsi e cantare le proprie canzoni al piano -1 del locale: “Suonacele”.
Ho suonato tantissimo, è stata la città dove ho iniziato la mia vera gavetta.
Andavo a dormire pensando che la vita fosse bellissima, i miei datori di lavoro mi lasciavano mancare se sapevano che dovevo partire per suonare, ho vissuto l’unico anno di stabilità della mia vita. Ma avevo solo 22 anni e sembrava tutto troppo perfetto, come se avessi potuto continuare così per sempre. Avevo anche una relazione stabile da un po’ di anni.
La mia irrequietezza si è fatta sentire. Non era ancora tempo di fermarsi, c’era troppo ancora da scoprire e Torino mi sembrava un bellissimo laghetto recintato che iniziava a ristagnare.
Così da buona sabotatrice ho lasciato tutto e mi sono trasferita a Milano per ricominciare e finire di studiare in conservatorio i due anni che mi mancavano. Ho scoperto che quella stabilità apparteneva a diversi fattori che si incastravano e non faceva parte di me indipendentemente dal resto, infatti arrivata a Milano, da sola ero un vero disastro. La mia vera natura è più sregolata e andarmene mi ha aiutato a conoscermi molto meglio e a mettermi alla prova in una città che invece pretende da te una vita in performance.
Davide
Quali artisti e quali dischi sono stati tra i più importanti nella tua vita e nella tua formazione?
Rossana
So a memoria ogni respiro di “Senza ali” di Giorgia, primo cd ascoltato nella mia vita su cui esercitavo le mie doti canore a 8 anni. Mia mamma mi propinava Pino Daniele e Lucio Dalla con la stessa frequenza ed è stata una scuola d’ascolto fondamentale. Il disco che mi ha fatto iniziare a scrivere invece è stato “Farfavole” di Renzo Rubino, in particolare con “Amore d’autunno” e da adolescente scoprire la modalità di scrittura di Vasco Brondi mi ha aperto ad altri orizzonti come me li ha aperti musicalmente “OK computer” di Radiohead. Vocalmente ho studiato tanto Mina, la sua teatralità e amo il fado portoghese. Ho trovato la mia musa in Silvia Perez Cruz che rappresenta per me tutto quello che mi piace quando sento qualcuno cantare. Potrei elencare altri dischi d’ispirazione per diversi motivi come “Residente” di Residente, “Aliento” di Danit, “Evocazioni e Invocazioni” di Davide Ambrogio.
Davide
Come e quando nasce (o succede) una tua canzone? Aspetti una ispirazione o segui un tuo peciso processo e metodo creativo? Quando senti, infine, che il pezzo è terminato e ti appartiene, sia dal punto di vista compositivo, sia in seguito nel suo arrangiamento e nella sua registrazione?
Rossana
La maggior parte delle volte parto dal testo e dal messaggio preciso che voglio mandare.
Può nascere o tutto d’un fiato o da appunti raccolti in un arco temporale più ampio.
Il secondo metodo mi piace molto: segno, faccio sedimentare, rileggo, cerco di rientrare in quel mood, aggiungo parole nuove in base a nuove consapevolezze; l’argomento così prende respiro e viene esplorato più a fondo.
Però la prima modalità è potente perché viscerale, quella che più si avvicina alla mia verità senza sovrastrutture, quindi anche con fragilità.
Cerco sempre di non nascondermi dietro le parole e tecnicismi per essere il più possibile congruente a me stessa; è molto difficile e tendenzialmente il momento di spinta creativa è fondamentale proprio perché sei scoperta e sai che farai uscire tutto senza filtri, che se deciderai metterai dopo (non succede mai).
Non è che mi metto a tavolino a decidere un tema, di base scrivo per rabbia, dolore, paura, consolazione. L’ho sempre fatto come terapia, è un’esigenza. Quando c’è qualcosa che mi occupa la testa prendo la penna e scopro cos’è.
Anche il processo musicale può variare: a volte musico un testo già in metrica, altre volte recupero melodie lasciate negli appunti che possono sposarsi con un testo nuovo.
Compongo alla chitarra anche se ultimamente mi diverte anche creare dei loop ritmici su cui sperimentare. In base alle modalità di composizione che scegli, anche banalmente allo strumento che hai in mano nel momento creativo daranno fuori un risultato completamente diverso, è giusto sperimentare, vorrei farlo ancora di più.
Davide
Cosa seguirà?
Rossana
Tirato fuori l’album ci aspetta il tour, la mia parte preferita.
È già cominciato, vi scrivo al fresco di un albero nella tenuta di Giuliano Dottori dove da anni si organizza il “Gonzo Festival – Musica distesa” a Cupramontana (AN) dove suonerò domani. Poi tornerò a Milano per l’ultima del mese il 29 giugno a “Mare culturale Urbano” in band. Stiamo chiudendo delle date estive, intanto siamo pronti a girare molto per l’autunno/inverno.
Nel frattempo continuo a scrivere. Questo alternarsi di viaggio per portare in giro la propria musica e pausa scrittura mi è sempre piaciuto in questo lavoro. Devo dire che ultimamente sto riuscendo a scrivere anche in tour, è un periodo pieno di cose da dire, mi sto scoprendo molto in viaggio.
Davide
Grazie e à suivre…