“Io Gabriella Ferri. Una storia italiana” di Elena Bonelli: una celebrazione dell’autenticità della cantante romana.
Casa Editrice: Arcana Edizioni
Genere: Narrativa/Biografico
Pagine: 176
Prezzo: 15,00 €
Codice ISBN: 978-8892772816
Nell’opera di biofiction “Io Gabriella Ferri. Una storia italiana” di Elena Bonelli si propone il racconto della vita privata e professionale della cantante del quartiere Testaccio, affidando alla stessa voce narrante della Ferri il compito di guidare il lettore nella sua avventura di donna e di artista. Gabriella Ferri ha sposato il dialetto romanesco come lingua d’elezione delle sue composizioni, cantando le canzoni popolari e gli stornelli ma trasformandoli: l’artista permeò infatti ogni brano, anche il più allegro e scanzonato, di una struggente malinconia, la stessa che caratterizzò la sua vita personale e che a volte la soggiogò, portandola verso luoghi oscuri. Gabriella Ferri fu una donna tormentata, ma proprio i suoi tormenti la resero un’interprete intensa, che sapeva toccare il cuore di chiunque si trovasse ad ascoltarla; basta guardare un video a caso di una delle sue esibizioni per rendersi conto della forza, e allo stesso tempo della fragilità, che esprimeva nel suo canto, come se stesse proiettando la sua anima sul pubblico. E il dialetto fu proprio strumentale a questa intensità, a questa autenticità; cantare era per la Ferri una necessità, era ritrovare sé stessa, era instaurare un dialogo sincero con gli altri – «Ho sempre cantato perché era l’unico modo che conoscevo per raccontare quello che avevo dentro di me, quello che mi passava nel cuore e nella testa. Ho sempre vissuto questa stranezza: ricevere i complimenti dal pubblico e dai colleghi per avere cantato il brivido della mia disperazione». La sua voce sapeva cullare per poi tradire ogni aspettativa e trasformarsi nel ruggito di un leone furioso: Gabriella Ferri, donna dalle forti contraddizioni, esprimeva la sua complessità soprattutto nella sua arte, dando la possibilità a chi la ascoltava di sperimentare la bellezza dell’esistenza e allo stesso tempo di avvertire l’angoscia di vivere, la rabbia per le ingiustizie, il grido di dolore di chi a volte si sentiva scollata dalla vita. L’artista romana legò il suo iniziale successo alla compagnia teatrale del Bagaglino: gli artisti si esibivano in principio in uno scantinato in vicolo della Campanella, una zona malfamata di Roma. Così ricorda quel periodo d’oro: «Il Bagaglino, per anni, è stato un luogo d’arte e di vita: un luogo in cui ci si poteva esprimere completamente fuori dai denti, attraverso uno sketch satirico o una canzone. E poi mi sentivo amata, compresa, seguita da artisti fraterni che mi supportavano e mi stimavano. Insomma, mi sentivo a casa». Fu solo l’inizio: Gabriella Ferri poi volò da sola, producendo album e canzoni indimenticabili, ed esibendosi con tutta la potenza e l’autenticità di cui era capace.
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