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Intervista con Roberto Zanetti

7 min read

BUD’S POWER

Trjrecords 2023

 

Il grande Bud Powell, pianista virtuoso e raffinato compositore, è considerato uno degli inventori del linguaggio Be Bop insieme a Charlie Parker, Thelonius Monk e Dizzy Gillespie.

Roberto Zanetti sceglie di omaggiarlo con questo repertorio che non esageriamo a definire “quasi sacro”. A ben pensarci. È come se lo stesso repertorio avesse scelto il suo esecutore, ammaliandolo con strutture e armonie classiche magicamente inquadrate in ritmi serrati, temi accattivanti ma piacevolmente complicati come “In the mood” o “Monopoly”.

La scelta originale di Zanetti di affidare buona parte delle melodie principali al sassofono di Valerio Pontrandolfo si rivela efficace nel conferire al repertorio una veste alternativa che ne esalta le potenzialità.

I brani si prestano a un facile ascolto, gli arrangiamenti rispettano la struttura originale ma conferiscono loro una certa leggerezza capace di condurre l’ascoltatore in un viaggio di piacere. Zanetti completa il suo omaggio inserendo nella scaletta un suo brano originale (“Elettroshock”) con un recitato dell’attore Nicolò Sordo e il violoncello del figlio Matteo in “Come close to me”.

Roberto Zanetti (1957) nasce a Colà, località di villeggiatura sul lago di Garda, dove tuttora vive e dirige il coro del paese. È il suo background di musica corale a rendere il suo suono quello che è. Compositore e pianista, divide il palco con rinomati musicisti sia italiani che stranieri.

La sua vita è popolata di rocamboleschi personaggi notturni e bar di periferia. Ma tiene i piedi per terra insegnando pianoforte.

I suoi ultimi dischi “My Monk” (2010), “Minor Time” (2014) feat. Pietro Tonolo, “No Prohibition Unit” (2016) e “Mother Afrika” (2021), ben accolti dalla stampa specializzata italiana ma soprattutto internazionale, lo portano a fare numerosi concerti in Italia ed Europa; da ricordare la partecipazione al Festival Jazz Au Sommet di Saint Genest Malifaux.

Grande appassionato di ciclismo e di pugilato, si occupa anche di teatro contemporaneo, collaborando con l’autore e attore Nicolò Sordo.

www.robertozanettijazz.com

Comunicato stampa di Rosario Moreno.

Precedente intervista con Roberto Zanetti

https://kultunderground.org/art/39988/

(Mother Afrika)

https://kultunderground.org/art/40756/

(Intervista con Nicolò Sordo)

Intervista

Davide

Ciao Roberto e ben tornato su queste pagine. Perché hai scelto di omaggiare Bud Powell? Che significato ha avuto per te il suo pianismo, a cui del resto è debitore tutto il pianismo jazz moderno? Al di là del calembour “Powell” e “Power”, qual è stato per te e su di te il suo “potere”?

Roberto

Ho scelto di omaggiare Bud Powell perché come per altri musicisti è stato una fonte d’ispirazione, sia a livello di composizioni che di esecuzioni. Ho spesso scritto brani che ricordano le strutture dei suoi. Coltrane diceva che non bisogna essere solo musicisti, bisogna essere anche uomini e lui era un uomo importante. Abilità tecnica a parte, la vita che ha vissuto è stata piena di contraddizioni e di umiliazioni fino al tragico finale. Il potere di Bud è il suo linguaggio e la sua tecnica. Un linguaggio bebop molto cantabile e orecchiabile.

Davide

Come hai scelto le 11 composizioni di questo tuo disco (o come hanno scelto te), non tutte tra le sue più note elevatesi a veri e propri standard?

Roberto

Prima di registrare il disco ho ascoltato a lungo la discografia di Bud Powell e approfondito la sua travagliata vita. La scaletta che è composta da brani dove mi trovo a mio agio e comodo sia come time che come melos.

Davide

In realtà delle 11 composizioni da te scelte, anche se reinterpretata da Bud Powell, una è del pianista inglese George Shearing (“She”)…

Roberto

La suonava sempre negli workshop Barry Harris e mi è rimasta impressa. Valerio Pontrandolfo (sassofonista) e Oreste Soldano (batterista) suonavano con lui quando era in Italia e quindi avevamo la stessa affinità su questo brano. “She” ricorreva, a fine concerto.

Davide

Che tipo di rivisitazione è stata la tua e qual è stato il tuo più personale apporto nella rilettura?

Roberto

La mia idea è sempre quella di suonare musica semplice, accessibile a tutti, anche a chi non conosce bene il bebop. Questo è il criterio principale che ho seguito. Un pensiero che porto avanti da anni, in questo jazz sempre più di nicchia e sempre più lontano dal pubblico.

Davide

Il viaggio musicale inizia da “Elettroshock” e chiude con “Come close to me”, entrambe tue composizioni. Iniziare ricordando i problemi di salute mentale che ebbe Bud Powell, e gli elettroshock subiti, aveva per te un significato preciso nel ripercorrere questa tua selezione, che diviene anche una narrazione parallela della sua vita e del suo talento musicale?

Roberto

Sì. Mi interessa il rapporto tra l’opera d’arte e chi la fa, e quanto le due cose si influenzino. Se le puoi davvero dividere, le due cose. E poi pensavo alla sua angoscia, alle botte che ha subito, a quando Thelonious Monk ha detto: “State uccidendo il più grande pianista del mondo”.

Davide

E in chiusura “Come close to me”. In queste tue due composizioni dedicate a Bud Powell, o da lui ispirate, cosa hai introiettato e riproiettato del tuo incontro con la sua musica?

Roberto

In ogni disco metto un brano della mia formazione, provengo dalla musica liturgica e dalla musica antica. “Come close to me” è quasi una preghiera dedicata a lui: non ha niente a che vedere col bebop, ma anche Bud Powell viene dalla musica classica. “Elettroshock” è un gospel, è così che lui ha cominciato a suonare.

Davide

Per altro in “Come close to me” il violoncello è affidato a tuo figlio Matteo. Ci presenti la formazione, ospiti inclusi? In che modo avete lavorato e condiviso questo progetto?

Roberto

Il sassofonista Valerio Pontrandolfo e il batterista Oreste Soldano che hanno suonato nel disco sono prima di tutto amici con i quali ho condiviso tanti anni di concerti ed esperienze di vita quotidiana. Ci sono poi i giovani Martino De Franceschi (contrabbasso), Nicolò Sordo (voce recitante nella prima take “Elettroshock”) e mio figlio Matteo al violoncello nell’ultima take “Come close to me”.

Davide

Come è nata l’idea di recitare un testo, dedicato a Bud Powell, scritto e letto da Nicolò Sordo? Può essere considerato un momento di incontro per te ideale tra due tue passioni, il jazz e il teatro?

Roberto

Il testo è un biglietto che Bud Powell scrive a sua moglie Fran. Collaboro spesso con Nicolò, volevo che ci fosse un momento nel disco in cui ci fosse un minimo di racconto e di narrazione e così gli ho chiesto di fare questa cosa. Le parole dette sono un breve indizio per ascoltare quest’album dove la musica di Bud Powell si intreccia inevitabilmente con la sua biografia.

Davide

Leggo che tra le altre tue passioni ci sono il ciclismo e il pugilato, due sport che spesso ho visto incontrare il jazz o il viceversa, come nelle canzoni di Paolo Conte e non solo. Mi pare che anche il trombettista Luca Aquino, tra i talenti italiani più apprezzati sulla scena jazz internazionale, sia un altro grande appassionato di ciclismo e pugilato. Che tipo di collegamento ideale ci potrebbe essere per te tra il jazz e questi due sport in particolare?

Roberto

Nel pugilato c’è la danza, lo swing dei movimenti. Tanti musicisti del jazz hanno dedicato brani ai pugili, anche Miles Davis. La grande forza del pugilato è che bisogna avere swing, bisogna danzare, come dev’essere il bebop. Nella mente ti passano un sacco di cose e soluzioni diverse e devi improvvisare. Nel ciclismo c’è la fatica e sacrificio, lo sforzo è di 7-8 ore, in entrambi gli sport bisogna anticipare gli eventi, avere l’intelligenza di capire fino a che punto si può arrivare prima che “si spenga la luce”. Come quando si suona: sei a contatto con la velocità, serve concentrazione come a un ciclista che deve tenere la postura in discesa. Sono tutte passioni che mi ha trasmesso mio padre, anche lui musicista. Ho scoperto poi che piacevano a tanti altri jazzisti.

Davide

Ci sono altri autori a cui vorresti prima o poi dedicarti per un tuo omaggio? O ai quali ti sei già dedicato? Cosa ti colpisce di un autore e musicista al punto da desiderare di suonarlo e farlo anche un po’ tuo?

Roberto

Monk e Duke Ellington li ho già omaggiati. Oltre ai pianisti, amo anche i sassofonisti, ne ho ascoltati tantissimi. Coltrane, Sonny Stitt, Charlie Parker o Charlie Rose. Mi piacciono anche le personalità che hanno al di fuori della musica Hank Jones o Kenny Drew. Non hanno mai fatto vita mondana, sempre vite ai margini.

Davide

Cosa seguirà?

Roberto

Mi piacerebbe registrare un disco dal vivo e senza nessuna prova. Un disco di improvvisazione pura.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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