Satie Mon Amour
Alessandra Celletti presenta:
“Satie Mon Amour”, un omaggio profondo a Erik Satie
Il Progetto
Quest’anno si celebrano i 100 anni dalla scomparsa di Erik Satie che è il mio autore del cuore da sempre. È quello che più ha influenzato il mio percorso musicale. Quindi ho deciso di festeggiarlo con voi realizzando un progetto che prevede concerti, la registrazione di un album con le sue composizioni più belle: Gymnopedie e Gnossiennes, affiancate però da mie composizioni che un po’ si riallacciano al suo stile e alla sua poetica. Ho composto anche un brano inedito che dà il titolo all’intero progetto: Satie Mon Amour è un Valzer tenero e malinconico, con un pizzico di ironia. E poi ci sarà un video di animazione realizzato da Paola Luciani, una videoartista che ammiro molto per la sua creatività raffinata.
Ho deciso di affidarmi a “produzioni dal basso” per partire dal basso ma volare in alto. Infatti nel video ci saremo Erik Satie ed io che suoneremo insieme nel cielo…
Chi ha già fatto dei crowdfunding sa che chi partecipa riceverà in cambio una ricompensa e questa per me è la parte più divertente: mettermi lì e immaginare quali cose potrebbero piacervi e rendervi felice. Quindi non soltanto una copia del disco magari con una dedica speciale ma anche altri oggetti legati in qualche modo a Satie. Nella pagina qui a fianco potrete vedere tutte le ricompense che ho pensato per voi.
Satie per me non è soltanto un compositore. È un maestro, una guida, un compagno di viaggio. Mi ha insegnato e mi insegna a guardare il mondo con occhi diversi, a non aver paura dell’inaspettato, a stupirmi dei dettagli.
Di lui mi conquista sempre la sua leggerezza che però è profonda o per dirla al contrario la sua profondità che però è leggera.
(Alessandra Celletti)
https://www.produzionidalbasso.com/project/satie-mon-amour/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandra_Celletti_(pianista)
https://kultunderground.org/art/18626/ (Sacred Honey)
https://kultunderground.org/art/42248/ (Ultraminimal Piano Essence)
https://open.spotify.com/intl-it/artist/0BbHILJDz4eN90gbl1mHZj/discography/all
Intervista
Davide
Ben ritrovata Alessandra su queste pagine. È sempre un grande piacere ascoltare la tua musica e scambiare due parole con te. Il primo luglio del 1925 si spegneva Erik Satie, uno dei compositori (o dei fonometrografi, come si definì) del ‘900 più amati di sempre. Quest’anno, per il suo centenario, non può mancare un tuo nuovo omaggio a questo grande protagonista innovatore e geniale della musica e dell’ambiente artistico francese tra fine ‘800 e inizio ‘900, che risulta per altro ancora attuale, tutt’altro che datato o databile. Più volte nel passato hai già interpretato Satie, fin dal 1995 con “Debussy, Ravel, Satie: les sons et le perfumes”, nel 2000 con “Esotérik Satie” e nei successivi (2016), l’EP “Working on satie (2016), “Erik Satie: Gymnopédies & Gnossiennes” (2022), “Working on Satie pt. 2” (2023), nonché la “Gnossienne n.1” in duo con il batterista Marcello Piccinini. Come tornerai su Satie attraverso questo tuo nuovo viaggio e tributo? Che tipo di scelta dei brani e di rilettura?
Alessandra
Satie è un punto fermo nella mia vita di musicista. Fermo eppure in movimento. E come me procede un po’ a zig zag senza sapere bene quale sarà la meta. In questo nuovo progetto “Satie Mon Amour” per festeggiare il centenario della sua scomparsa sicuramente registrerò la sua Prima stupenda Gymnopedie e alcune delle Gnossiennes dandone (a distanza di tanti anni dalla mia prima incisione) una nuova interpretazione che rispecchierà la mia nuova età. Quando incidi una musica è come scattare un’istantanea del proprio cuore.
Davide
I brani di Satie da te prescelti saranno alternati da tue composizioni a lui dedicate? Come vi stai lavorando, cogliendo quale suo principale lascito e quale tua chiave personale nel riaprire la porta sul suo mondo?
Alessandra
La parola chiave che mi lega a Satie è Libertà. Libertà o forse Anarchia?! … La vita di noi esseri umani è piena di paradossi e penso che per conquistarsi una libertà autentica sia necessaria una grande autodisciplina. Lavorerò a Satie Mon Amour seguendo delle irresistibili indicazioni che Satie scrisse sui suoi spartiti: “Aprite la testa”, “Munitevi di chiaroveggenza”. “Intimamente”, “Portate più in là”….
Davide
Ci sarà anche un videoclip di animazione realizzato con Paola Luciani. Ci puoi anticipare qualcosa?
Alessandra
Paola Luciani è un’artista che ammiro tanto per la sua poetica delicata ma anche per la sua profonda cultura che traspare nelle sue opere in una forma del tutto originale. Ho già collaborato con lei in “Love Animals” per cui lei realizzò due bellissime animazioni raccontando la storia d’amore con il mio gatto Pedro e un surreale matrimonio con un asinello. Questa volta Paola mi trasporterà in cielo con Satie … vedrete che bello!
Davide
Per te Satie è un “maestro, una guida, un compagno di viaggio”. In che modo ti ha guidato o accompagnato dentro la tua musica? Cosa più di tutto della sua musica ha definito un tuo modo di comporre e suonare la tua musica?
Alessandra
Ciò che mi ha sempre conquistata di Erik Satie è la sua ricerca di un’essenza sonora: armonia, melodia, ritmo. Niente virtuosismi superflui. Cerco di procedere in questa direzione.
Davide
Satie è noto anche per le sue stravaganze. Personalmente quelle che amo di più sono la fondazione della sua personale chiesa, la “Église métropolitaine d’art de Jésus conducteur”, di cui fu l’unico adepto; oppure il suo appartamento di due stanze da lui chiamato l’Armadio, di cui solo una camera era utilizzata pienamente, mentre l’altra era chiusa a chiave e il cui contenuto venne scoperto solo alla sua morte: una collezione di ombrelli a cui lui teneva così tanto da non usarli mai, amando invece passeggiare sotto la pioggia e proteggendo l’ombrello sotto la giacca pur di non sciuparlo. Cosa invece ami di più non solo del musicista, ma dell’uomo Satie, della sua persona?
Alessandra
Amo la sua malinconia, quel suo essere “incompreso”, fuori dagli schemi e fuori dal tempo o per dirla con le sue parole quel suo “essere nato troppo giovane in un tempo troppo vecchio”.
Davide
Riprendo da un articolo di Francesco Brusco su “Il Manifesto”: “L’8 marzo 1920, alla Galerie Barbazanges di Parigi, vengono eseguiti Un salon e Chez un bistrot, due nuovi brani di Erik Satie. Sono i primi saggi pubblici della sua musique d’ameublement, musica d’arredamento, espressamente concepita per una fruizione distratta. Prima che i musicisti comincino a suonare, il compositore stesso invita il pubblico a parlare, bere e camminare durante l’esecuzione. Nonostante le sue indicazioni, gli spettatori non riescono a fare a meno di riprendere diligentemente posto all’attacco delle prime note. «Parlate, camminate, non state lì ad ascoltare!», urla Satie, vanamente. Esperimento fallito, ma è solo questione di tempo”. L’articolo introduceva una fotografia di ciò che è invece diventata oggi la musica, un sottofondo perenne a mille altre attività. Ora semmai la soglia d’attenzione anche nei confronti della musica si è generalmente abbassata molto e l’ascolto dedicato e attento è sempre più raro e forse per taluni difficile. Cosa ne pensi? Come speri che il tuo “Satie Mon Amour” potrà essere ascoltato?
Alessandra
Satie è stato non solo un precursore ma addirittura un profeta. John Cage una volta dichiarò: “Non potrei essere più felice di quanto lo sono in questo appartamento a New York, con i suoni della Sixth Avenue che mi sorprendono costantemente, mai una volta ripetendosi… Quando sento il traffico ho la sensazione che il suono stia agendo. E amo l’attività del suono…” Riguardo alla mia relazione con il suono posso dirti che se durante un mio concerto si inserisce qualche “rumore” esterno lo assecondo e cerco di comprenderlo nella mia esecuzione. Può essere il canto di un uccellino, ma anche lo squillo di un cellulare, un colpo di tosse, una sirena che passa… Qualsiasi cosa può fondersi con la musica e dare il suo contributo. Tornando alla tua domanda, come spero che Satie Mon Amour potrà essere ascoltato direi che ognuno può fare la sua scelta e la sua esperienza liberamente. Certo quando si crea attorno quel silenzio quasi mistico… anche questo è bellissimo.
Davide
“Gnossienne” è anche un termine coniato da Satie per indicare un nuovo tipo di composizione musicale. Cosa dunque userai e hai già usato essenzialmente (penso a “Working on Satie”) del genere “Gnossienne” nella scrittura dei brani a lui dedicati?
Alessandra
Sì, come dicevi, Gnossienne” è un termine inventato da Erik Satie. Il termine potrebbe derivare da “Gnossus” o “Knossos”, l’antica città dell’isola di Creta, legata al mito del Labirinto, di Teseo e del Minotauro. In questo senso, una Gnossienne sarebbe un “pezzo labirintico”, enigmatico, in cui si cerca una via, forse senza mai trovarla. Questo rispecchia bene la struttura musicale libera e non convenzionale di questi brani. Ma “Gnossienne” potrebbe anche riferirsi a una conoscenza nascosta o spirituale, ispirata all’esoterismo che tanto affascinava Satie. Per me l’esoterismo è qualcosa di piuttosto innato. Non mi sono mai occupata di pratiche esoteriche ma subisco il fascino dell’invisibile e la musica è un modo per entrare in questo mondo “magico”.
Davide
“Erik Satie tra ricerca e provocazione” è il titolo di un libro scritto di Adriana Guarnieri Corazzol. Satie è stato anche l’autore di “Vexations”, un breve brano scritto senza battute e segnature da ripetere però 840 volte, risultando così il brano musicale più lungo mai scritto ed eseguito, la prima volta per altro da una maratona di pianisti organizzata da John Cage, e la cui scrittura sembra anticipare di molti anni la futura musica seriale. Cosa pensi delle sue provocazioni?
Alessandra
Spesso definiamo “provocazioni” ciò che non riusciamo a capire. Penso che spesso i provocatori siano in realtà persone molto sole che cercano di attirare attenzione e forse desiderano un affetto incondizionato. Penso che le provocazioni di Satie siano il tentativo di tracciare un nuovo sentiero e di aprire nuove possibilità alla musica. Di essere riconosciuto per la sua “unicità”.
Davide
Le prime tre Gnossiennes sono state scritte senza indicazioni di tempo né di battuta, forse un altro dei suoi modi scherzosi di infastidire l’establishment e di dirci che una interpretazione sempre e assolutamente corretta non esiste?
Alessandra
Piu che altro ho sperimentato che spesso una interpretazione “corretta” è anche molto noiosa. E allora a che serve? E a chi?
Davide
Nell’attesa che il progetto si concretizzi al più presto nella tua musica da ascoltare, perché hai deciso di affidarlo al crowdfunding di “Produzioni dal Basso”?
Alessandra
Mi piace tantissimo il tentativo di produrre qualcosa attraverso il crowdfunding perché è un modo di verificare la validità del progetto prima di averlo completato. Inoltre permette di coinvolgere le persone nel percorso affascinante della progettazione, magari anche con consigli, idee, contributi (non solo economici). E poi è un modo interessante di mettersi in gioco e di verificare la propria capacità di comunicare e coinvolgere. E che aggiungere? È un modo giocoso. È divertante immaginare le ricompense per chi partecipa… E infine ogni contributo, anche il più piccolo, per me è come sentire una vocina che mi dice “ti voglio bene”.
Davide
Bowie, Beatles, Stones, Lou Reed, Tom Waits, Leonard Cohen, Nick Cave & Shane MacGowan, CCCP ovvero Letter to Hermione, Michelle, Lady Jane, Caroline says, Ruby’s arms, Suzanne, Lucy, Annarella… Quest’anno è uscito anche un tuo lavoro di cover dal titolo “Stop femicides” nel quale hai scelto alcune tra le più belle canzoni mai dedicate alle donne, reinterpetandole per piano e voce. E questa è stata la novità più piacevole, potendo finalmente ascoltare anche la tua voce. Come è nata questa raccolta, attraverso quale filo rosso hai scelto i brani che la compongono?
Alessandra
Lo dico sempre: non sono una cantante ma cantare mi dà una immensa felicità e dunque quando posso canto.
Stop Femicides per me è un gesto d’amore: sentivo il bisogno di dire qualcosa, attraverso il linguaggio che più conosco — la musica — per accarezzare una ferita che riguarda tutti.
Non ho ricercato l’effetto, ma la verità. Rimanendo fedele all’estetica minimale ho spogliato gli arrangiamenti di ogni eccesso, lasciando che le parole e le note respirassero, con delicatezza sul mio pianoforte. Le canzoni sono sussurrate, piccole lucette nel buio. Le ho cantate come all’orecchio del mio amato.
Davide
Max Jacob disse di Satie: «È un mammifero la cui specie annovera un solo esemplare: lui.». E a proposito dei suoi “Quaderni di un mammifero” mi sono riletto “La giornata del Musicista”… “L’artista deve dare una regola alla sua vita. Ecco l’orario esatto delle mie attività quotidiane: Sveglia alle 7 e 18; ispirazione dalle 10 e 23 alla 11.47. Faccio colazione alle 12.11 e mi alzo da tavola alle 1e e 14…” e scherzosamente avanti. Quali regole ti dài tu come artista, o non ti dài…?
Alessandra
La mia sola regola è l’amore… ma l’amore non ha regole. Allora diciamo che la mia sola regola è dare felicità attraverso la musica.
Davide
Grazie e à suivre…