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Intervista con i Dead Bouquet

7 min read
Dead Bouquet – As Far As I Know
 
 Etichetta: Seahorse Recordings – Distribuzione Digitale: The Orchard
Distribuzione Fisica: Audioglobe – Editore: New Model Label
La rock band laziale presenta il disco esordio, uscito il 27 Ottobre per Seahorse Recordings: tredici tracce mistiche e notturne, fra psichedelia e folk. As Far As I Know si avvale dei prestigiosi contributi del produttore Paul Kimble (Grant Lee Buffalo, Velvet Goldmine’s soundtrack) e del noto mastering engineer Joe Gastwirt (Bob Dylan, Tom Petty, Jimi Hendrix, The Beach Boys).
I Dead Bouquet annunciano la pubblicazione del loro disco d’esordio As Far As I Know. Il lavoro, prodotto da Paul Kimble (Grant Lee Buffalo), è uscito ufficialmente il 27 ottobre per la label Seahorse Recordings. Dopotutto, l’autunno è la stagione chiave per questa raccolta di canzoni. Oltre ad averlo registrato, missato ed esserne stato il produttore artistico, Paul Kimble è stato il formidabile session-man dell’album, colorando molti brani con la sue abilità di polistrumentista.
Di grande rilievo è stata poi la collaborazione con Joe Gastwirt, noto mastering engineer che ha lavorato con mostri sacri come Bob Dylan, Jerry Garcia, Tom Petty oltre ad essere famoso per i suoi re-master di dischi storici di artisti come Jimi Hendrix, The Beach Boys e molti altri.
Queste la parole della rock band laziale a proposito di tali, prestigiosi contributi: ‘Sapere che il tuo disco è passato nella stessa consolle dove è passato Time’s Out of Mind di Dylan, oppure Fuzzy e Mighty Joe Moon dei Grant Lee Buffalo fa venire i brividi, specie se il proprietario della consolle è diventato un tuo ammiratore.
Siamo grati di avere avuto la possibilità di lavorare con questi due grandi talenti di livello mondiale.’ Il primo singolo-video estratto dall’album è Nobody’s Sky, che i Dead Bouquet descrivono come: ‘Una canzone dall’atmosfera onirica, che nessun altro tranne Paul Kimble avrebbe potuto esaltare in quel modo sul ritornello. È stata scelta come singolo proprio perché durante l’ascolto del pre-mix, esclamò all’improvviso, ‘the single!’. Siamo incredibilmente felici del lavoro svolto da Paul ed è quindi venuto naturale fidarci del suo istinto.’
 
 
I Dead Bouquet sono:
Carlo Mazzoli: chitarra acustica 12 corde, voce ed autore;
Daniele Toti: basso e cori;
Alberto Croce: batteria.
Press & Media Office
www.blobagency.com 
 
Dead Boqueut – Nobody’s Sky (Videoclip)
 
The Dam
Little thing
My baby and I
Curse
As far as I know
Barking at my gate
Haven’t you said it?
A night on a red sofa
And it flows
Nobody’s sky
Sur la Garonne
Way back then
Stories
 

 

Intervista

 

Davide
Ciao. Come sono nati i Dead Bouquet e cosa avete fatto prima di raggiungere questo bel traguardo d’esordio? 

Dead Bouquet
La band è nata qualche anno fa da un’idea di Carlo, ma solo dal 2012 ha preso una forma definitiva con Daniele e Fabio De Angelis. Abbiamo lavorato con entusiasmo e dedizione per arrivare a registrare il nostro disco d’esordio con Paul Kimble e, una volta uscito l’album, c’è stato un cambio alla batteria… ora c’è Alberto Croce, con lui ci troviamo molto bene.
 
Davide
Come siete arrivati alla produzione di Paul Kimble (Grant Lee Buffalo, Velvet Goldmine’s soundtrack) e del mastering engineer Joe Gastwirt? Come descrivereste il loro contributo a tutto il vostro lavoro?
 
Dead Bouquet
Siamo arrivati a Paul tramite internet. Gli abbiamo mandato una vecchio demo e lui ha risposto subito con entusiasmo. Non vedeva l’ora di tornare in Italia, il suo paese preferito. È uno dei nostri produttori preferiti in assoluto. Il suo contributo è stato indubbiamente importante, sia come produttore che come polistrumentista, anche se avevamo le idee molto chiare al momento della registrazione… infatti, non è mai intervenuto sulle strutture delle canzoni, fatta eccezione per un brano. Il nostro sound è decisamente nelle corde di Paul, per questo tutto è andato alla grande!
Con Joe è andata allo stesso modo… lui e Paul avevano lavorato spesso insieme negli anni ’90 e secondo Paul lui è il top mastering engineer al mondo. Joe ha risposto con grande interesse e ha portato grande professionalità e ha reso giustizia ai mix di Paul. Top!
 
Davide
Il nome della band potrebbe essere tradotto sia bouquet di fiori morti, sia bouquet di fiori per i morti. Perché vi siete dati questo nome?
 
Dead Bouquet
O anche mazzo sfiorito volendo… ci piacevano queste due parole vicine, suonano molto bene insieme e descrivono molto bene il suono notturno della band. Non ci suona neppure negativo, anzi, romantico… ottocentesco.
 
Davide
Quali tematiche privilegiate nei vostri testi e quali sono in particolare quelle di “As Far As I Know”?
 
Dead Bouquet
Le tematiche sono varie… l’approccio di Carlo è l’approccio del cantautore dopotutto. C’è la vita, l’amore, tutto ciò che ci gira attorno. Molte canzoni hanno un carattere visionario. As Far As I Know è una canzone d’amore, semplice e genuina, senza pretese letterarie. È una canzone che piace molto, vuol dire molto per noi. Le canzoni d’amore sono le più difficili da scrivere.
 
Davide
Il disco è uscito già da qualche mese. Quali aspettative, riscontri e soddisfazioni, o anche eventuali delusioni finora?
 
Dead Bouquet
In Europa ed oltreoceano il disco va sempre bene, dove riesce ad arrivare. Questa è la maggiore difficoltà. È vero che con internet puoi arrivare ovunque ma c’è anche un’infinità di musica che circola e nella maggior parte dei casi, vince chi è sta dentro il trend o chi lavora bene sul marketing. Oggi chiunque può fare un disco, a prescindere dalle motivazioni per cui vieni inciso o dall’amore che uno che mette nella musica. È un periodo storico critico per l’arte in generale. Ma le soddisfazioni sono state molte, come ad esempio suonare in Svizzera e in Francia. È solo l’inizio. Contiamo di fare molto di più. Delusioni non ce ne sono state, forse ci aspettavamo qualche riscontro in più. Ma c’è tempo per questo. La priorità resta come sempre la musica.
 
Davide
Oggi c’è tanta e tale offerta musicale a costo zero che di rado vedo verificarsi quello che succedeva in passato, quando si potevano comprare pochi dischi al mese, se non uno soltanto, e quello o quei pochi si ascoltavano più e più volte fino a diventare parte significativa della vita di una persona. Quali dischi avete in questo senso ascoltato più di ogni altro, divenendo parte di voi, delle vostre vite?
 
Dead Bouquet
Ne citiamo un paio a testa, anche se ce ne sono molti…
Carlo: Pet Sounds, The Beach Boys e Don Quixote di Gordon Lightfoot
Daniele: Are You Experienced? di Jimi Hendrix e On The Beach di Neil Young
Alberto: A Love Supreme di Coltrane e Lateralus dei Tool
 
Davide
Marco Pipitone nel suo blog su Il Fatto Quotidiano ha scritto: “Diciamola tutta… il rock italiano nella migliore delle ipotesi ha ricalcato senza grandi pretese le tradizioni anglo-americane; nella peggiore non è riuscito ad individuare la profondità del baratro in cui versa e ha versato… (riassumo) a cominciare delle Cover/Tribute Band” etc. Io non sono del tutto d’accordo ma vorrei chiedervi cosa pensate di questa affermazione e, in sostanza… a che punto è il rock italiano secondo voi?
 
Dead Bouquet
Siamo d’accordo in parte anche noi, perché ci sono le dovute eccezioni. Spesso ci sono band che fanno cover pur facendo musica originale. Spesso riemergono stili di nicchia che poi spopolano. Tipo di colpo si fa più shoegaze qui che nel Regno Unito negli anni ’80. O tipo la psichedelia, oggi tutti vogliono la psichedelia. Anni fa non andava. Non sono cose nuove, anche se a volte vengono proclamate come “fresche”, sono revival, in alcuni casi realizzati molto bene. Queste cose non ci hanno mai convinto in pieno, ma ci sono sicuramente artisti validi, in grado di dire la loro. Senza troppa presunzione, crediamo di essere in questa fascia. La nostra è una musica senza compromessi, che non va neppure di moda. L’importante è cantare e suonare la propria vita, non importa se con suoni attuali o del passato. L’importante è essere veri.
 
Davide
“Io non scrivo più da molti anni, ma la musica resta un mezzo fortissimo per smuovere la gente e in questi tempi ne serve di bellissima” ha dichiarato Joan Baez in occasione del suo ritorno quest’anno in Italia per quattro concerti. A cosa serve la musica, secondo voi, e come i Dead Bouquet se ne servono e con quali obiettivi personali ma anche, diciamo, più socialmente allargati?
 
Dead Bouquet
La musica è una cosa seria, importante per l’anima. Non ce ne serviamo, ci esprimiamo attraverso essa. L’obiettivo è quello di averla sempre a proprio fianco per tutta la vita. Se poi potremo vivere di essa, allora sarà magnifico. Socialmente, il nostro unico obiettivo è emozionare l’ascoltatore con la nostra musica, proprio come succede a noi quando la suoniamo.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Dead Bouquet
Un nuovo video, un altro tour e un altro disco, magari nel 2016!
 
Davide
Grazie e à suivre…

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