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La tutela del nascituro e del minore in affidamento condiviso

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Michele Filippelli
edizioni Simple, Macerata, 2011
 
Un caleidoscopio si pone a guardia di due istituti: uno possiamo definirlo classico generale del diritto (la tutela del nascituro); l’altro speciale (l’affidamento condiviso del minore).
La scelta di accorparli è tematica e sicuramente volta a più scopi pratici, primo fra tutti “sinossizzare” materiali disparati e porli su un piano di diritto per così dire mobile, volto al ragionamento intorno al perno centrale d’un semplice giuridico che, attraverso un linguaggio tecnico – mondato il più possibile dei e dai fronzoli del “giuridichese” più filigranato in opere di diverso e basso spessore – dona al lettore la chiarezza. Base per l’interpretazione della norma, che qui si fa anche sociale: qæstio-problema, silenzio persino e meditazione utile al giurista ed al filosofo sociale, proni alla compiutezza della ricerca.
Per intenderci, e salvo errori, si è contato un setting di sentenze, tutte di Cassazione e Corte Costituzionale, senza sforzi intellettualistici spesso superflui nell’originale da tribunale, di sette opere giurisdizionali, tutte pronte a sviscerare questioni cardine e principi antichi che si rinnovano, facendoci scorgere la novità assoluta ed il mutamento effettivo goduto dal diritto di famiglia con l’introduzione delle specialità-sistema dell’affidamento condiviso.
Istituto tutto privatistico, nel campo delle “volontarie giurisdizioni”, segnante il tempo cadenzato del vero cambiamento apportante alle norme del 1975, in quel fluire di principi costituzionali che finalmente creano lo schema profondo del codice civile, anche se sfibrano un po’ nella procedura-atto d’intenti del codice processuale.
Il passaggio dal concepito al non concepito e viceversa, al minore “collocato” all’interno della conflittualità di coppia è lento, come lenta è stata l’accettazione della struttura culturale che ha permesso all’Italia di cogliere i segni d’un mutamento civile agognato e necessario, che ancora farà in futuro cogliere frutti con nuove e più ampie novità liberali, nuovi diritti civili; ci si augura sempre più tali.
Il testo, o meglio i due saggi congiunti proposti in tematica, è pregno di tutto il richiamo normativo nazionale ed internazionale, con un salto transnazionale persino quando si citano efficacemente la Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite del 1948, la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo del 1997 (di Oviedo), elaborante un documento sulla clonazione…
Nulla sfugge all’autore, nessun preambolo e citazione scientifica minima (la cosiddetta opinione prevalente) e soprattutto la necessità di salvaguardia dei diritti della donna e del fanciullo, passando dalla dimensione embrionale-fetale sino al nascituro, dovendosi per tradizione giuridica occupare del concepito e del non concepito, oltre che del curator ventris di romana memoria, ripreso nell’oggi d’una difesa persona atto (donna)/vs. persona in potenza (concepito), in un bilanciamento di valori confliggenti.
Il volumetto, denso e pregno del sapore magistratuale, si chiude con la legge 8 febbraio 2006, n. 54, pietra miliare del cambiamento sociale e generazionale della famiglia italiana.Dovendo una citazione come saggio allo scorrevole ed utile excursus, impastato come un manuale, lento come un racconto, utile come ottima opera monografica (non c’è minore senza feto e prima embrione – desiderato, si auspica), scegliamo di accogliere il segno di questi tempi citati in tema appunto di affido condiviso:
«Le nuove norme, benché inserite nella disciplina della separazione personale dei coniugi, si applicano in base a quanto disposto dall’art. 4 della legge n. 54/2006 a tutti i casi di “dissoluzione” della coppia genitoriale, e, quindi, anche in caso di divorzio e di nullità del matrimonio, nonché ai procedimenti relativi ai figli di genitori non coniugati».

 

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