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Il teorema di aldrin

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Il teorema di aldrin
(e quella volta una domenica d’agosto)


Ne rien savoir,
si non la fascination.
(G. Bataille)

Heisenberg, Werner (Wurzburg 1901 – Monaco 1976), fisico tedesco, fu professore di fisica teorica a Lipsia, Berlino, Gottinga e Monaco dal 1927 al 1959 e direttore dell’Istituto "Max Planck" di fisica ed astrofisica dal 1941 al 1971, premio Nobel nel 1932.Collaboratore di Born e di Bohr nel 1925 elaborò una formulazione della teoria quantistica denominata "meccanica delle matrici". Enunciò nel 1927 il cosiddetto principio d’indeterminazione, importantissimo per gli sviluppi della meccanica quantistica e per il pensiero filosofico moderno.
(da Enciclopedia Microsoft Encarta, 1999)


Le scoperte di Aldrin su l’oscillazione dei flussi tachionici hanno in gran parte modificato i consueti modi di vivere. L’oscillazione fu per la prima volta notata per puro caso durante un tentativo di far passare immagini randomizzate e preregistrate attraverso dei campi d’antimateria, all’inizio furono notate interferenze che vennero subito interpretate come discrepanze temporali antientropiche.
Le applicazioni pratiche del teorema di Aldrin toccano ormai molteplici aspetti del quotidiano ed hanno anche consentito di salvare la vita a centinaia di migliaia di persone.
L’applicazione del teorema consente un salto temporale all’indietro, ma questo salto istantaneo è di soli sette virgola tre periodico secondi, è una cifra fissa, oltre non si può andare.
Il congegno derivato direttamente dal teorema è semplicissimo, di piccolo ingombro e di costo modesto, anche per queste ragioni tutti lo portano come fosse un portachiavi, od al polso come un orologio, o attaccato al collo con catenelle d’oro.
Se vi accorgete che sta per succedere un incidente, a voi o a qualcun altro, non fate altro che premere il pulsante ed istantaneamente vi trovate sette virgola tre periodico secondi indietro nel tempo, e state pur certi che le probabilità di evitare o di far evitare l’incidente, saranno altissime.
Svoltate un angolo metropolitano e davanti vi compare un rapinatore, magari con l’arma spianata, premete il pulsante ed avrete tutto il tempo per cambiare strada ed avvertire la sicurezza.
State percorrendo l’autostrada e nella corsia opposta un camion sbanda, salta il guard rail e sta per piombarvi addosso, premete il pulsante e potete fermare il vostro veicolo a svariate centinaia di metri dall’incidente.
Siete un chirurgo e dopo dodici ore continuate di sala operatoria, il bisturi vi scivola di mano incidendo un’arteria al vostro malcapitato paziente, premete il pulsante e consegnate il bisturi all’aiuto accusando un improvviso giramento di testa, perché porti felicemente a termine, sotto la vostra supervisione, l’intervento.

E quella volta, una domenica d’agosto, Paolo stava tornando alla propria abitazione dopo una festa tra amici, in auto con lui c’era la villeggiante della sua vicina di casa, una biondina niente male e di molto vogliosa, che era stata pure lei invitata.
Prima di giungere alle loro abitazioni, Paolo s’appartò in un prato con la scusa dell’ultima sigaretta.
Più tardi erano nudi nell’abitacolo, autoradio accesa, quando il freno a mano si sganciò urtato dal movimento ritmico dei loro corpi.
Nella calda notte, l’auto cominciò pian piano a scivolare silenziosamente lungo il prato che era in discesa, senza che i due se ne accorgessero, presi com’erano dalle loro effusioni e con i sensi intorpiditi da qualche bicchiere di troppo miscelato ad esotici spinelli.
In silenzio e senza scosse l’auto acquistò velocità ed il prato, per loro sfortuna, terminava con uno strapiombo di un centinaio di metri.
Quando Paolo si rese conto di ciò che stava succedendo, l’auto era già precipitata di alcuni metri e mancavano solo pochi attimi all’impatto.
Una frazione di secondo dopo Paolo pigiò istintivamente il pulsante del congegno di Aldrin che portava applicato al polso incorporato nell’orologio.
L’auto ora stava percorrendo gli ultimi metri nuovamente sul prato e Paolo pigiò ancora il pulsante mentre iniziavano di nuovo a precipitare.
Qualcosa non funzionò come avrebbe dovuto perché anche il successivo balzo temporale li riportò solo a pochi metri dal salto.
Mentre la faccia di lei era ancora estatica perché non si era resa conto di cosa stava succedendo, nuova pressione sul pulsante e l’auto si ritrovò nel solito posto a pochi metri dal salto.
Nuova pressione ed il risultato fu il medesimo, pochi metri più avanti s’apriva la voragine.
Vi furono altri innumerevoli tentativi, Paolo era scosso dal tremito e stava sudando abbondantemente, mentre lei faceva da contrasto con il suo volto estatico e sorridente.
Ma il punto d’arrivo rimaneva sempre il solito, era come se qualcosa si fosse inceppato nel delicato meccanismo temporale e Paolo non riusciva ad uscire dalla sequenza, addirittura il suo membro, sempre dentro di lei era rimasto eretto e duro come non mai.
Ad un certo istante ebbe come un’ispirazione, invece di premere per l’ennesima volta il suo pulsante, pigiò quello di lei che era montato su un gioiello incastonato nella catena d’oro del suo girocollo.
In quel momento avvenne l’impatto sul fondo roccioso del precipizio e dopo il tremendo urto la rottura del serbatoio del carburante fece esplodere l’auto.
Nell’istante dell’esplosione l’auto si materializzò sull’orlo del precipizio per cadere nuovamente ed infine esplodere, riapparire, precipitare ed esplodere, riapparire…
E per sette volte si ripeté la sequenza. Poi l’auto con i suoi due passeggeri svanì nel nulla.
Il fatto avrebbe fatto pensare un matematico, se fosse stato presente, e forse il teorema di Aldrin sarebbe stato rivisto su alcune implicazioni dovute al casuale (?) inceppamento temporale ed alle settenarie implicazioni sequenziali.
Sono quasi sicuro che il principio di indeterminazione di Heisenberg abbia in una qualche misura interferito con il teorema di Aldrin.

La giunzione di Josephson è studiata in modo che gli elettroni debbano ottenere energia addizionale per superare la barriera d’energia. Comunque si è scoperto che alcuni elettroni passano semplicemente come ha detto H.Pagel, "attraverso il muro".
(da "Il meraviglioso mondo della meccanica quantistica", A.Fields, Università del Nebraska)

Vittorio Baccelli

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