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Blue Grass

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Blue Grass
(primo classificato)

Riuscii a saltare su quel minibus al volo, ancora una volta. Da quando ero a Sumatra tutto sembrava accadere all’improvviso, susseguirsi casualmente. Credevo fosse il destino. Era solo il modo indonesiano di viaggiare invece.
Quel figlio di puttana di mio fratello, con tanto di passaporto olandese contraffatto, se ne era scappato in Aceh, una regione a nord di Sumatra, Indonesia piena zeppa di musulmani integralisti. ‘..Dove la birra costa più di una notte in bungalow’ era stato il primo commento divertito di Jeff durante la telefonata della settimana scorsa.
Bravo stronzo, ti sembra il posto dove andare? Voglio dire, non potevi scappare in Baviera o ovunque la birra costi un po’ meno?!
Il rammollito l’aveva fatta più grossa di lui stavolta, lui e suoi cazzo di giochetti erotici da gigolo da strapazzo. Era nella merda adesso. Fino al collo.
Un’avvenente prostituta orientale morta stecchita nella sua topaia puzzolente, le tracce del gonzo ovunque manco si trattasse di una trappola, la fuga improvvisa con l’aiuto di quello storpio indiano di Angun – capirai, 10 bigliettoni per un passaporto falso che si vedeva lontano un miglio. E ora il fratellone buono doveva rintracciarlo, ‘..al più presto Nick, ho scoperto qualcosa di sbalorditivo quaggiù’. Sei proprio uno stronzo.
15 ore di minibus da Medan a Banda Aceh. 36 gradi centigradi alle 8.30 di mattina e 90% di umidità. L’inferno. Mi addormentai per un secondo, sballottato dalla guida scellerata del ciccione sudato al volante e dalle strade piene di buche e bambini a piedi nudi. Sognai Melissa. Che si scopava Jeff come una tigre selvaggia, come mai aveva fatto con me, mentre accanto a loro Angun mi vendeva gioielli-patacca che non sapevo riconoscere e che pagavo in profumati contanti. Trasalii nell’udire un suono forte e animalesco. La donna seduta vicino a me trasportava galline in un sacco. Una di queste non ne poteva più evidentemente. Fulminai la vecchia con lo sguardo e in cambio ottenni un sorriso dolcissimo a 3 denti. Mi grattai la barba di giorni e asciugai la fronte. Il vecchio dall’altro lato ormai russava sulla mia spalla. Sussurravo parole oltraggiose nella mia lingua, a denti stretti, tutte rivolte a Jeff. Le mascelle mi dolevano. Un rivolo di sangue dal naso.
Un traghetto per 3 ore dal porto di Banda Aceh. Vomitai in bagno, più per il bagno stesso che per indisposizione. Poi uno snack indonesiano fritto. Fa pendant col vomito. Pulau Weh in lontananza. ‘..è un paradiso qui fratellone, c’è un sacco di scuba diving, vedrai ci starai bene’. Infame. Sbarcai in condizioni fisiche e mentali che rasentavano l’autodistruzione. Jeff era lì sul molo, sorridente, abbronzato, vestito di un batik e una merdosissima camicia hawaiana. Accanto a lui un occidentale, bianco come una mozzarella. A prima vista mi stava sul cazzo. Mi venne incontro e tentò di abbracciarmi. Lo spinsi via con le poche forze rimaste. Durissimo. ‘Mi chiedo perché il destino ha voluto che sul quel maledetto treno quel giorno ci fosse papà e non tu. Mi fai schifo’.
Jeff non replicò, lanciò un’occhiata al compare e fece strada. Camminammo per circa mezz’ora, io a 10 metri da loro. Arrivammo in una spiaggia stupenda di sabbia bianca, deserta, orlata di palme. Dietro c’erano dei bungalows di legno. Una di questi era il loro alloggio. Cazzo, ma che posto era?! Non avevo mai visto niente di simile prima. Nemmeno quell’anno in cui la mia brufolosa ex aveva insistito per andare alla Seychelles. Posto di merda. Jeff non perse tempo: ‘Nick, anche tu mi stai sul cazzo, e parecchio’. Viva la sincerità, cominciava a piacermi. ‘Ho insistito perché tu venissi qui per parlarti di questa’. Indicò un grosso sacco di plastica nero, tipo spazzatura. Il deficiente accanto a lui rise. Mi dava sui nervi. Jeff si avvicinò ed estrasse una manciata del contenuto.
Era marijuana. ‘Che bella scoperta del cazzo, fratellino idiota!’ esclamai e Jeff e lo stordito ammiccarono. Guardai meglio. Un momento, quella marijuana era blu. Cazzo, blu, nettamente blu, blu elettrico nei riflessi, non è possibile.
‘E’ possibile Nick.. Mi chiamo Alex Tuscelli, sono un ricercatore dell’Università di Pavia, Italia e vivo qui in Aceh da quasi 3 anni’. ‘E chi se ne fotte’ risposi sollevando per un attimo lo sguardo da quella meraviglia bluastra. ‘Lascialo parlare, Nick’. ‘Taci tu, sporco assassino. Hai ucciso una donna e sei scappato come un codardo. Ti auguro di essere riconosciuto da qualche poliziotto locale o turista-mozzarella e rispedito a marcire in una cella per il resto della tua vita sprecata’. Non vedevo l’ora di fumarla. Era collosa, si appiccicava al palmo della mia mano. Aveva l’aroma più buono che avessi mai sentito.
‘Blue Grass è nata da una semplice, davvero banale mutazione genetica messa a termine in questa baracca qualche tempo fa. Ho provato a inserire alcune varianti nella mappa genetica della pianta. Sostanzialmente si tratta di cromosomi presenti in alcuni funghi che crescono nella zona. Funghi magici’.
‘Il dottorello pazzo italiano ha scoperto l’acqua calda in Indonesia quindi..’, dissi sarcasticamente mentre annusavo Blue Grass da vicino e ne rimanevo totalmente rapito. ‘Alex si è costruito un laboratorio dal niente, si è fatto un culo come una capanna Nick. Ha letto e seguito le indicazioni di alcuni testi scientifici considerati devianti in Europa ed è riuscito ad ottenere qualcosa di incredibile’ ribatté fermo ma gentile Jeff. ‘Non sarà certo un po’ di blu sbiadito su una pianta di cannabis a farmi gridare al miracolo’. Giocavo duro, ero troppo incazzato. Stavo cedendo però di fronte a tanta grazia blu. Adoravo fumare a quel tempo, ora invece lo faccio per necessità, insieme a tutto il resto.
‘Fratellone, credo che non ci siamo intesi bene. Quest’erba è particolare. Fumala e capirai’. Jeff sghignazzò e guardò Alex. Il mangia-spaghetti fece una piccola sceneggiata che non riuscivo a capire e scoppiarono a ridere. ‘Non mi chiamare fratellone, stronzo. Al mio ritorno andrò in anagrafe a cambiare il mio cognome’. ‘..e tu Tarantella, fai su una canna, veloce’ aggiunsi rivolto allo studentello, mentre mi toglievo la t-shirt inzuppata. ‘Lavami ‘sta roba, rammollito. E subito che dopodomani me ne vado da qui’. Lanciai i vestiti addosso a Jeff. Jeff rise. Che cazzo ti ridi, pensai. ‘Aspetta e vedrai’ disse Jeff.
Rimasi di stucco. La risposta incalzava alla perfezione la domanda, il tono soprattutto. Che cazzo sei diventato un fottuto buddista-sciamano-stregone, pensai, brutta faccia da culo?! ‘Sono solo sotto l’effetto di Blue Grass’. Un’altra risposta perfetta. Che diavolo…
Fanculo Jeff.
Il joint era pronto. Lo strappai dalle mani della mozzarella italiana, guardai i due fisso negli occhi per qualche secondo e lo accesi. L’odore era una via di mezzo tra cannabis e muschio. Accattivante, quasi un’eau de toilette. Non saprei descrivere la sensazione provata nel buttare nei polmoni la prima boccata. Era come slittare sul ghiaccio, ma dolcemente, come su una superficie d’acqua. Era una sensazione fresca. Rimbombava nel mio corpo, si amplificava. Mi riempiva. Cristo mi vengono i brividi a pensarci adesso. Jeff sorrideva e si grattava la testa. Alex ne stava tirando su un’altra. Sapeva che questo joint si sarebbe fermato tra le mie dita. Ancora qualche tiro. Lungo. Profondo.
Merda. Merda merda merda merda. Confusione in testa. Rimbombo. Mille voci sovrapposte. Un momento, non sono voci. O meglio.. Mi sudano le mani. Cazzo, sono sempre le stesse voci. 2 voci. 2 fottutissime voci che commentano a ruota libera. Mi gira la testa..
Sono le voci di Jeff e Alex. Ma Jeff e Alex NON stanno parlando! Cristo santo..
Sono i pensieri. Io sento i loro pensieri. Blue Grass dà voce ai pensieri di chi hai davanti, non è possibile. Ecco perché quelle risposte azzeccate, loro sentono ciò che penso. E’ fantastico!
Guardai Jeff. Mi sforzai serio. ‘Scordatelo stronzo, io dopodomani riparto. Il socio per i tuoi loschi affari blu su quest’isola non sarò certo io’.
Jeff era sotto effetto, rise e non rispose neanche. Sentiva i miei pensieri.

Fifty-fifty, io tengo la cassa e il mangia-pizza fuori dai coglioni subito. Questo fu il nostro accordo per Blue Grass.

Aldo Soliani

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