KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Baìa Trio

11 min read

Il ballo, il suono, le radici, la cultura: lo splendido terzetto piemontese con un secondo album registrato dal vivo in studio all’insegna della musica dell’arco alpino occidentale, occitana e provenzale

Sono: il ritorno del Baìa Trio!

BAÌA TRIO

SONO

(K-Brothers – EgeaMusic 2023)

13 brani | 63.54

Teaser: https://www.youtube.com/watch?v=-tzqrQfA55U

Comunicato stampa di SYNPRESS 44

«SONO è la summa di tanti anni di dedizione condivisa, di lavoro sulla musica e con la musica. Abbiamo sempre fatto questo, accomunati da un profondo amore per la musica di tradizione che attraversa l’arco alpino occidentale. Non facciamo filologia, per quanto ne riconosciamo l’importanza. Crediamo che la forza della musica tradizionale non risieda solo nelle melodie, ma che si celi nei contesti, negli incastri, nelle imperfezioni, nella memoria. Non facciamo innovazione. Forse, a modo nostro sperimentiamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione, facciamo un gioco, siamo in gioco; un gioco iniziato negli anni ‘90 con i Compagnons Roulants, proseguito con Edaq Ensemble e via via attraverso la realizzazione di molti altri progetti e collaborazioni. Questa sperimentazione con gli elementi della tradizione antica ci ha spinto a inventare suoni, musica, suggestioni, colori, ambienti, pensieri e consapevolezze. Non solo una pratica di arrangiamenti a partire dai materiali originali, ma piuttosto la possibilità di tessere una tela nuova, un nuovo disegno con gli elementi delle memorie, quella collettiva e quella nostra, che è la più intima».

Con orgoglio, consapevolezza e tanta gioia il Baìa Trio presenta Sono, il nuovo album pubblicato da K-Brothers e distribuito da EgeaMusic. A sette anni di distanza dal debutto Coucanha, il terzetto piemontese torna con un secondo disco registrato dal vivo in studio in tre giorni e incentrato sulla musica tradizionale dell’arco alpino occidentale, in particolare le danze della Valle Varaita (Cuneo), una delle valli occitane del Piemonte. Non mancano brani scritti dal trio come Après la pénitance e Passavamo sulla terra leggeri, forti di un discorso di radici, identità e cultura orale. Enrico Negro, Francesco Busso e Gabriele Ferrero ricordano anche due brani tradizionali: «La filha dau ladrier – tratto dalla raccolta Chants populaires de la Provence del 1862 – è una delle più antiche storie d’amore cantate in Provenza. Lei Penitents è un canto religioso dei penitenti, tratto dal repertorio dei monaci de La Chartreuse e il testo è stato rielaborato dal cantore provenzale Manu Theron. Queste escursioni provenzali diventano il Sono delle pietre corrose dal vento e dal sole».

Baìa Trio è un trio di musica a ballo, quella musica che nasce in un’ipotetica regione che va dalla regione Occitana del Piemonte alla Bretagna attraversando la Francia. Il trio studia e propone un repertorio di musica folk, originale, raccolto e vissuto nella tradizione, e rivissuto sul palco. Negro, Busso e Ferrero sono passati da esperienze diverse e comuni, hanno suonato folk in Italia e all’estero negli ultimi trent’anni, esibendosi su palchi prestigiosi (es. Gran bal de l’Europe e Fete des violons populaires in Francia, oppure il Folkest) e suonando con tanti musicisti italiani e stranieri. Organizzano il festival biennale del violino popolare La Vioulounado in Valle Varaita.

La dimensione live è uno dei tratti caratteristici di Sono, insieme alla partecipazione di un amico storico come Renat Sette: «Le sonorità sono un po’ sporche, un po’ scure, a tratti ruvide, ma soltanto un po’, perché la musica, nelle sue multiformi sfaccettature, possiede sporcizia, ruvidezza e oscurità. Spesso dimenticate, trascurate, rese minori. Sono questi i colori che compongono l’arazzo di una identità complessa e autentica. Ad accompagnarci nella realizzazione della nostra idea c’è Renat Sette, con la sua voce unica, cantore della Provenza più autentica, conosciuto a cavallo del millennio con i progetti Dona Bela e Arco Alpino. Le amicizie, per fortuna, durano».

Francesco Busso: ghironda, voce

Gabriele Ferrero: violino, mandolino, sax soprano, voce

Enrico Negro: chitarra acustica, classica, elettrica, basso elettrico, voce

Renat Sette: voce

Sergio Caputo: tamburo a cornice

Baìa Trio:

http://www.facebook.com/baiabalamusik

EgeaMusic:

https://www.egeamusic.com/dettaglioprodotto.aspx?id=8052141491164

Intervista

Davide

Ciao. Dopo sette anni, il Baìa Trio torna con un disco incentrato sulla musica tradizionale dell’arco alpino occidentale, e in particolare della Valle Varaita, terra delle cosiddette valli occitane. In che modo avete selezionato il materiale qui raccolto?

Baìa Trio (Enrico Negro)

Ciao, In realtà il disco era già pronto nel 2020, ma la pandemia e le vicende personali hanno molto ritardato la sua realizzazione. Negli ultimi anni tra i concerti ed il lavoro in studio, abbiamo selezionato una lista di brani che potessero esprimere significativamente la logica dell’incontro tra gli elementi principali che costituiscono Sono e cioè l’aderenza alla tradizione, una nostra visione del bal folk, la composizione, l’improvvisazione, la ricerca sonora e l’incontro con Renat Sette.

Suoniamo insieme da molti anni e questo ci ha permesso di raggiungere un grande affiatamento; molto spesso le idee nascono proprio dal nostro suonare insieme, dal lavoro di gruppo che costituisce la parte essenziale dell’elaborazione, poi, dalla base comune, ciascuno di noi elabora e perfeziona alcuni aspetti.

Davide

Come avete voi stessi premesso, non si tratta di esecuzioni “filologiche”, come del resto non sarebbe nel patrimonio musicale tradizionale, che nasce e si tramanda soprattutto oralmente, senza una notazione esatta originaria, variando nel tempo e di volta in volta attraverso le esecuzioni dei diversi interpreti?

Baìa Trio

Abbiamo una nostra idea, chiara, rispetto alla riproposizione della musica tradizionale, il nostro obiettivo è di non reinterpretare semplicemente una melodia o una sequenza di note che ci arrivano dal passato, elaborandole e creandone un arrangiamento. Vogliamo andare più a fondo, ci muoviamo intorno ai suoni, ai timbri, ai ritmi della danza, all’improvvisazione (che è una parte integrante e fondamentale del nostro processo creativo, sia in studio che sul palco). La presenza di sonorità più sporche o scure non è tanto una scelta estetica, quanto piuttosto il risultato di una ricerca sonora ritmica, timbrica ed armonica.

Davide

Che tipo di rilettura avete fatto voi, attraverso quali condivisi concetti chiave?

Baìa Trio

La nostra rilettura si esprime in stretta continuità interagendo con la danza che ne è l’essenza ritmica ed è una costante della nostra ricerca. Nel disco abbiamo inserito un’annotazione in cui evidenziamo come, a nostro avviso, il Cd sia da ascoltare, mentre per ballare preferiamo incontrarci di persona. Ciò a significare che la danza ha ragion d’essere nel momento dell’incontro tra chi suona e chi balla; quando questo incontro non è possibile o non è ricercato, il tutto assume un livello di sublimazione intellettuale che può creare, nell’ascoltatore che non danza, un momento di esperienza ritmica e timbrica che trascende il movimento corporeo.

Ci sono alcuni elementi elementi costitutivi chiave nella nostra musica: la modalità (intesa in senso musicale ovvero tramite l’utilizzo di alcune scale) i timbri dei nostri strumenti, i ritmi della danza. Il nostro tentativo è quello di trovare strade creative personali che riflettano il nostro gusto ed il nostro pensiero.

Davide

Francesco Busso e Gabriele Ferrero hanno composto anche due brani. “Passavamo sulla terra leggeri” e “Après la pénitance”. Anche in relazione al repertorio attinto invece alla tradizione, come nascono questi due brani e a cosa si ispirano?

Baìa Trio

Passavamo sulla terra leggeri è una Mazurka, scritta da Francesco, il ghirondista, che prende vita dalle suggestioni suscitate dalla lettura dell’omonimo romanzo dello scrittore sardo Sergio Atzeni, in cui forti sono i temi legati alle radici, all’ identità e alla cultura orale. Francesco ha un grande gusto melodico che si era già esplicato con una precedente Mazurka (il Buon Cammino) pubblicata nel nostro precedente Coucanha. È un brano estremamente chitarristico, in cui mi sono divertito a realizzare strati sonori su cui si esprime liberamente la melodia.

Apres la penitence è un Valzer che nasce da una ricerca timbrica, un’incursione nella musica che trae origine dalle scale modali, utilizzate nel canto monodico provenzale e occitano, una sorta di “festa” dopo un momento di penitenza. Infatti, questo brano è strettamente collegato alla canzone Lei Penitents presente nel disco e cantato da Renat Sette. La canzone è il momento della pratica di penitenza, lo potremmo immaginare come un momento di riflessione profondamente interiore, mentre la conseguente apertura del valzer, una danza di coppia, diventa un momento di risoluzione, l’intimo che incontra l’altro, il mondo interiore che incontra timidamente il mondo esteriore in una sorta di rinascita… “Après la pénitance.

Davide

Alcune tracce presentano anche qualche suono o effetto elettronico, ma sempre in modo contenuto, a volte quasi irriconoscibile come tale, come sortisse e risonasse naturalmente dalla strumentazione acustica?

Baìa Trio

Ci piace molto giocare con gli strumenti e con i suoni, io in particolare negli ultimi anni ho cominciato ad utilizzare pedaliere con effetti elettronici per chitarra e mi sto tuttora sbizzarrendo a creare nuove sonorità. Tutto questo lavoro, però, viene integrato nel sound generale del trio che possiede comunque una anima profondamente acustica; motivo per cui le sonorità alternative sono elaborate in modo da risultare naturali e totalmente gestibili anche sul palco.

Davide

Se la tradizione è il complesso di memorie e testimonianze di una determinata cultura regionale trasmesse da una generazione all’altra, cosa volete o vorreste trasmettere voi alle future generazioni attraverso la musica del passato e di una determinata area geografico-culturale? O, in fondo, la musica è senza tempo e senza confini?

Baìa Trio

La musica è sicuramente senza tempo e senza confini. Il nostro tentativo è di mantenere vivo l’interesse e lo spirito di una tradizione che veste i panni della contemporaneità.

Davide

Secondo alcuni autori, l’Occitania è un caso emblematico di “nazione senza stato” o di “nazione proibita”, un’area culturale o mentale esistente nella realtà che attraversa molte regioni e allo stesso tempo va al di là degli Stati legalmente costituiti in cui queste si trovano di fatto. Il concetto di “nazione senza stato” o di “nazione proibita” è per me molto intrigante. Oltre alla sua musica, cosa amate soprattutto di questa area storico-geografica non delimitata (o non del tutto) da confini politici?

Baìa Trio

È una regione che ci è sempre stata affine per motivi culturali ed affettivi. Per quanto nessuno di noi tre sia originario della Val Varaita, i nostri contatti con il territorio, la lingua, la cultura, la musica, la cucina risalgono all’infanzia. Per questo motivo ci risulta facile fare riferimento a questi luoghi.

Davide

Come è nata la partecipazione di Renat Sette, uno dei più prestigiosi e carismatici esponenti della musica provenzale e occitana?

Baìa Trio

Renat è un carissimo amico da molti anni. Sia io che Gabriele abbiamo lavorato tantissimo con lui in svariati progetti prodotti da Maurizio Martinotti o Patrick Vaillant, come Dona Bèla, Pau i Treva, e Arco Alpino.

Nel 2019 in occasione del festival biennale del violino popolare “La Vioulounado”, in Val Varaita, di cui curiamo la direzione artistica, abbiamo prodotto un concerto in quartetto, che abbiamo poi replicato in diverse occasioni.

Sono” contiene alcune tracce con Renat, ma vogliamo pensare a questa prima collaborazione discografica come all’embrione di un futuro lavoro insieme.

Davide

Avete scelto il titolo di “Sono” perché la vita è suono, energia vibrazionale, “sono dunque suono?” o, viceversa, “suono dunque sono”? Cos’è e cosa non è più la musica in questo preciso momento storico e sociale secondo voi?

Baìa Trio

Sono in occitano significa suono e proprio sulla ricerca del nostro suono si basa la realizzazione del disco.

La parte più corposa di Sono è costituita da danze della Valle Varaita, una terra per noi molto significativa con un repertorio musicale prezioso. In generale abbiamo fatto nostra la tecnica improvvisativa del violinista popolare Jouzep da Rous, che improvvisava le suite sul ballo, usando frammenti di melodia della sua memoria; anche noi abbiamo giocato con l’improvvisazione e scavato nella nostra memoria. Queste musiche sono un modo per interrogarci e riflettere su una tradizione che amiamo.

Questi brani diventano il Sono della danza.

Renat Sette ci porta nella vicina Provenza, una terra che come le alpi, si tuffa nel mediterraneo, abbiamo colto insieme a lui l’atmosfera più antica che la musica provenzale può esprimere.

La filha dau ladrier è una delle più antiche storie d’amore cantate in Provenza.

Lei Penitents è un canto religioso dei penitenti… una condizione umana molto lontana nel tempo e nello spirito.

Queste escursioni provenzali diventano il Sono delle pietre corrose dal vento e dal sole.

Due sono i brani di nostra composizione.

Après la pénitance è il valzer che immaginiamo possano ballare i penitenti quando la loro pratica di purificazione, qualunque essa sia e in qualunque tempo, sia giunta al termine…

Passavamo sulla terra leggeri è una mazurca che trae la sua origine dalle suggestioni dall’omonimo romanzo dello scrittore sardo Sergio Atzeni, che parla parla di radici, di identità e di cultura orale.

Questi due brani diventano un eco del Sono.

Non saprei dire cosa è la musica in questo momento, posso dirti cosa rappresenta per noi: lo stupore, la scoperta e la condivisione.

Davide

Ho cercato il significato del vostro nome, ma mi sono imbattuto solo in una “baìa” che, nel dizionario occitano, sta per abbadia o abbazia. Cosa vuol dire “Baìa” e perché vi siete chiamati così?

Baìa Trio

Il nome Baìa è preso a prestito da un ‘antica festa tradizionale che si svolge ogni cinque anni (la prossima edizione sarà nel 2028) nel comune di Sampeyre, in Valle Varaita, in provincia di Cuneo, nelle prime settimane di febbraio durante il carnevale. È una delle più importanti e antiche feste tradizionali delle Alpi italiane, le cui origini sono molto antiche, risalenti attorno al 975 o al 980 D.C.

Ci piaceva l’idea di giocare con il nome di questa festa iconica e allo stesso tempo richiamare l’immaginario che, grazie al suono, ci porta fino in Brasile.

Davide

Cosa seguirà?

Baìa Trio

Per ora la presentazione del disco, poi chi lo sa. Uno dei progetti è quello di concretizzare a tutto tondo la collaborazione con Renat Sette.

Davide

Grazie e à suivre…

Baìa Trio

Grazie a te, a presto

 

Commenta