KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Palmer Generator

11 min read

Comunicato stampa Peyote Press

PALMER GENERATOR “VENTRE”
Album | CD+DG | Bloody Sound | Uscita 15/09/2023

I Palmer Generator pubblicano il quarto album “Ventre”, un’immersione nell’estremo delle profondità terrene e cosmiche

La band psychedelic rock Palmer Generator pubblica in cd e digitale il suo quarto album “Ventre” venerdì 15 settembre 2023. Il lavoro costituisce la quinta uscita ufficiale della formazione marchigiana, dopo gli album “Shapes”, “Discipline”, “Natura” e lo split “PGTGS” coi lodigiani The Great Saunites ed è coprodotto dall’etichetta Bloody Sound.
“Ventre”, suddiviso in quattro tracce, unisce in un’unica formula il loro post-rock incalzante dalle sonorità noise ad aperture psichedeliche di stampo onirico. Nelle loro cavalcate i Palmer Generator tessono trame sognanti che diluiscono progressivamente in tappeti psichedelici, fino alla quasi completa scarnificazione minimalista. Attitudine post-rock stile Louisville (June of ’44, Slint) che si incontra con la psichedelia cosmica e ipnotica di stampo krautrock (Can, Neu!) e con sonorità tra noise-rock e math (Shellac, Don Caballero).
«Il titolo, “Ventre”, va inteso in senso simbolico» afferma la band. «Il ventre come luogo uterino diviene metafora di vitalità e crescita, di generazione; è fulcro delle cose, centro nevralgico della terra e dei viventi; elemento di metamorfosi e nucleo di somatizzazione, centro di agentività e spiritualità. Il dualismo mente-corpo viene superato nell’immagine del ventre, lo stomaco considerato come un “secondo cervello”, come il luogo in cui avviene la sintesi tra spirito e materia. Così, allo stesso modo del ventre che raccoglie in sé due realtà opposte e complementari, il nuovo album vorrebbe essere un’immersione nell’estremo delle due profondità terrene e cosmiche».

Michele, Mattia e Tommaso Palmieri sono padre, figlio e zio. Rispettivamente a basso, batteria e chitarra, formano i Palmer Generator nel 2010 a Jesi (AN). Hanno all’attivo quattro pubblicazioni ufficiali: “Shapes” (2014 – Red Sound Records), “Discipline” (2016 – Astio Collettivo, Torango), “Natura” (2018 – Bloody Sound Fucktory, Brigadisco) e “PGTGS” (Split w/The Great Saunites, 2020 – Bloody Sound Fucktory, Brigadisco, Il Verso del Cinghiale). Il loro sound è «una sonata post-Don Caballero proiettata in un razzo raga-rock alla Neu!» e i loro live sono coinvolgenti rituali ipnotici che trascinano l’ascoltatore nelle loro trame psichedeliche, suono dopo suono.

TRACKLIST
01.Ventre I | 02.Ventre II | 03.Ventre III | 04.Ventre IIII

CREDITI
Tommaso Palmieri | Chitarra
Michele Palmieri | Basso
Mattia Palmieri | Batteria

Registrato tra ottobre e novembre 2021 a Fano (PU) da Alessandro Gobbi
Mixato e masterizzato tra gennaio 2022 e aprile 2023 a Fano (PU) da Alessandro Gobbi
Prodotto da Palmer Generator e Bloody Sound

Foto | Sara Paolucci
Artwork | Mattia Palmieri

Precedente intervista
https://kultunderground.org/art/38754/

Intervista

Davide

Ciao. Quinto lavoro dopo tre album e uno split con The Great Saunites, ma anche ventitrè anni di musica dalla fondazione del gruppo. A che punto siete del viaggio musicale siglato “Palmer Generator”. Cosa è cambiato e cosa avete perfezionato in questi anni, cosa è rimasto invece pressoché intatto?

Palmer Generator

Ciao Davide. Innanzitutto grazie per l’interesse e per l’intervista. Ci fa molto piacere.

Andando alla domanda diciamo che tutto un po’ cambia e tutto in qualche maniera resta uguale. Dopo tredici anni di attività la nostra identità di fondo è sempre quella, il nostro approccio, la nostra idea musicale, il nostro modo di comporre e il nostro appartenere ad un contesto musicale ben preciso e di matrice “underground” (parola che forse oggi sta’ diventando un po’ un nonsense per molti) sono quelli e sono li.

Sicuramente anche a livello di singoli musicisti siamo maturati e in qualche modo mutati, dato che non si è mai statici. Come in ogni band che si dedichi durevolmente alla musica siamo cresciuti tecnicamente e compositivamente. Ma affrontiamo sempre con estrema naturalezza determinate dinamiche, e ci auguriamo che sia un percorso sempre constante. Quello che metamorfizza sono le forme, i manti che di volta in volta ci piace incorporare e subiscono tutta una serie di influssi sempre vivi e sempre mutevoli.

Girare poi molto nel tempo, vedere posti e soprattutto conoscere ed incontrare persone, è poi quello che forse ci è sempre piaciuto di più ed ovviamente nel tempo le esperienze in tal senso crescono e ciò a noi piace moltissimo. In qualche modo potremmo dire che uno dei motivi per cui suoniamo, oltre ad una sorta di profonda necessità che ci spinge, è proprio quello di poter fare conoscenze sempre nuove, di allargare i propri confini relazionali, anche oggi, in un mondo dove la relazione sta’ purtroppo diventando sempre più rara ed artefatta ed i contatti si raffreddano digitalizzandosi e digitalizzandoci.

Davide

Come collocate idealmente “Ventre” rispetto ai precedenti album? Cosa ne evolve?

Palmer Generator

Non vediamo incredibili differenze tra Mandrie (e i dischi precedenti) e Ventre, come riteniamo che in ogni band che sia un po’ un “villaggio” (metaforicamente parlando) e non solo un “progetto”, si crei sempre un principio di continuità. In sala prove, in studio, sentiamo la nostra musica come un flusso continuo e vediamo i nostri dischi come un viaggio coerente e incessante, non come sorta di “contratti a progetto” ogni volta e a se stante.

C’è molto di simile è c’è qualcosa di diverso rispetto ai lavori precedenti. Ma non ci piace parlare di “evoluzione”, il che tende sempre a porre la questione in termini verticistici, in termini di sviluppo produttivo; mentre a noi piace più l’idea di metamorfosi, di passaggio orizzontale tra mondi più che di sviluppo verticale, sviluppo verticale che poi tende inevitabilmente ad un affannarsi continuo verso il “meglio”. Cosa che noi rifuggiamo come approccio. Non c’è prettamente meglio né peggio, c’è differenza ed è la differenza ad esser florida, è la differenza che è generativa, dall’uguale infatti non si genera nulla. E la vita stessa è un principio relazionale e contestuale.

Detto questo, rispetto agli altri album Ventre si situa dunque in continuità, quello che è un po’ “metamorfizzato” è la profondità che forse abbiamo accentuato tra il concreto delle “cavalcate” e l’etereo delle parti che raggiungono quasi l’ambient, così che qui si oscilla molto.

Davide

Nel comunicato stampa è già stata chiarita la ragione del titolo “Ventre”. Per altro mi ha fatto ricordare che le nostre prime esperienze sonore avvengono nell’ambiente intrauterino. E nondimeno che l’intestino è considerato un vero e proprio secondo cervello per la presenza di neuroni e cellule gliali in continuo dialogo con il sistema nervoso centrale, quindi la teoria dell’asse pancia-testa. Esiste una musica di testa ed esiste nondimeno una musica di pancia? Voi avete cercato con “Ventre” di mettere in dialogo queste due parti lungo un asse ideale?

Palmer Generator

La nostra cultura tende a differenziare in maniera netta i concetti di mente e di corpo, tal distinzione è oggi per noi un dato di fatto e spesso dimentichiamo, o semplicemente non sappiamo, che per una immensità di altre grandi culture e popoli tale divisione non sussiste e non sussisteva. Così come molti nostri grandi pensatori l’hanno messa in discussione. Ciò che consideriamo materia, spesso vive in realtà di orizzonti altamente simbolici, ciò che consideriamo mentale, concettuale, è spesso molto più concreto di quanto non ci rendiamo conto. Esiste dunque nella nostra cultura una musica considerata di testa ed una musica di pancia. A noi piace cercare di abolire tale distinzione. In molti di fronte ai nostri album tendono a vedervi un necessario approccio mentalistico, in molti dal vivo, si lasciano corporalmente abbracciare dalla vibrazione. Il ventre è per noi un po’ la summa di queste cose (e di molte altre), e come giustamente sottolineavi tu, come luogo uterino, luogo di generazione e ricettacolo di vita rappresenta forse la migliore sintesi.

Davide

Non ci sono titoli, ma solo dei numeri da 1 a 4, da leggersi credo Ventre I, Ventre II, III e IV. C’è un significato nella scelta delle quattro parti e dello stesso numero 4 che, simbolicamente, passa dalla volontà di potenza del 3 all’atto della creazione, la manifestazione della materialità (il che, per altro, fa pensare alla potenzialità creativa di voi 3 e al 4 della creazione musicale che ne deriva), o cos’altro?

Palmer Generator

Il quattro è ritornato, non siamo stati necessariamente noi a farlo ritornare ma semplicemente si ripresenta e noi lasciamo che si ripresenti. E si, dentro probabilmente c’è la summa generativa che da noi tre porta al quattro. Ci sono tanti significati che il quattro ha generato nell’arco della storia, dai quattro elementi ai quattro segni cardinali alle quattro dimensioni. Il quattro per noi torna molto e nel tempo ci siamo abituati a lasciarlo tornare. E forse sì, questo quarto è proprio quel quarto che si sintetizza dalla unione di noi tre. Il quarto che è quella vibrazione armonica che cerchiamo di ricreare in quei momenti di ipnosi musicale per noi molto frequenti.

Davide

Com’è nato questo materiale? Quale metodo avete condiviso nel ricercare, comporre, arrangiare e registrare? Quali idee e riferimenti di base? Che spazio date inoltre all’improvvisazione e, quindi, all’interplay, quindi alla mutua interazione e all’influenza reciproca?

Palmer Generator

Tutto ciò che componiamo nasce da forme di improvvisazione. Il metodo non è lineare e sistematico ma più aleatorio e dinamico. A volte portiamo avanti un mood per tantissimo tempo al quale apportiamo piccole micro-variazioni e vediamo dove ci portano, a volte andiamo a briglia sciolta e lanciamo di tutto nel flusso vedendo cosa ne salta fuori. Poi il tutto passa per diverse fasi, mai identiche.

Non tutto quello che suoniamo viene poi sistematizzato ed inciso. In particolare negli ultimi anni spesso ci lanciamo in sedute di improvvisazione che poi rimangono li, nelle nostre sensazioni, nel momento, senza la necessità di dargli una forma precisa. Possiamo dire che probabilmente alcune delle cose più belle dei Palmer si possono sentire solo tra le quattro mura della nostra sala e spesso anche noi non saremmo in grado di ricostruire passaggi e dinamiche musicali che da tali contesti semplicemente “vengono fuori”, come fossero entità autonome e noi solo un mezzo. Quando chiudiamo un disco ovviamente sistematizziamo e inseriamo un po’ di organizzazione nel tutto, ma spesso ci piace lasciare le cose cosi, lasciarle al momento.

Davide

Qual è stata la più rilevante eredità lasciata da gruppi quali Can e Neu!, o altri della cosiddetta scena krautrock, e da voi raccolta, continuata e rielaborata in particolare?

Palmer Generator

Tutti e tre abbiamo sicuramente il kraut tra le nostre principali passioni. Can, Neu!, Ash Ra Temple, Faust, La dusseldorf, Agitation Free, Between ecc. sono tutte band che frequentiamo spesso e che ci hanno sicuramente formato.

Il kraut ha sempre avuto poi un po’ “due facce”: quella più elettronica e quella più diciamo jazz-rock, suonata. Amiamo moltissimo il versante elettronico anche se propendiamo per quello suonato, per quanto ovviamente siano molto collegati. Le stesse suonate dei Can e dei Neu! ricordano infatti dinamiche da sampler, da campionatore e da loop elettronico, molte parti suonate si avvicinano a quelli che sono gli arpeggiatori. Il tutto a creare quel flusso ipnotico nella ripetizione, che nel caso del “suonato” poi, a differenza dell’elettronico, vive di microscopiche variazioni che il tocco umano non può rifuggire. Qui noi ci sentiamo molto vicini.

Infatti molte nostre dinamiche si basano sulla ripetitività, sull’intreccio sincopato, sull’incrocio di ritmi; tutto a generare poliritmie, grazie anche all’uso dell’effettistica, e incroci armonici dove chitarra basso e batteria giocano un po’ tra loro. E quel magma che piano piano si ripete, mai identico, è una delle dinamiche che più ci piace proporre e vivere in musica. Un eterno ritorno nella matamorfosi.

Davide

Perché privilegiate la musica strumentale?

Palmer Generator

In origine ci fu una fase diciamo embrionale in cui avevamo delle linee vocali sostenute da bassista e chitarrista, ma in generale la scelta di fare musica strumentale ci venne naturale: non avevamo un cantante e non sapevamo cantare granché (giusto il chitarrista aveva un passato a riguardo, dove però il cantato rappresentava comunque un contorno). Eravamo noi tre insomma, cantare non era per noi una necessità, e inserire qualcun altro non avrebbe avuto senso per quello che i Palmer erano e sono. Nel tempo la strumentalità è diventata semplicemente il nostro mondo e di base l’assenza della voce non l’abbiamo mai considerata una mancanza più di quanto possa essere una mancanza l’assenza, ad esempio, di un sassofono o di un’arpa. Oggi molti nella musica aspettano il cantato e spesso ci si dimentica che grandi capolavori sono strumentali. Noi non sentiamo la necessità della voce, anche se più volte ci siamo divertiti nell’ipotizzare un disco con l’apporto di alcune linee vocali, e magari un giorno verrà fuori qualcosa. Ma per ora non proviamo esigenze particolari a riguardo, come tutto ciò che abbiam fatto fino ad ora lasciamo che le cose scorrano e vediamo cosa ne verrà.

Siamo oggi, soprattutto in Italia, legati alla forma canzone, al cantautorato, ma la musica vive di orizzonti multipli e chiunque dovesse ad esempio sentire alcune tra le maggiori opere sinfoniche aspettando il cantato farebbe ovviamente un danno a se stesso. Grandi “opere” psichedeliche sono strumentali o comunque vivono in larga parte di dinamiche senza linee vocali. E il non inserire la voce a volte è anche utile per lasciare un contesto aperto, per non legare l’ascolto ad una tematica ben precisa dettata dalle parole: lasciare che l’azione della vibrazione e dell’armonia compia il suo percorso.

Davide

Nella musica cerco il mistero, affermò Hans Werner Henze. Cosa vi cercate voi?

Palmer Generator

Non potremo che sottoscrivere in pieno. Forse aggiungeremmo “la meraviglia infinita” del mistero, di ciò che aleggia non necessariamente per ricadere, di ciò che è segreto non per essere “risolto” come una formula, come un qualcosa di macchinico, ma vissuto come tale. L’armonia ha qualcosa di magico in sé. Rifacendoci, a memoria, ad una citazione in cui ci ritroviamo molto, la musica è una sorta di promemoria dell’universo il quale, oltre ad essere quel freddo meccanismo che ci vorrebbe insegnare il bruto scientismo, è pieno di bellezza e mistero. E la musica, l’armonia nella vibrazione, che ci ricorda la danza dei pianeti e la floridità imprevedibile della vita, forse suggerisce che sta succedendo più di quello che vediamo sulla tavola periodica.

Davide

Cosa seguirà?

Palmer Generator

Chi lo sa con precisione? Noi difficilmente ci fermiamo e già abbiamo steso un po’ di cose per quello che sarà forse il nostro prossimo disco, ma per ora non vogliamo sbilanciarci. Sicuramente però qualcosa seguirà.

Davide

Grazie e à suivre …

 

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti