BUR Biblioteca Universale Rizzoli
Narrativa romanzo
Pagg. 220
ISBN 9788817063203
Prezzo Euro 9,50
Un amore senza amore
L’anno è il 1945 ed è da poco che è avvenuta la Liberazione; la vita è difficile, c’è un’Italia da ricostruire anche nel suo tessuto sociale, perché la lunga guerra, il periodo della Resistenza, con il conflitto civile, si sono chiusi ufficialmente il 25 aprile, ma gli strascici sono ben lontani dallo scomparire. E’ così che in un appartamento di Firenze sono costretti a convivere Faliero e Bruna, marito e moglie comunisti ex partigiani, il sedicenne fascista Sandrino con la madre succube Lucia, e Virginia, una bella donna, vedova di un ex repubblichino. In questa forzata coabitazione è rappresentata l’Italia post bellica, con i suoi drammi e anche le sue speranze, ma non è questa la chiave di lettura del romanzo di Pratolini, o meglio non è l’unica, perché protagonista assoluto è forse quello che non ti aspetti, il ragazzino, fascista fino al midollo e che come tale si comporta, violento con i deboli e pavido con i forti, un ritratto eseguito in modo perfetto. Sandrino approfitta della condiscendenza della madre, attrae a sé la debole Virginia, prima succube del padre, poi del marito repubblichino e ora infine di quel ragazzo che dimostra qualche anno in più della sua effettiva età. Con brutalità la fa sua, la tormenta, le sottrae i soldi, e più dimostra la sua intima cattiveria, più viene adorato da una donna che ha forti tendenze masochiste. Faliero, a cui dispiace vedere un giovane, se pur nemico, prendere una strada senza ritorno cerca di ricondurre alla ragione Sandrino, ma è tutto inutile, perché logica e sentimento, che danno smalto a una persona, sono del tutto sconosciute nel ragazzo, che con la vocazione a una progressiva e totale disumanizzazione si avvia senza accorgersi a un percorso di eccessi convulsi che lo porteranno all’autodistruzione. Senza che Faliero e Bruna appaiano degli eroi viene evidenziata la differenza nel vivere rispetto a Sandrino, con il quieto rapporto di due persone in cui l’amore, quello fatto di sentimento e di dedizione, riesce a colmare qualsiasi dissidio, fortifica l’ideale politico, lascia sempre aperta una porta alla speranza. Nel ragazzo invece c’è una sorte annunciata dall’assenza di autentici sentimenti, di un amore non nel suo più alto significato, una specie di amore senza amore; c’è invece una compulsione che lo porta a torturare, non solo psicologicamente, chi gli offre il suo amore, sia che si tratti di quello materno di Lucia, sia che appaia come la disperata passione di Virginia.
E in una Firenze sotto la neve, mentre Faliero e Bruna fanno progetti per l’avvenire, Sandrino, che ha avuto per un attimo l’opportunità di un affetto che forse potrebbe diventare autentico amore, a passi rapidi giunge alla fine della sua strada, con il rosso del sangue di Virginia che sporca la neve.
Bello, anzi di più, Un eroe del nostro tempo è un bellissimo romanzo.
Vasco Pratolini (Firenze, 19 ottobre 1913 – Roma, 12 gennaio 1991). Di famiglia operaia, è costretto a interrompere gli studi e svolge mestieri diversi per potersi mantenere.
Autodidatta, entra in contatto con l’ambiente degli artisti e degli scrittori che gravitano attorno al pittore Ottone Rosai, frequentandone la casa.
Pratolini comincia a collaborare al periodico «Il Bargello» e diviene redattore con Alfonso Gatto, nel 1938, della rivista «Campo di Marte». Nel 1951 si trasferisce a Roma, città nella quale vivrà da allora in poi.
Le sue prime esperienze narrative (“Il tappeto verde”, 1941; “Via de’ magazzini”, 1941; “Le amiche”, 1943; “Cronaca familiare”, 1947) compongono il ritratto di un’infanzia e di una giovinezza piuttosto picaresche.
Il registro adottato, sin da quelle prime prove, si pone a mezza via fra il realistico e il lirico.
“Il quartiere” (1943) è un affresco corale che narra della presa di coscienza del sottoproletariato urbano.
Gli stessi temi sono riproposti, con tono appena più svagatamente satirico, ne “Le ragazze di San Frediano” (1949), e trasposti poi in una più approfondita lettura psicologica in “Cronache di poveri amanti” (1947).
Pratolini svolge con successo, in questi anni, anche un’attività di sceneggiatore e soggettista cinematografico, e intraprenderà in seguito una carriera di autore di testi teatrali (“La domenica della povera gente”, 1952; “Lungo viaggio di Natale”, 1954).
Nel 1955 pubblica Metello (premio Viareggio), primo romanzo di quella che diverrà la trilogia “Una storia italiana”, essendo completata da “Lo scialo” (1960) e da “Allegoria e derisione” (1966).
Nella trilogia, la vita dei fiorentini, descritta attraverso la caratterizzazione di personaggi emblematici del proletariato e della borghesia, diviene il microcosmo in cui analizzare lo svolgimento di dinamiche sentimentali e politico-sociali.
Alla città e al mondo dell’adolescenza sono dedicati ancora un romanzo, “La costanza della ragione” (1963), e le poesie raccolte in “La mia città ha trent’anni” (1967). Alcune «cronache in versi e in prosa», scritte dal 1930 al 1980, sono riunite nel volume “Il mannello di Natascia” (1984, premio Viareggio).