Primavera del 1996, sono in viaggio per Bologna in un pullman noleggiato dalla CGIL e unirmi a un corteo di manifestanti da tutta Italia per il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro del comparto del personale operante nell’ambito educativo e socio-assistenziale. In quegli anni lavoro come educatore all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Collegno. In viaggio non mi unisco ai canti, ma li ascolto un po’ infastidito (non perché non mi piacciano, ma per la situazione in cui se non ti unisci al coro, non appartieni) ma un po’ anche tra ammirato e stupito che molti giovani conoscano a memoria un patrimonio di canti popolari di lotta e di protesta comunisti o anarchici così remoti. Arriviamo intorno a mezzogiorno e in verità mi assento perché ho incontrato Aldo. Aldo Vignocchi è un personaggio allora noto nella Bologna underground. Qualche mese prima, verso la fine del ’95, ci eravamo sentiti per telefono e mi aveva spedito una sua cassetta con nove brani senza titoli e senza capire quali fossero sotto il nome di Cavalla Cavalla (o KavallaKavalla) o quali come derivazione dei neonati Tribade Tecnica. Due suoi progetti comunque, oltre a quello resomi noto quel giorno nel regalarmi un cd collettivo dal titolo “Andate a lavorare teppisti – Scandellara compilation vol. 1” (è proprio Aldo quello sulla copertina di quel cd), in cui – in un brano – si firmava Percussion Vandea. Altro nome di battaglia di Aldo era Ablatik. Ci incontriamo in piazza Maggiore sotto al Żigànt. Dai saluti che manda e raccoglie, capisco subito che qui è molto conosciuto e sicuramente anche ben voluto. Bologna è speciale in questo senso, accogliente e protettiva come i suoi portici. Mi sembra vestito sotto il giubbotto con un pigiama invernale. O è una tuta? Beh, però a me sembra proprio un pigiama a fantasia. E però anche ai piedi portava delle pantofole, se non ricordo male. Invero non me ne frega niente. Andiamo a berci un caffè, parliamo di musica, della sua passione per il disegno. Non è Art Brut allo stato puro la sua, perché intravedo capacità anche tecniche. Non è affatto digiuno di arte. Mi mostra qualcosa di suo nel booklet del cd della Scandellara Records. Ha uno stile simile all’Hourloupe di Dubuffet. Dice di ispirarsi alle figure del cileno Sebastián Matta. E in effetti… Aldo è inarrestabile nel raccontarmi tutto quello che ha fatto e che sta facendo. E il tempo passa. Mi accompagna mentre cerco di ricongiungermi al corteo, che però si è mosso da un pezzo e non so più dove sia finito. Ne approfitto per girovagare con lui e comprare veri tortellini – pagati ovviamente uno sproposito – in una delle dodici imperdibili gastronomie d’Italia. Parliamo ancora camminando di dadaismo e di futurismo sotto i portici del passeggio elegante del Pavaglione. Gli chiedo infine, vista l’ora, di riportarmi al luogo convenuto per la ripartenza del gruppo di Torino, ai parcheggi di piazza Delano Roosevelt. Si sta avvicinando l’ora di ritrovo e partenza e cerco un po’ in ansia di allungare il passo. Incontriamo un tipo strano, alto, allampanato. Ha l’aria di essere uno che non se la passa granché; ha delle oscillazioni del tronco come una forma di discinesia tardiva frutto forse di psicofarmaci. Riprendiamo a camminare. Aldo mi conferma che l’amico non sta passando un bel periodo.
Aldo, affannato a causa del mio passo, mi chiede di rallentare. Mi parla ancora appassionato di Wu Ming, il collettivo di scrittori provenienti dalla sezione bolognese del Luther Blissett Project (1994-1999), divenuto celebre con il romanzo Q. Mi dice di far parte di quel preciso nucleo di persone. Io non l’ho letto, ma pare che di lui ci sia traccia ne “La notte del Pratello” del 2001 di Emidio Clementi o, quanto meno, lo rievoca Wu Ming in una recensione del libro: Wu Ming, il collettivo che “custodisce la memoria dell’eroe desaparecido Aldo Vignocchi“. Quest’ultima è una delle poche tracce rimaste di Aldo nel web, insieme a un articolo che fu pubblicato da “La Repubblica” il 16 febbraio 1995, con la firma di Marina Amaduzzi. Quell’anno il settimanale Panorama lo aveva inserito tra i 100 personaggi dell’anno. Dell’anno prima, 1994, accreditato come Aldo Kavalla Kavalla Vignocchi, è voce aggiuntiva nell’apertura della traccia “Piglia male” di SxM, album dei Sangue Misto, il gruppo formato da Deda, Neffa e DJ Gruff, tre dei rapper e beatmaker più importanti della golden age del rap italiano.
QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DI ALDO
VALIUM CREATIVO
Vignocchi, artista da malattie mentali
È L’unico dei Luther Blissett che ha una identità. Ablatik, ovvero Aldo Vignocchi. Leader di una band musicale, i Kavalla Kavalla, e ora, per dissoluzione della prima, dei “Tribade Tecnica”. Artista, performer, autore di brevi saggi. È uno dei personaggi più incredibili della Bologna underground. Dentro e fuori dall’ospedale psichiatrico, ha fatto delle sue malattie mentali una fonte di creatività. “Le mie crisi poetiche, standardizzate dai Tso, da indubbie capacità degli psichiatri e da una fede assoluta in Francesco Cossiga mi hanno portato ad essere un genio, per nascita e punizione“. Questo è Aldo Vignocchi, un leader ascoltato dai giovani che accorrono in massa ad ogni sua esibizione. “Confermo la volontà assoluta di autorigenerarmi tramite clonazione” dice.
Vignocchi nasce, secondo l’anagrafe, 32 anni fa a Bologna (quindi 1963). Liceo scientifico per 3 anni, poi la bocciatura. Segue il liceo artistico, “volevo fare due anni in uno, ma me ne hanno dato dispari“. Quindi è venuta l’Accademia di Belle arti, “sette anni invece di quattro, gli altri passati in esaurimento nervoso“. Secondo i calendari dell’arte, Vignocchi nasce invece nel ’79 con la prima rivista cyberpunk, “Cibi sonori”, fatta insieme ad Andrea Renzini. Custodisce gelosamente uno dei testi sacri per Luther Blissett, “The Mostrodical Gesture”, “summa storica delle nuove posizioni dei prodromi situazionisti che ancora non contemplano il referente situazionauta”. Ne esistono pochissime copie in tutta la città e Vignocchi è convinto che glielo vogliano rubare. Parla liberamente dei suoi credo, gli fa schifo tutta Videomusic, “l’eternità esiste solo attraverso il valium“, “Sgarbi ha rinnovato le forme rizomatiche televisive“, “sono contento del down di Bonaga e del falso arricchimento spirituale di Alba Parietti“. “Amo follemente Sabino Acquaviva che ha distrutto il movimento ’94 con una sola frase: I giovani non sanno quello che vogliono“. “La mia forma d’arte è il virtuale” dichiara, ma ammette di non sapere usare il computer che però possiede. È un artista “povero” sia delle arti figurative che della musica. Con i Kavalla suonava rock autistico, producendo ad esempio “Piccoli sistemi” per la Virgin. Con i “Tribade Tecnica” fa acido e techno hardcore. Va in giro a suonare nei centri sociali ma anche in Olanda. Famose, tra i giovani alternativi, sono le sue performance teatrali, tipo “Perdita di fiato” al Livello 57, “opera teatrale di Edgar Allan Poe con vomitate in scena” e altre delizie. Un volume fondamentale per capire Aldo Vignocchi e la sua visione dell’arte è “Cartes et figures de la terre”. Mappe e piantine a non finire: “Autismo è ricercare continuamente nelle carte geografiche sé stessi“. Ha una piccola collezione di “roba” Marvel: “la merce è tutto per me e la sua distruzione anche“. Odia, “per motivi personali” ogni forma di graffito e di graffitismo. “Garantisco che non andrò mai a vedere un film, perché fumo, rido e piango molto facilmente“. Panorama lo ha inserito tra i 100 personaggi dell’anno come primo vero artista underground di una società futuribile. La sua reazione? “Ringrazio il giornalista“. (m.am.)
Vignocchi nasce, secondo l’anagrafe, 32 anni fa a Bologna (quindi 1963). Liceo scientifico per 3 anni, poi la bocciatura. Segue il liceo artistico, “volevo fare due anni in uno, ma me ne hanno dato dispari“. Quindi è venuta l’Accademia di Belle arti, “sette anni invece di quattro, gli altri passati in esaurimento nervoso“. Secondo i calendari dell’arte, Vignocchi nasce invece nel ’79 con la prima rivista cyberpunk, “Cibi sonori”, fatta insieme ad Andrea Renzini. Custodisce gelosamente uno dei testi sacri per Luther Blissett, “The Mostrodical Gesture”, “summa storica delle nuove posizioni dei prodromi situazionisti che ancora non contemplano il referente situazionauta”. Ne esistono pochissime copie in tutta la città e Vignocchi è convinto che glielo vogliano rubare. Parla liberamente dei suoi credo, gli fa schifo tutta Videomusic, “l’eternità esiste solo attraverso il valium“, “Sgarbi ha rinnovato le forme rizomatiche televisive“, “sono contento del down di Bonaga e del falso arricchimento spirituale di Alba Parietti“. “Amo follemente Sabino Acquaviva che ha distrutto il movimento ’94 con una sola frase: I giovani non sanno quello che vogliono“. “La mia forma d’arte è il virtuale” dichiara, ma ammette di non sapere usare il computer che però possiede. È un artista “povero” sia delle arti figurative che della musica. Con i Kavalla suonava rock autistico, producendo ad esempio “Piccoli sistemi” per la Virgin. Con i “Tribade Tecnica” fa acido e techno hardcore. Va in giro a suonare nei centri sociali ma anche in Olanda. Famose, tra i giovani alternativi, sono le sue performance teatrali, tipo “Perdita di fiato” al Livello 57, “opera teatrale di Edgar Allan Poe con vomitate in scena” e altre delizie. Un volume fondamentale per capire Aldo Vignocchi e la sua visione dell’arte è “Cartes et figures de la terre”. Mappe e piantine a non finire: “Autismo è ricercare continuamente nelle carte geografiche sé stessi“. Ha una piccola collezione di “roba” Marvel: “la merce è tutto per me e la sua distruzione anche“. Odia, “per motivi personali” ogni forma di graffito e di graffitismo. “Garantisco che non andrò mai a vedere un film, perché fumo, rido e piango molto facilmente“. Panorama lo ha inserito tra i 100 personaggi dell’anno come primo vero artista underground di una società futuribile. La sua reazione? “Ringrazio il giornalista“. (m.am.)
Ultima traccia trovata è una pagina dedicatagli da un certo Emanuele Rosso. Credo sia stato scritto nel 1995-96 suppergiù, visto che si danno ad Aldo trent’anni e si riprende in parte l’articolo da La Repubblica.
Sono preda di pensieri sottovuoto spinto
Ablatik Aldo Vignocchi Kavalla Kavalla/nulla cambierà veramente…
Un brindisi per il proprio compleanno non si può dire riuscito se non si palesa Aldo Vignocchi, che prova come sempre a scroccarti l’ennesima sigaretta… Aldo Vignocchi, trent’anni, bolognese dall’aspetto docile, iperaffettivo al punto di cercare di abbracciare e baciare i murales, è il primo vero artista underground di una società futuribile. È l’inventore del rock autistico. E quando Aldo alias Ablatik parla, suona o scrive di “anarchia autistica”, lo ascoltano in migliaia. Perché lo fa in due o tre lingue perfettamente. È l’unico dei Luther Blissett che ha una identità. Ablatik, ovvero Aldo Vignocchi. Leader di una band musicale, i Kavalla Kavalla, e ora, per dissoluzione della prima, dei “Tribade Tecnica”. Artista, performer, autore di brevi saggi. È uno dei personaggi più incredibili della Bologna underground. Dentro e fuori dall’ospedale psichiatrico, ha fatto delle sue malattie mentali una fonte di creatività.
Nel blog c’è anche una sua foto (di lui qualche foto c’è in rete, ma evito di prenderne qui possesso senza un suo beneplacito) e il saluto di un blogger che, alla fine di questo ricordo, farò anche mio.
Non so se ho fatto bene o male a ricordarlo. Nel senso che non so se a lui possa eventualmente far piacere o dispiacere, se abbia voluto sparire e basta e con sé se abbia anche voluto far sparire la sua musica di vent’anni fa, credo in buona parte mai pubblicata se non che in qualche lavoro di autori varii (più sotto ho provato a tracciare una discografia ufficiale). Mi imbatto del resto solo in video caricati su YouTube poi rimossi, non più disponibili. A parte uno con la sua performance a una serata del 2011 in cui accentra decisamente l’attenzione e balla scatenato in un locale. E un “ritorno” al “Der Standard” di Bologna nel 2013. Non credo però che questi filmati caricati recentemente su YouTube rendano giustizia a quello che Aldo fu e rappresentò a Bologna negli anni ’90. È stato comunque un personaggio pubblico per quanto “underground”. Anzi, secondo panorama, uno dei cento personaggi dell’anno 1995. E poi, dopotutto i nastri (rarissimi) dei KavallaKavalla e dei Tribade Tecnica hanno fatto il giro underground, anche se piccolo, d’Italia. E quindi non credo proprio di fare cosa sgradita, né tanto meno scorretta (perché questo è ciò che, vista la mia professione e relativa deontologia, mi preme di più) se in questi giorni ho desiderato proporne un ricordo. Sto provando a ricontattarlo per un’intervista (l’ho fatto anche attraverso una unofficial page su Facebook gestita da un certo F.), ma non è semplice. Anche lui non ha più contatti con Aldo da anni, né sue notizie. E mi conferma che le sue registrazioni sono rarissime e dovrei condividerle! Vediamo… Se lo ricontatto in qualche modo e se lui me lo concede, lo farò volentieri.
Pertanto ne ripropongo il ricordo e mi associo al saluto di quel blogger: grande Aldo, uomo incredibile, yo!
P.S. A coloro che credono l’interiezione YO (Ehi) tipica dello slang hip hop, bene, vorrei invece ricordare che è molto di più: suo papà fu Jack Kerouac nel romanzo “Sulla strada”, anno 1957. Ed è forse solo sulla strada che un Aldo Vignocchi può essere ritrovato.
Questa la discografia ufficiale che sono riuscito a ricostruire… Cassette demo a parte.
1) CD STILE LIBERO – PICCOLI SISTEMI 1° RASSEGNA MUSICA Virgin SLCD 1014, 1990 (Cavalla Cavalla, Yellow)
2) CD – SxM (dei SANGUE MISTO, ovvero Neffa, Deda e Dj Gruff) 1994 – Voce aggiuntiva in “Piglia Male” SQUAD 018
4) CD VARIOUS – ANDATE A LAVORARE TEPPISTI – SCANDELLARA COMPILATION VOL. 1 Scandellara records 001 – 1996 (Percussion Vandea – KvKv)