Definito come uno dei chitarristi rivelazione del momento. Artista dal talento straordinario, Cavicchini, nato a Matera nel 1977, ma ormai trapiantato da tempo in quel di Roma, vanta un mix d'influenze stilistiche che spaziano tra Ritchie Blackmore, la creatività innovativa e geniale di Jeff Beck, l'intensità espressiva
di Jimi Hendrix, il neo-classicismo tecnico di chitarristi come Yngwie Malmsteen, Vinnie Moore, Paul Gilbert, lo shredding melodico di Joe Satriani, la vivacità rock di Van Halen e il tocco inconfondibile di David Gilmour e di Robin Trower. Già autore di Overtones, dato alle stampe nel maggio del 2013, Bruno Cavicchini, supportato da Pino Liberti alla batteria e Domenico Ragone al basso, darà alle stampe il prossimo 4 dicembre, l'attesissimo nuovo album Mood Balance, che sarà edito dalla Videoradio di Beppe Aleo.
Mazzarella Press Office
Intervista
Davide
Ciao Bruno. Fin dalle prime note, prima ancora di leggere qualcosa di te e del tuo lavoro, mettendo il cd nello stereo, ho pensato esattamente a Ritchie Blackmore e a Jeff Beck, specialmente a quest'ultimo. Ma questo non è per dire che il tuo disco non sia originale, anzi… Lo è a cominciare dalle ottime composizioni. E poi, come diceva Jimmy Page, alla fine ogni chitarrista ha in sé qualcosa di unico nel proprio modo di suonare.
Quando e come è nato il tuo amore per la chitarra rock e come, da cosa è nato il tuo comporre musica?
Bruno
Ciao Davide e grazie per il paragone! Hai colto in pieno e hai citato i miei due chitarristi preferiti in assoluto! Detto questo, le mie influenze musicali sono tra le più disparate: progressive, heavy rock, blues, psichedelia, jazz-rock e altro ancora…
Ho cominciato a suonare la chitarra all'età di 8 anni attratto dalle sonorità espressive dello strumento. In particolare, nel caso della chitarra rock. Ho studiato chitarra classica per 5 anni. Poi ho fatto un anno di chitarra jazz-blues per poi imbracciare l'elettrica e studiarla da autodidatta sui dischi dei Deep Purple, dei Rainbow, di Jeff Beck, dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin, Yes, Yngwie J. Malmsteen, di Jimi Hendrix e altri. A 25 anni mi sono iscritto al St. Loius College of Music di Roma per perfezionare le mie conoscenze musicali sullo strumento.
Sin dall'infanzia sono stato sempre molto attratto dai suoni rock e dai vistuosismi elettrici. In particolare, all'età di 8 anni sono entrato in contatto con la musica dei Pink Floyd tramite mia sorella maggiore e da allora il mondo non è stato più lo stesso. La loro musica ha messo in moto tutto ciò che di musicale si stava preparando in me portandomi a voler mettere su una band e a intraprendere la strada del musicista.
Davide
Equilibrio e umore sono le parole chiave con le quali hai intitolato questo disco. Perché “Mood balance”?
Bruno
L'ho intitolato Mood Balance (letteralmente significa Equilibrio di Stati d'Animo) perché al termine delle registrazioni delle 10 tracce che compongono l'album ho avuto la netta sensazione che nell'insieme esse rappresentassero perfettamente le mie varie e molteplici sfaccettature musicali. Pertanto, sono riuscito a raggiungere un mio equilibrio musicale all'interno del disco.
Davide
A parte un brano, Hazy days, cantato da Danilo Galgano, Mood Balance è un album solista strumentale. Perché questa formula?
Bruno
La scelta di comporre un album strumentale è stata dettata da ragioni puramente artistiche. Mi sono ritrovato con un bel po' di materiale che andava nella direzione di un discorso musicale strumentale e, visto che sentivo il bisogno di esprimermi molto come chitarrista e che i brani presentavano sfumature musicali anche molto distanti fra di loro, ho deciso consapevolmente di seguire quel sentiero. Il lato positivo della musica strumentale è che ti permette di poter spaziare da un genere all'altro senza problemi. Ci tengo a sottolineare, però, che non ci sono motivazioni riguardanti manie di sfoggio tecnico sullo strumento, come purtroppo sono spesso i dischi strumentali dei chitarristi. Oltre a brani strumentali in genere compongo molte canzoni con un testo. Magari nel prossimo disco ci saranno più brani cantati.
Davide
Di cosa parlerebbe il tuo disco, quali tuoi pensieri esprimerebbe, se fosse invece cantato?
Bruno
Penso che anche i testi rifletterebbero la natura eclettica dei brani: ovvero, quella continua ricerca di equilibrio tra le varie anime della mia personalità. E quindi, a significati ironici seguirebbero riflessioni sull'esistenza umana. Sono stato sempre molto attratto dai testi riflessivi che amano indagare ciò che si nasconde nell'animo umano.
Davide
Sei al secondo lavoro dopo “Overtones”. Differenze e similitudini?
Bruno
In realtà Overtones non è altro che l'Ep che ha preceduto la pubblicazione del full-length Mood Balance. Quindi, quest'ultimo prosegue il discorso iniziato su Overtones ampliandolo. Mood Balance è il mio vero e proprio primo disco da solista.
Davide
Parlaci dei musicisti della tua band solista omonima e degli ospiti in questo disco.
Bruno
La mia band è composta da ottimi musicisti come Domenico Ragone al basso e da Pino Liberti alla batteria. Al momento è un trio ma in futuro conto di ampliare la formazione anche ad un tastierista e ad un cantante. Per la registrazione del disco mi sono avvalso della medesima sezione ritmica ma con l'aiuto di un grande cantante Danilo Galgano alla voce per Hazy Days e di un altro grande musicista come Francesco Locunto per le parti di chitarra arpeggiata su Here and Beyond.
Davide
Raccontaci del tuo incontro con Beppe Aleo, da molti anni produttore di grandi chitarristi e musica di qualità.
Bruno
E' stata una bella soddisfazione per me firmare per la Videoradio di Beppe Aleo. E' un'etichetta discografica che conoscevo da tempo e che ho sempre seguito nelle sue pubblicazioni discografiche. Ne ho sempre ammirato il coraggio nel voler portare avanti un discorso discografico basato sulla qualità. Pertanto, quando Beppe Aleo, dopo l'ascolto dell'Ep Overtones, mi ha contattato per propormi un contratto ho immediatamente accettato!
Davide
Jeff Beck è solito suonare chitarre Fender. Anche tu? Cosa ti fa scegliere una chitarra piuttosto che un'altra?
Bruno
Sono da sempre un fan accanito delle Fender Stratocaster. Ne possiedo alcune e continuano ad accompagnarmi fedelmente lungo il mio percorso musicale. Amo modificarle in alcuni aspetti senza però snaturarne il suono. Ho provato tante altre marche nel corso del tempo ma sento che le sfumature e le dinamiche che mi dà una Stratocaster sono difficilmente replicabili. Io ho bisogno di “sentire” la chitarra nel e con il corpo. E questo lo riesco ad ottenere solo con le Stratocaster. E poi, personalmente le trovo anche esteticamente sensuali! Diciamo che rappresentano nell'estetica e nel suono quell'idea di musica che io ho in mente: un connubio di passionalità, eleganza, vigore e dinamicità!
Davide
Nel futuro la chitarra avrà ancora un ruolo di primo piano, ma non so dire se essere un virtuoso sarà ancora importante, disse Steve Vai. Dopo tanta grande storia della chitarra rock, chi pensi stia facendo ancora scuola negli anni più recenti e in che modo?
Bruno
Sono un grande acquirente di cd e di nuovi artisti. Detto questo, sinceramente non vedo un granché di interessante in giro. Ci sono miriadi e miriadi di bravissimi chitarristi in giro. Molto preparati tecnicamente. A tal punto che spesso si concentrano su uno sweep picking dimenticando la composizione e il feeling. Oppure sento tonnellate di cloni. Per carità, tutti siamo influenzati dai Maestri. Io per primo. Però credo che bisognerebbe fare uno sforzo intellettuale e creativo per cercare di non limitarsi semplicemente ad imitare o a replicare un'unica influenza. L'ideale sarebbe poter amalgamare diversi stili, seppur alcuni di essi tenderanno ad essere inevitabilmente prevalenti. Al di là dei grandi Maestri che continuano a sfornare ottima musica sinceramente non mi viene in mente un nuovo interprete della chitarra virtuosa che mi abbia davvero impressionato. Negli ultimi anni sono usciti diversi bravi chitarristi. Alcuni di essi molto brillanti. Ma sembra sempre che siano o cloni di Stevie Ray Vaughan, quando si tratta di blues, o cloni di Allan Holdsworth, quando si tratta di fusion, o di piccoli Steve Vai, quando si tratta di chitarra rock/metal. Più che altro sono interessato ad ascoltare nuovi chitarristi che mi comunichino emozioni.
Davide
Vivi a Roma ma sei originario di Matera, il che fa subito pensare ai Sassi, luogo ricco di alternanze essenziali tra i “pieni” e i “vuoti”, dove invece di costruire il pieno nel vuoto, si scavava il vuoto nel pieno. Un paesaggio così straordinario può avere influenzato la tua tecnica strumentale e la qualità delle tue composizioni contro il virtuosismo basato sulla “quantità” di note e i cosiddetti “funambolismi”?
Bruno
Hai colto in pieno! Ottima riflessione! Penso che quell'antica e sapiente arte dello scavare il vuoto nel pieno che ha reso i Sassi così eternamente magici abbia indirettamente influenzato la mia percezione della chitarra e della composizione. Prendere un elemento grezzo come il tufo e trasformarlo in una casa e in un paesaggio senza tempo penso che possa rappresentare un atteggiamento mentale profondo per la creazione musicale. Questa continua alternanza di “molto” e di “poco” che si può ammirare incantati nei Sassi rispecchi la mia filosofia musicale.
Il virtuosismo e la velocità non sono un male in sé. Tutti ne facciamo uso. E' il modo con cui li usiamo che ci distingue dagli altri e che trasmette emozioni. Ecco, personalmente cerco sempre di rimanere fedele a questo atteggiamento in fase compositiva.
Davide
Hai studiato chitarra classica da bambino. Noi cresciamo in un sistema educativo che insegna a tutti a leggere e scrivere e far di conto fin dai primi anni di vita. Pochi hanno però la possibilità o il privilegio di acquisire anche nozioni di musica. Sebbene la musica circondi e accompagni ogni istante della nostra vita, il suo insegnamento non è offerto o garantito a tutti. Cosa ne pensi?
Bruno
Io sono fermamente e ostinatamente convinto che in questo Paese la musica dovrebbe rivestire nelle scuole obbligatorie, e non, un ruolo sicuramente maggiore rispetto alla situazione attuale. La musica è ancora considerata una materia secondaria e trascurabile. E quando parlo di insegnamento della musica nelle scuole elementari, medie e superiori mi riferisco a tutta la musica. Anche il rock. Forse allora in questo Paese ci sarebbe meno ignoranza e più cultura. Invece in confronto i paesi del Nord Europa, che tengono in alta considerazione la musica, sono molto più attenti alla musica.
Davide
Che tipo di ricerca musicale e strumentale stai definendo attraverso questo lavoro e che direzione potrebbe ora prendere per il futuro?
Bruno
Mood Balance è l'inizio. Con questo mio primo disco ho voluto presentarmi al pubblico. E devo dire che la reazione di critica e di pubblico è davvero soddisfacente e fa ben sperare. Con il secondo album non so ancora bene in che direzione precisa mi muoverò. Ho delle idee su cui sto lavorando. Altre, invece, sono già definite. Come detto già prima potrei prendere in considerazione l'idea di inserire più materiale cantato. Di sicuro le nuove canzoni continueranno in quel discorso intrapreso su Mood Balnce di equilibrio tra i vari aspetti musicali della mia natura. Amo le contaminazioni in un contesto Rock. Chissà. Vedremo come si svilupperanno i brani.
Davide
Cosa seguirà nel promuovere “Mood balance”?
Bruno
Sto cercando di organizzare delle date in Italia e all'estero. Vedremo. In più sto rilasciando diverse interviste e amplianod i miei contatti. Un aiuto indiretto mi sta arrivando proprio dall'accoglienza generale che il mio disco sta ricevendo.
Davide
Altri progetti? Come sarà questo 2014 secondo te
Bruno
Spero davvero di poter suonare molto in giro e di poter far conoscere la mia musica a più gente possibile. Credo fermamente nelle potenzialità artistico-commerciali di Mood Balance e le risposte molto positive che sto ricevendo ogni giorno mi fanno ben sperare.
Davide
Grazie e à suivre…
Bruno
Grazie di cuore a te e ai lettori! Spero di vedervi presto ad uno dei miei concerti!