Intervista a Donatella Placidi
Donatella Placidi, scrittrice bolognese, autrice di due romanzi brevi “Piccoli doni” (2003) e “Non si sa mai” (2004) editi da NonSoloParole. Chi è Donatella nella vita?
Ho trentasette anni, vivo a Bologna, mi interesso di grafologia e lavoro in un’azienda.
Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?
Direi che per prima nasce la mia passione per la lettura, anche perché non è da molto tempo che scrivo, da cinque o sei anni.
Il piacere di scrivere, invece, è nato in un modo piuttosto singolare: a causa di una bronchite da cui non riuscivo a guarire, ero chiusa in casa già da diverse settimane, e mi annoiavo anche un po’. Ho provato allora a sviluppare un’idea che avevo in mente, e così a poco a poco è nato “Piccoli doni”.
Mi sono accorta che quando scrivevo il tempo mi volava (mentre al lavoro, ad esempio, non mi passa mai), e che era divertente immaginare situazioni, personaggi e dialoghi. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto continuare.
“Non si sa mai”, il secondo romanzo, l’ho scritto dopo circa un anno in una situazione non molto diversa: a letto con un’infiammazione al tendine d’Achille. Adesso invece scrivo anche senza problemi di salute.
Nei tuoi romanzi riesci a rendere con grande semplicità e immediatezza storie e personaggi. Come nascono le tue opere? La scrittura è per te un atto spontaneo, nasce di getto?
Cerco di guardarmi attorno e di ascoltare, tutto può servire a costruire storie e personaggi. Poi quando scrivo, provo a recuperarne le peculiarità per riuscire a rendere credibili le cose che racconto. A me interessa soprattutto parlare del quotidiano, delle cose di tutti i giorni, e i miei personaggi sono persone comuni, come se ne incontrano tante. Mi sono accorta che quando leggo un libro, rimango anch’io avvinta come tutti da trame intricatissime con improvvisi colpi di scena, oppure affascinata da uomini e donne bellissimi e di successo. Poi però sento tutto così lontano da me e dal mio mondo, che mi chiedo a cosa mi serve leggere cose del genere…
Non definirei la mia scrittura come un atto spontaneo, direi piuttosto che è pensata e ragionata. Cerco di renderla scorrevole il più possibile perché la narrazione possa essere fluida e quindi coinvolgere. Una parte importante è riservata all’ironia, che ha il compito di alleggerire l’inevitabile pesantezza che, ahimè, si accompagna sempre al quotidiano.
Kult è da sempre attento al difficile mondo degli esordienti. Anche per un bravo aspirante scrittore, nel panorama editoriale italiano, non è facile arrivare alla pubblicazione. Qual è stato il percorso del tuo primo libro? Come sei entrata in contatto con la casa editrice NonSoloParole?
Internet è stato fondamentale. Nel sito de Il Rifugio degli esordienti, ho trovato indicazioni molto utili, tra cui un elenco di case editrici con la valutazione degli autori. Ho contattato quelle che pubblicavano esordienti e che non chiedevano contributi in denaro, così sono approdata a NonSoloParole.
Cosa pensi dell’editoria a pagamento?
Ho cercato di pubblicare con una casa editrice che non chiedeva contributi perché, al di là del discorso economico (che però ha il suo peso), avevo bisogno di qualcuno che credesse con me alle cose che scrivevo.
Mi rendo conto, però, che per una piccola casa editrice non è facile esistere, deve fare i conti con i costi di distribuzione, con la concorrenza dei grandi gruppi editoriali, e con la difficoltà nel rendere visibili le proprie pubblicazioni.
Da un anno a questa parte compro soprattutto libri di esordienti o di autori poco conosciuti, editi da piccole o medie case editrici. Li ordino via internet a www.ibs.it o www.365bookmark.it perché tanto so già che nella maggior parte dei casi nelle librerie non ci sono. Diciamo che è il mio modo di contribuire.
In che modo ti muovi per promuovere le tue opere? La casa editrice ti supporta in questa operazione fondamentale per ogni scrittore?
Mi muovo cercando di far recensire e quindi conoscere i miei libri. La casa editrice fa altrettanto. Ho un frequente scambio di mail con Raffaele Calafiore di NonSoloParole, per aggiornamenti, consigli ecc. Io però sto a Bologna mentre la casa editrice è a Napoli, e questo limita un po’ le possibilità di collaborare.
Hai partecipato con successo a diversi concorsi letterari. Ritieni sia un buon mezzo per farsi conoscere e apprezzare per un esordiente?
Penso che sia una buona occasione per misurarsi con il giudizio degli altri, che è sempre un momento delicato per chi scrive. Per quel che mi riguarda, il fatto che “Piccoli doni” sia stato valutato positivamente a un concorso letterario, mi ha spinto a cercare una casa editrice interessata a pubblicarlo. Però non credo che un concorso sia un mezzo adeguato per farsi conoscere e apprezzare, a meno che non si vinca il Campiello o qualche altro premio prestigioso.
Pensi che scrivere sia magia innata o che si possa imparare? Cosa pensi dei corsi di scrittura?
Non ho mai partecipato a un corso di scrittura, per cui non saprei.
Credo però che scrivere sia un’esperienza molto personale, legata a momenti, equilibri e sensibilità squisitamente personali.
Qualche consiglio per gli aspiranti scrittori.
Consiglierei di utilizzare a fondo quella inesauribile miniera che è il web. Nella rete si possono trovare opportunità, informazioni e consigli veramente preziosi per chi sta muovendo i primi passi, impensabili fino a qualche anno fa.
I tuoi romanzi rientrano in un genere di letteratura tutta al femminile che tanto sta avendo successo in Italia, oltre che all’estero. Quali sono i tuoi riferimenti letterari, classici e contemporanei?
La letteratura al femminile, se vogliamo chiamarla così, mi ha sempre colpito e affascinato per l’atmosfera di intima partecipazione che riesce a creare. Le mie letture preferite vanno da autrici come Virginia Woolf e Katherine Mansfield a Djuna Barnes, Anais Nin, Marguerite Duras, Fleur Jaeggy e Sibilla Aleramo. Mentre per quel che riguarda l’ironia, apprezzo molto la scrittura di Angela Carter e quella di Rossana Campo.
Nei tuoi romanzi parli di amicizia, amore, rapporto di coppia, il tutto con grande ironia e immediatezza, ma tocchi temi esistenziali, problemi profondi della nostra società. I tuoi personaggi sono tutti tuoi coetanei. Come vedi il futuro della tua generazione?
Questa è una domanda assai difficile, posso provare a dare una risposta semplificando, e rifacendomi alla mia limitata esperienza di vita.
La mia generazione, così come la percepisco io, è piena di dubbi e di inquietudini, convive da sempre con il senso di precarietà ed è alla continua ricerca di una stabilità, che però, profondamente, teme.
Credo che continuerà a portarsi dentro dubbi e inquietudini a prescindere dalle scelte che farà.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei continuare a scrivere divertendomi.
Grazie per aver accettato questa intervista e in bocca al lupo per il tuo lavoro.
Grazie mille e in bocca al lupo a voi per la vostra attività.
Stefania Gentile