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Appunti da Venezia

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Appunti da Venezia

La Mostra del cinema di Venezia, nell’edizione 2000, si conferma una rassegna molto cinefila (ancor più da quando la dirige Alberto Barbera), con numerosi film di autori europei tra i più personali (De Oliveira, Chabrol, Bartas, Monteiro), molte opere provenienti dall’Asia, che sembra essere in questi anni uno dei serbatoi più creativi del cinema mondiale, e la quasi assenza delle grandi majors hollywoodiane.
A conferma di questa impostazione, uno dei film più apprezzati è stato quello del giovane cinese Jia Zhangke, Platform, un lungo romanzo storico sulla Cina dal 1979 al 1990, vista dalla provincia, attraverso le vite di alcuni giovani alla ricerca della propria identità in un paese in rapido cambiamento, dalla fine del maoismo alle riforme economiche, da Tien-An-Men alla nascita della nuova individualità cinese. Il regista utilizza uno stile quasi documentaristico, evitando ogni coinvolgimento soggettivo ed emozionale dello spettatore: macchina da presa frontale, pochissimi carrelli. Ma i forti sentimenti di quegli anni sono comunque vivi nel racconto, scandito dai vecchi ritmi e dalle nuove musiche, fino ad un senso di delusione finale per come i cambiamenti sono avvenuti.
Il cinema italiano ha presentato alcune opere interessanti, che hanno fatto di nuovo parlare e discutere intorno alle storie raccontate dai nostri registi.
Il
partigiano Johnny, che Guido Chiesa3 ha tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, è un film coraggioso, per il soggetto (Resistenza, liberazione, guerra civile) e la modalità di narrazione scelta, calandosi nel flusso di sentimenti, entusiasmi e contraddizioni di quella stagione. Il protagonista è alla ricerca, in maniera solitaria e dolorosa, di una dimensione antifascista ideale, incorrotta, pura, passando prima dalle bande comuniste per poi approdare a quelle monrchiche, più affini alla sua formazione e cultura di studente della letteratura inglese. Il difetto principale del film è quello, volendosi il regista sottrarre alla leggenda e all’epica della Resistenza, di una piattezza espositiva, di una certa letterarietà e di non riuscire a trasmettere molte emozioni.
Cosa che invece riesce a Pasquale Scimeca, con il suo Placido Rizzotto, dedicato alla figura di un sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948 per il suo impegno nella lotta per l’occupazione delle terre. Con chiarezza espositiva, spirito militante senza esser retorico, il film commuove ed appassiona, parlandoci della storia di ieri per trasmetterne la memoria, di un passato che è presente anche oggi (vedi recenti assoluzioni per insufficienza di prove); per uno strano caso del destino, attorno alla scomparsa di Rizzotto vi fu il convergere di una serie di giovani uomini che in seguito avranno ruoli significativi nell’Italia contemporanea: Pio La Torre, che prese il suo posto, Carlo Alberto Dalla Chiesa, che arrestò i suoi assassini, tra cui Luciano Liggio, poi assolto.
Sempre in Sicilia è ambientato anche il nuovo film di Roberta Torre,
Sud Side Stori, sullo sfondo di una Palermo strampalata, kitsch e moresca, in cui rivive la storia di Romeo e Giulietta, questa volta un Giulietto locale e una Romea nigeriana. Un musical coloratissimo e scatenato con al centro i temi del razzismo, dell’immigrazione, la più grande rivoluzione di questi e dei prossimi anni nel nostro paese, di due sud che si scontrano, con culture, linguaggi e musiche differenti. Il film incrocia commedia e tragedia, ironia e pessimismo sulle prospettive dell’incontro con i nuovi migranti; la conclusione è infatti tragica, secondo tradizione, seppur lasciando aperta la speranza che la conoscenza permetta di superare i pregiudizi. Il film della Torre, pur un pò più confuso del precedente Tano da morire, è importante proprio perché rappresenta un primo esempio, nel nostro paese, di quel cinema meticcio, presente in Francia, Gran Bretagna, Germania, che incrocia storie e culture europee con quelle dei popoli di recente immigrazione, e che può rappresentare un percorso interessante e vitale per il cinema un po’ asfittico del vecchio continente.

Paolo Baldi

3
Da noi conosciutissimo per lavori precedenti sulla Resistenza; ne abbiamo già parlato varie volte.

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