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Arena di Verona: manuale di sopravvivenza

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L’opera all’Arena di Verona:
manuale di sopravvivenza

Assistere a un’opera lirica all’Arena di Verona è un po’ come per i musulmani andare alla Mecca: almeno una volta nella vita bisogna farlo: con quale spirito, mezzi, preparazione non importa. Se non ci siete mai andati, queste righe potrebbero aiutarvi a godere dello spettacolo nel migliore dei modi.

Innanzitutto il biglietto: se non volete svenarvi e soprattutto per vivere la vera magia dell’Arena, bisogna prenotare le gradinate non numerate (i posti numerati possono essere occupati anche cinque minuti prima dello spettacolo, il che toglie tutto lo charme dell’attesa) Ma fate attenzione: da quest’anno anche le gradinate non numerate sono state suddivise in settori, mentre fino allo scorso anno ci si poteva liberamente spostare da un capo all’alto dell’anfiteatro (anche per rendersi conto delle reali dimensioni interne del monumento). Quindi, attenzione a non acquistare (potendo scegliere) biglietti per i settori G o B: vedrete l’opera da dietro le quinte spendendo ovviamente la stessa cifra. Quella migliore è la zona sotto l’ala dell’Arena (l’unico segmento rimasto del perimetro originario), anche per questioni acustiche.
Se arrivate in auto è consigliato il parcheggio dell’ex-gasometro, vicino al Cimitero Monumentale oppure quello nei pressi del catasto a cui si accede da via Shakespeare: in entrambi i casi fate attenzione a non sostare in zone riservate (l’auto sarà rimossa senza pietà) e, a fine spettacolo, a partire da Verona prima dei numerosi autobus dei turisti che per la loro lentezza causano ingorghi inimmaginabili.
Il casual è d’obbligo per le gradinate: il clima di scampagnata sconsiglia sia l’abito lungo, poco pratico per salire e scendere i gradoni, sia il cappellino stile Regina Madre, a rischio di incendio se sul gradone dietro di voi un bambino giocherella con la tradizionale candelina (la responsabile delle croste di cera sui gradoni). Per consolarvi, potete passare il tempo a scrutare con il binocolo le improbabili mise dei privilegiati che occupano le poltronissime.
I cancelli dei diversi ingressi aprono alle 19.15: quindi chi prima arriva meglio alloggia. Difficile, però, arrivare prima dei tedeschi che fanno la coda dalle 10 del mattino, affrontando anche la più crudele avversità atmosferica dovesse abbattersi su piazza Brà.
Una volta entrati, occorre sapere che all’interno di ogni settore ci sono i posti "strategici", fondamentali per stare comodi e in santa pace ad ascoltare l’opera, (ma potrebbero sempre sedersi accanto a voi sgranocchiatori di patatine supercroccanti e fidanzatini che tubano rumorosamente). Occorre infatti sapere che i gradoni dell’Arena, alti circa 50 centimetri, vengono occupati per intero e non per file alterne: quindi è normale non poter mai appoggiare la schiena o allungare le gambe. Ma se vi sedete sul gradino subito sotto rispetto a quello di passaggio (tenuto libero dalle maschere a forza di litigi furibondi) potrete appoggiare almeno la schiena. Altri posti raccomandati sono quelli immediatamente dietro le gradinate numerate (per poter dire «Quello lì ha pagato 120mila lire, io solo 42mila e siamo seduti a mezzo metro di distanza!»), ma è sempre molto difficile trovarne visto che sono occupati dai soliti tedeschi che fanno la fila dalle 10.
I veronesi "patiti" hanno poi i loro trucchi per accaparrarsi alcuni posti decenti arrivando anche all’ultimo minuto. Uno di questi metodi consiste nell’entrare in Arena poco prima dello spettacolo e, mentre le luci si spengono (e le maschere addette se ne vanno), sedersi sulle scale di passaggio. Oppure (poco civilmente) scavalcare i divisori e sedersi nei posti vuoti delle gradinate numerate (inaccessibili a spettacolo iniziato, a differenza della gradinate non numerate). Altra soluzione è far parte di qualche circolo o associazione di appassionati di lirica: così si può accedere alle gradinate non numerate più vicine ai vomitoria (dove entrano ed escono gli artisti per raggiungere il palcoscenico; questo anche per evitare che diventino bersaglio di qualche oggetto contundente).
Un aspetto che differenzia l’Arena da qualsiasi altro teatro chiuso del mondo è il fatto che ci potete mangiare, togliervi le scarpe, distendervi (provate a farlo alla Scala e vi manderanno al confino) e dormire al tepore delle pietre bimillenarie.
È consigliato il pranzo al sacco per diversi motivi: primo, perché cenare prima dell’ingresso significherebbe cenare alle 18.30; secondo, perché mangiare ciò che offrono le cooperative che hanno in gestione il servizio significa svenarsi: seimila lire un panino formato mignon, cinquemila un gelato, per non parlare di bibite e mezze bottiglie di vino; ma forse chi va in Arena una volta nella vita non si fa tutti questi problemi.
Vi sarà necessario anche un cuscino: e non per evitare indolenzimenti di parti preziose del vostro corpo ma per sottrarvi alla lenta cottura del fondoschiena con le pietre esposte al sole di tutta la giornata. È possibile noleggiare il prezioso oggetto all’interno dell’anfiteatro (alla fine dello spettacolo vi sarà raccomandato caldamente di non lanciare i cuscini in platea).
Altro oggetto necessario, viste le dimensioni del palcoscenico e dell’anfiteatro, è il binocolo (anche questo si vende all’interno: è così piccolo che sembra uno di quei giochini che si trovavano nei sacchetti di patatine). Evitate però telescopi (fuori luogo se non per osservare la superficie lunare) o monocoli (inutili se non per scrutare la forfora dello spettatore davanti a voi), come capita ogni anno di vedere sugli spalti.

E ora, finalmente, qualche consiglio sulle opere da vedere quest’anno.

Sicuramente il Trovatore di Zeffirelli è uno di quegli spettacoli a cui vale la pena assistere, sia per le scenografie che per la qualità della compagnia di canto; Rigoletto, a giudicare dagli interpreti, non sarà da meno anche se meno reclamizzato; il Nabucco è sempre gradevole nell’allestimento ripreso da Hugo De Ana: "ripreso" perché lo scenografo non era d’accordo con alcune modifiche apportate ai fondali e quindi, dal punto di vista legale, la scenografia non può considerarsi di sua mano. Le altre opere sono Traviata e Aida: entrambe da evitare con cura a causa dell’allestimento, veramente molto sgradevole. In Aida assistereste al ridicolo combattimento fra canoe nella piscinetta ai piedi della piramide blu sormontata da una testa, in Traviata vedreste le evoluzioni di un assurdo letto-scultura, con una specie di polena al posto della testiera e trascinato da figure velate. Per Aida meglio aspettare il nuovo allestimento dell’anno prossimo, con buona pace degli ottimi cantanti.
Di solito gli spettacoli in scena alla fine della stagione (da agosto in poi) propongono sempre dei nomi di cantanti sconosciuti o semisconosciuti: questo, unito alla comprensibile stanchezza dell’orchestra, del coro e dei ballerini (lavorano tutte le sere tranne il lunedì), fa scadere la qualità delle ultimissime rappresentazioni.
Altro aspetto affascinante (sicuramente non per chi ci va) dell’Arena è il rischio di pioggia a cui si va incontro: in casi di diluvio persistente i biglietti vengono rimborsati secondo delle procedure ben precise che riguardano la durata dell’opera prima che questa fosse interrotta, ma di solito si tratta di brevi temporali che interrompono solamente lo spettacolo. Quindi, anche se il cielo appare terso e sgombro, siate prudenti: un k-way potrà ugualmente ripararvi, all’occorrenza, dalle improvvise folate che si levano solitamente verso le undici.
Attendo le vostre impressioni; buona Arena.

Alessandro Melotti
kylix98@hotmail.com

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