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Intervista a Burymagnets

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Intervista a Burymagnets

Ciao e complimenti per il tuo piazzamento in classifica in quest’ultima edizione del concorso per letteratura minimale, indetto dalla nostra rivista. Cosa puoi dire di te ai lettori, per raccontare chi è Burymagnets e cosa fa nella vita?


In uno spazio così breve è impossibile spiegare chi sono, specialmente quando io stessa non ne ho che una nebulosa idea. Sarebbe utile fare un esempio (?): durante una discussione con colleghi della Facoltà (Medicina) riguardo alla percentuale di donne medico che intrattiene rapporti sentimentali con i propri pazienti, non ho trovato di meglio da dire che "Beh, sapete che vi dico, gente, lo farò anch’io". Dacché il mio sogno è sempre stato quello di fare il medico legale…

Come e quando sei venuto a conoscenza della nuova edizione del concorso?

Devo tutto al mio più fedele online-penpal, che, dopo essersi sorbito con stoica pazienza alcuni miei lavori, come unico commento mi ha spedito il bando del concorso.

Cosa ti ha spinto a partecipare? Cosa hai pensato del nuovo tema proposto?

Dopo tanti anni passati a sentirmi dire dalla prof di lettere che i miei scritti non avevano senso, avevo del tutto perduto il piacere che la scrittura può dare. L’ho recuperato da poco, e partecipare al concorso non è che un modo per dimostrare a me stessa… Qualcosa, suppongo.
Le conclusioni traetele voi.
Riguardo al tema proposto, ne ero molto soddisfatta: finalmente una competizione dove non viene chiesto di parlare dell’attualità, della pace nel mondo o della situazione della donna (ancora brutti ricordi del liceo).

Come è nato Camera? Quanto tempo ti ha portato via la stesura?

L’ispirazione per me è una scossa cerebrale, un’interferenza nelle onde alfa. Non posso prevedere quando arriverà, né tantomeno se arriverà.
L’ultimo giorno disponibile per spedire il racconto, mi sono seduta davanti alla tastiera ascoltando un CD dei R.E.M., senza aspettarmi nulla in particolare; sono stata fortunata, e dopo meno di un ora "Camera" era lì, davanti ai miei occhi.

Domanda strana: ti aspettavi che saresti arrivata tra i primi tre classificati?

Non sono le domande ad essere strane, ma le risposte lo sono a volte, dice il saggio.
Potrei dire che desideravo fortemente un qualunque riconoscimento, un successo anche minimo, anche se sapevo che il mio racconto non era e non poteva essere quanto di meglio posso produrre. Certo che, non conoscendo i miei "avversari", era impossibile azzardare qualsiasi previsione.

Hai avuto più "difficoltà" per il limite degli 8192 caratteri o per il vincolo sul tema? E come classifichi questo tuo racconto (horror, fantascienza…)?

Gli 8 K per me più che un limite, sono un vantaggio, poiché tutto ciò che scrivo ha dimensioni molto ridotte (anche 4K, volendo). Il tema "fissato" invece è stato la mia nemesi per anni, e stavolta non ha fatto eccezione: ho temuto che il racconto venisse stralciato perché "fuori tema".
Anche classificare il racconto mi riesce difficile: incasellarlo nell’horror può essere una scelta, anche se azzardata; in fondo l’orrore peggiore è quello che si nasconde nella mente della cosiddetta "gente normale".

Conosci qualcuno degli altri partecipanti o hai già letto qualcosa di qualcuno di loro?

Risposta negativa ad entrambe le domande.

Cosa ne pensi dei giudizi dei giurati e del loro "stile" assolutamente variegato? E cosa ne pensi del fatto che essi abbiano ricevuto tutti i racconti insieme e SENZA nessuna indicazione sugli autori?

Trovo che i giurati abbiano fatto il loro lavoro, esprimendo i giudizi ognuno a modo proprio. Ricevere gli scritti tutti in una volta può risultare gravoso, o peggio ancora dispersivo, o portare a letture affrettate, con giudizi ancora più affrettati – ma sta al senso di responsabilità del singolo giurato, svolgere il proprio compito con correttezza e professionalità; quanto alle indicazioni sugli autori, non vedo in cosa possano aiutare il giudizio: le persone che mi conoscono, e che hanno letto i miei racconti, non ci hanno mai capito niente. Meglio puntare su una lettura "neutrale".

C’è qualche commento sul tuo racconto che ti è piaciuto particolarmente?

La definizione dell’assassino come "artista, folle, sanguinario ed innocente" mi ha riempito di qualcosa di molto simile alla gioia.

E ce n’è uno che invece ti ha messo in difficoltà?

Un giurato ha giudicato il titolo inadeguato. Ha perfettamente ragione. Io detesto i titoli.
In ogni caso, tanto per capirsi, "Camera" non andrebbe letto in italiano, ma in inglese – so che anche così non c’entra nulla, e difatti non è altro che il titolo della canzone che ascoltavo mentre scrivevo, e che per me è la "colonna sonora" della storia. Comprate "Reckoning" dei R.E.M. e mettete la traccia numero 8.

Che tema vorresti fosse trattato in una prossima edizione del concorso – per convincerti a partecipare ancora?

Sono allergica ai temi. Comunque mi piacerebbe che fosse ancora rivolto a tutti coloro che cercano le ombre.

Cosa ne pensi dell’editoria elettronica e delle produzioni come quella di KULT Underground?

Non mi sono mai avvicinata molto all’editoria online, eccezion fatta per Kult (beh, insomma, questo devo dirlo per forza o perderò il mio più caro penpal!). Sarebbe fantastico se, sul versante degli e-paperback, ci fosse una maggiore attenzione verso chi, come me, si dissocia dal dominio di Guglielmo Cancelli e delle sue "Finestre": il formato epb non viene aperto agli utenti Linux, e questo di fatto esclude una buona fetta di possibili interessati. Pensateci su, c’è sempre il pdf.


Marco Giorgini

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