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Intervista con Like The Snow

8 min read

Edizione limitata di 200 copie. Un nuovo lavoro per il progetto ‘Like the Snow’ di Luca Mazzariol, uno straordinario artista italiano che in tre anni ha pubblicato altrettanti CD di ottima musica di difficile catalogazione stilistica, tra le cui trame – sempre fortemente evocativo e di grande impatto emotivo – si alternano atmosfere sognanti e romantiche, brani dal ritmo epico e quasi ‘orchestrale’, eclettiche digressioni ritmiche talvolta colorate da sonorità più spiccatamente elettroniche, delicate stasi ambientali, descrizioni di cupi paesaggi notturni e commoventi ‘storie sonore’ con un’impronta fortemente cinematografica. Il presente ‘The Visions of a Dream Traveller’ si colloca certamente all’apice della sua produzione, raccogliendo in un album di pregevole fattura, profondo, emozionante, e allo stesso tempo di garantita godibilità, il meglio di quanto Luca Mazzariol ha saputo concepire e mettere in musica fino ad oggi. Semplicemente un capolavoro, da non perdere.

Presentazione tratta da

https://www.soundohm.com/product/the-visions-of-a-dream-tr

Label: St.an.da.

Format: CD

Genere: Electronic

Intervista

Davide

Ciao Luca. Quando e come è iniziato il tuo viaggio musicale? Quali sono stati i momenti e gli incontri più importanti nella tua formazione di musicista e di compositore?

Luca

Ciao Davide, ho iniziato a strimpellare la chitarra nei primi anni ’80 per passatempo, in seguito ho acquistato il mio primo synth, una drum ed insieme ad alcuni amici abbiamo formato una band. Dopo esserci esibiti in qualche festa privata per puro divertimento e registrato un demo, 4 tracce di goth-synth-wave con il nome di Sunset Boulevard, mai stampato, solamente un brano è stato pubblicato in una compilation “Il club della vela” prodotta da Giammarini. Poi il nulla, tutto è finito lì… era il 2002.

Davide

Come è nato il progetto “Like the Snow”? Cosa vi hai racchiuso? Quale poetica? Quali obiettivi?

Luca

Nel 2012, dopo 10 anni di silenzio, per conto mio ho ripreso in mano gli strumenti e con l’utilizzo del computer, ho iniziato a registrare tracce e sperimentare nuove sonorità. La continua ricerca di emozioni diverse e la voglia di esternare il mio stato d’animo, mi ha spinto a desiderare di pubblicare qualcosa. Raccolta una discreta quantità di materiale valido con l’aiuto di Stefano Gentile (St.an.da.), che conoscevo da anni, uscì nel 2020 il primo disco” Like the Snow”. Era la realizzazione di un sogno che avevo sempre avuto e che concretizzandolo pensavo mi bastasse, invece mi stimolò a continuare, così uscì nel 2022 il secondo “As leaves fall” e infine quest’ultimo lavoro “The vision of a dream traveller” nel 2023.

Davide

“Like the Snow” perché non esiste un solo fiocco di neve uguale all’altro, o per la metamorfosi del mondo che avviene nel silenzio di una nevicata, come scrisse Heinrich Wiesner (ma c’è anche una metamorfosi del mondo che accade attraverso la musica, il suono), o cos’altro?

Luca

È vero, non esiste un fiocco uguale all’altro, tutti siamo unici, e nel silenzio di una fredda nevicata contribuiamo ad una metamorfosi di un mondo che sarà destinato a sciogliersi come neve, ed io come Like the Snow vorrei lasciare un segno del mio passaggio in questo mondo a volte crudele, a volte magnifico. Ecco l’alternarsi di malinconia ed estasi che caratterizzano la mia musica.

Davide

Quali sono i temi e le coordinate di questo tuo viaggio sonoro, o meglio ancora i sogni? E perché lo hai dedicato alla memoria di tutti i nostri cari?

Luca

Il tema è appunto il sogno e i viaggi che ognuno di noi può fare chiudendo gli occhi per percepire al meglio tutte le sensazioni che il subconscio trasmette. Nel mio caso ricevo solo visioni del passato vissuto, di famigliari e persone che ho conosciuto, amato e che mi hanno segnato nel profondo. Credo che ognuno porti con sé ricordi ed esperienze di crescita interiore grazie a chi non c’è più.

Davide

Come continua e cosa introduce di nuovo “The visions of a dream traveller” rispetto ai tuoi lavori precedenti?

Luca

Il primo lavoro “Like the Snow”è più eterogeneo, c’è più elettronica, più synth.

“As leaves fall”, il secondo, oltre a riprendere i ritmi del precedente, anticipa le sonorità orchestrali e cinematiche del sucessivo.

“The vision of a dream traveller” invece riprende l’anima dei lavori precedenti e calibra quasi completamente lo stato d’animo attuale di Like the Snow, i sogni appunto, le paure, e tutte le sensazioni positive e negative che sto vivendo in questo momento.

Davide

Il preludio è un carillon che si moltiplica sfasando il motivo iniziale, il che mi ha ricordato il “Poema per 100 metronomi” di Ligeti. Perché hai affidato l’incipit del disco a questo particolare e antico strumento di musica meccanica?

Luca

Campane, gong, cymbals, kalimba, glockenspiel e percussioni varie sono sempre presenti nei miei lavori. Il carillon è un ricordo d’infanzia e lo considero uno strumento a tutti gli effetti, capace di ipnotizzare e accompagnare la fase “rem”, dove pensieri ed ansie che creano turbamento si scontrano con la necessità fisica e mentale di rilassante abbandono.

Piano piano ti lasci andare e “clic”… incomincia il viaggio…

Davide

La tua musica è molto suggestiva e varia. È una musica elettronica che fluttua versatile tra una più densa o corposa sostanza e una malinconica etereità, come sospesa fra miti e storie antiche e la musica sacra, tra medioevo e musica industrial (Diving Liturgy), World Music e new (o next) age. Mi hai ricordato musicisti quali Enya (soprattutto “You can go again”), Vangelis, Deuter (I will always remember you), Kitarō, David Parsons (come nei sintetizzatori in apertura di “The astral path”, che poi vira verso la Kosmische Musik… In “Arabian whirlwind” si fa però anche più ritmica, approdando alla electronic dance music. Quali sono i tuoi autori preferiti, ai quali provi più piacere nell’essere associato?

Luca

Concordo con te, hai azzeccato perfettamente!

Quando ero molto più giovane ero affascinato da artisti come Jean-Michel Jarre, Kraftwerk, Vangelis, Enya, Malleus… ma ascoltavo anche Depeche Mode, Ultravox, Clan Of Xymox… Amavo Dead Can Dance, Cocteau Twins, Ataraxia, In The Nursery, ma ero attratto particolarmente da Sister of Marcy, Mission, Joy Division e tanti, tanti altri…

Come vedi una marea di generi e stili diversi, quindi tutti, chi più chi meno, mi hanno influenzato. Ultimamente ascolto cose più ambient di artisti compagni di etichetta, tipo Lham, Fabio Orsi, Orghanon, ecc. fra le tante proposte, ma anche The Devil & the Universe sono interessanti, anche se non trovo molta attinenza con il mio genere. Fra tanti nomi non saprei identificarmi con qualche autore in particolare, è difficile auto catalogarsi.

Davide

Per la copertina hai scelto l’immagine di un anemone, o meglio di una attinia di resina e alluminio o cos’altro, opera dell’artista veneziano Gualti, forse una sua spilla o altro gioiello… Insomma, perché un lavoro di Gualti e quello in particolare?

Luca

Gualti è un amico, uno di famiglia, ho sempre ammirato la sua storia e la sua determinazione come artista. Le sue creazioni sono visionarie e molto scenografiche, quindi mi sembravano adatte alla copertina del cd ed in particolare il colore blu di quel, per l’appunto, gioiello, con tutte le sue sfumature e riflessi, simbolo di spiritualità, sensualità, mistero e pace interiore associato al candore del bianco.

Davide

Giuseppe Verticchio, aka Nimh, ha suonato la chitarra in “I will always remember you”. Chi altri ha collaborato con te nella realizzazione di questo lavoro?

Luca

Nessuno ha collaborato a livello musicale con me.

Giuseppe lo conosco da poco, ma già da subito sono entrato in sintonia con lui. Ha curato il master del primo lavoro e anche quello del secondo, dove mi ha dato ottimi consigli tecnici e preziosi suggerimenti. Per quanto riguarda “I will always remember you” avevo un problema con quel brano e lui mi ha aiutato a trovare una soluzione inserendo la sua traccia di chitarra al pezzo, ed è stata subito magia… Inoltre Giuseppe ha curato anche il video che vi invito ad andare a vedere, e chissà in futuro se avrà voglia e tempo di partecipare come ospite anche alla prossima uscita… sarebbe per me un onore.

Davide

Maya Angelou scrisse : “La musica era il mio rifugio. Ho potuto strisciare nello spazio tra le note e dare la schiena alla solitudine”. La musica è un fenomeno altamente multimodale. Cosa è per te la musica? Quale ricerchi in particolare dei suoi molti poteri sulla sensorialità umana o sui legami sociali o altro ancora?

Luca

La musica è proprio il mio rifugio. Ho sempre vissuto in provincia e mi sono sempre sentito diverso da quel modo di essere che la gente era abituata a vedere, io ero quello strano e associale, quindi questa era la mia via di fuga. Negli anni ho sviluppato una certa sensibilità verso i deboli e i

diversi; la mia musica rappresenta un modo per comunicare a chi ne sente il bisogno, che c’è sempre una soluzione e di non avere paura ad accettare se stessi per quello che si è.

Davide

Cosa seguirà?

Luca

Di preciso non lo so ancora, adesso voglio vedere cosa succede con questa ultima uscita. Vivo il presente senza pensare troppo al futuro.

“Il mio insegnamento è semplicissimo, dritto al punto essenziale: vivi momento per momento, muori al passato, non proiettare alcun futuro, godi il silenzio, la gioia, la bellezza di questo momento. In amore non essere un mendicante, sii un imperatore.” questo diceva Osho ed in questa citazione mi identifico abbastanza.

Sono per natura umile e sapere di aver raggiunto il cuore e l’anima anche di una sola persona mi rende felice.

Personalmente oggi ho un motivo in più per esserlo… il piacere di avermi dato spazio nella tua rubrica, grazie di cuore!

Davide

Davvero un bel disco. Grazie a te, à suivre…

 

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