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Intervista con Marco Bonvicini

9 min read

Marco Bonvicini – “Wild Silence”, l’album del cantautore bolognese

dal 10 giugno 2022 in CD e digitale

My Skin – Il nuovo video https://www.youtube.com/watch?v=6PJ2u4GsgpI

“Wild Silence” è un disco nato dall’esigenza di racchiudere insieme tutte le emozioni e le esperienze vissute durante il lockdown e la pandemia attraverso le canzoni che lo compongono. E l’autore lo definisce così: “Un disco particolare, mi piace dire, non perché sia di difficile ascolto, anzi, ma perché è un insieme di singoli brani che sono nati in momenti diversi. Ho voluto dare spazio a tutto quello che sentivo e che trasformavo in musica e in parole, lasciando spazio anche a brani strumentali che rappresentano, anch’essi, momenti specifici vissuti in quel anno particolare che è stato il 2020. La fortuna di poter, comunque, passare il mio tempo di lockdown anche nel giardino di casa, in mezzo alla natura che era tornata a vivere incontrastata, senza più rumori o contrasti con la vita moderna, ha dato modo di riscoprire qualcosa che, nell’ordinario, risultava nascosto. Ho quindi potuto apprezzare un “Silenzio Selvaggio” che veniva rotto soltanto dal rumore degli alberi e delle foglie, e dai versi di uccelli e animali che abitano la collina vicino a casa.”

Il disco è stato interamente composto, registrato e arrangiato da Marco Bonvicini nel suo home studio, ricercando lo stesso suono e lo stesso feel del momento in cui sono nate le canzoni. “My Skin” è il primo singolo e video e nasce da un evento avvenuto nel novembre 2020 raccontato dalle parole dell’autore “Il brano parla del mio infarto avvenuto in quel momento, e tornato a casa dall’ospedale mi sono messo sul divano con la chitarra e subito è uscito questo mio sfogo a ciò che sono andato incontro e che ho la fortuna di poter raccontare. L’arrangiamento del brano, soprattutto nei ritornelli, vuole rispettare le emozioni forti che mi hanno attraversato in quei momenti difficili.”

Biografia

Marco ‘Bonvi’ Bonvicini è un cantautore, un interprete e un eclettico compositore noto alla scena bolognese, da cui proviene, per aver suonato e cantato con le band Leit Motiv (progressive rock; dal 1999 al 2002, un disco pubblicato); Novevite (funky; dal 2001 al 2002, un disco) e Mantrika, rock band di cui è fondatore e leader e con la quale ha pubblicato 4 album. Marco è inoltre compositore musicale per la compagnia Panta Rei di Bologna e dal 2005 al 2009 fa parte del corpo insegnanti del dipartimento di canto della Music Academy 2000. Vanta numerose collaborazioni come cantante, principalmente come cantante nella Queen Tribute band “Queentet”, arrangiatore e produttore, compone musica new age, trip hop, folk e diverse colonne sonore per cortometraggi e commedie teatrali. Nel corso della sua carriera artistica studia canto lirico e moderno, blues & soul e Gospel con il Rev. Lee Brown. Con questa importante struttura accademica e una continuativa esperienza live, Bonvi continua parallelamente a curare un percorso artistico indipendente.

Sito: www.marcobonvicini.com

Facebook: https://www.facebook.com/MarcoBonviciniMusic/

Soundcloud: https://soundcloud.com/marco-bonvicini/

YouTube: https://youtube.com/c/MarcoBonviciniMusic

Spotify: https://spoti.fi/357vs68

Instagram: https://www.instagram.com/marcobonvicinimusic/

Apple Music: https://music.apple.com/us/artist/349795116

Govind Khurana – Niafunken – music & cultures

Intervista

Davide

Ciao Marco. “Wild Silence”, come hai già detto, è un insieme di singoli brani che sono nati per dare spazio a tutto quello che hai sentito e vissuto durante il lungo periodo pandemico, a cominciare dalle dure misure di confinamento del 2020. Che valore ha avuto, e ha per te in genere, trasformare esperienze di vita in musica e parole?

Marco

Per me è fondamentale. Da sempre la musica, attraverso le mie canzoni, è il mezzo per poter comunicare con l’esterno, parlare di me, di altri, ma soprattutto raccontare esperienze.

A maggior ragione ho voluto dare spazio a ciò che, durante la pandemia, ho potuto vivere e vedere.

Davide

“Silenzio selvaggio” è quello della natura in cui ti sei riassorto durante il confinamento. E, ciò nondimeno, hai sentito il bisogno anche di rompere quel silenzio con la musica, pur sempre un artificio e a volte un antidoto al “silenzio” e ai soli suoni naturali. Come ti sei pensato o ripensato musicalmente e con questo tuo lavoro in relazione al silenzio o, comunque, all’assenza della musica?

Marco

Il realtà la musica non mi ha mai abbandonato. È stata proprio la mia fonte di energia.

Avevo sparso le chitarre in giro per la casa e suonavo ogni volta che ne avevo una a portata di mano. Poi ho incominciato a suonare in giardino, il luogo per il quale mi sono sentito privilegiato rispetto a tutti quelli effettivamente chiusi in casa.

E durante le giornate “silenziose” mi concedevo di potermi intromettere con qualche nota di chitarra o dobro.

Tutto questo mi ha dato la possibilità di pensare alla musica in maniera minimalista, facendo in modo che ogni piccolo suono potesse essere protagonista sopra al silenzio selvaggio che mi circondava.

Davide

“Wild Silence” non manca di altra strumentazione e di arrangiamenti, ma è un disco “guitar based”, in cui cioè le tue chitarre soprattutto acustiche, inclusa mi pare una resofonica con lo slide, e la tua voce sono sempre in primo piano. Un modo per non discostarti troppo dal modo in cui sono nate e conservarne più fedelmente il periodo di isolamento che racchiudono?

Marco

Esattamente. Tutto è partito dalle chitarre, acustiche e resofonica, dal pianoforte e dalla mia voce (che alcune volte non è presente nelle musiche del disco). Ho voluto così che le canzoni rimanessero il più fedeli possibili a come sono nate aggiungendo soltanto quello che sentivo veramente necessario per rendere al meglio l’emozione che mi aveva accompagnato nella composizione.

Davide

Ci presenti gli altri musicisti?

Marco

Certo… sebbene mi sia divertito a suonare praticamente tutto, riscoprendo anche strumenti che avevo abbandonato, come il flauto traverso, ho voluto che alcune persone mettessero il loro tocco ad alcune canzoni. Come prime ospiti del disco ho fatto partecipare mia figlia Bianca e la mia compagna Valentina nei cori blues di We’ll Be Fine che hanno anche usato il loro corpo per fare la parte percussiva del coro.

Il fedele Tiziano De Siati, con cui collaboro da diversi ormai, ha suonato il basso fretless in 5 canzoni.

Antonio Passabene, che con De Siati, suona nella band che mi accompagna in Live, oltre che nel precedente disco Colors, ha suonato il piano elettrico in 2 brani, uno dei quali è My Skin, il primo singolo di questo disco.

Nel brano The Last Time ha suonato l’organo hammond Alberto Manuzzi, caro amico e compagno di musica soprattutto nei live a Londra, che ha registrato anche i pianoforti nel disco del 2018 The London Session.

Per ultima, ma non meno importante, una gradita ospite è stata Alice Cucaro che ha regalato bellissime tracce di voce in alcune canzoni dove ha fatto i cori, in particolare, sulla title track Wild Silence dove duetta con me.

Davide

Cosa canti nei testi di “Wild Silence”? Qual è il tema principale a legare il tutto? Quale il messaggio che più di tutto vorresti venisse colto durante e dopo l’ascolto?

Marco

In generale ogni canzone parla di un’esperienza specifica vissuta durante il 2020 partendo da quello che il lockdown mi ha fatto vivere che ha fatto da legante anche per la scelta dei brani che ho voluto includere nel disco; dalle esperienze più dirette di My Skin, canzone praticamente autobiografica, a Someone Out There che descrive il mio modo di vedere e di pensare le persone che cercavano di dare un senso al periodo di “reclusione”.

Vorrei che, sebbene le premesse ricordino un periodo poco felice per la nostra società (mondiale direi), si possa cogliere l’aspetto positivo ed ottimistico, la mia intenzione di vedere oltre l’ostacolo la possibilità di poter sempre fare qualcosa di buono per se stessi e per gli altri.

Davide

Il disco è fondamentalmente folk oriented, un folk “magico e malinconico” che ricorda lo stile musicale di Nick Drake. Quali dischi ha ascoltato e riascoltato di più durante il periodo di confinamento e quindi di scrittura di “Wild Silence”?

Marco

La mia sete di musica non si ferma mai e vado sempre cercando nuove cose che mi possano attirare e, magari, emozionare quando le ascolto.

Durante quel periodo sicuramente Chris Cornell, Glen Hansard e Hozier mi hanno accompagnato in prima linea, oltre a Anna Pancaldi, Roo Panes e Peter Bradley Adams.

Davide

Nell’album ci sono canzoni e ci sono brani strumentali. “Owls” chiude con pianoforte e vocalizzi senza parole. Quando e come senti che un pezzo deve avere voce e parole, quando invece deve esserne o rimanerne senza?

Marco

Semplicemente da come nasce… i brani strumentali contenuti nel disco sono nati tali da soli, quando invece sento il “richiamo” di una melodia di cantato inizio da solo, per istinto, a cantare strofa e ritornello e successivamente ci metto le parole sopra.

In generale, per me, il brano strumentale fa da colonna sonora di una specifico momento che ho vissuto ed ogni volta che lo ascolto o lo eseguo mi torna in mente il momento preciso in cui l’ho composto.

Owls è la mia ninna nanna di quel periodo, note suonate al piano mentre fuori i rapaci notturni si facevano sentire più che mai.

Davide

Come si pone “Wilde Silence” rispetto ai tuoi precedenti lavori? Cosa continua, cosa cambia e introduce? In che modo fa dunque il punto del tuo variegato percorso musicale?

Marco

Wild Silence, di partenza, è un disco che nasce per conto suo, che ha un suo percorso.

I 2 precedenti hanno sicuramente un legame, questo disco invece è nato perché aveva tanto da dire di suo che non potevo lasciarlo in un cassetto.

Si introduce nel mio repertorio come un modo diverso di esprimere il mio tipo di composizione e di esecuzione rispetto a prima, totalmente personale e minimale, meno “Live” rispetto ai precedenti ma più intimistico.

Un modo leggermente diverso di fare conoscere la mia musica.

Davide

Se da una parte i musicisti, in quest’ultimo periodo di emergenza sanitaria globale, si sono potuti particolarmente concentrare sulla propria musica, in un modo forse più necessario che mai e magari anche auto-terapeutico, dall’altra gli stessi, e tutto il mondo dello spettacolo e degli eventi, hanno subito limitazioni incondizionate e a volte anche assurde, tra l’altro costando al comparto e nel solo 2020 qualcosa come 13 miliardi di euro. Ma, soprattutto, si è dovuto fare i conti con ciò che, anche arbitrariamente, si ritiene istituzionalmente di prima necessità o meno. E l’arte e la cultura, ahinoi, qualcuno continua a considerare non essere beni di prima necessità, del tutto sacrificabili. Come hai vissuto questa “lacerazione”?

Marco

Sicuramente, ancora oggi, la discriminazione nei confronti degli artisti in generale non mi piace affatto, in quanto, oltre che ad lavoro, ritengo ogni forma d’arte, e in modo speciale la musica, fonte di vitalità, di buona energia che serve a tutti e non in maniera scontata e disinteressata ma come grande fonte di cultura e di benessere.

Come in tutto le cose, per mio modo di fare, mi piace vedere tutti i punti di vista possibili e ogni faccia della medaglia.

Durante il 2020 ed anche il 2021, ho potuto fare concerti dal giardino per il vicinato e anche in streaming sui social grazie ai quali ho potuto farmi conoscere da tante persone, anche oltre oceano.

Le dirette e le partecipazione alle iniziative On Line hanno dato la possibilità di farsi conoscere in tutto il mondo e questo è stato il modo per molti di far capire che la musica non si può e non si deve fermare.

Davide

Cosa seguirà?

Marco

Personalmente l’intenzione è quella di poter portare Wild Silence dal vivo il più possibile e farlo sentire in concerto insieme al resto della mia musica.

Dal punto di vista della produzione e della composizione sono sempre pronto per nuovi stimoli e nuovi lavori.

Davide

Grazie e à suivre…

Grazie a te!

MB

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