“Il canto nudo” è il titolo dell’album d’esordio del cantautore padovano Nicola Lotto in uscita su CD e LP per Vrec/Audioglobe: il lavoro arriva a due anni di distanza dall’EP “Si comincia così”, i suoi primi 5 inediti impreziositi dalla partecipazione di Edda, Anche nel nuovo disco, prodotto da Flavio Ferri (Delta V, Gianni Maroccolo), non mancano gli ospiti illustri che hanno collaborato. Da Paolo Benvegnù nella toccante “Nel volto”, a Olden in “Parole nuove” fino a allo stesso Flavio Ferri che ha partecipato nel brano “Prima che si sveglino”.
“Il canto nudo” è stato registrato presso il Moonmusic Studio a Rovereto da Nicola Lotto (voce e chitarra), Marco Olivotto (basso), Simone Filippi (batteria) con la produzione artistica di Flavio Ferri.
Nicola Lotto è cantante e chitarrista, cantautore. Le sue canzoni sono influenzate dalla tradizione folk e dal cantautorato, soprattutto di matrice italiana. Con il trio PDMA sperimenta l’unione di cantautorato, soprattutto di matrice italiana. Con il trio PDMA sperimenta l’unione di cantautorato e musica elettronica. Vanta a perture a Giulio Casale, Omar Pedrini, Edda, Paolo Benvegnù e una partecipazione al Mei25 a Sanremo. Nel 2020 pubblica con VREC Music Label il suo primo lavoro da solista, “Si comincia così”, un EP di 6 brani che la partecipazione di Edda nel singolo di apertura “Una luce”. Oltre all’attività cantautorale ha al suo attivo numerose esperienze di drammatizzazione e reading, l’ultima in ordine di tempo è dedicata a “Une saison en enfer” di Arthur Rimbaud. Ad inizio 2022 ultima il suo album d’esordio intitolato “Il canto nudo” uscito in primavera per Vrec/Audiolglobe.
Il primo singolo estratto è “Sacro”.
Intervista
Davide
Ciao Nicola. Sei al tuo disco d’esordio dopo il precedente extended play. Ci riassumi il tuo percorso musicale? Quando è iniziata la tua musica e come hai scoperto la tua inclinazione alla scrittura di canzoni? Quali le tue precedenti esperienze?
Nicola
Ciao Davide, sono stato travolto dalla musica durante l’età adolescenziale e ho iniziato a suonare verso i 17 anni. La parola però è arrivata prima, attraverso l’interesse per la poesia e per la sua musicalità. Si può dire che all’inizio ho scoperto la musica delle parole e tra le parole, quindi ho provato ad applicarla nella forma canzone, iniziando a capire che parole e musica devono trovare un equilibrio in cui conpenetrarsi senza che nessuna delle due appassisca l’altra. Ho avuto vari progetti, elettrici e acustici, sempre con la chitarra tra le mani, mai come cantante puro. Ho iniziato a costruire e produrre diverse letture in musica in cui fondere la poesia e accompagnamento musicale. Nel frattempo con gli anni diverse canzoni prendevano forma, si modellavano, si miglioravano, fino a che non sono state buone per essere messe in fila, inserite in un discorso più complesso, in un disco! Ho iniziato nel 2020 con un Ep di 6 tracce e proseguito nel 2022 con Il canto nudo, primo vero disco a portare il mio nome.
Davide
Come sono nate queste tue canzoni, intorno a quali idee musicali centrali?
Nicola
Pensa che la prima idea era quella di fare un disco minimale, addirittura di sola chitarra e voce. Il risultato finale è fortunatamente l’opposto, un disco con venature grunge, ruvido e distorto. Ma il canto rimane nudo, esposto, sincero, timido e fragile a volte, pesante e marziale quando è necessario. Non ci sono nascondigli, trucchi e grazie a dio non ci sono inganni.
I brani sono nati tutti in versione acustica, poi rielaborati, discussi e pensati con Flavio Ferri che ne ha curato la produzione artistica e con Marco Olivotto che li ha incisi.
Davide
Quali temi o problematiche hai attraversato con i testi di questo lavoro?
Nicola
Mi sono accorto, solo dopo averle ascoltate al termine delle registrazioni, che c’è un grande tema che le può accomunare tutte, è quello dell’ammissione e svelamento delle proprie fragilità. Fragilità intesa sia come caratteristica delle menti e anime sensibili, sia come grande forza che nasce una volta compresa e accettata la sua esistenza. Credo sia un atto di maturità, rendersi conto della bellezza dei propri limiti e sfruttarli per quello che ti possono dare anziché farcisi schiacciare. Per tutto il resto c’è l’arroganza di considerarsi invincibili. Non mi interessa.
Musicalmente il disco è aggressivo, tagliente, nervoso, impetuoso, per nulla rassegnato, questo è importante, è un disco vitale, un movimento del sangue.
Davide
In particolare ci sono tre “featuring”: di Olden (Parole nuove), di Paolo Benvegnù (Nel volto) e di Flavio Ferri (Prima che si sveglino). Che significato ha per te la partecipazione di un altro musicista a un tuo lavoro? Come avviene di solito questa condivisione tra le tue idee precise sul pezzo e il lasciare piena libertà d’azione o, come si usa dire, carta bianca?
Nicola
In questo caso ho lasciato carta bianca anche dal punto di vista produttivo, mi sono affidato molto alle idee di chi ha collaborato a questo disco. Credo la selezione vada fatta prima, quando poi lavori con dei musicisti è giusto che loro possano esprimersi nel migliore dei modi, anche se il disco è tuo. Di fatto penso che un disco non sia mai, se non in casi rari, il lavoro di una sola persona.
Nello specifico dei featuring ho indicato solamente le parti dei brani in cui avrei voluto sentire l’altra voce e loro hanno cantato, è andato benissimo così e sono molto soddisfatto del risultato. Non considero i featuring necessari all’interno di un album, in questo caso ne ho ben tre perché volevo aprire delle finestre. Mi spiego meglio, questo lavoro è molto denso, la mia voce è chiaramente molto presente e non ci sono pause tra le canzoni. Ecco che avere l’apporto di tre timbri vocali e tre diversi cantanti può donare una spazialità, aria e luce che avrei rischiato di perdere altrimenti. Sono finestre che si aprono e si richiudono in un attimo, che ti fanno vedere cosa c’è fuori dal viaggio che stai percorrendo senza che tu possa perdere il senso di quel viaggio.
O almeno mi auguro sia così…
Davide
Parlaci degli altri musicisti che hanno suonato nel disco. Come avete lavorato agli arrangiamenti? Quando senti che un brano ha raggiunto la forma musicale desiderata, o la migliore possibile tra le molte possibilità di organizzare strumenti e struttura complessiva?
Nicola
Banalmente c’è un tipo di emozione che arriva quando il brano ‘funziona’ che ti fa capire che sei sulla strada giusta. Ma è interessante anche sbagliarle le strade a volte, e arrangiamenti che all’inizio ti sembravano improponibili diventano il vero fiore all’occhiello della canzone. Ritengo importante per quanto riguarda il mio percorso, non fidarmi mai delle prime impressioni ma lasciare sempre del tempo per valutare se mi piace davvero quello che sento, o al contrario se davvero non mi piace. Ci sono delle resistenze che si superano se solo si lascia il tempo al cervello e al cuore di digerirle, e quando si è disposti ad aprirsi e lasciare entrare le novità il gioco è presto fatto.
Con Flavio Ferri e Marco Olivotto siamo partiti dalle canzoni in versione acustica e le abbiamo rielaborate, suonate e stravolte. Attorno a un tavolo prima ancora che davanti al microfono abbiamo discusso e valutato. Simone Filippi invece ha registato le batterie in un tempo brevissimo e senza quasi conoscere i brani. Quando lavori con persone così, oltre a divertirti c’è una buona probabilità che la qualità delle canzoni affiori. Una canzone può avere potenziale o anche essere meravigliosa ma non riuscire a sbocciare se non trova il terreno giusto, le persone giuste in grado di capirla e farla vivere. È sorprendente.
Davide
Con questo disco si consolida la collaborazione con Flavio Ferri nelle vesti di produttore. Come riassumeresti il suo apporto nella produzione di questo lavoro?
Nicola
Fondamentale e diretto. Il suono del disco è il suo suono, ne sono felice, è proprio quello che mi aspettavo da lui. In più è una persona con cui si lavora molto facilmente e si impara molto. Ha un approccio alla musica concreto, materico e credo che tutto ciò ne Il canto nudo esca nettamente.
Davide
Cos’è un “canto nudo”, specialmente se in opposizione a un “canto vestito”?
Nicola
L’ho accennato brevemente prima, è un canto sincero, puro, fragile, che non cerca di nascondersi in artifici per dimostrarsi altro. È un canto che propone una condivisione vera e profonda, proprio perché rifiuta le armature, accetta di darsi per quanto è e non deve temere nulla. È come dire: ‘ecco questo sono io’, semplice no? Eppure anche questo è un punto di arrivo non così facile da raggiungere.
Davide
Dall’antichità fino ad oggi, la musica ha in primo luogo uno scopo educativo, sia come oggetto di apprendimento, sia quando la si ascolti per finalità ricreative. Come ti poni e proponi da questo punto di vista, quello appunto “educativo”? E cosa nondimeno ha fatto per te la musica, guidandoti fin qui nella vita?
Nicola
La parola educativo la accetto se intesa come educazione alla bellezza. Ma credo che attribuire alla musica (come a tutte le altre espressioni artistiche) un fine anche didattico decreterebbe la sua fine. L’arte è educativa nel senso che propone dei mondi altri ed è in grado di attivare capacità intellettive, sensibili e creative come forse nessun’altra disciplina. Non ha bisogno di essere altro e mi sembra che questo sia più che sufficiente per rivitalizzare il consorzio umano. Io credo inoltre che qualsiasi essere umano debba rendere conto a sé stesso prima e agli altri poi, in ogni attività praticata nella propria vita. Intendo che non serve essere un musicista per avere delle responsabilità nei confronti del prossimo, è sufficiente essere una persona. Tutto quello che facciamo riverbera nel mondo, lo stesso mondo del quale poi ci lamentiamo come se non centrassimo mai nulla.
E per rispondere alla seconda parte della domanda posso dirti che la musica per me è sempre stata come il respiro, imprescindibile, ha dato un senso ulteriore alla mia vita e io ho fatto tutto in sua funzione.
Davide
Chi o quali sono stati i tuoi riferimenti principali, quelli da cui sei partito nella creazione di un successivo tuo stile? E cosa mancava per te agli stessi per arrivare a capire la tua giusta misura, il tuo abito più personale da indossare?
Nicola
I miei riferimenti sono tanti, soprattutto italiani, dai cantautori storici all’underground degli anni 90′, fuori dall’Italia i primi che mi vengono in mente sono sempre i due Nick: Cave e Drake. E molti molti altri.
Cosa mancasse o manchi a loro proprio non lo so, cosa manca a me sono parecchie cose, l’importante non manchi mai la giusta tensione e la pazienza e la voglia.
Davide
Hai dei collegamenti da indicarci per approfondire nel web la tua attività?
Nicola
Certo, utilizzo instagram e facebook, mi trovate lì con il mio nome. Sul canale youtube di VREC Music Label trovate invece i videoclip realizzati fino a questo momento.
Davide
Cosa seguirà?
Nicola
Sicuramente altri concerti di presentazione, Padova ma anche Venezia, Treviso e persino qualche data in Puglia quest’estate.
Nei prossimi mesi, o nel 2023 vorrei invece trasformare il disco in uno spettacolo di Teatro Canzone, a partire da alcuni laboratori, dialoghi e relazioni che voglio intrattenere con delle classi delle scuole superiori di Padova.
Parlerà appunto delle fragilità.
É un progetto ambizioso ma molto stimolante. Sento che questo disco deve vivere a lungo e diventare anche altro, creare orizzonti e tentare di aprire varchi, porte.
Davide
Grazie e à suivre…