KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Orchard

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gioco per una persona

Autore: Mark Tuck

Editore: GateOnGames (www.gateongames.com)

Il sito BoardGameGeek ogni anno attribuisce il premio di miglior gioco nella categoria “print and play”, ovvero un gioco che può essere scaricato gratuitamente, stampato e giocato, e nel 2018 questo premio è stato vinto da “Orchard” (ovvero “Frutteto”), un gioco che ben si adatta a questa definizione dato che è composto soltanto da nove (in realtà diciotto) carte, quindici dadi, e due cubetti (le carte le stampate, i dadi e i cubetti li cannibalizzate da un altro gioco). Visto l’apprezzamento, a settembre 2019 è stata condotta una campagna di finanziamento su Kickstarter che ha raccolto 40.000$ per quasi 2.500 sostenitori (ovvero una buona tiratura di un gioco commerciale) e ora la GateOnGames ne ha pubblicato una edizione in italiano. Il sottotitolo che possiamo leggere sulla scatola è “Gioco solitario in 9 carte”, e ne illustra l’altra particolarità, ovvero di essere stato pensato per il gioco in solitario (ma può essere adattato anche in più persone, come vedremo tra poco), ma andiamo a scoprire quali sono le sue caratteristiche…

La scatola è grande quanto un mazzo di carte standard (e quindi decisamente tascabile) e contiene:

-diciotto carte (ognuna con sei alberi in tre colori),

-quindici dadi a sei facce non standard,

-due pedine di legno,

-il regolamento.

I materiali sono buoni: le carte sono robuste (con un po’ di attenzione si può evitare di imbustarle), i dadi sono intagliati e le pedine sono simpatiche (un frutto nero con un vermicello); menzione di merito anche alla scatola, che a differenza della classica forma “a scatola di scarpe”, in questo caso è un “cassetto” che rende impossibile la sua apertura accidentale, estremamente comoda da portare in giro. I (pochi) materiali non hanno scritte in lingua, per cui si può giocare in qualunque versione, ma dato che c’è la versione in italiano conviene sicuramente acquistare quella.

La preparazione è praticamente immediata: si mescolano le carte e se ne pescano nove (le altre nove si possono mettere da parte e utilizzare nella prossima partita, dato che sono già pronte): se ne piazza una sul tavolo e si pesca una mano iniziale di due carte.

Ad ogni turno bisogna piazzare una carta in modo tale che uno o più degli alberi sulla carta stessa si sovrappongano ad altrettanti alberi già piazzati, con la stessa corrispondenza di colori (per piazzare la carta la si può ruotare in qualunque senso). Per ogni corrispondenza va piazzato un dado di quel colore (rosso per le mele, giallo per le pere e viola per le susine) sul valore “1”, e se in quella posizione il dado è già piazzato, allora va aumentato il valore da “1” a “3”, da “3” a “6” oppure da “6” a “10” (sui dadi non c’è il numero ma un cesto di frutta); se non ci sono più dadi di un colore, si eviterà di piazzarlo. Alla fine del turno si pesca una nuova carta (fino a quando ce ne sono nel mazzo) e si procede in questo modo fino a quando non si sono piazzate tutte e nove le carte. Come eccezione, per due volte durante la partita è possibile piazzare un albero in modo che non corrisponda ad un albero già piazzato, sovrapponendogli una delle due pedine “frutta marcia” (ed eventualmente rimuovendo il dado già presente); di solito conviene farlo per riuscire a piazzare una carta che permette di ruotare i dadi su punteggi elevati (es. 6 o 10), dato che si subirà una penalizzazione (e successivamente non si potrà più piazzare nulla su queste pedine). Notare che in pratica i dadi indicano dove si trovano strati multipli di carte (e notare anche che i dadi non vanno mai lanciati).

Alla fine della partita si sommano tutti i punti mostrati dai dadi, si sottraggono tre punti per ogni segnalino “frutta marcia” presente, e consultando una tabellina sul regolamento si potrà conoscere il proprio livello di vittoria (ovvero quanta frutta si è riusciti a raccogliere dal proprio frutteto). E naturalmente lo scopo di ogni partita successiva sarà quello di riuscire a battere il proprio record.

Ad Orchard è possibile giocare anche in più giocatori, ma ognuno dovrà possederne una copia. Si procede così: un giocatore (il “mazziere”) procede a mischiare il mazzo e preparare la partita come per il gioco in solitario, e per ogni carta che estrae dovrà comunicare agli altri il suo numero, così che gli altri giocatori possano giocare utilizzando le stesse carte (agli altri giocatori basta tenere il proprio mazzo in ordine, non devono mischiarlo). Alla fine della partita vince il giocatore che ha totalizzato il punteggio più alto (in caso di parità vince chi ha usato meno pedine, e successivamente chi ha usato meno dadi).

Come vedere le regole sono estremamente semplici, e una partita è decisamente veloce (al massimo dieci minuti, o un quarto d’ora se siete particolarmente riflessivi): il gioco si rivela essere piacevole (e una partita tira l’altra), e dà una certa soddisfazione riuscire a far combaciare i vari schemi che abbiamo creato e vedere aumentare il proprio punteggio. Naturalmente il gioco è prettamente tattico (anche se possiamo cercare di anticipare la comparsa di certi schemi, non abbiamo la certezza che saranno effettivamente presenti nella metà delle carte che andremo a pescare), ma la decisione di quando usare la frutta marcia per riuscire a far combaciare il resto della carta si rivela una scelta interessante (notare che i dieci punti del massimo punteggio per un albero corrispondono a ben cinque carte sovrapposte, cosa per niente facile da realizzare). La versione in più giocatori è altrettanto rapida e valgono le stesse considerazioni, in più ha interazione pari a zero (e quindi è adatta a chi soffre la competizione diretta), ma è ragionevole considerando che si parte da un solitario.

Quindi abbiamo un gioco tascabile, che si può giocare in poco spazio e praticamente dappertutto (serve solo un tavolino), e che occupa in modo stimolante dieci minuti di attesa. Aggiungeteci anche che ha un costo ridotto (prossimo allo zero, se ve lo autocostruite), e avrete la dimostrazione che “una mela al giorno leva… l’attesa… di torno”.

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