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Intervista con Luca Aquino

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Il musicista Luca Aquino, dal mese di luglio, aveva in cantiere un particolarissimo progetto, purtroppo per ora annullato o rinviato per problemi di salute: il “Jazz Bike Tour”, un viaggio in compagnia della sua bicicletta e della sua tromba, pedalando da Benevento a Oslo per fare tappa nei più importanti festival jazz e nei più bei nei posti d’Europa. Un percorso per le strade del Vecchio Continente, dal Sud al Nord, oltre i muri e le barriere che attualmente rendono difficili – a volte impossibili e drammatiche – le migrazioni dei popoli;  un cammino nel segno della musica e del suo potere coesivo ed edificante in grado di avvicinare le culture e accorciare le distanze tra gli esseri umani. “Wheels not Walls”, ruote non muri, è infatti il sottotitolo che accompagnava il progetto di Aquino. In circa settanta giorni, il jazzista sannita avrebbe dovuto percorrere oltre 3.000 chilometri in sella alla bici, esplorando la distanza tra la sua terra d’origine e la capitale della Norvegia, un luogo per lui particolarmente rilevante dal punto di vista musicale.
“Pedalare è come soffiare – dichiara il trombettista – e in bici avverto le stesse sensazioni che provo quando suono la mia tromba: indossi il caschetto, fai un bel respiro e subito un senso di quiete e libertà invade l’anima e il corpo. La bicicletta assomiglia a una pausa di Miles Davis nel mezzo di un solo su un fast mozzafiato”.
Inoltre, a fare da colonna sonora al “Jazz Bike Tour” sarebbe stato il nuovo album di Luca Aquino dal titolo “Aqustico volume 2”.
Dopo il successo di “Aqustico”, edito nel 2013, il trombettista ha scelto di collaborare nuovamente con il fisarmonicista Carmine Ioanna in questo nuovo progetto per l’etichetta discografica “Riverberi”: nove tracce, tutti brani inediti di Luca Aquino ad eccezione di uno firmato da Carmine Ioanna e di una cover di Charles Aznavour. In copertina, “Aqustico volume 2” presenta un’opera dell’artista Mimmo Paladino: sul fondo bianco dell’involucro del cd, il tratto nero dell’inchiostro del maestro della Transavanguardia disegna una bicicletta.
 
 
 
 
 
Il trombettista e compositore di Benevento, classe 1974, è tra i musicisti jazz italiani più apprezzati nel panorama internazionale. Il gusto per la sperimentazione e la libertà espressiva lo hanno condotto lontano, sin da quando, appena ventenne ha intrapreso il suo cammino musicale da autodidatta. Lo spirito del viaggiatore è metafora perfetta del suo percorso artistico ed è espressione della sua cifra stilistica. La passione per la sperimentazione sonora e le registrazioni in luoghi insoliti costituiscono, inoltre, due aspetti largamente riconosciuti dalla stampa di settore che descrive Aquino come un “esploratore sonoro contemporaneo”; allo stesso tempo, la critica estera ritrova in lui quel particolare tratto italiano che, nell’immaginario internazionale, richiama il viaggio, la creatività, l’estro visionario e la bellezza.
I tour mondiali di Luca Aquino non interferiscono con l’amore che il musicista nutre per il proprio Paese, ma rispecchiano la sorte di ogni viaggiatore per cui alla partenza verso un ignoto che attrae segue sempre un ritorno a casa con nuove preziose esperienze. Nel caso di Aquino, anche con nuove sonorità.
I luoghi del mondo e la loro storia assumono un valore speciale per il trombettista beneventano e rappresentano il nucleo di alcuni tra i suoi migliori progetti. Un esempio è il festival di cui è direttore artistico, “Riverberi”, caratterizzato da concerti nei luoghi solitamente estranei alla musica, sfruttando l’acustica naturale degli spazi e rendendola un elemento centrale delle performance. “Riverberi” è anche il nome che Aquino ha dato alla sua giovane etichetta discografica. Molti degli album del trombettista sono stati registrati in posti inusuali sfruttando le sonorità naturali: “Amam” (2009) è stato realizzato nell’antico hammam di Skopje in Macedonia; “The Skopje Connection” ( 2009) in una chiesa olandese;  “Icaro solo” (2010), con l’uso della sola tromba e dell’elettronica, nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino a Benevento. Ultimo straordinario progetto a sua firma è l’album registrato nel sito archeologico di Petra, in Giordania, in collaborazione con l’Orchestra Nazionale Giordana e con il coinvolgimento dell’l’Unesco Amman Office, della Petra Development and Tourism Authority e della Talal Abu-Ghazaleh Organization – un’iniziativa senza precedenti promossa all’interno della campagna mondiale Unite for Heritage, lanciata dall’Unesco a difesa del patrimonio artistico e culturale dai crimini di tipo terroristico.
 
 
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Intervista
 
Davide
Ciao luca e bentornato su Kult Underground. Ho voluto mantenere intatto il ricco e lungo comunicto che preannunciava il gran bel progetto di “Jazz Bike Tour”, ma ho saputo che prima di iniziarlo, hai avuto problemi di salute…
 
Luca
Ciao Davide, ho dovuto annullare l’intero tour per via di una paresi facciale di Bell che ha bussato alla mia vita il giorno prima della partenza con bici e tromba. Già, il giorno prima, dopo due anni di lavoro e allenamento. Sono trascorsi due mesi e ancora non posso suonare. Sono sicuro che a gennaio ritornerò a soffiare come prima ma con nuove idee.
 
Davide
Una volta ristabilito, stagione permettendo, pensi di ripartire con questo progetto?
 
Luca
Al momento la bici mi è antipatica. Deciderà, quando sarà il momento, la mia tromba se riproporre il progetto o no.
 
Davide
Cosa racconta in particolare attraverso la musica il tuo ultimo lavoro “Aqustico vol. 2”?
 
Luca
Il duo con Carmine Ioanna è ormai consolidato; suoniamo da anni e abbiamo oltre cento concerti alle spalle. Abbiamo registrato l’album in tre ore, senza alcuna prova. È un album jazz a tutti gli effetti, senza alcuna sovraincisione o correzione. È puro, essenziale e racconta verità.
 
Davide
Con questo progetto, anche se finora annullato o rinviato, hai unito tre tue grandi passioni: la musica, la bicicletta, il viaggio. Tre cose che hanno sicuramente in comune… l’aria?
 
Luca
Porto sempre tutto con me. Soffiando narro tutte le mie passioni, ispirato principalmente dal silenzio e dalla natura.
 
Davide
Pessoa scriveva che è in noi che i paesaggi hanno paesaggio e i viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. Chi è dunque Luca Aquino nei suoi viaggi?
 
Luca
In realtà sto vivendo all’estremo questa affermazione. Invece di esser in bici tra le Alpi o tra i fiordi norvegesi, ora sono a casa tra medicine e fisioterapie ma mi sento lo stesso molto vivo e in movimento. Sto ascoltando tantissima musica, mi sto godendo un po’ di riposo, sensazione che ai musicisti manca spesso. Il viaggio interiore è il più importante e forse, senza questa pausa forzata, non avrei compreso appieno i racconti del tour. Pensavo di godermi ogni centesimo di vita e, nel dubbio, avevo scelto la bici al posto di aerei e treni ma forse anche lei andava troppo veloce.
 
Davide
A che punto invece senti di essere arrivato nel tuo ricco viaggio musicale? Quali altri territori ti senti pronto a esplorare ora e in futuro?
 
Luca
Dopo quindici anni di concerti e album, questa pausa darà nuova linfa vitale a qualcosa di completamente diverso; già lo sento. Non vedo l’ora di ascoltare il mio nuovo suono e capire dove mi porterà. Il segreto è seguire, senza compromessi, ciò che hai dentro, con coraggio e dedizione.
 
Davide
Negli ultimi anni mi è capitato di ascoltare diversi musicisti di talento provenienti dall’area beneventana e irpina, e di parlare con loro, come Alessandro Tedesco, Oderigi Lusi, Carmine Ioanna e qualche giorno fa Luca Roseto. Sicuramente dovrei menzionarne altri. Insomma, direi una scena davvero interessante. Tu che la vivi dall’interno, come la descriveresti?
 
Luca
Dario Miranda, Sergio Casale e poi tanti giovani. Uno forte è il sassofonista contralto Federico Califano. A Benevento regnano le manifestazioni di Mastella. Nei festival ti ritrovi sui palchi artisti agghiaccianti, con un passato meno decoroso del loro presente. La scena culturale è in fase discendente ed è difficile che i musicisti che vivono in zona possano trarre spunto per la loro crescita artistica e professionale. Ci sono alcuni locali che propongono validi cartelloni ma è poco, non basta. Io consiglio vivamente ai giovani musicisti di preparare lo zaino e andare a bere altrove. Benevento può aspettare.
 
Davide
“Blue Sky” in chiusura suona come fosse un omaggio a Jon Hassell. Quali sono i trombettisti che ti hanno più influenzato e cosa in particolare ti ha trasmesso il grande Jon Hassell?
 
Luca
Qualche anno fa ho condiviso il palco di Roccella Jazz con Jon Hassell ed è stata l’esperienza più bella della mia vita. Ho ancora dei video amatoriali che ascolto spesso. Il suono della sua tromba è il suono più bello che abbia mai ascoltato. È senz’altro il musicista che più mi ha ispirato. Un artista coraggioso, quasi estremo ma autentico. La sua carriera è strabiliante e l’album “Power Spot”, pubblicato da ECM, dovrebbe essere ascoltato da tutti. Jon mi ha insegnato tanto, soprattutto come gestire le prove che prima invece ignoravo completamente. Ricordo che a Roccella c’era anche Enrico Rava, eravamo tre trombe, e facemmo quattro giorni di prove, alla ricerca del mood giusto.
 
Davide
La transavanguardia teorizzava un ritorno alla manualità, alla gioia e ai colori della pittura dopo alcuni anni di dominazione dell’arte concettuale. La scelta di un disegno di Domenico Paladino in copertina, uno dei principali esponenti della transavanguardia, non è dunque casuale?
 
Luca
Gli album “Icaro Solo” e “Aqustico”  in copertina già ritraevano opere di Mimmo ma per “Aqustico Vol. 2” ne ha realizzata una ad hoc proprio per me e la mia musica. Un grande onore. Paladino è essenziale come Hassell e Brian Eno. Abbiamo parlato poche volte ma ho sempre avuto la sensazione di trovarmi davanti una persona profonda, sensibile,  sincera e dotata di rara umanità.
 
Davide
C’è altro di recente o di prossima uscita per la tua “Riverberi”? Qual è la “filosofia” di base delle produzioni di “Riverberi”?
 
Luca
Riverberi era un festival che poi ho parcheggiato. Ho deciso di aprire una piccola etichetta discografica ed ecco, dopo qualche prova, la prima vera produzione. Io amo i musicisti che suonano in maniera naturale, senza pattern o codici, così come amo i luoghi dotati di suono e storia propria e questo è uno dei motivi che mi ha spinto a registrare quasi sempre in luoghi d’arte, capaci di raccontare e ispirare la performance. Il luogo inteso come un musicista in più. Ho già un artista in mente che vorrei produrre, adatto alla filosofia dei Riverberi. Appena mi riprendo gliene parlo. 
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Luca
Nel 2019 ne riparleremo. Ora devo recuperare.
 
Davide
Grazie e… à suivre.

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