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Grande storia e giochi di ruolo

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Grande storia e giochi di ruolo

La storia non si fa con i "se". Vecchio detto, e sempre giusto: inutile piangere sul latte versato. Del senno di poi son piene le fosse.
Eppure, un "se" davanti a certi avvenimenti, a certe epoche, spalanca vertigini e abissi nuovi di comprensione: non più date e nomi malinconicamente incolonnati e perentori, non più assoluti concetti e ridondanti categorie – Il Medioevo finisce nel 1942! Rinascimento! Classicismo! Napoleone! Stalin! – ma un fluire armonico di forme, figure camaleontiche che cambiano a seconda del punto di vista.
Se la Rivoluzione del 1917 non fosse scoppiata? Sarebbe stato meglio, dice qualcuno: la Russia avrebbe avuto una compiuta democrazia, si sarebbero evitati Stalin, le "purghe", i paesi dell’est allo sfacelo e la rovina dell’economia di oggi. Non è vero, protestano altri: il popolo russo non era pronto per la democrazia, sarebbero rimasti zarismo e repressione, tutto il mondo avrebbe perso un grande sogno, un ideale per vivere e morire… E se il Comunismo fosse sorto in un altro paese, magari l’industrializzata Inghilterra, come Marx prevedeva? E’ possibile immaginare la regina ignominiosamente cacciata, la bandiera rossa issata a Westminster, i compassati "Lords" buttare alle ortiche bombetta e tight e indossare le tute proletarie?
Ma saltiamo a piè pari indietro di duemila anni. Se non fosse finito l’Impero Romano? Forse oggi sarebbe simile alla tanto attesa Europa unita, moderna riproposizione dell’ideale palingenesi universale dell’impero. Perché non è potuto durare, si era allargato troppo, aveva perso la "virtus" originaria, il senso dello stato, della morale tradizionale? E’ impossibile offrire una soluzione.
Ma guardare al passato come a qualcosa di dinamico, un intrecciarsi di possibilità infinite, di infiniti tasselli che si sono combinati in un determinato modo, certo aiuta a capire: E’ importante non subire passivamente le informazioni, ma porsi dei dubbi, degli scenari alternativi, di fronte ad ogni pagina di manuale (e magari anche di fronte ad ogni pagina del giornale…).
Andiamo avanti con i salti e le acrobazie. La Rivoluzione Industriale ha avuto altissimi costi sociali, come la diffusione del lavoro minorile, le condizioni pessime dell’ambiente etc. etc.
Già, ma se non ci fosse stata? Era concepibile uno sviluppo più graduale e armonioso del capitalismo, come in parte è avvenuto in Francia?
E il nostro Risorgimento, Garibaldi, Mazzini e la stucchevole parata di battaglie imparata alle medie? Poteva succedere di tutto, considerati i progetti e le utopie che animavano i patrioti, da un’alleanza rivoluzionaria con gli slavi, all’appoggio dei tedeschi contro l’Austria, all’idea di uno stato governato dal Papa, o federale (A proposito di federalismo: un super-rivoluzionario anarchico come Proudhon era ferocemente ostile all’unificazione italiana, perché "dispotica e repressiva nei confronti delle autonomie locali". Non sembra di sentir parlare un nostro noto rappresentante, che non può venire accusato di simili letture?).
D’altra parte: perché mai un’entità territoriale deve restare unita, separata dalle altre? E se il "sentimento nazionale" semplicemente non fosse mai nato?
Il gioco dei "se" può continuare, se non all’infinito, almeno per il milioncino di anni in cui l’uomo è comparso sul pianeta, anche di più, se volete far partecipare dinosauri e mammuth ( e se non si fossero estinti e girassero al guinzaglio per il centro di Milano?).

Lorenza Ceriati

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