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San Lorenzo Suite

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San Lorenzo Suite

Ballet en 10 scènes pour quatre personnages et pub:
Prélude
Rêverie (Allemande)
Le Pub (Courante)
Artémis et Alphée (Fugue)
Les Amoureux (Sarabande)
Entr’acte
Les Liaisons Dangereuses (Passacaille)
Le Pub (reprise, Bourrée)
Chagrins d’Amour (Loure)
Triste, solitaire (et Final)


Prélude

Due meridiane.
Tata 3.5 cominciò a preparare l’unità abitativa per la sveglia.
Per iniziare, un leggero abbassamento della temperatura ambientale e la diffusione aerosol di essenza di vétiver, vagamente eccitante, per facilitare lo svanire del sonno.
Poi prese a risuonare un raga indicato per predisporre alla ripresa delle attività della giornata. In bagno la jacuzzi cominciò a riempirsi.
In cucina un caffè nero e bollente piano piano gorgogliava nella caffettiera in titanio e ceramica disegnata da Alenitchev. Un print-out di instant-news da provider selezionati apparve sul tavolo della zona lounge insieme a tazze, spremute, cucchiaini, integratori, toasts appena sfornati, eggs and bacon e marmellate biodinamiche.
Il letto a tre piazze, di cui due adesso vuote ma ancora impregnate di profumi e aromi, iniziò a vibrare, applicando un massaggio miostimolante alle ormai riposate membra di un uomo sui 35 anni, in forma smagliante in barba alla pratica assidua di sex drugs and rock’n’roll.
L’uomo si svegliò con un sorriso beato sulle labbra. Hannah e la sua amica avevano avuto il buongusto di filare prima che lui si svegliasse, certo riconoscenti per la profusione di generi di conforto che lui non aveva esitato a dilapidare insieme a loro nel corso della notte. Belle, in gamba e furbe, proprio come piaceva a lui. Già considerava la possibilità di chiamarle di nuovo uno di questi giorni.
Bevve il caffè a mollo nella jacuzzi, poi fece una doccia all’yling-ylang. La perfetta rasatura fu un affare di pochi secondi con il plug-in dedicato. Certo Tata 3.5 era il più costoso soft di gestione abitativa, ma valeva tutti ma proprio tutti i crediti spesi.
Dopo la colazione scivolò nel suo completo di shantung stile Gran Maestro di Zai-Do.Era pronto per la sua serata di lavoro.
Uscì dalla sua unità abitativa, nel più lussuoso blocco del più lussuoso agglomerato di Roma Italia Nord-Mediterraneo.
Fuori non era così appagante come dentro.
Aria pesante come sempre. Le solite nuvole basse e cariche di una pioggia inespressa coprivano quel sole che tutti si ostinavano a credere ancora lì dietro a fondere H in He.
Scrollò le spalle e azionò il dispositivo di meteoregolazione sul bavero della giacca. Chissenefrega del tempo fuori quando il tuo conto in banca può permetterti di avere il miglior personalizzatore di microclima incorporato nello shantung del tuo vestito.
Si incamminò verso gli Studi e gli venne in mente Bea.
Certo sarebbe stato meglio trovare il momento per dirle che tutto sommato era il caso di finirla: dopo tutto erano più di sei mesi che facevano solo finta di stare insieme. Chissà lei che intenzioni aveva.
Mentre così assorto camminava quasi urtò un turista dall’aria spaesata.
– Scusi.
– No è niente però forse può lei vedermi su questa mappa dove piazza Stefano Lavori.
Cercò di non ridere:
– Certo, come no, mi faccia vedermi.
Mentre guardava la cartina stazzonata il turista si spostò impercettibilmente dietro di lui. Il coltello era estremamente affilato e non ebbe difficoltà a separare la giugulare in due tubetti che presero allegramente a zampillare fuori la vita ad una ritmo tale che non riuscì a realizzare granché di quello che era l’ultimo evento significativo della sua esistenza. Si accorse che qualcuno stava urlando che un sacco di gente gli si faceva intorno però strano tutti lassù in alto il turista non c’era più.
Chissà se aveva trovato piazza Stefano Lavori.

Rêverie (Allemande)

Due antimeridiane.
Avete notato come a quest’ora le automoviles che vagolano per la metropoli sono sempre e solo piene di maschietti in uno due o più?
Niente yin solo yang.
Questa città mi deprime.
Era una di quelle notti in cui ti chiedi che ci faccio qui fuori ma una giornata difficile e le pareti invero sottili della tua unità abitativa con vibrazioni appena malsane ti spingono o quasi ti espellono giù nella strada.
E così automaticamente in situazioni come questa certo non nuova dirigevo le estremità deambulanti verso la mia oasi favorita e cioé il Rive Gauche il mio pub di fiducia dove mi attendeva il sorriso caldo delle sue barwomen pandionisiache.
Freddo e pioggerellucula che la notte mi propinava e come poteva essere altrimenti mi facevano aggrinzare i denti protesizzati al carburo di molibdeno benedetto il mio dentista quanti crediti mi aveva sfilato.
I brividi mi facevano vibrare i capezzoli ad un ritmo ellittico da breakbeat ma non me ne curavo troppo mentre i miei stivaletti finto ultimo strillo comprati da un mio cosiddetto amico che campava e bene grazie ai miei acquisti degli oggetti da lui fabbricati o semplicemente ottenuti mediante vari azzeramenti del valore di scambio leggasi appropriazione indebita facevano ciac nelle pozzanghere iridescenti al neon e ai molteplici prodotti chimici raccolti nei cieli industriali su al nord spinti dai venti delle incessanti perturbazioni e portati giù dalle precipitazioni più o meno acide ma non certo psichedeliche nonostante i colori fluocangianti che lasciavano su questi macadams lucidi e pericolosamente scivolosi.
Ero un tipico caso di dissociazione antizen con il corpo da una parte inumidita infreddolita deambulante automaticamente e la mente da un’altra appresso a quella bionda che mi aveva appena mollato dopo un lungo intercorso e pensare che non avevo fatto nemmeno in tempo a chiederle il nome.
Con lei erano state novantottore di fuoco dopo i due eventi che misero a dura prova la mia selvaggia scorza e cioé
uno la scomparsa così ollivudiana di Gionata Neugebaum alla fine dei ben noti incidenti di quella notte lì in cui lei ed io mettemmo a soqquadro il Rive Gauche cioè il mio pub di fiducia vedi l’omonimo racconto pubblicato in questa stessa collana.
due l’incidente diplomatico fra Giappone e Canada innescato dalla sparizione delle tre sferette intravaginali autorgasmiche che sempre quella notte lì il capodelegazione dei giapponesi stava sperimentando insieme alla madre superiora delle suore canadesi.
Gionata se ricordate bene e nonostante il suo nome era una bruna mozzafiato dai fuseaux stretch a mezzo polpaccio completi di caviglia come fresata al tornio e tutto il resto di conseguenza nata nel Lower East Side NY NY da genitori ebrei originari di Trieste ed emigrata qui in Nord-Mediterraneo Italia Roma S. Lorenzo.
Incontrata due volte. Due volte sfrenammo le rispettive libido. La prima volta scomparve subito dopo lo sfrenamento che scoprii dopo mi costò la verginità. La seconda volta cioé quella notte lì al Rive Gauche scomparsa punto e a capo.
Per fortuna la sua amica bionda che era con lei quella seconda volta accettò il mio affetto visto che ne aveva tanto bisogno o forse viceversa non ricordo bene ma allo scadere delle novantottore disse grazie ora sto un sacco meglio se vuoi puoi tenere i miei regali e scomparve pure lei. Strano destino il mio tutte le mie fantastiche donne mi lasciano una dopo l’altra sorridendo incantate.
I suoi erano doni ritualtantrici del tipo in uso nei giri neotrashendy cioé in quella contaminazione di stili trash + trendy + trancendence intesa come meditazione da s/ballo.
Lei mi aveva dato un cinturone borchiato in pelle blu aurora boreale con software dedicato una confezione di profilattici a campo magnetico i più sottili che esistano il codice per downloadare l’ultimo pezzo dei Punkreas che avevamo scoperto essere il nostro gruppo newage preferito.
Io le avevo regalato le tre sferette intravaginali autorgasmiche giapponesi ah sì come per caso me le ero ritrovate in tasca a incidente diplomatico ormai scoppiato.
Per riprendermi dall’abbandono passai una settimana praticando la Procrastinazione Creativa. Cioé dormivo.
Quando invece ero in veglia cosciente la mia mente era come piena del nulla grazie alle mie tecniche di meditazione in pratica pensavo solo a lei. Lei era alternativamente Gionata oppure la bionda a seconda del tipo di meditazione.
Solo oggi ero riuscito a fare un po’ di movimento per provare ad uscire dal torpore.
Con tali stati d’animo a serpeggiarmi nei precordi capirete bene come tirai un sospiro di sollievo entrando al Rive Gauche cioè il mio pub di fiducia.

Le Pub (Courante)

Impatto all’ingresso come al solito percentuale di ossigeno respirabile ridotta al minimo indispensabile luci calde e basse non ero mai sicuro se allo scopo di creare un’atmosfera o per ridurre il numero di crediti da versare alla Società per il Miglioramento dell’Energia musica di tendenza ma rigorosamente fuori moda coperta dal vociare frammenti di conversazioni in delirante contrappunto cento occhi di vari sessi che ti squadrano l’istante sufficiente per capire se sei pericoloso interessante rimorchiabile insignificante per poi tornare a drinks a sospiri ad ammiccamenti più o meno espliciti a parole più o meno coerenti.

Borgland era chiuso e ho dovuto aspettare due ore sotto la tre pinte di Dizzy Dame ultrastrong e quindici pacchetti di guarda quella guarda quella guarda quella vuoi questo soft indian quality molto molto buono compra per tua signora a tua signora fai regalo questo soft ti portare subito dentro Matrice ma che è ‘n pabbe questo senti che musica de mmerda annamo va’ that bloody bastard sold me this shitty stuff shut up you dope everybody understands you here dei flussi migratori che coinvolgono paesi terzi ma in fondo che cazzo di politica vuoi applicare e non essere così banale.

Fendetti la folla muro praticamente impenetrabile così come il Maestro di Sushi inserisce il filo infinitesimalmente sottile del coltello nel vuoto tra uno strato di molecole e l’altro a separare perfette fettine di pesce con gesto ad un tempo artistico feroce e sublime.
Raggiunsi il mio morfosgabello->alcova riservato ahimè quella notte non avevo nessuna con cui dividerlo e mi abbattei affranto sul bancone. Come per incanto Karl cioè il mio barman di fiducia fece apparire la mia usuale pinta di Guinness a rinfrancare gli spiriti del vostro beniamino cioè il sottoscritto. Dopo il primo lungo fresco stimolante giustamente amaro sorso mi guardai intorno.

T’ho detto che non lo voglio e dai così l’ho mollato lì lui a smanettare e io con mica s’è accorto di niente bada senti forse un altro Pink Pussy non lo reggi non è pensabile che il Mercato premi un prodotto già obsoleto tanti auguri a teeee già si trova la beta di bisbigliatore degli occhi minacciosi hai comprato l’ultimo delle Skellettes se t’interessa ho crackato cubase 23.1 comunque la posizione del Governo Unificato del Nord Mediterraneo è pericolosissima se solo pensi a quanti.

Le mie barwomen pandionisiache erano là a spillare a mescere a elargire sorrisi a raccogliere bicchieri vuoti e portacenere pieni. Karl in perfetta simbiosi con il suo scecher intrugliava magnificenti e insidiosi intrugli che i clienti si affrettavano a trangugiare con sovrano sprezzo del pericolo. Estévan Maxim e Schwarz l’apollinea triade del management tutto vedeva tutto muoveva a tutto provvedeva senza parere.
Venditori cingalesi di software pirata per l’accesso alle più nascoste sinapsi della Matrice venivano regolarmente respinti un one-man-show finlandese sprimacciava i tasti del suo palm eseguendo una versione drum’n’bass di Non più andrai farfallone amoroso dalle Nozze di Figaro mentre col gomito attivava procedure di interrupt sull’hard legato alla schiena insieme al sampler quando scuoteva la testa tintinnavano moduli RAM di un Mac G7 da antiquariato i miei amici Johannes e Markus lì da ore non certo dissipate a mantenersi sobri discutevano dei rispettivi meriti delle proprie battute di spirito indirizzate alle amiche delle barwomen pandionisiache che quanto a pandionisismo non scherzavano manco loro.
Il Rive Gauche al suo meglio come sempre. Rassicurante davvero dopo le mie altalene emozionali.
A proposito di altalene bevvi il secondo sorso della mia stout ancora più meravigliosamente lungo fresco stimolante giustamente amaro. Il mood cominciava a risalire ma non avevo ancora voglia di andare a fare concorrenza ai miei amici Johannes e Markus.
Avrei volentieri trangugiato il terzo e ultimo sorso della mia ghingess ah come finisce presto la prima pinta quando qualcuno pensò bene di darmi un paio di manate sul braccio in fase di sollevamento così al solo scopo di richiamare la mia attenzione sulle sue parole Freddo e umido là fuori vero?
Mi voltai verso la voce così dannatamente importuna e fuori tempo ma vidi che proveniva da un fratello.Eh sì un compagno di sventure.
Il tizio vestiva con materiali di recupero come imponeva la moda corrente ma qualcosa nella scelta degli accessori faceva trasparire il mio stesso feeling di nostalgia per una donna. Anche lo sguardo languido da S. Bernardo innamorato sinergizzava a rendere accurato il riconoscimento di tale feeling.
Mi guardava fisso con l’occhio leggermente fuori fuoco di chi ha il cervello perso in mille rivoli di cui solo un paio mantenevano la presa su questo piano della realtà e uno di questi serviva a identificarmi come uno nella sua stessa disposizione d’animo.
Quasi.
Mi mossi a compassione e decisi di rispondergli Sì è vero.
Brutta serata per andarsene in giro.
Già.
Bevve un sorso del suo Freddy Fudpucker il famoso Special che Karl si permette di suggerire ai clienti bisognosi di risalire la china. A giudicare dall’aria che aveva come di galleggiante cullato dalle onde non era certo il primo.
Visto che la conversazione languiva ne approfittai per farmi finalmente il famoso terzo e ultimo sorso. Fine della stout. Non avevo ancora poggiato il bicchiere sul bancone che già era pronta davanti a me la seconda pinta. Ah le mie barwomen pandionisiache! Non per niente il Rive Gauche era il mio pub di fiducia.
Stavo per fare il primo grande sorso del secondo giro cioè il quarto in totale quando il tizio mi smanacciò ancora e mi disse con quel suo sguardo deragliato devo raccontare la mia storia a qualcuno ho l’impressione che lei potrebbe capire.
Oh no oh no no no way man perché proprio a me stavo perlappunto cercando di superare la mia di depressione non farlo è meglio che non me la racconti la tua storia le storie ti prendono e non sai mai dove ti portano così gli risposi OK sentiamo.

Artémis et Alphée (Fugue)

Tutto è cominciato ad una festa di Radio Roll la conosce no?
E come no.
Beh stavo là drink in mano sistemi di puntamento attivati era pieno di fanciulle come dire cioè pazzesche mica riuscivo a decidere con quale lanciare le mie procedure di abbordo. Lei sa come vanno le cose a queste feste tutti puntano tutti.
Sì?
Sì. Insomma la faccio breve stavo agonizzando sulla scelta quando la vedo.La vede?
La vedo.
Chi vede?
Lei. Vedo lei. Per favore non mi interrompa dice il tizio con una certa urgenza negli occhi e poi continuò Alta ma non troppo praticamente come me slanciata un po’ pallida vita stretta sedere disegnato e compatto ma non certo piccolo spalle larghe coi loro bravi muscoletti seni esorbitanti ma proporzionati soda e tosta capelli neri ciocche viola occhi verde basilissa sguardo omicida vestito tubino stretto in polileather blu ultrasottile che come se non ci fosse con piccoli strappi vedo-non vedo sull’ombelico e dietro sulla zona sacro-solconatiche movenze elastoplastiche da sogno.
Riprese fiato. Poi proseguì Allora faccio al mio amico la vedi quella beh io vado fossi in te ci penserei due volte fa il mio amico e perché mai dico io perché è la donna di DJ Max the Groove dice lui io replico ah sì mica sono geloso!
Faccio una risata di cortesia.
Buona eh? è un numero che faccio sempre sa? quasi un marchio di fabbrica ma se solo avessi saputo…
Saputo cosa?
Per favore aspetti insomma in quel mentre lei si volta e vede me ed il mio amico o meglio il mio amico lo sorvola e atterra su me capito? ego pompato al massimo.
Ha detto che era la donna di Max the Groove?
L’ho detto no? ma mi sta a sentire?
Sì sì come no però forse è meglio…
Stia calmo adesso ci arriviamo dov’ero ah già lei mi guarda e dice tutto ha capito? uno sguardo e dice tutto. Allora mollo il mio amico ognuno per sé e così via come si dice faccio un passo avanti e lei uno indietro. Lei va sulla pista sempre fissandomi e io la seguo chiedendomi se magari a missare la tantrance che le casse stavano pompando a mille non ci fosse proprio Max the Groove dopotutto è il DJ più seguito più ammirato più groovy di Radio Roll comunque chissenefrega quando un ombelico ti si rivolge dimenandosi a quel modo.
Mmmhh mmh ammetto io.
Lei ballava come una Urì professionale ogni fremito di carne era un richiamo flessuoso e poi con quel minissimo tubino ma la cosa più irresistibile era che mi attirava e poi mi sfuggiva nascondendosi dietro qualcun’altro correndo via per la pedana per poi fermarsi e inviarmi un altro segnale e io appresso come leone che caccia gazzella o magari lei sarebbe potuta essere Artemide ed io Alfeo fatto sta che abbiamo proseguito a rincorrerci tra la folla in pieno baccanale a quasi afferrarci a tempo di trance io avevo i brividi i capelli dritti sulla nuca dritti come come vabbé ha capito no?
Mmmhh dico io mentre finisco la seconda pinta Karl lancia uno sguardo interrogativo io con gli occhi confermo comparsa della terza.

Les Amoureux (Sarabande)

Alla fine del missaggio col pezzo successivo la raggiungo e l’afferro o si fa raggiungere e m’afferra lei che importanza ha i bacini si incollano e roteano in sincrono africano cosce si insinuano tra cosce attriti tra carni e stoffe sangue pompato a 180 bpm prima agganciamo gli sguardi mentre mani esplorano schiene poi si mescolano i fiati e gli ansimi insomma lo sa come vanno queste cose.
Mmmhh mmh
Io faccio per portarmela via ma lei fa no devo rimanere qui vieni domani pomeriggio a casa mia io dico maddai chi resiste fino a domani io resisto dice lei e così devi resistere anche tu eddai supplico mica puoi mollarmi così c’ho la pressione a mille sì che posso o vieni domani diciotto e trenta Unità Ventisette Blocco Parioli Agglomerato Nord o io a te non t’ho mai visto né ti vedrò mai più.
Che potevo fare e poi una visita al Blocco Parioli Agglomerato Nord m’attizzava già pregustavo il lusso capito? senti posso darti del tu mi sembra che tu stai nel feeling no?
Veramente io non stavo proprio da nessuna parte o meglio stavo con i miei guai così dissi OK va’ avanti.
Il giorno dopo ero lì mezz’ora prima capito? non vedevo l’ora lei mi era rimasta stampata in testa qualcosa di indicibile non mi sembrava vero andavo avanti e indietro sotto la sua unità come uno scemo quando scatta l’ora mi precipito a digitare la richiesta d’ingresso lei apre senza manco mostrarsi a video sapeva già che ero io capito? capito?
Ho capito.
Mi fa entrare aveva addosso si fa per dire un intimo di Aphrodite’s & Devil effetto sconvolgente garantite-o-rimborsate mi mette in mano un First Chakra Bliss e mi porta dritto in camera da letto a quel punto sono rimasto un minimo interdetto perché nell’aria oltre ad aerosol di afrori afrodisiaci come se quel cocktail non fosse bastato nell’aria insomma c’era una musica cioè la musica che si sentiva certo aveva un Tata 3.5 chissà quanto l’aveva pagato era proprio DJ Max the Groove da Radio Roll. Non ci potevo credere però sai m’ha subito agguantato e sbattuto sul futon pneumatico e mica ho avuto il tempo di obiettare qualcosa.

E questo è il pezzo che qualcuno di voi ci ha appena richiesto l’ormai storico rimissaggio del trentennale del brano che sancì lo scioglimento degli Acid Mother Temple continuate a collegarvi così il video sta bollendo buon ascolto con Radio Roll la vostra e-radio preferita.

Lo conosci quel pezzo?
Mmmhh mmh
Beh lei è venuta proprio sul cluster finale sai quell’esplosione sonica.
C’ero quasi anch’io ma lei s’è sfilata mi ha buttato addosso i miei vestiti e mi fa sei uno schianto ma adesso te ne vai.
Stai a scherza’ faccio io
Che coatto sei no non scherzo adesso ti rivesti e sparisci o così o niente torna la settimana prossima alla stessa ora e ricominciamo da dove abbiamo lasciato. Adesso vai vai se mi vuoi bene.

Entr’acte

Si attaccò al bicchiere e scolò il contenuto.Dovetti guardarmi intorno per normalizzare le mie percezioni. Per fortuna il Rive Gauche era ancora là.
Un mugolio dal connotato chiaramente sessuale percorse in quel momento la clientela non maschile a salutare l’ingresso di due manzi megaanabolizzati infilati quasi a farli scoppiare in sottilissimi bodi in tessuto termocromatico.
Erano pieni dappertutto del logo di una famosa multinazionale di diet hashish che infatti erano lì a promuovere cioè a distribuire gratis et amore dei. Furono circondati pressoché istantaneamente da un nugolo di avventrici potenziali clienti che con inequivocabili tremori del bacino lasciavano trasparire desideri non solo orientati al diet hashish della famosa multinazionale.
Il tizio riprese Se mi vuoi bene? m’aveva stregato m’aveva avrei fatto qualsiasi cosa mai avrei pensato che mi sarei potuto ridurre così dopo averla vista solo due volte in tutto mezz’ora ma ormai ero totalmente lesso. Barman!
Si chiama Karl gli spiegai.Karl!
Karl alzò il sopracciglio sinistro squadrò il tizio e gli materializzò un altro Freddy Fudpucker.Però! disse il tizio attaccando quel tiramisù liquido.
È il Rive Gauche faccio io.
Non era Karl? fa lui.
Il pub preciso io.
Rive Gauche?
Rive Gauche.
Bel pub.
Sì.
Non è il mio agglomerato ma mi sa che ci ritorno.
Mmmhh.

Les Liaisons Dangereuses (Passacaille)

Insomma la settimana dopo arrivai e subito digitai la richiesta d’ingresso comparve un messaggio di solo testo che avvisava ho detto diciotto e trenta cazzo dovevo aspettare altri tre quarti d’ora merda merda alle diciotto e trenta mi apre ma cazzo stessa storia stesso intimo quel drink comesichiama First Chakra Bliss ma non c’era certo bisogno di afrodisiaci epperò ancora Max the Groove da Radio Roll a selezionare lo stesso pezzo e poi mi butta fuori come l’altra volta torna fra una settimana.
Capito? è andata avanti così per quasi sei mesi ogni volta eravamo sempre più vicini sempre più una fusione tantrica e poi e poi ora te ne vai che doccia fredda cazzo cazzo cazzo ci stavo male malissimo cioè di merda ma lei era la mia droga non ne potevo fare a meno era come paradiso e inferno non c’è il primo senza il secondo ma che stronzate dico comunque. Pensavo chissà anch’io ero come una droga per lei magari anche lei aveva bisogno della mia presenza della mia energia però perché sempre quel giorno a quell’ora sempre DJ Max the Groove sempre quel pezzo quell’esplosione e poi va a casa se mi vuoi bene.Finché la settimana scorsa non ho resistito e le ho chiesto perché cazzo.

Le Pub (reprise, Bourrée)

Il tizio riprese fiato ma non lo sprecò e inghiottì quel che rimaneva del suo Freddy Fudpucker.Implorò Fammene un altro Karl anzi due altri è veramente speciale.
Karl aggrottò entrambe le sopracciglia guardò me io assentii. Mentre faceva apparire gli altri due mi guardò di nuovo sorrise elusivamente poi mi sbarazzò dei miei bicchieri vuoti e produsse il mio caffè Blue Mountain Special.
Il tizio tracannò uno dei due tumblers bassi e larghi fece una smorfia che gli ridusse la faccia ad una prugna secca della California bevve un sorso dall’altro rabbrividì e riprese.

Chagrins d’Amour (Loure)

Dicevo allora insomma prima che mi buttasse fuori presi il coraggio a cento mani e le chiesi
Ma dobbiamo farlo proprio mentre trasmette lui e poi sempre lo stesso pezzo che dura sempre e solo il tempo di farti venire ma glielo chiedi tu di trasmettere ‘sto pezzo.
Lei mi bruciò Hai fatto la domanda che non dovevi fare ti avevo detto di non chiedere niente mai. Ma ecco oggi hai fatto la cazzata e ormai posso pure risponderti.
Mi buttò come sempre i miei vestiti si infilò una djellaba di lino poi ricominciò
Certo che glielo chiedo io così lui sa che io sto a casa e non c’è rischio che gli capito lì mentre trasmette o meglio mentre si scopa le sue ammiratrici sulla consolle.
Perché lo sai lui è DJ Max the Groove il grande DJ e ha schiere di squinzie di sgarzelle di forosette che lo adorano e vanno tutte lì negli Studi e lui se le scopa tra un pezzo e l’altro rendo l’idea?
Mi fissò come senza speranza che io potessi capire.
E allora io mi scopo te.
Non riuscivo a respirare ero nudo avevo freddo.
Lei continuò L’hai voluto sapere e adesso lo sai.
Io non ero più troppo sicuro di volerlo sapere. Ci volle ancora qualche secondo di silenzi di sguardi scambiati poi realizzai e allora mi sgonfiai come un futon pneumatico bucato dal tacco di uno stiletto.
Contenta tu riuscii a farfugliare infilandomi le mie cose.
Contenta io sì contenta contenta ma ancora non del tutto soddisfatta.
Vuoi che lo facciamo un’altra volta?
Cazzo dici non intendevo quello anzi che è ora che te ne vai ormai è tardi lo sai no che non voglio che rimani qui.

Il tizio tacque mi guardò quasi implorante distolse lo sguardo cercò di focalizzarlo sulle decorazioni del suo drink che Karl improvvisava ispirandosi in genere all’ultimo film che lo aveva appassionato. Alzò il bicchiere come per bere ma vide qualcosa nel liquido che chissà perché gli fece cambiare idea. Posò il bicchiere sul bancone cercò di darsi un contegno e riattaccò

Oggi era il giorno. Giovedì come sempre. Come sempre sono andato come sempre mi fa entrare ma stavolta era vestita normale jeans larghi e sdruciti maglione di lana grezza chissà quanto le era costato autentica lana grezza dio dio dio vestita così mi pareva ancora più sexy e desiderabile più che mai. Mi fa Vuoi un caffè io dico Sì tanto per dire qualcosa.
La casa è in silenzio niente Radio Roll la vostra e-radio preferita niente Acid Mother Temple niente DJ Max the Groove.
Bevo il caffè seduto in cucina È finita vero? chiedo tanto per chiedere
È finita dice lei gli occhi un misto di affetto e compassione incredibile no? ma con uno strano lampo selvaggio.
Mi alzo Va bene tutto OK bambola sono un uomo di mondo le dico ma si vedeva lontano un miglio che non gliela davo a bere. Me ne andai.

Triste, solitaire (et Final)

E poi fuori. Merda merda cazzo cazzo oh come sto come sto male. Cammino invece di prendere la navetta per non dover incrociare lo sguardo con nessuno.
E poi a casa. Gesti abitudinari anestetici un drink una doccia accendo il Mac come al solito mi connetto ed ecco là nero su fosforo.
La notizia era sulle instant-news di tutti i provider.
La realizzazione fu talmente accecante che cominciarono a dolermi gli occhi e poi le tempie.
Correre correre come ho corso.Mi aprì di nuovo ma non mi fece andare oltre l’ingresso. Gli occhi adesso erano esaltati e nascondevano a stento una risata trionfante.
L’hai fatto l’hai cioè aspetta sei stata tu.
Io? che scemo io no di certo è stato un mio amico un mio buon amico. Ma tu sei un uomo di mondo l’hai detto tu capisci le cose al volo starai tranquillo e terrai tutto per te vero? fallo in nome della carne che ti ho dato o se preferisci in nome del mio amico che conosce i tuoi paraggi a memoria non so se mi spiego. Fallo per me amore mio dopo tutto era un puttaniere. Mestiere pericoloso il puttaniere.

Mi mise alla porta.
Scesi quei dodici gradini con tutte le frattaglie annodate e ficcate in gola.
Fuori la notte cominciata da poco era totalmente indifferente il vento si era calmato e così la pioggia era meno amara del solito ma il freddo il freddo restava maledettamente umido. Ho camminato non so come fino a qui al Blocco S. Lorenzo Agglomerato Sud un bel pezzo di strada no?

Il mondo osservò dieci secondi di silenzio tutto Rive Gauche si muoveva al rallentatore.
Non mi venne da dire niente. Il vostro beniamino cioè il sottoscritto era stupefatto.
Poi la vita riprese come sempre.

Russo può procurarti un connettore spinale per gli squid di ultima solito fesso non toccava a te devo ringraziare Emily Jean Melville Little per il plot ma è legale venuto dopo tre minuti la prossima volta mi metto i mutandoni della nonna altro che lingerie ma fammi il piacere legale pronte le mie dodici pinte?

Ormai si era appeso a me non tutti sono in grado di reggere tutti quei Freddy Fudpuckers si sa oltre un certo limite invece di aiutarti a risalire la china raggiungono l’effetto opposto e ti scaraventano più giù di quando avevi iniziato.
Uscimmo insieme.
Di fronte a noi c’era la notte la notte il buio e S. Lorenzo Roma Italia Nord-Mediterraneo in tutto il loro splendore e solitudine peccato per quel pezzo di luna che era riuscito a bucare le nuvole e a rovinare tutta l’atmosfera.
Lui mi stava sempre addosso se no come avrebbe fatto a reggersi occhi a mezz’asta come persi altrove un sorriso contento fiducioso rilassato s’era tolto un peso dallo stomaco e una storia dalla mente.
E che storia una storia da non credere una storia che non doveva essere raccontata.
Non certo al vostro beniamino cioè il sottoscritto.
Proprio oggi che avevo fatto un favoretto alla mia amica Bea.

© Fulvio Savagnone
Scritto a Roma e Potenza, terminato nell’Agosto 1999

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