KULT Underground

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Intervista a Enrico Di Stefano

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Intervista a Enrico Di Stefano

Ciao e complimenti per il tuo piazzamento in classifica in quest’ultima edizione del concorso per letteratura minimale, indetto dalla nostra rivista. Anche se abbiamo già avuto modo di presentarti lo scorso anno, puoi riassumere chi sei e cosa fai nella vita – magari aggiornandoci su eventuali novità di quest’ultimo periodo?

A quelli che non mi conoscono (ovviamente sono la maggioranza) posso dire che ho 39 anni, sono il papà di Beatrice ed il marito di Eugenia. Sono anche un insegnante con una smodata passione per la Fantascienza (ma apprezzo anche il Fantasy e l’Horror). Rispetto allo scorso anno ho da riferire poche (ma buone) novità. Tanto per cominciare, ho intrapreso una collaborazione con il Corriere della Fantascienza. Inoltre, la fanzine della quale sono curatore, Fondazione, ha suscitato prevalentemente consensi. Infine, ho ottenuto buoni risultati partecipando ad alcuni concorsi letterari: 1° al Concorso Nazionale Akery e 2° al Premio Future Shock.

Cosa ti ha spinto a partecipare anche quest’anno, dopo la terza posizione ottenuta in A-DNA? Cosa hai pensato del nuovo tema proposto?

Trovo molto interessante la formula del concorso OttoKappaOMeno. La presentazione in blocco ed in forma anonima dei racconti ai giurati offre a tutti i concorrenti le stesse possibilità di vincere. L’opportunità di essere pubblicati su e-paperback è molto stimolante. Credo molto nel epb: tra pochi anni si pubblicherà tantissimo in questo modo. Fidatevi.

Come è nato Tra le tue braccia? Quanto tempo di ha portato via la stesura?

E’ nato da alcune riflessioni sulla scarsa conoscenza che si ha circa il martirio di alcune minoranze e categorie sociali durante la seconda guerra mondiale. Tutti – giustamente – conoscono l’Olocausto degli ebrei. Pochissimi sono a conoscenza del massacro degli zingari, degli omosessuali e dei portatori di handicap perpetrato dai nazisti. Cose del genere si sono verificate anche in altri momenti della Storia: basti pensare alla persecuzione degli Armeni condotta dai Giovani Turchi. Curiosamente, "Tra le tue braccia" è stato anche ispirato dall’ascolto di un pezzo dei Bluvertigo: "La sua dimensione". Per scriverlo ho impiegato circa mezza giornata, escludendo le revisioni.

Solita domanda: per questa nuova prova hai avuto più "difficoltà" per il limite degli 8192 caratteri o per il vincolo sul tema? E come classifichi questo tuo racconto di quest’anno (horror, fantascienza…)?

Il racconto, che classificherei come una "ghost story", ha un suo equilibrio (spero) che prescinde dalla lunghezza. Non ho trovato nessuna difficoltà; il tema, poi, era assai stimolante e decisamente originale.

Hai dato una scorsa alle altre opere e se sì quali ti hanno colpito in qualche modo? Hai qualche commento da fare su qualcuna delle altre opere inserite nell’e-paperback?

"Movimento nascente" è bellissimo ed ha strameritato la vittoria; mi sono piaciuti anche "Mary – 86" (ma, se ricordi, anche l’anno scorso mi aveva colpito il racconto di Federico Malavasi), "Colonizzazione" e "Giorgio".

Come ti è sembrata la giuria quest’anno? Secondo te il fatto di aver avuto ben quindici giurati è stato un bene o un male?

Mi è sembrata ben assortita e con alcuni nuovi ingressi interessanti. Un numero maggiore garantisce un più ampio "campione statistico". Il responso di una giuria allargata, secondo me, fornisce un giudizio più attendibile.

Quasi tutti i giurati hanno trovato bello il tuo racconto, ma non tutti per lo stesso motivo. Secondo te perché?

"Tra le tue braccia" è un racconto particolare, un monologo recitato da un uomo che ha perso tutto. Forse ha toccato corde diverse nei diversi giurati. Mi sembra che sia stato più apprezzato dagli uomini che dalle donne.

C’è qualche commento sul tuo racconto che ti è piaciuto particolarmente?


Li ho trovati tutti molto interessanti. Mi hanno fatto riflettere, compreso l’unico associato ad un punteggio insufficiente.

E ce n’è uno che invece ti ha messo in difficoltà?

Nessuno. Trovo utilissime le critiche ed io stesso sono piuttosto duro nei confronti dei miei lavori. Personalmente, ad esempio, credo di essere un po’ debole nei finali. Desidero però fare una precisazione: l’uso dei punti di sospensione (ritenuto eccessivo da uno dei giurati) ha una funzione ben precisa nell’economia del racconto. Serve ad esprimere un fluire frammentato dei pensieri, quasi singhiozzante, che si sviluppa in una direzione che conduce, alla fine, all’autodistruzione.

Quest’anno abbiamo avuto meno partecipanti rispetto allo scorso anno. Hai qualche consiglio su come potremmo migliorare l’organizzazione della prossima edizione del nostro concorso?

Il concorso (non prendetela come una sviolinata, credetemi non sono il tipo…) funziona di sicuro. Ma ha bisogno di maggiore pubblicità. I canali non mancano e sono quelli che possono raggiungere un pubblico interessato all’iniziativa: fanzine, webzine e riviste.

Che tema vorresti fosse trattato?


Posso davvero fare una proposta? Direi un tema legato al Fantasy: la maggioranza dei racconti che hanno partecipato alle quattro edizioni dell’OttokappaOMeno, se non erro, erano prevalentemente horror o fantascientifici.

Fondazione. Stiamo seguendo con interesse la crescita (rapidissima) della vostra fanzine… quanto è impegnativo portare avanti un progetto del genere? Com’è nata l’idea di crearla e quali sono state le maggiori soddisfazioni fino ad ora?

La realizzazione di Fondazione è una gran faticaccia. Io sono uno dei due curatori, ma sono anche marito, papà, lavoratore pendolare, fratello maggiore, figlio di madre vedova. Da far paura, non trovate? Infatti la fanzine viene realizzata di notte. Scherzi a parte, Fondazione, all’inizio, voleva trasferire su carta le discussioni sulla Fantascienza che coinvolgevano alcuni amici. Il gruppetto, tanto per capirci, che si ritrovava in libreria o in fumettoteca. In poco più di un anno e con soli tre numeri ha finito per diventare un punto di riferimento per gli appassionati di tutta Italia. Questa è stata la maggiore soddisfazione per me, Claudio Chillemi, Rosaria Leonardi ed Antonio Di Mari (noi quattro rappresentiamo lo "zoccolo duro" della fanzine). Fondazione è tutt’altro che perfetta (e non lo dico per falsa modestia), ma i lettori hanno percepito la passione ed il gran lavoro che ci sono dietro.

Hai avuto modo di seguire KULT quest’anno? Commenti/critiche?


Ho letto tutti i numeri di KULTUNDERGROUND del 2002. La rivista mi piace. Ho un solo suggerimento: inserirei qualche immagine in più. Devo esprimere anche un rammarico: ho scritto soltanto un breve articolo per la rivista e mi piacerebbe collaborare di più. Proverò a dormire di meno (ma questo farà infuriare Eugenia).

Grazie per il tempo che ci hai dedicato… e speriamo di averti con noi anche il prossimo anno…

Grazie anche a voi. Cercherò di esserci.

Marco Giorgini

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