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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Cari amici di Kult, eccoci all’improvviso alle soglie della primavera…ma basta, mi rendo conto di cominciare sempre SUSSURRI con qualche notazione metereologica, d’inverno il freddo e le influenze, d’estate l’afa e le vacanze, mi sembra di essere diventata un telegiornale. D’altra parte, il tempo è importante, anche per chi se ne sta tutto il giorno chiuso nel suo bozzolo davanti a un imperturbabile monitor: non fa piacere spiare dalla finestra un rettangolo di cielo azzurro, le Alpi in lontananza, il rosa del tramonto (forse effetto dello smog)?
Uno scenario ideale per gustare le poesie e i racconti della nostra rubrica: anzi, si potrebbe tentare un esperimento, intervallando lettura e sguardi al panorama, parole e nuvole (credo sia anche il titolo di una canzone), avventure sulla carta e avventure sognate, fantascienza e stelle.
Inutile che mi dilunghi oltre: anche questo mese la carne sul fuoco è tanta, e non si tratta di saldi di fine stagione. Quindi, allacciate le cinture, che si parte.

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Inutile dirlo: come d’abitudine, la prima posizione è occupata da Federico Mori con il suo polposo Benaresyama, giunto al ventunesimo capitolo: dopo il lungo excursus mitologico, torniamo al presente, ritrovando il dottor Blake alle prese con il codice Baphomet, e nuovi imprevisti risvolti dell’azione.

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E’ sempre un’emozione vedere una voce nuova che si aggiunge al coro di SUSSURRI, raccogliendo i pressanti inviti a scrivere, partecipare, collaborare, farsi sentire; è un’emozione, soprattutto quando l’autore ha la freschezza, la complessa arte della semplicità, proprie di Miskin. Pudore è un inno alla poesia senza orpelli, senza trionfalismi; l’autore paragona sé stesso a un artigiano che modella il suo lavoro, e la stessa sapientissima disposizione grafica delle parole trasforma il testo in un disegno, o forse in una scultura, plasmata dalle sue mani.

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L’accumularsi di opere "nuove", di autori che per la prima volta si accostano a Kult, può portare a imperdonabili trascuratezze: per mancanza di spazio, abbiamo dovuto rimandare la pubblicazione di scritti bellissimi come quelli di Enrico Miglino.
Per chi si accostasse solo ora alla rivista, suggerisco di gustarsi i "cavalli di battaglia" di Miglino, dalle poesie in formato SMS ai racconti lunghi, come l’intrigante Francesco, apparso nel numero dell’estate 1998.
Una breve premessa era d’obbligo per presentare il racconto di questo mese, Interno d’ombra, giocato sui toni morbidi e sensuali così cari a questo scrittore, amatissimo dagli "aficionado" della rubrica.
Tutto e nulla accade, nell’atmosfera ovattata di una stanza senza luce. Un uomo, le sue riflessioni, il silenzio caldo e misterioso, l’incontro con una donna senza nome, anzi LA donna, l’eterno femminino sempre inseguito, l’unione che annulla la solitudine e le domande: "il sonno raccolse la sua coscienza adagiata su una certezza, aveva trovato la strada".

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Conosciamo ormai Giovanna Cieri, autrice di poesie intense e nello stesso tempo calibrate e armoniose. L’immenso è un inno all’amore perduto, in cui lo stile piano e colloquiale balza nel finale ad arditi ossimori ("un niente immensamente grande").

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Ancora un nuovo arrivo, e un nuovo arrivo sicuramente molto gradito: l’insegnante Salvo Lo Mascolo ci fa conoscere una storia destinata ai bambini, nata nell’ambito di un progetto sulla "lettura e produzione scritta", avviato in una scuola del Sud. Racconta Lo Mascolo: "alla fine i bambini hanno coinvolto anche noi insegnanti che eravamo i tutor di quell’esperienza, così anch’io, insegnante supplente in quella scuola, mi sono cimentato nelle vesti di scrittore".
In Hole l’autore tratteggia, con poche pennellate, un personaggio bizzarro e commuovente, una struggente vicenda metropolitana vista dallo sguardo incantato e ingenuo dell’infanzia: lo stile è volutamente immediato, irruente, arruffato come la chiacchiera di uno scolaretto.
Un primo tentativo davvero molto riuscito, anche se c’è spazio per crescere e affinare la forma e i contenuti.

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Anche questo mese ritroviamo il funambolico Ettore Fieramosca con la sua galleria poetica dedicata a Roberta. La nuova composizione ripropone i tratti dominanti dell’autore, che ormai conosciamo: lo sperimentalismo formale e grafico, il gusto barocco di metafore e accostamenti fuori dall’ordinario, il piacere di stupire e il divertimento nella disposizione delle parole.

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Brest, una brutta città che pure si ricorda sempre, il porto, una nave che si allontana, la pioggia, una bellissima figura femminile che si dissolve in una nuvola di fumo.
Titti è senz’altro una delle liriche più malinconiche, e più belle, di Matteo Ranzi: i versi cadono dolcemente, scanditi come gocce d’acqua nel bianco della pagina, brevi e assoluti; splendido, drammatico, è il crescendo "parole volate/ bagnate/ uccise/ affondate", e il contrasto del termine "bruciare" con la freddezza del giorno d’agosto e la freddezza del fremito del cuore.

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Certi giorni sembrano allungarsi a dismisura, crescere nei pensieri, annullando lo spazio e il tempo: come in Una tranquilla giornata, sorta di diario interiore in cui ogni momento – la pausa del caffè, l’ora del pranzo, la doccia – si dilata in una dimensione mentale disincantata, retrospettiva, a tratti ironica.
L’autore, che ha scelto il misterioso pseudonimo di Spalla, dimostra puntata dopo puntata di saper padroneggiare la scrittura con sicurezza ed eleganza di stile, senza mai cadere nell’autobiografismo fine a sé stesso.

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Dopo alcuni mesi di assenza, ritroviamo un’altra autrice importante per Kult: Monica Orsini, che con la poetica, breve prosa Domani pioverà un po’ meno ci dona un intenso inno alla natura, nella sua quotidianità e nella sua bellezza.

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Dopo una parentesi distaccata e meditativa, come quella della lirica apparsa lo scorso mese, Raffaella Abbruzzese torna al suo stile abituale, immediato e spontaneo, anche se si nota un maggior impegno stilistico; Sguardi è un ritaglio di vita gradevole e con intuizioni suggestive (il bagliore, lo sguardo che diventa buio, la presenza minacciosa degli altri).
Molto particolare la veste grafica, il corsivo in stile "diario", che spero si possa conservare anche nel nuovo interfaccia di Kult.

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Svelo un segreto: pur avendo già tutti i capitoli de Il risveglio del dormiente, l’opera di Claudio Caridi ispirata alla saga di Star Trek – Next Generation, mi sono imposta di non correre a leggere la fine per potermi gustare le novità mese per mese, come certo fate voi.
E le novità certo non mancano.
Si avvicina per Deanna il momento del terribile rito Klingon, tra allenamenti, batoste e un tentativo di salvarla in extremis; non mancano momenti divertenti, episodi di "colore" come l’incontro tra Riker e l’avido Quark…ma è meglio non anticiparvi troppo. Buona lettura!

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L’augurio finale, ovviamente, è valido per tutte le opere di SUSSURRI.
Approfitto delle righe finali per fare i complimenti a Raffaele Gambigliani Zoccoli, del sito Racconti e Letteratura, che ha appena pubblicato i suoi racconti "su carta": vale davvero la pena di leggerli.
Non mi resta che rinnovare il solito invito a scrivere, scrivere, scrivere: per chi ha già scritto in passato, cosa aspettate a rimettere mano alla tastiera? E per chi non l’ha mai fatto, perché non provare?
Vi aspetto tutti il prossimo mese!

Lorenza Ceriati

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