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Ci sarà la neve a Natale?

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Ci sarà la neve a Natale?

Dipende da dove ci si trova.
Ad un certo punto mi è sembrato un dovere morale verso l’umanità andare a vedere questo film. “Ci sarà la neve a Natale”, insieme con
“Storie d’amore” che non ho visto, erano indicati da diverse settimane come le scelte intelligenti e sofisticate da opporre ai fuochi d’artificio senza andare a spasso nel tempo. Avete già visto Benigni?
Il vostro carnet prevede, ora, un film a scelta tra l’asciutto esordio come regista della scenografa di “Gli amanti di Pont-Neuf” o la molteplice prova cinematografica del collaboratore di Kieslowski, altrimenti non siete degni di attraversare le feste indenni.
Va bene, ci vado. E’ una piacevole “costrizione” ma è pur sempre una costrizione! Sono entrato in sala con la parola “femminista” che mi ronzava fastidiosamente in testa, tanto da sedermi aspettando di vedere una contadinella che massacra a colpi di zappa il rozzo marito oppure diventa sindaco di una importante città parigina tra ali di donne festanti. Niente di tutto questo. Sandrine Veysset firma un film molto agreste, senza musica tranne il rumore dei trattori e della campagna i cui colori sono delicatamente scanditi dal passare delle stagioni. Più si procede con la visione del film, però, più ci si accorge di assistere ad una moderna novella con bambini e galline, scherzi e pericoli, silenzi e voci.
Il film è semplice ed immediato come i personaggi che racconta (o viceversa) e non ci sono estremismi nel raccontare il dolore così come nel raccontare la serenità. Dominique Reymond interpreta la madre di sei candidi ragazzini sottoposti alle continue angherie del padrino che, in qualità di capo della fattoria, li sottopone a lavori pesanti da adulti per poi trattarli da mocciosi negli altri momenti della giornata. Il padrino è in realtà sposato con un’altra donna, anch’ella contadina, dalla quale si reca spesso a dormire per poter condurre anche la sua fattoria. La madre ed i figli sono ben consci della situazione ma lei, soprattutto, non appare sottomessa ma neanche troppo ribelle di fronte ad un marito che sembra accorgersi di lei soltanto dopo pranzo quando le chiede un po’ di compagna.
Sarà la notte di Natale il culmine di una situazione che sembra ormai insopportabile. Lei scende in paese, spende tutti i soldi per un’indimenticabile cena con i figli, dato che il marito è nella sua famiglia “legale”, e poi raduna tutti i materassi nella sua stanza col pretesto di scaldarsi meglio e dormire tutti insieme. I piccoli non conoscono i pensieri della madre e mai li sapranno; sarà una bella nevicata ad interrompere tutto.
I dialoghi ridotti, la mancanza di una colonna sonora che possa fare da traino alle scene, la fotografia diretta e naturale fanno di “Ci sarà la neve a Natale?” un film ostico per un esordiente. La Veysset riesce bene in tutto questo ed anche il suo intento di denudare l’amore materno di inutili frivolezze cinematografiche è ben centrato ma, a mio parere, ci si può aspettare qualcosa di più originale. Il film è costantemente sospeso tra finzione e documentario senza mai decidersi definitivamente lasciandoti indeciso se fosse stato meglio approfondire il piano psicologico del rapporto tra i caratteri del film oppure aggiungere un po’ di emozione, anche appositamente, per coinvolgere il pubblico.
Scopro solo alla fine del film che Sandrine Veysset firma anche la sceneggiatura. Ops!

Michele Benatti

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