“Incontro col comunista”è un romanzo breve composto tra il 1947 ed il 1948. La prima edizione, postuma, risale al 1980. La narrazione è strutturata in due sezioni, suddivise in brevi paragrafi, ed è di stampo diaristico. Il soggetto fu un parte ripreso e riadattato nell’opera teatrale “L’amante di Ilaria”, a cui Morselli lavorò dal 1949 al 1956, e sarà l’idea fondante del successivo romanzo “Il comunista”.
Il testo presenta numerose ragioni di interesse, poiché ospita qualche attestazione della menzogna e una singolare epifania d’un inganno destinato in sostanza a non garantire nessun vantaggio concreto e nessun utile per l’ingannatore, poiché viene originato dalla sua ideologia e non ha altro significato che il rispetto di un ideale.
Milano, anni Quaranta. Protagonista e narratrice della vicenda è Ilaria Bossi, scrittrice borghese, figlia di un grande compositore. Vedova da qualche tempo, dopo anni di freddo matrimonio e scostante attività letteraria, intrattiene una corrispondenza con il figlio Roberto, impegnato sul fronte durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell’ultima lettera, il ragazzo le ha annunciato l’arrivo, nell’ospedale militare di Baggio, di un suo commilitone al quale è particolarmente legato, da poco colpito dalla malaria. Il suo nome è Gildo Montobbio, ha trentacinque anni e non ha parenti al suo fianco: è orfano e il fratello è impegnato sul fronte russo.
Ilaria si presenta a visitarlo per tre volte, nell’arco della prima settimana; nel frattempo, è impegnata nella stesura di una “Storia Breve” da consegnare al suo editore, continua a ricevere lettere dal figlio e s’intrattiene regolarmente nel salotto d’una amica, Francesca, sposata con un tedesco filonazista. Gildo è un individuo singolare, e non tarda ad esercitare il suo fascino: pur essendo un semplice operaio metallurgico ha carisma ed efficace retorica, e discute con passione della sue convinzioni politiche. Approva la guerra agli inglesi perché li ritiene responsabili del capitalismo mondiale, sebbene detesti il fascismo. Inizialmente titubante e riservato, poco a poco presta fiducia ad Ilaria: pur salutandola come nemica, per via della sua classe sociale, apprezza la sua umanità e la incarica di andare in cerca della fidanzata del fratello, Armida.
Ilaria scopre che questa “fidanzata” è in realtà una donna sposata, con tre figli, e s’accorge, durante una visita all’ospedale, che ha una confidenza piuttosto equivoca con Gildo: egli, tuttavia, le assicura di non avere nessuna compagna fissa. Armida svela ad Ilaria che Gildo è un leader del movimento comunista, e che è già stato incarcerato per questa ragione per due volte: inoltre, sembra infastidita dalle attenzioni che lei le rivolge.
Si avvicina la primavera: Ilaria dedica sempre meno cura alla scrittura creativa, e al contempo sempre più si avvicina a Gildo. Il suo editore prova a sedurla; lei, pur non contrariata, rimane fredda, senza spiegargliene le ragioni. Nel frattempo, Montobbio racconta d’esser vissuto in Francia, per anni. La conoscenza tra i due si appresta a trasformarsi in confidenza: Gildo la trova somigliante alla madre, morta alla sua età, si apre raccontandole un segreto episodio di guerra, legato ad un suo amico comunista, inglese, prigioniero delle truppe italiane, da lui stesso dapprima sostenuto e quindi liberato nel nome della comune fede politica e, infine, le domanda di alterare dei documenti per aiutarlo a non perdere l’abitazione. Ilaria accetta di mentire e di dichiararsi come cugina del Montobbio: l’inganno ai danni dello Stato riesce, e Gildo può mantenere il possesso del suo appartamento, una volta uscito dall’ospedale.
È passato circa un mese dal loro primo incontro: Ilaria si accorge di avvertire una sorta di fraternità, nei suoi confronti, turbata tuttavia dalla gelosia per le antiche compagne di Gildo. Incapace ancora di riconoscere la natura dei suoi sentimenti, o forse semplicemente rifiutandoli, sente di tornare ad amare la vita: ricomincia a scrivere, spedisce una fotografia al figlio, si rallegra scoprendo che Gildo adesso la trova somigliante ad una delle sue più care amiche francesi. Inevitabilmente, se ne è innamorata: finalmente la relazione giunge a compimento. Entrambi sembrano molto gelosi uno dell’altra: ma le verità di Gildo continuano a sembrare vacillanti.
Ammette d’essersi sposato in Francia, nel 1936; riceve biglietti anonimi, scritti da Armida, stranamente stizzita dal legame tra i due; sostiene che amare Ilaria significhi una vittoria per il partito, giacché possederla implica affermare una supremazia del proletariato nei confronti della borghesia.
Ilaria nasconde al figlio la nuova relazione: non crede di dovergli svelare d’essere innamorata, e dissimula. Un giorno, i suoi dubbi sulla natura del legame che intercorre tra Gildo e Armida vengono risolti da un accidente: torna a casa in anticipo e li scopre assieme. Si sente ferita e si allontana da lui; tuttavia, poco prima che scada la sua licenza per malattia, al termine dei tre mesi di permanenza in Italia, i due si riappacificano. Gildo le assicura d’essere l’unica donna della sua vita: e rifiuta la sua domanda di adesione al movimento comunista, perché lei è e rimarrà una borghese. Ilaria tenta di far raccomandare il suo amato, perché possa rimanere in Italia: Gildo parte egualmente, per decisione del vertice della segreta organizzazione comunista.
E proprio negli ultimi momenti di permanenza in Italia, prossimo a tornare al fronte, Ilaria lo trova abbracciato ad Armida, in un ultimo, triste congedo.
EPIFANIE DELLA MENZOGNA.
Gildo dissimula spesso: pur ammettendo sin dall’inizio che Ilaria sia una sua nemica per ragioni politiche, solo dopo qualche tempo svelerà d’essere uno dei leader delle segrete cellule comuniste e di essere stato incarcerato in due circostanze; inoltre, nasconde d’esser stato sposato e d’avere una amante stabile. Nel caso della sua relazione con Armida, opera una alterazione: la presenta come fidanzata del fratello, nega d’avere qualsiasi legame amoroso con lei, salvo poi, una volta scoperto, ammettere l’accaduto e giudicarlo episodico. Non inventa mai nulla: altera, dissimula, deforma.
La questione è che si tratta, almeno nella circostanza della relazione con Armida, d’una menzogna in malafede: nelle altre circostanze, d’una pacifica dissimulazione. Sostiene di amare Ilaria perché amarla è un atto politico coerente con la sua ideologia: il proletariato va soggiogando e sottomettendo la borghesia. Lei ne è consapevole e non si oppone: si opporrebbe soltanto se tradita, e di fatto rifiuta per qualche tempo di incontrarlo, quando scopre l’avvenuto tradimento.
Menzogna dominante è comunque la dissimulazione, dovuta al nascondimento della relazione di Ilaria al figlio, e al nascondimento, nonostante il progressivo disvelamento, del passato di Gildo: ma è l’alterazione della verità sul suo rapporto con Armida a mettere in pericolo il conseguimento del suo obbiettivo, l’amare una borghese come fosse un atto politico. Notevole, infine, che per dare sostegno al suo futuro amante Ilaria accetti di dichiarare false generalità per consentirgli di mantenere la proprietà dell’abitazione: l’inganno riesce perfettamente.
APPUNTI.
Il paesaggio è in accordo con gli stati d’animo dei personaggi. Al principio del racconto, scopriamo che il cielo è sgombro e quasi limpido: l’analogia con lo stato d’animo della protagonista, vicina ad innamorarsi, è evidente.
Il narratore, intradiegetico e onnisciente, s’esprime in prima persona.
La storia si svolge nell’arco di tre mesi: episodici i richiami alla giovinezza di Ilaria e al passato di Gildo.
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Guido Morselli(Bologna, 1912-Sasso di Gavirate, 1973), narratore e saggista italiano.
Guido Morselli, “Incontro col comunista”, Adelphi, Milano, 1980.
Il libro è stato composto tra il 1947 e il 1948.
Per approfondire.
(a cura di) Borsa, Elena; D’Arienzo, Sara(1998) “Guido Morselli: i percorsi sommersi – Immagini, manoscritti, documenti”, Interlinea edizioni, Novara, 1998.
Consigliata la lettura del saggio dedicato a Guido Morselli ospitato in:
Giuseppe Pontiggia, “L’isola volante”, Mondadori, Milano, 1996.
Fondamentale:Guido Morselli, “Diario”, Adelphi, Milano, 1988
Il “Diario” ospita frammenti composti tra 1938 e 1973.