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La fuga del signor Monde – Georges Simenon

3 min read
Traduzione di Federica di Lella e Maria Laura Vanorio
Edizioni Adelphi
Narrativa romanzo
Collana Biblioteca Adelphi
Pagg. 154
ISBN  9788845925528
Prezzo Euro 17,00 

 

L’ebbrezza della libertà 

Perché Norbert Monde, titolare della ditta di intermediazione ed esportazione Monde, sposato, padre di due figli adulti, una posizione economica invidiabile si è allontanato da casa senza lasciare traccia? Non si tratta di un personaggio di Chi l’ha visto, di un uomo depre4sso e sfiduciato che compie un gesto senza saperne il motivo, anzi lui è ben consapevole, tanto che di quando se ne va Simenon scrive “ Non ebbe incertezze, si potrebbe dire che non ebbe bisogno di decidere, anzi non ci fu niente da decidere.”.
Il tema della fuga non é nuovo all’autore belga e già si è visto in qualche altra sua opera, ma in questa  costituisce il nerbo, è l’argomento di cui si tratta. Per il signor Monde non è tanto una fuga, ma una ribellione a una vita ripetitiva che nel trascorrere nel tempo (non è un caso quindi se prende il volo nel giorno del suo quarantottesimo compleanno) diventa di una monotonia assordante, tanto che questo modo di esistere, stabilito da altri, dalle convenzioni finisce con il diventare insopportabile.  Iniziare a percorrere una strada senza sapere dove andare, liberarsi dai laccioli di una vita costellata di responsabilità e di doveri familiari è forse un sogno che qualche volta nasce, magari solo per un momento, in ognuno di noi, ma provare l’ebbrezza della libertà resta sempre un desiderio, nascosto in una piega dell’animo, e che di tanto in tanto fa capolino, subito ricacciato sul fondo dal timore dell’ignoto, da un’innata preferenza a un certo non esaltante rispetto a un incerto oscuro.
Monde cambia i suoi vestiti e se potesse cambierebbe anche il suo aspetto fisico, va alla stazione, dopo aver prelevato in banca un bel malloppo, prende un treno per il sud e via, che la vita cominci. Va in Costa Azzurra, cambia nome, conosce una donna e s’accompagna, trovano entrambi lavoro in un locale notturno che è anche un casinò. Come é bello iniziare una nuova vita, rinascere in effetti dopo aver troncato i ponti con il passato! Ma il passato ogni tanto ritorna e infatti una sera se lo ritroverà davanti in modo del tutto inatteso. Non si può sfuggire al proprio destino, la libertà assoluta è solo un’utopia, ma Monde  è diventato un’altra persona e ora può permettersi di guardare gli altri negli occhi con una serenità disarmante.
Non aggiungo altro, se non che ci troviamo di fronte all’ennesimo capolavoro di Simenon.
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».

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