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Intervista con Vera Di Lecce

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Nell’attesa a marzo del singolo di lancio del suo nuovo album, appena prima della sua partecipazione agli showcase New Colossus a New York e SXSW in Texas, Vera ci regala una cover dei Joy Division, Heart and Soul. La band, come racconta l’artista, è stata parte fondamentale della sua formazione musicale adolescenziale.
La lotta tra giusto e sbagliato, tra cuore e anima, si avvicina molto alla battaglia contro i demoni che vengono rappresentati nei singoli precedenti da Vera. Uno dei due brucerà.

Vera Di Lecce è una cantante, producer e performer pugliese, di base a Roma.
Figlia d’arte, Cristina Ria e Giorgio Di Lecce sono stati attori di teatro sperimentale e ricercatori nell’ambito della tradizione salentina, inizia ad essere conosciuta come voce femminile e danzatrice del gruppo di world music Nidi d’Arac.
Dopo diversi anni nella band intraprende una carriera solista sperimentando con voce e chitarra elettrica in loop e pubblicando un primo EP autoprodotto (Heavy Butterflies, 2012) e un LP (29 Seconds, 2015) al fianco di Martyn Heyne (Efterklang), uscito per l’etichetta romana Eclectic Productions.
Apre i concerti di Anna Calvi, Balmorhea, Lisa Germano, Shannon Wright, Afterhours e Kaki King e partecipa agli spettacoli di Arakne Mediterranea.
Nel 2017, escono i singoli “Mirror”e “30 Tree”, prodotti da Boris Wilsdorf nell’andereBaustelle Tonstudio di Berlino. Il sound accoglie contaminazioni elettroniche e collaborazioni con diversi musicisti della scena sperimentale italiana ed europea.
Entra a far parte della band di Cesare Basile durante il tour del 2018, che prevedeva un concerto al Primavera Sound di Barcellona.
Il 2020 segna l’inizio di un percorso di produzione autonoma, con la pubblicazione del singolo “Visarga”, concepito per la compilation Klaustrophobie, firmata Klang Roma. Segue l’EP “Fragments”, co-prodotto con gli Entropia, duo storico dell’elettronica italiana, in cui Vera canta i versi della poetessa Saffo in versione inglese.
“Painfall”, il singolo uscito a febbraio 2021, è il primo lavoro per l’etichetta americana Manimal Vinyl, che ha pubblicato album di debutto di Bat For Lashes, Warpaint, e molte altre uscite esclusive che vanno da Asia Argento a Yoko Ono.
La sua ultima collaborazione invece, è il brano “Let’s get obsessed with reason”, creato a quattro mani con Plaster, e inserito nell’album “Blends”, uscito a marzo per Eklero.
“Shellbone” è il secondo singolo uscito per Manimal Vinyl, seguito da “Truth”.
Vera ha scelto di mescolare elementi tradizionali, sia propri (Salento) che di altri popoli, nella sua musica e performances, essendo cresciuta in una famiglia di attori di teatro che spesso lavoravano con artisti provenienti da tutto il mondo. L’elettronica, che rappresenta il presente e il futuro, è il collante che rende il suo progetto originale e accattivante.
Ha partecipato a Linecheck 2021, all’interno del programma PUSH di Italia Music Export e poi è stata ufficialmente selezionata per due showcase festival, SXSW 2022, ad Austin, Texas, e New Colossus, 2022 a New York.

Intervista

Davide

Ciao Vera. Nell’attesa del tuo nuovo album, dopo l’extended play “Heavy butterflies” del 2012 e “29 seconds” del 2015, unico tuo long playing ad oggi, hai rilasciato negli ultimi anni solo singoli e un ulteriore E.P. con gli Entropia, “Fragments”. Al di là della tendenza oggigiorno di privilegiare l’uscita di pochi brani alla volta, meglio se singoli, c’è stata una tua ragione precisa nel centellinare le tue uscite?

 

Vera 

Potrebbe sembrare un’adeguarsi alla tendenza contemporanea che predilige singoli a dischi, tuttavia il mio percorso si discosta da questa corrente. Le mie pubblicazioni seguono una ricerca personale di suono e messaggio che prevede una coerenza di fondo. Per cui prima di lanciare un nuovo LP, ho lavorato a lungo per arrivare ad un concept che mi rappresentasse integralmente.

  

Davide

È uscito ora il tuo nuovo singolo, una tua versione di “Heart and soul” dei Joy Division. Perché hai scelto questo brano in particolare, come hai voluto rivisitarlo e perché lo hai scelto come anteprima del nuovo imminente album?

 

Vera 

Ho voluto completare la narrazione già iniziata mesi fa, con una cover, perché percepivo una vicinanza tra le due battaglie. Una è quella descritta da me nei singoli usciti di recente, ovvero la lotta tra noi stessi e i nostri demoni (Painfall, Shellbone e The Truth) e la seconda è quella di cui si parla in  “Heart and Soul” dei Joy Division: uno dei due brucerà. 

Per quanto riguarda l’arrangiamento, mi sono affidata agli elementi che solitamente scelgo per le mie composizioni: drum machine, synth, voci “effettate” e in questo caso anche chitarre distorte. Ho cercato di rispettare l’atmosfera originaria del pezzo, apportando alcune modifiche su suoni ed estensione delle parti. Ho deciso di lasciare un cantato semplice ma a due voci, per enfatizzare il contrasto tra “cuore e anima” come se parlassero l’una sull’altra in un intreccio continuo.

 

Davide

Cosa ci puoi anticipare in merito all’album?

 

Vera

Come dicevo, il concetto principale dell’album sarà il confronto. Ogni canzone rappresenta un demone diverso contro cui  combatto, trasformandomi nello spirito stesso e rigenerando la mia essenza con la sua sconfitta, fino ad arrivare ad un’ultima danza, in cerchio. Una danza con questi demoni che non sono altro che rappresentazioni di me in realtà parallele, che possono però unirsi e vincere attraverso l’amore.

 

Davide

Lasciati i Nidi d’Arac, come si è sviluppato il tuo percorso solista e di ricerca dal 2012 ad oggi, attraverso quali tappe fondamentali? Qual è oggi il tuo modo di approcciarti alla creazione di un brano rispetto a dieci anni fa?

 

Vera 

In realtà ho sempre composto musica partendo da arpeggi o melodie con la chitarra. Ad un certo punto mi sono sentita pronta a condividerla, e ho iniziato ad impostare i live con chitarra elettrica e loop station: creavo loops di voce che diventavano ritmiche, sulle quali cantavo e suonavo temi o ulteriori incastri di loops. Il risultato era un ascolto e un concerto molto intimo e raccolto, opposto alle mie produzioni successive. Dopo il 2015, ho iniziato a collaborare con musicisti e producers di musica elettronica, e da qui sono nati i singoli Mirror e 30 Tree. Dal 2020 ho iniziato a produrre io stessa le mie “atmosfere elettroniche” sulle quali cantare, partendo da drum machines e sintetizzatori, plasmando le mie idee musicali su stratificazioni più complesse, che in questo momento mi rappresentano di più.

 

Davide

Oltre ai Joy Division, quali altri artisti o artiste e gruppi sono stati fondamentali nella tua formazione musicale? 

 

Vera 

Moltissimi. A partire dalla musica tradizionale, alla world music fino a Jazz, musica classica e cantautorato, per arrivare all’elettronica in tutte le sue forme. Pink Floyd, Bjork, Radiohead, Patti Smith, Beck, Bauhaus, Cure, Sonic Youth, Massive Attack, Portishead, Fever Ray, Mùm, Daft Punk, PJ Harvey, The Chemical Brothers, Aphex Twin, sono solo alcune delle mie influenze principali. Mi piace mescolare i generi e provo a creare una sintesi musicale personale, e anche se difficile, lo trovo molto stimolante.

 

Davide

A volte la tua musica e la tua vocalità mi ricordano Danielle Dax o Vanessa Daou, ma anche Elizabeth Fraser in un tuo brano come “Painfall” (che non so bene per quale preciso motivo, mi ha rievocato “Teardrop” che cantò con i Massive Attack). Che cos’è per te la voce, cosa il canto tra te e l’ascoltatore ideale?

 

Vera 

Innanzitutto grazie per il complimento, adoro Elizabeth Frazer. Per me la voce è sempre stata uno strumento, e attraverso i miei pedali vocali, spesso la “trasformo” in onde distorte, theremin o sintetizzatori, questo accade anche durante la produzione dei brani, in alcuni momenti non se ne riconosce assolutamente il suono. Per il canto, cerco di rimanere fedele al mio timbro, anche cantando in inglese, e a volte mi piace lasciare che si percepiscano alcune inflessioni che ricordano i canti popolari. L’ascoltatore ideale per me esiste nel momento in cui si crea una connessione tra la mia arte e la sua anima.

 

Davide

La musica può dare i brividi.  Alcune ricerche hanno dimostrato che, quando si ascolta un pezzo che ci risulti particolarmente piacevole, la corteccia uditiva comunica più intensamente con le aree implicate nel riconoscimento emotivo e con il circuito della ricompensa. Ci sono dei brani capaci ancora di darti dei brividi nel riascoltarli? Qual è stata la prima, quale l’ultima canzone, o anche musica strumentale, che ti hanno dato dei “brividi” musicali?

 

Vera

Ho sempre ascoltato diversi generi musicali, e sì, posso citare alcuni brani che hanno segnato il mio percorso musicale, e che mi emozionano tutt’orai primi che mi vengono in mente:

 

Ly O Lay Ale Loya dei Sacred Spirit, da piccola, mi ha fatto scoprire la world music

Us and Them dei Pink Floyd

All we ever wanted was everything dei Bauhaus

How to disappear completely dei Radiohead

Everybody’s Got to Learn Sometime nella versione di Beck

Shadow of a Doubt dei Sonic Youth

Joga di Bjork

Teardrop dei Massive Attack

The Rip dei Portishead

If I had a Heart di Fever Ray

Pepper-Tree dei Cocteau Twins

By This River di Brian Eno

All of me di Billie Holiday 

 

Davide

Se Dio non avesse avuto canzoni da farmi cantare, io non avrei cantato nessuna canzone. Le canzoni vengono da Dio, tutte”, così in Bob Marley. Da dove vengono invece le tue canzoni, da quale tuo bisogno personale, da quale principio o ispirazione e verso quale fine o aspirazione?

 

Vera 

Per me fare musica è una necessità fisica. Ho bisogno di esprimermi artisticamente e condividere le mie composizioni con il mio pubblico. Vedo la musica come rituale collettivo, dal disco al concerto, è un momento per entrare in contatto col divino, e probabilmente parte dal divino. Nei miei testi parlo di connessione con sè stessi, con l’altro, con il passato e il futuro, parlo di ricerca interiore, automiglioramento, con l’intento di creare una maggiore comprensione nella comunicazione e nell’incontro con “l’altro da sè”.

 

Davide

A marzo sarai dunque negli States per suonare a Austin e New York? Ci sono altre date in preparazione per venire ad ascoltarti e vederti dal vivo?

 

Vera

Sicuramente a Maggio presenterò il disco con alcune date italiane, e poi si vedrà. Spero sinceramente che ci siano le possibilità di ripartire, dopo questo periodo difficile. La musica è nutrimento, e ne abbiamo bisogno più che mai.

 

Davide

Grazie Vera e… à suivre…

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