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Don

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Don
gioco per 3-6 persone
Autore: Michael Schacht
Editore:
Queen Games

Che cosa trovate dentro la scatola(ina) di questo gioco? Un mazzo di trenta carte e un certo numero di gettoni di plastica (grossi, arancioni e con delle scanalature per impilarli facilmente). Il nome e i quartieri descritti sulle carte dovrebbero richiamare l’atmosfera della Chicago anni ’30 di Al Capone e di Don Vito Corleone, in realtà è difficile applicare una qualunque ambientazione a questo gioco, che rimane sempre ad un livello decisamente astratto.
Ad ogni giocatore viene affidata una dotazione iniziale di gettoni, con i quali dovrà aggiudicarsi le carte in un asta organizzata in questo modo: le carte vengono mischiate e proposte in lotti che vanno da una a tre (per ricominciare poi da una), ogni giocatore, in senso orario, può rilanciare l’offerta del giocatore precedente o abbandonare; quando rimane solo un giocatore in lizza, questo prende tutte le carte del lotto e paga la posta.
Ogni carta riporta una cifra (da zero a nove) e un colore, scelto tra i sei colori possibili, per cui ci sono tre carte per ogni cifra e cinque carte per ogni colore. Lo scopo del gioco è quello di ottenere alla fine della partita il maggior numero di carte dello stesso colore, detto in questo modo potrebbe sembrare un gioco banale, ma le aste alle quali partecipano i giocatori devono sottostare a due semplici regole: non si può puntare un numero di gettoni in cui compaia una cifra presente tra le carte già acquistate, e i gettoni pagati vanno al giocatore che ha il maggior numero di carte che riporta la cifra delle unità dell’importo pagato.
Facciamo un esempio: se io ho già comprato le carte 2,3,5,7 e 8, per il prossimo lotto potrò puntare soltanto 1,4,6,9,10,11,14,16,19, mentre tutti i valori compresi tra 20 e 39 sono vietati per la presenza del 2 e del 3, ma di solito è difficile salire oltre i 20-25 gettoni come puntata; da qui risulta chiaro che le carte che riportano la cifra 1 dovranno essere evitate come la peste e acquistate solo se servono veramente (magari se fanno parte di un lotto interessante oppure alla fine, per completare una serie dello stesso colore), altrimenti precludono ad un giocatore tutte le puntate che vanno da 10 a 19. Chi sbaglia (anche se si corregge immediatamente) deve ritirarsi dall’asta in corso e mettere un gettone nel piatto.
Facciamo un altro esempio: se Alfonso ha le carte 2, 3, 4 e 6, Barbara la carta 4 e Carlo le carte 4, 6, 6 e 7, quando vengono pagati 12 gettoni per un lotto, questi vanno ad Alfonso (per la regola precedente, Alfonso non potrà mai puntare 12). In caso di parità i gettoni vengono divisi in parti uguali e le eccedenze vanno nel piatto, che verrà aggiunto all’importo da distribuire alla fine dell’asta successiva. Nell’esempio precedente, se vengono pagati 6 gettoni, questi andranno tutti a Carlo, mentre se ne vengono pagati 14, ne andranno 4 ad ogni giocatore, e 2 verranno messi nel piatto.
Tutto qui, quando sono finiti i 15 lotti di carte vengono assegnati i punti per i gruppi di carte dello stesso colore, più due punti per chi è rimasto con più gettoni, e chi ha più punti vince.
Il meccanismo è semplice ed elegante, e la prima partita a questo gioco non si rifiuta mai. Ma la sua semplicità lo rende anche un po’ meccanico e, a lungo andare, poco divertente; sono dell’opinione che l’autore, avendo trovato tre regole che si incastravano perfettamente tra di loro, abbia evitato di aggiungere qualsiasi cosa che avrebbe potuto complicare il gioco. A mio parere manca un secondo livello di strategia che aggiunga un po’ di imprevedibilità nella conduzione della partita: ad esempio, si poteva aggiungere una regola per influenzare le puntate altrui o per intervenire sulle carte già acquistate. Poi i lotti da tre carte all’inizio del gioco possono dare un vantaggio notevole a chi se ne impossessa, quindi si potrebbe modificare l’ordine dei lotti, magari mettendo prima 5 lotti da una carta, poi 5 da due e infine 5 da tre.
In ogni caso è un gioco che costa poco (volendo ve lo potete anche costruire da soli) e ha un certo fascino. Se vi piace l’atmosfera delle aste e i meccanismi di precisione, allora Don fa sicuramente al caso vostro.
"Baciamo le mani…"

Andrea Nini

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