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Un giardino per l’arte

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Un giardino per l’arte

Sabato 29 giugno stavo passeggiando per Carpi quando, dovendomi spostare da viale Carducci a via Pio, ho notato che il giardino della pretura, dietro l’abside della “Sagra”, era aperto ed accessibile al pubblico. Ho subito approfittato della scorciatoia ma, appena entrato, mi sono fermato stupito: il giardino era completamente pulito e dal praticello verde spuntavano varie chiazze colorate di notevole vivacità. Poi, guardando meglio, ho notato, sempre sul prato ed in mezzo agli alberi delle sculture, delle fotografie e dei dipinti, alcuni piazzati su dei cavalletti ed altri immersi nella natura e fissati sui rami degli alberi. Infine, sotto il porticato di fianco all’abside, il tocco finale: alcune opere realizzate con tecnica mista sfoggiavano le loro insolite forme, valorizzate dal contrasto con la nuda pietra del muro che le sorreggeva.
Ed ecco che d’un tratto ho capito: il giardino della pretura era diventato per quel fine settimana Un giardino per l’arte. Questo è il titolo dell’allestimento che un gruppo di sette artisti carpigiani ha organizzato il 29 ed il 30 giugno con il patrocinio del comune di
Carpi. Ero quasi stupito: un così suggestivo angolo di Carpi, sempre chiuso al pubblico, finalmente valorizzato dall’esposizione di opere d’arte. Approfittando della bella giornata, in cui il sole era accompagnato da un leggero venticello fresco, ho cominciato ad assaporare il fascino che queste opere, come fiori spuntati dal giardino, emanavano.
Danilo Baraldi ha presentato una serie di fotografie intitolate
Frammenti domestici, foto in bianco e nero rappresentanti ingrandimenti di parti di oggetti di uso comune. In particolare l’autore ha considerato oggetti ormai svuotati del loro significato, come confezioni ed etichette di prodotti alimentari, rivalutandone il loro valore attraverso una ricerca formale sui chiaroscuri.
Franca Casarini ha invece compiuto una ricerca sullo spazio e sul tempo, organizzando un allestimento in cui alcuni dipinti erano contrapposti a fotografie per creare l’opposizione tempo antico/tempo reale. Le opere sono intitolate Il gesto nel tempo/Il gesto nello spazio e La memoria è senza tempo/La memoria è senza spazio e sono state magistralmente piazzate sui rami di alcuni alberi come se fossero uno spontaneo frutto della natura.
Poi un’autrice ormai nota, anche fra i lettori di KULT, Anna Ferrarini che ha dato mostra del suo indiscutibile talento presentando una serie di opere con tecnica mista di cui una già precedentemente premiata a una collettiva tenutasi a Borgoforte i primi di maggio. Anna ha presentato le sue opere col titolo di Oltre la superficie, opere con le quali compie una ricerca su spazi e colori che va oltre la semplice realizzazione grafica.
Giuliano Fregni ha invece esposto Ritratti, una serie di suggestivi dipinti su tela, caratterizzati da un forte impatto cromatico.
Maria Montanari è stata invece l’autrice di Comunione tra gli esseri, opere costituite da rettangolini di acciaio saldati in forme estrose su cui sono stati fissate foglie di loto abilmente dipinte sulla superficie.
Paolo Ramponi ha presentato alcune fotografie a colori con cui ha voluto ritrarre la realtà mentre stava camminando: sono scorci dinamici di vivere quotidiano.
Ultimo ma non per questo meno importante Maurizio Setti che ha presentato una serie di opere con tecnica mista intitolata Geografie irrequiete. Egli definisce le sue opere “collages” di materiali diversi, specificando che spesso questo termine è impropriamente sminuito, mentre rappresenta al contrario una importante tecnica espressiva.
Questo allestimento ha dimostrato come un tocco di colore, accompagnato dalla determinazione degli autori, possa enormemente stimolare la cultura e l’amore verso l’arte.
La mostra non è stata presentata in maniera canonica: non sono i visitatori che si recano sul luogo dell’esposizione per guardare le opere, ma sono gli artisti che presentano la loro produzione a tutte le persone che passano, anche casualmente, nel luogo dell’esposizione: un sistema che sicuramente contribuisce a formare nella gente un certo gusto artistico.

Thomas Serafini

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