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Il ritorno dell’angelo

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IL RITORNO DELL’ANGELO

Erwin ‘Gabriele’ Nebengorod è ricercato, senza troppa convinzione, dall’Interpol per i fatti di sangue causati dai suoi fedeli. Gabriele
Nebengorod era infatti il capo carismatico di una setta neocristiana con base nel Wyoming che recentemente aveva attraversato un momento di follia collettiva che aveva richiesto l’intervento della Guardia
Nazionale.
A noi giunge la voce che dopo essere riparato in Svizzera, dove ha un patrimonio ingentissimo (decine di migliaia di sterline-oro), si trova ora nella Repubblica Dominicana, nella capitale, all’Hilton.
Se non abbiamo conti personali da ripianare, qualcuno ci incaricherà di farlo per lui.
La sostanza è quella di bloccare e arrestare Gabriele Nebengorod prima che riguadagni ascendente e si metta a capo di altri pazzi.
Trovare Gabriele Nebengorod nella Repubblica Dominicana sarà facilissimo: tutte le informazioni sono giuste. Arrestarlo, invece, impossibile. Lui infatti è armato e spara finchè non lo uccidiamo. Ora la missione è finita, salvo, forse, se vogliamo recuperare il numero del conto che custodisce il tesoro in Svizzera. Accertarsi che venga fatto. Ritiriamo comunque la taglia.
Tutti gli indizi (biglietti nel portafoglio, lettere nella valigia, i posti dove va se lo pediniamo) portano prima a un negozio di roba sacra (statue cattoliche, vevè voodoo, teste impagliate e altre curiosità della tradizione locale), poi ad Haiti, oltre confine, a
Todos los Santos da Jean-Antoine Lamisè, un potente bokkor locale.
Infatti il vecchio venditore fungeva da intermediario tra Gabriele
Nebengorod e Jean-Antoine Lamisè, di cui comunque dice tutto il male possibile: è circondato dagli spiriti, fa la magia con entrambe le mani, ruba le anime, è crudele e sanguinario. Non sa dire di più degli affari tra Gabriele Nebengorod e Jean-Antoine Lamisè se non che trattavano di un’anima. Jean-Antoine Lamisè è già ripartito verso il suo gagà.
Traversiamo il confine illegalmente (legalmente è impossibile) in una zona di miseria disperata presso una palude malsana (corrompiamo le guardie, ci travestiamo da tagliatori di canna o tagliamo per la palude). Il gagà di Jean-Antoine Lamisè non è distante.
Jean-Antoine Lamisè è circondato da una guardia del corpo di Ton ton macoutes, sbandati dopo la caduta di Baby Doc, nonchè da seguaci ed accoliti. Vive in una capanna di legno tenebrosa e minacciosa al centro del villaggio di Todos los Santos; convive con molte donne.
Avere udienza da Jean-Antoine Lamisè secondo l’odioso sgherro capo dei
Ton ton macoutes è impossibile, mentre discutiamo o insistiamo esce
Jean-Antoine Lamisè. Sa già chi siamo e cosa vogliamo. Dice solo che
Gabriele Nebengorod è morto e del codice del conto in Svizzera non sa nulla. Poi rientra; non risponde.
Per avere risposte c’è da aspettare: “Jean-Antoine Lamisè sa tutto, bisogna attendere”. Le guardie del corpo ci tengono d’occhio. C’è povertà dappertutto.
Adesso qualcuno di noi è perseguitato da incubi (serpenti con faccia di Jean-Antoine Lamisè, Gabriele Nebengorod che torna a ammazzarci tutti, …) in conseguenza dei quali sta male davvero; altri si ammalano come di malaria o TBC (cosa possibile ma improbabile), poi il primo che si stacca dal gruppo viene attaccato a colpi di machete da un tagliatore di canna “cavalcato da Baron Samedi”. Pare sia un incidente normale.
Intanto l’attesa dura giorni.
Quando stiamo male davvero una mulatta ci indirizza da una mambo che sa guarire, Zulema; si trova a Colonia Soares, tre giorni di cammino da Todos los Santos. Zulema non può fare niente per noi: siamo sotto il potere di Jean-Antoine Lamisè che è un bokkor troppo potente. “Però posso fare qualcosa per la vostre risposte: andate alla baia oltre la palude di Todos los Santos col la bassa marea il giorno giusto”. Il giorno giusto avremo un segno.
Gli incubi si aggravano e riguardano tutti ormai, soffriamo di febbri malariche.
Arriviamo e c’è agitazione a Todos los Santos, i Ton ton macoutes ci sbattono fuori: c’è la processione del Patrono. Il Patrono è
S.Gabriele e ci sembra di vedere Gabriele Nebengorod nella folla
(abbacinazione). Aggiungere altri segni se non capiamo.
La bassa marea è di sera. Ci sono Jean-Antoine Lamisè e i suoi sgherri; attracca un piroscafo; sbarcano delle attrezzature chimiche;
Jean-Antoine Lamisè paga in sterline d’oro. Le attrezzature vengono nascoste nella palude. Se controlliamo vediamo che le attrezzature chimiche servono per fare una raffineria di cocaina. Seguiamo
Jean-Antoine Lamisè e i Ton ton macoutes; cominciano a scavare, estraggono un corpo. I Ton ton macoutes fuggono terrorizzati. Ci avviciniamo, sentiamo Jean-Antoine Lamisè che dice “Hai mantenuto i patti: coi tuoi soldi mi hai fatto arrivare il necessario per impiantare una raffineria di cocaina nella palude; ora mantengo il mio: ti rendo l’anima”. Gabriele Nebengorod si rialza, vivo. Ha ancora i fori dei proiettili e la terra della sepoltura nei capelli. Continua
“Adesso sistemiamo quelli che ho portato ad Haiti per ucciderti e che ho invischiato qua”. Si parla di noi, evidentemente.
Adesso Gabriele Nebengorod non soffre per i proiettili ed è armato con la sua semiautomatica. Crolla solo a colpi di machete. Jean-Antoine
Lamisè è protetto dal suo Loa che gli diverte i proiettili (non sempre però) e fa inceppare le armi (le armi bianche lo trafiggono). Chi viene guardato negli occhi da lui soffre di orrende allucinazioni.
Anche lui ha un machete.
Gli spari riattirano i Ton ton macoutes: tra le vie di fuga possibili c’è il piroscafo che aspetta l’alta marea, oppure li si può spaventare col soprannaturale.
Nella fossa da cui è stato estratto Gabriele Nebengorod ci sono diecimila sterline oro.
L’arbitro deve sentirsi libero di forzare i giocatori a seguire il percorso sopra delineato anche quando i nessi logici siano deboli
(perchè dobbiamo cercare i soldi di Gabriele Nebengorod? perchè dobbiamo andare da Jean-Antoine Lamisè? perchè dobbiamo aspettarlo); infatti i personaggi sono costretti a seguire i piani di Jean-Antoine
Lamisè perchè legati dalla sua magia voodoo.

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