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Fine

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Fine

a Elisabetta

“Secondo tè quando finisce una storia?”
Due giovani.
Rinchiusi nel sottomondo del loro percepirsi, due giovani e una vecchia automobile, non importa di che tipo o modello.
Lei è bellissima, apparente e concreta.
Lui è frastornato, ammaliato e vinto dall’eco di poche parole, dall’infinito ritorno di una domanda impossibile.
“Secondo tè quando finisce una storia?”
Lui non risponde, e come potrebbe? – non lo vuole nemmeno, vuole solo continuare a parlare, a sussurrare di quel mondo incantato, continuare a rispondere a quelle labbra, alla sua pelle maledettamente vicina.
Ma quella domanda infinita – quelle poche parole – lo inseguirà fino al fondo dell’anima, come tutte le domande senza risposta a cui l’esistenza stessa è chiamata a rispondere. E dire che gli verrebbe da uscire con una frase sentita in un libro
“quando i miei pensieri finiranno di seguire i tuoi sogni” ma non è possibile, non è così, non è reale, e non rimane che continuare a guardarsi, a parlarsi, a sussurrarsi nuove domande e discorsi.
E a sperare.

Bologna, 13 dicembre 1994
(durante l’ora di paesi afroasiatici)

Raffaele Gambigliani Zoccoli

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