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Bombe a grappolo e Diritto Internazionale Umanitario

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«Le superpotenze si comportano da gangster, ed i paesi piccoli da prostitute»

(Stanley Kubrick)

Nello scorso luglio[1], Washington ha ufficializzato una nuova fornitura di armi all’Ucraina per 800 milioni di dollari, comprese le note e terribili bombe a grappolo[2].

Il diritto internazionale umanitario vieta produzione, stoccaggio, trasferimento e uso di tali armi, con la Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo[3] del 2008 per gli inaccettabili danni collaterali che causano alle popolazioni civili coinvolte dai conflitti armati: ma tra gli oltre 100 Paesi firmatari non figurano né gli Stati Uniti, né l’Ucraina, e nemmeno la Russia.

Io ho iniziato a conoscere queste armi nel 1995 e, da subito, ne sostenni la contrarietà al Diritto Internazionale Umanitario appoggiando chi ne chiedeva la messa al bando.

Purtroppo, dopo tutti questi anni, sono ancora utilizzate.

Ecco perché risulta fondamentale capire cosa sono, quali danni provocano e perché il consesso delle nazioni civili sta cercando di eliminarle dagli scenari di guerra.

Caratteristiche delle bombe a grappolo

Le bombe a grappolo (cluster bombs o cluster munitions), sganciate da aerei, missili o artiglieria, sono progettate per massimizzare l’efficacia militare, giacché sono in grado di liberare su una vasta area le numerose submunizioni contenute nel corpo principale.

Le submunizioni, con dispositivi di apertura, possono avere cariche esplosive o frammenti metallici. Tuttavia, la loro dispersione imprecisa minaccia i civili e gli ambienti non militari interessati dai combattimenti, causando danni indiscriminati e distruggendo infrastrutture vitali.

Un aspetto preoccupante riguarda le submunizioni non esplose (unexploded ordnance o UXO). Dopo l’uso, alcune rimangono inattive sul terreno per anni[4], rappresentando una minaccia continua.

Le bombe a grappolo minacciano le persone, i territori e le infrastrutture in particolare perché la loro dispersione imprecisa e vasta causano danni indiscriminati che possono perdurare per anni dopo il termine del conflitto.

Le principali caratteristiche di questi ordigni che hanno portato al tentativo di eliminarle dagli arsenali sono dunque:

  1. i loro effetti indiscriminati (non discriminano tra obiettivi militari e civili);
  2. la capacità di provocare danni a lungo termine (le submunizioni non esplose rappresentano un rischio costante, per le popolazioni civili e specialmente per i bambini e coloro che lavorano i campi);
  3. le conseguenze umanitarie sulle popolazioni civili (in territori densamente popolati, provocano lesioni, mutilazioni, sfollamenti e distruggono infrastrutture essenziali).

Il Diritto Internazionale pertinente

Il Diritto Internazionale, nel tempo, ha cercato di limitare prima e poi vietare in maniera definitiva l’impiego delle bombe a grappolo ritenendole non conformi alla sempre più diffusa tendenza a normare i conflitti armati e ad “umanizzare” le condotte dei loro attori.

Le principali fonti positive di Diritto Internazionale che dichiarano la quasi unanime contrarietà del mondo a questo tipo di armi sono almeno queste:

  • i 2 Protocolli addizionali[5] del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949, nei quali si proibisce mezzi e metodi di combattimento che provocano sofferenze eccessive e danni gravi, estesi e durevoli alle popolazioni civili;
  • la Convenzione[6] sul divieto o la limitazione dell’impiego di talune armi classiche del 1980, che desidera limitare l’uso di armamenti considerati inumani per i danni provocati sulle popolazioni civili;
  • la Convenzione[7] sulle munizioni a grappolo (CCM, Convention on Cluster Munitions) del 2008, con la quale precisamente si vieta la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l’uso delle cluster bombs, imponendo al contempo l’obbligo alla rimozione degli UXO, l’assistenza alle vittime e l’avvio di campagne di sensibilizzazione.

Dai predetti atti internazionali, derivano precise disposizioni e restrizioni quali il divieto all’uso indiscriminato di certe armi, l’adozione di precauzioni obbligatorie, la rimozione degli UXO al fine di non arrecare danni ai civili e alle infrastrutture civili, nonché l’impegno a fornire assistenza alle vittime: purtroppo, l’esperienza ci mostra la difficoltà nel perseguire l’obiettivo dell’eliminazione delle bombe a grappolo dagli scenari di conflitto così come di mitigarne gli effetti.

L’opinione della comunità internazionale, società civile e cancellerie, intende proteggere i civili e promuovere la sicurezza umana, ma permangono difficoltà e ostacoli nell’attuare i divieti e nell’assicurare il rispetto universale delle norme esistenti.

Le sfide nell’attuazione del divieto

Nonostante gli sforzi, l’attuazione della totale messa al bando delle bombe a grappolo va a rilento: la distruzione delle scorte esistenti richiede risorse significative, e il monitoraggio in aree di conflitto rimane complesso; la cooperazione tra Stati è spesso limitata, e i controlli sul commercio di armi devono essere rafforzati.

Tuttavia, alcuni sforzi internazionali e una cooperazione rafforzata hanno contribuito a realizzare piccoli passi in avanti.

L’opera di sensibilizzazione si è intensificata anche grazie all’impegno di molte ong[8], attivisti e media impegnati ma questioni importanti rimangono aperte come il maggior coinvolgimento degli Stati nella ratifica, implementazione e attuazione della CCM, le attività coordinate per la trasparenza, il monitoraggio e i controlli nel mercato degli armamenti, o l’impegno nell’assistenza alle vittime e nella bonifica dei territori oggetto di bombardamenti.

Se dunque è vero, come abbiamo detto sopra, che il diritto internazionale umanitario vieta l’uso delle bombe a grappolo per i danni indiscriminati e duraturi che provoca e notevoli progressi sono stati realizzati, dobbiamo al contempo riconoscere che per la piena attuazione del divieto sono necessari ulteriori sforzi e un impegno globale.

Impegno che oggi diventa per tutti ancor più gravoso per il fatto che, nel conflitto in corso tra Ucraina e Russia, le parti facciano uso di munizioni a grappolo, spesso fornite da altri (Usa a Kiev e Iran a Mosca), nel complice silenzio della comunità internazionale.

Da parte mia, l’impegno c’è ed è anche in queste pagine!

  1. Cfr. ANSA, Ucraina: gli Usa annunceranno a breve l’invio di bombe a grappolo, 6 luglio 2023, in https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/07/06/ucraina-gli-usa-annunceranno-a-breve-linvio-di-bombe-a-grappolo_396e3630-0cfd-4756-b81c-ca6197b6d485.html.
  2. Cfr. voce Cluster munition da Wikipedia, l’enciclopedia libera, in https://en.wikipedia.org/wiki/Cluster_munition.
  3. Cfr. Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo, in https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Convenzione-sulle-munizioni-a-grappolo-2008/219.
  4. Tra gli altri, si vedano i casi della guerra del Vietnam e del conflitto Israele-Libano.
  5. Cfr. Protocollo I addizionale alle convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali (1977), in https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Protocollo-I-addizionale-alle-convenzioni-di-Ginevra-del-12-agosto-1949-relativo-alla-protezione-delle-vittime-dei-conflitti-armati-internazionali/135 e Protocollo II addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 1949, relativo ai conflitti armati non internazionali (1977), in https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Protocollo-II-addizionale-alle-Convenzioni-di-Ginevra-del-1949-relativo-ai-conflitti-armati-non-internazionali-1977/136.
  6. Cfr. Convenzione sul divieto o la limitazione dell’impiego di talune armi classiche che possono essere ritenute capaci di causare effetti traumatici eccessivi o di colpire in modo indiscriminato (1980), in https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Convenzione-sul-divieto-o-la-limitazione-dellimpiego-di-talune-armi-classiche-che-possono-essere-ritenute-capaci-di-causare-effetti-traumatici/117.
  7. Cfr. Convenzione sulle munizioni a grappolo (2008), in https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Convenzione-sulle-munizioni-a-grappolo-2008/219.
  8. Tra le tante, si veda la Cluster Munition Coalition, ong internazionale della società civile, che si batte contro l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di munizioni a grappolo, http://www.stopclustermunitions.org/.

 

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