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Intervista con Fiesta Alba

11 min read

Tanto misteriosa quanto intrigante è la nuova incarnazione dell’art-rock contemporaneo al folgorante debutto.

Comunicato stampa di Peyote Press

Dal 29 marzo sarà disponibile in cd e digitale, per l’etichetta Neontoaster Multimedia Dept, l’omonimo EP della band Fiesta Alba. “Fiesta Alba” è il suo travolgente biglietto da visita che, in nenahce venti minuti, conquista l’ascoltatore per piglio internazionale, visione e freschezza.

Ispirato dal math rock di matrice anglosassone e spogliato di inutili virtuosismi, il lavoro subisce le influenze dell’afrobeat minimalista, dell’elettronica ispirata agli anni ’90, del post-punk più affilato, del dub e del rap per arrivare a una formula contemporanea e decisamente personale. I brani, affidati per 4/5 a vocalist internazionali, abbracciando le periferie del pianeta, dall’Europa all’Africa passando attraverso i ghetti di New York. Gli intarsi chitarristici sono supportati da groove acustici e digitali, disegnando geometrie progressive colorate e traiettorie geografiche negli emisferi musicali di questo scorcio di millennio. Tra i riferimenti possibili: Battles, Talking Heads, King Crimson, Fela Kuti, Steve Reich, Minutemen e Tera Melos.

TRACK-BY-TRACK – LE PAROLE DI FIESTA ALBA

Laundry (feat. Welle). Il riff iniziale lascia il posto a un groove irresistibile. Welle canta che sembra un John Lydon degli anni venti, duettando con gli intrecci delle chitarre. I colori si fondono caleidoscopici, le geometrie si rincorrono, i riff angolari si sovrappongono. Questo è un manifesto di Fiesta Alba.

Juicy lips (feat. The Brooklyn Guy). Rapidi e ossessivi riff elettronici si muovono su partiture ritmiche quadrate. Un clochard di Brooklyn srotola il suo rap malsano. Arpeggiatori fuori controllo e riff sghembi si inseguono sul tappeto damascato dell’elettronica.

Dem say (feat. Kylo Osprey). Dal cuore sovraffollato dell’Africa nera giungono alle nostre orecchie taglienti sonorità chitarristiche che bilanciano minimali riff afrobeat. Su tutto impera la dissonante voce nigeriana che narra di favole deliranti della madre di tutte le terre.

Burkina Phase (feat. Thomas Sankara). Un’elettronica minimalista abbraccia arabeschi di chitarre. Steve Reich sonnecchia all’ombra di un baobab, mentre la voce di un condottiero di un mondo scomparso grida inconfessabili verità ai mostri del nostro millennio.

Octagon. Le geometrie elettroniche si intarsiano in una trama intricata e ossessiva, poi arriva una melodia eterodossa che ricompone i tessuti. Il minimalismo nasconde un’evoluzione e, come in una sintetica sigla di chiusura, scorrono i titoli di coda.

Fiesta Alba è Octagon, Pyerroth, Fishman e Dos Caras, quattro lottatori che condividono una passione: lottano una vita intera contro la banalità del conformismo musicale, dello strapotere dei signori della discografia, del declino del rock, della dittatura dell’heavy rotation, della mistica dell’auto-tune. Eleganti per statuto, colti per indole, animali per necessità. Arroganti come si conviene, escono allo scoperto nel deserto delle strade della post-pandemia. Hanno imparato a muoversi sui ritmi del mondo, nella musica seriale, tra i beat elettronici. Abbattono le frontiere tra il nord e il sud del pianeta, tra la musica colta e quella del popolo, tra l’acustico, l’elettrico e l’elettronica. Salgono sul ring delle piattaforme digitali rivelando le loro vere maschere, e alzando il pugno gridano: “lucha libre!”. Gli incontri sono truccati, gli avversari insostenibili. Sanno di essere perdenti in una moltitudine immensa, in un pianeta in cui nessuno vince davvero, con una sola, quieta, certezza nel cuore: non può perdere chi non ha nulla da perdere. Hic sunt leones: mai usciti dal Colosseo.

Tracklist

Laundry (feat. Welle) / Juicy lips (feat. Tha Brooklyn Guy) / Dem say (feat. Kylo Osprey / Burkina Phase (feat. Thomas Sankara) / Octagon

Octagon: composizioni, chitarre, graphic design

Dos Caras: produzione artistica, suoni sintetici e digitali

Fishman: basso

Pyerroth: batterie acustiche

Nicholas “Welle” Angeletti: testi e voce su “Laundry”

DJ Sensational: testi e voce su “Juicy lips”

Kylo Osprey: testi e voce su “Dem say”

Thomas Sankara: testi e voce su “Dem say”

Andrea Frittella: disegno di copertina

Guido Ballatori: foto e video

Intervista

Davide

Ciao. Quando e come nasce “Fiesta Alba”, il gruppo, e con quali obiettivi a medio e lungo termine?

Fiesta Alba

Durante la pandemia il mondo si è fermato come mai prima era successo e ora assistiamo a quello che è stato elaborato e prodotto in quei mesi di limitazione delle libertà. Per noi è stata un’opportunità di ripensare dalla base il modo di fare musica intervenendo radicalmente sui processi compositivi. Da queste premesse è nato il progetto Fiesta Alba, possiamo quindi dichiararci i figli devianti del virus pandemico. Una volta buttato giù il DNA della musica di Fiesta Alba, Octagon si è mosso alla ricerca dei suoi compari incontrando Dos Caras con il quale ha definito gli arrangiamenti e ha curato l’elettronica e la produzione artistica del progetto. La sezione ritmica è stata affidata alle sapienti mani di Pyerroth alla batteria e di Fishman al basso che hanno dato la spinta groovy al progetto con le loro influenze tra la musica progressiva e l’afrobeat. Per quel che riguarda gli obiettivi è necessario partire dal fatto che Fiesta Alba è un progetto emergente dell’underground, e nella nostra posizione non possiamo permetterci obiettivi ambiziosi a lungo termine. Di sicuro c’è in cantiere un secondo capitolo dell’ep appena pubblicato e la voglia di portare il nostro concetto musicale anche dal vivo.

Davide

Perché il nome “Fiesta Alba”, che ricorda certi noti petardi e altra pirotecnica?

Fiesta Alba

In realtà il nome voleva avere un connotato situazionista e semanticamente parlando risulta fuorviante tanto che potremmo sembrare, dal nome latino, quasi una band di reggaeton, cioè niente di più distante rispetto a quello che suoniamo. Inoltre il nome ci è apparso austero e allo stesso tempo ridicolo per dei petardi da pochi centesimi, ma anche adatto a una musica colorata, energica, quasi scoppiettante. Questo “detournament” situazionista poi si è riflessa anche sul look adottato: le maschere della “lucha libre” e i personaggi che incarniamo, evocano un immaginario cialtrone che non sembra aderire alla sofisticata stratificazione della nostra estetica musicale.

Davide

Come nasce invece “Fiesta Alba”, il vostro extended play d’esordio? Quali i temi o le idee centrali della vostra sperimentazione qui affrontati ed espressi? Quale poetica o quale manifesto alla base?

Fiesta Alba

Nel debut EP abbiamo voluto incidere i nostri princìpi in materia musicale abbiamo così iscritto le nostre influenze in modo chiaro: il post-punk, il math rock, l’afrobeat, il minimalismo, ma anche l’hip hop, il progressive e il dub, questi sono i territori che solchiamo. Abbiamo affrontato il rischio di essere eterogenei producendo un manifesto della nostra musica. La sfida vera è stata il tentativo di formulare una nostra peculiare cifra stilistica distinguibile a partire da questi presupposti, lontana da un conformismo che ci sembra sempre più imperante, sia nel circuito del mainstream ma anche in quello underground.

Davide

Qual è il metodo di lavoro attuale nel creare la vostra musica?

Fiesta Alba

Il processo compositivo parte dalle chitarre, che cominciano a registrare idee stratificandole una sull’altra. Abbiamo rinunciato a progressioni armoniche e le armonizzazioni vengono da sole non pianificate. Le idee chitarristiche di Octagon vengono tagliate in loop e messe sul computer. In pratica si tratta di loop music e la composizione diventa molto simile a quella che si faceva con alcune groovebox degli anni ’90 oppure quelle fatte con Ableton live. Una volta definita la composizione di chitarre e synth si costruisce una batteria digitale e su questa base si aggiunge l’elettronica di Dos Caras e si registra il basso elettrico di Fishman. La parte di batteria digitale viene risuonata con il tocco umano di Pyerroth e infine si aggiungono le voci una volta finito il brano (ma prima del mixaggio che viene eseguito da Dos Caras).

Davide

In questo lavoro vi ho sentito molte cose, dai King Crimson di “Larks’ tongue in aspic” alla no wave, per cominciare, specialmente quella più minimale e tribale dei Material e dei Golden Palominos. Quali gruppi o lavori in particolare sono stati seminali per “Fiesta Alba”?

Fiesta Alba

È interessante scoprire nel nostro percorso gli svariati riferimenti che vengono attribuiti alla nostra musica e, se nel tuo caso sono attinenti, siamo di solito sorpresi da cosa evochiamo nelle orecchie degli ascoltatori. Ma se parliamo di gruppi seminali dobbiamo citare i Battles tra i principali riferimenti di Fiesta Alba. Tuttavia la nostra bibbia è costituita da album-capolavori più che da band vere e proprie. Oltre a “Mirrored” dei già citati Battles, che resta un album fondamentale nel rock di grande ispirazione, consideriamo “Remain in light” dei Talking heads e “Discipline” dei King crimson dei monumenti che, nonostante gli anni trascorsi, riescono a indicare ancora una strada da percorrere. Nel mondo dei supereroi non possiamo evitare di citare Brian Eno, Steve Reich e Fela Kuti su tutti.

Davide

Come sono nate le varie collaborazioni con i diversi vocalist e autori dei testi? Perché la scelta, più che del cantare, dell’oratoria musicale? Nelle vostre composizioni privilegiate ciò che è ritmo anche per la voce e la parola, oltre che nella scelta di strutture ritmiche insolite e complesse?

Fiesta Alba

È assolutamente così. Le voci di Fiesta Alba sono state l’opportunità di contaminare la nostra musica composta essenzialmente in forma strumentale. Da qui nasce la scelta di non avere un cantante che avrebbe connotato la band in un’unica direzione ma di utilizzare la potenza della voce umana, che inevitabilmente finisce per caratterizzare e predomina sul resto degli strumenti, per indirizzare i diversi brani verso a connotazione che volevamo assumessero. Questo ci ha consentito di arricchire notevolmente la nostra musica, contaminandola via via con il punk, il rap, l’afrobeat, e allo stesso tempo mantenere una centralità strumentale e un’ unità stilistica. Per questo le voci nel mixaggio sono tenute un po’ indietro e a volte il cantato è solo recitato, come succede per la voce di Thomas Sankara su Burkina Phase che testimonia una connotazione politica al brano.

Davide

Di cosa trattano i testi e perché avete scelto l’inglese?

Fiesta Alba

La nostra vocazione è assolutamente internazionalista, da qui la scelta obbligata di comunicare con la lingua più parlata al mondo. Ma nonostante questo l’inglese utilizzato ha una forte connotazione localistica e si connota per un forte slang: da quello quasi incomprensibile dei ghetti newyorchesi di “Juicy Lips” a quello altrettanto incomprensibile degli slums nigeriani di Lagos in “Dem say”. A quel punto è chiaro che il significato dei testi viene in secondo piano e per dirla con Mc Luhan: “il mezzo è il messaggio”.

Davide

La copertina è stata realizzata dal fumettista Andrea Frittella, di cui ho di recente apprezzato anche il lavoro per un EP del Wedding Kollektiv. Come è nata questa collaborazione? Cosa rappresenta il disegno di quei palazzi addossati a scalare senza soluzione di continuità? A me ha rievocato per altro il sottile monito di Gillo Dorfles rispetto a una (in)civiltà del rumore, del troppo pieno e quindi dello horror vacui ormai satura e prossima a conventirsi in horror pleni… una futura ripulsa alla moltiplicazione inarrestabile ormai raggiunta di oggetti, informazioni e sollecitazioni sensoriali.

Fiesta Alba

Andrea è un grande fumettista emergente che ha dimostrato una sensibilità rara verso la musica. L’elaborazione grafica del fantastico disegno di Andrea Frittella, che rappresenta un reale edificio in Cina, è la rappresentazione simbolica dei concetti sottesi dalla nostra musica. La struttura compositiva fatta di brevi loop determina la stratificazione della nostra musica in layer inoltre i riff angolari e le ripetizioni matematiche, tipiche del minimalismo ma anche ritrovabili in un certo math rock, suggeriscono un senso geometrico alla nostra musica. Sarebbe però tutto troppo statico se non ci fosse quella dissonanza o quella pausa inaspettata e studiata, quella divergenza dalla rigida struttura che conferisce un senso di deviazione e addirittura di astrattismo che viene raffigurato dallo sfalsamento dei piani nell’edificio rappresentato sulla copertina.

Davide

Secondo me, soprattutto oggi, scegliere di fare musica in un certo modo, oltre gli standard, vuol dire anche prendere determinate posizioni contro un sistema uniformante preponderante, a cominciare da quello discografico e mass-mediatico. Cos’è per voi oggi “art rock” o “avant rock”? Cosa ne pensate inoltre della attuale digital era del consumo musicale?

Fiesta Alba

In un modello di sviluppo capitalista il mondo della musica non fa eccezione. Gli investimenti in questo campo si sono moltiplicati negli ultimi anni e la logica del profitto non prevede rischi d’impresa tali da mettere a repentaglio i capitali investiti. In questa logica si è sviluppata in questi anni una cultura che tenta di annullare il margine di rischio anche con mezzi sempre più tecnologici. La profilazione dell’ascoltatore e gli algoritmi hanno filtrato solo la musica che l’ascoltatore si aspettava di ascoltare, restando comodo nella sua zona di comfort. Questo meccanismo ha innescato una spirale viziosa tra produttori e fruitori del mercato. I generi si sono irrigiditi e tutto questo ha relegato l’innovazione musicale a piccolo ghetto con pochi mezzi di promozione, mortificando la creatività anche nel mondo dell’underground. Oggi si impone sempre di più la distinzione tra chi innova, contamina, stupisce e chi fa musica sostanzialmente reazionaria. L’era digitale del consumo ha inventato l’ennesima illusione della democrazia nella produzione musicale. In realtà si assiste sempre di più a un controllo ferreo da parte dell’establishment musicale sulla produzione e sul mercato.

Davide

Il compositore e direttore d’orchestra Malcolm Arnold disse che la musica è un gesto di amicizia, l’atto sociale di comunicazione tra le persone più forte che ci sia. Cos’è invece per voi?

Fiesta Alba

Personalmente sono legato ad alcune definizioni della musica: la prima più tecnica che vuole la musica essere l’organizzazione di eventi sonori nel tempo, lasciando così il più ampio margine di interpretazione e la più ampia libertà al musicista/organizzatore. La seconda più umana che la descrive come una disciplina che si fa tra amici indicandone in un certo senso la dedizione dovuta a questa pratica e l’aspetto ludico e affettivo che unisce chi la fa. C’è poi un aspetto sociale a cui fai riferimento te: non so se sia l’atto sociale più forte che ci sia ma mi dà le vertigini quando penso che la musica è una peculiare attività umana così necessaria che non si conosce nessuna civiltà che non la pratichi.

Davide

Come e dove seguirvi in internet? Cosa seguirà?

Fiesta Alba

Siamo su tutte le piattaforme digitali in particolar modo su bandcamp: https://fiestaalba.bandcamp.com/album/fiesta-alba dove si può scaricare i brani o comprare la copia fisica dell’ep, su soundcloud e su spotify digitando Fiesta Alba. Siamo inoltre presenti su facebook: https://www.facebook.com/fiestaalbaofficial/ e su Instagram: https://www.instagram.com/fiestaalbaofficial/

Davide

Grazie e à suivre…

Fiesta Alba

Grazie a te Davide e a chi avrà avuto la voglia di leggere e di ascoltarci.

 

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