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Intervista con Emil Moonstone & the Anomalies

12 min read

“Emil Moonstone, la voce dei Two Moons, torna con l’apocalittico “Naked is man upon the earth”, uscito il 3 marzo 2023 su Seahorse Recordings. Un viaggio wave e neo folk nel futuro dell’umanità”.

Emil Moonstone è un cantante e compositore italiano. Dopo trent’anni di musica nella scena dark e punk bolognese, dai South Breed Out, band noise formata nel 1992, ai Two Moons, band con la quale tuttora è in piena attività con un EP e quattro album all’attivo, nel 2018 Moonstone decide di realizzare un album interamente scritto e suonato da solo. Nasce così “Disappointed”, una proposta e una ricerca di suoni diverse dalle precedenti che riscuote buoni apprezzamenti di critica e di ascolti, raggiungendo la sesta posizione nella top 100 alternative album di Itunes. Per portare l’album sui palchi, Moonstone decide di creare The Anomalies.

Nel 2023 The Anomalies diventano la band con Moonstone alla voce e “Naked is man upon the earth” la nuova creatura in uscita.

“Naked is man upon the earth” è il secondo album di Emil Moonstone & the Anomalies. Si presenta con una copertina apocalittica, onirica, come per il primo album, a cura dell’artista Stefano Bonazzi.

L’album approfondisce le tematiche di “Disappointed” e racconta di un mondo che ci vede sempre più soli combattere in un futuro cupo, a causa del fallimento della razza umana. Musicalmente i brani si sviluppano su arpeggi di pianoforte, in cui riff di chitarra noise improvvisamente si spostano su ambientazioni desertiche ’70s e ’80s con escursioni surf-psichedeliche.

In quest’album malinconico, visionario e onirico, Emil Moonstone e i suoi Anomalies non si risparmiano e registrano tutte le ispirazioni, le follie, le stravaganze, le impudenze, con la ricerca e la cura dei suoni che li contraddistinguono. Moonstone rompe ancora gli schemi collettivi e realizza un disco per chi sa fermarsi ad ascoltare: “uno dei motivi che hanno reso l’uomo nudo sulla terra”, afferma Emil Moonstone, “è proprio l’incapacità di apprezzare le cose con la dovuta attenzione”.

(Comunicato stampa SAC Recordings)

Videoclip di “Safe me”

https://www.youtube.com/watch?v=G-TOfM9SvcU

Formazione

Emil Moonstone: voice, guitar

Mino Andriani: guitar

Emanuela Laghi: synth/piano

Ludovico Ingrao: drums

Intervista

Davide

Ciao Emil. “Naked is man upon the earth” è il tuo secondo lavoro solista. Cosa continua e sviluppa del precedente “Disappointed” e cosa introduce di nuovo o diverso? Inoltre, come dialoga rispetto al progetto “Two Moons”?

Emil

Ciao Davide,

il mio secondo album da solista è nato dal buon risultato di “Disappointed” il primo album nato quasi per caso. Diciamo che tutto nasce dagli “scarti” dei brani dei Two Moons che non riuscivo a proporre alla band in quanto troppo distanti come sound.

In “Naked is man upon the earth” c’è stata invece l’intenzionalità di scrivere seguendo un mood (più che un genere), allargando gli orizzonti a suoni e mondi che mi appartenevano ma che non avevo mai esplorato in prima persona.

Ho sperimentato, come ho sempre fatto. L’ approccio da solista quindi mi ha aiutato con scelte del tutto personali, senza “compromessi” con altri elementi di band o produzioni ed è stato in un certo senso più facile “azzardare”, spingersi oltre.

Davide

Quale punto invece riassume del tuo lungo percorso artistico e cosa rilancia oggi e per il futuro?

Emil

Io provengo dal punk, passando dall’hard core al noise, al darkwave … insomma ho suonato e scritto di tutto, proprio perché per me essere etichettato è stato in primis un problema. Proponendo quelli che si definiscono “generi” diversi è più difficile “crearsi” una nicchia di pubblico. Ma quello che ho fatto, ormai da 30 anni, l’ho sempre fatto innanzitutto per me e poi per chi ha voglia di ascoltare quello che propongo, mai in senso inverso. Quindi il come sarà futuro? Sarà, come è stato in passato ed esattamente come il presente… scriverò quello che mi passa per la testa (come recito in “the meaning of my life” ) – “cantare per tutta la vita, la verità e il senso della mia vita”

Davide

“Naked is man upon the earth” racconta di un mondo in un futuro cupo dovuto al fallimento della razza umana. In cosa la razza umana avrebbe principalmente fallito dal tuo punto di vista e come ne parli nei testi di questo album?

Emil

Non serve essere l’animale più colto del pianeta, ci definiamo i più intelligenti, su questo nutro seri dubbi, non serve aver raggiunto traguardi tecnologici se l’unico traguardo che dovevamo perseguire lo abbiamo perso di vista da anni e cioè rendere questo pianeta un posto dove poter vivere tutti in armonia e serenità.

Niente ci è servito ad oggi sapere ed imparare, la conoscenza ci ha dato dei doni, ma li abbiamo sfruttati nel peggiore dei modi.

Molti mi chiedono perché dei dischi così cupi …io mi chiedo, come si fa a non capire che abbiamo perso?

Abbiamo perso l’occasione di essere una Civiltà, siamo solo degli esseri che lottano ogni giorno per raggiungere degli obiettivi imposti da convenzioni che nell’arco dei secoli abbiamo creato ed imposto a noi stessi senza aver più la capacità di vedere che è tutto sbagliato, un’enorme trappola. Nel corso dei secoli abbiamo creduto di progredire e infine arrivati nella cosiddetta era tecnologica, che sembrava dovesse cambiare in meglio la nostra vita, siamo diventati sempre più cyborg.
Senza bisogno di impiantare dei processori nel nostro cervello siamo diventati sempre più simili alle macchine. Abbiamo perso quello che ci doveva contraddistinguere, l’umanità! Si, ne sono convinto, l’umanità ha fallito!

Davide

L’arte tutta, quindi anche la musica, rappresenta un antidoto, oppure una anomalia, rispetto a una storia eventualmente fallimentare dell’umanità? Come definiresti oggi la tua poetica?

Emil

L’arte tutta è forse l’unico “viaggio” che ci aiuta a trascendere da quello che è il reale. L’arte ci fa fuggire o a volte a capire delle situazioni che non riusciremmo mai a concepire con la razionalità.

Anche io “uso” la musica e le parole come “strumenti” per comunicare con il mondo, ma devo essere sincero, come ho scritto precedentemente, quando compongo non penso a chi dovrà ascoltare.

Non penso di insegnare nulla a nessuno, né tanto meno penso, come ha già detto qualcuno, che con “la musica si cambi il mondo”. Mi limito a scrivere quello che penso o come dicono quelli bravi… il mio pensiero!

Non c’è una direzione, una posizione, una linea nella mia poetica. Lascio sempre l’interpretazione di quanto produco all’ascoltatore che, ascoltando bene, più volte i miei brani scoprirà, che non c’è mai una sola chiave di lettura.

Davide

“Safe me” apre il disco con un suono arpeggiato che riporta ad antichi strumenti a corda, come la lira greca o le arpe e le lire di Ur… Idem in “Men of straw”… Insomma, qualcosa di antico e semiperduto. Come scegli i suoni di un brano di fronte alle pressoché infinite disponibilità e possibilità sonore attuali, specialmente elettroniche?

Emil

Lo strumento dell’intro di “Safe me” è il Koto, un’antica cetra giapponese, ma ci sono altri strumenti nell’album, diciamo così, non convenzionali.

Hai ragione, adesso è molto più semplice avere un’idea e riprodurla, 20 anni fa forse bisognava fare un viaggio ad Osaka per procurarsi il koto per realizzare un intro di un brano. Adesso la tecnologia ci permette di utilizzare qualsiasi suono in qualsiasi frequenza ci venga in mente. Questo non significa che sia una cosa sempre positiva per la composizione, perché per come la penso io, l’arte è quella che viene di “getto” non quella “calcolata” e adesso abbiamo più tempo e modi per “artefare” (scusa il giro di parole) l’arte, aggiungo… molte volte per arrivare meglio al pubblico.

Davide

In questo disco hai suonato diversi strumenti musicali: chitarre, tastiere e batteria, oltre alla voce. Qual è il tuo rapporto con il polistrumentismo? E come è stato il tuo rapporto creativo o integrativo, in quanto appunto polistrumentista e nondimeno autore dei brani, con gli altri musicisti che vi hanno suonato?

Emil

I due album sono stati scritti, realizzati ed eseguiti in toto da me, alcune chitarre sono di Mino Andreani, e nei due brani “Men of straw” e “The meaning of my life” vi è la partecipazione di Joshep Rips Asanta, mitico collega, bassista dei Two Moons, fondatore e mente degli European Ghost e grande amico da sempre con cui ho condiviso quasi tutte le band in cui ho suonato.

Scrivere e suonare da soli è un’esperienza che non avevo mai fatto, devo dire che è stato strano. Come in tutte le cose, anche fare un’esperienza da solista, avendo sempre suonato in delle band, ha i suoi pro e i suoi contro. Come contro, l’impossibilità di capire se la direzione che stai prendendo è quella giusta, se il tuo orecchio si è così assuefatto da non sentire più gli errori, iniziare a pensare di comunicare qualcosa che nessuno capirà mai. Come pro l’impossibilità e nessuna voglia di capire se la direzione che stai prendendo è quella giusta, fregarsene se il tuo orecchio si è così assuefatto da non sentire eventuali errori, essere consapevoli di rischiare di comunicare qualcosa che nessuno capirà mai.

Davide

“Scrivere in Inglese è la tortura più ingegnosa mai studiata per i peccati commessi nelle vite precedenti”, scrisse James Joyce. Perché l’inglese?

Emil

Sono cresciuto ascoltando tutta la musica, senza pregiudizi o confini. A 13 anni ho comprato il mio primo vinile “Your Funeral… My Trial” di Nick Cave. I miei primi miti sono stati “Morrissey” e i “The Smiths”, la scrittura di Michael Stipe dei REM e molti altri.

Come potrai capire, non sto citando band ma veri e propri poeti della canzone, gente che ha scritto musica partendo soprattutto da contenuti, dai testi, dal voler comunicare con la musica qualcosa di importante. Seguendo questi esempi ho sempre letto e studiato e quindi ho sempre visto la musica non come intrattenimento ma come “ascolto”, è strano da dire, ma la musica va ascoltata, non è una banalità.
Ormai la musica non si ascolta, è solo un sottofondo per dare una soundtrack alla nostra vita, nulla di più.

Tornando all’inglese, ho sempre scritto in inglese, mai tradotto i testi dall’italiano.
Quando compongo una strofa con la voce molte volte il testo non è pronto e quindi inizio a cantare in una lingua che non è inglese tanto meno una lingua, poi su quella traccia di suoni compongo il testo. Tempo fa quasi mi vergognavo di questa cosa, pensando che fosse un’escamotage che usavo solo io non essendo madrelingua, poi ho scoperto che è una “tecnica” usata anche da David Byrne, Nick Cave e tanti altri e non vi nego che mi ha fatto molto piacere saperlo. ☺

Davide

Perché in copertina un “cimitero di ombrelli” in un paesaggio desertico, opera di Stefano Bonazzi? In Cina e in India, specialmente i buddisti, usavano l’ombrello come simbolo del Budda e della volta celeste. È un modo di rappresentare un futuro cambiamento climatico senza più piogge e una conseguente desertificazione? È altresì un simbolo più profondo di un cambiamento funesto del nostro rapporto con il cielo e, quindi, con la spiritualità, oltreché con la natura? O cos’altro?

Emil

Le copertine sono la prima cosa che chi si avvicina alla tua musica vede, tocca prima ancora di ascoltare la tua musica ed è per questo che la mia ricerca non appena concluso l’album è meticolosa, maniacale. Già dal primo album collaboro con “Stefano Bonazzi” e la ricerca è diventata più semplice. Le sue opere “oniriche” credo non abbiano bisogno di essere spiegate.

Io penso che qualsiasi opera, per come concepisco anche la mia idea di musica, deve far sì che l’ascoltatore o fruitore ritrovi qualcosa di sé e la faccia propria… riuscire a stimolarlo, farlo sintonizzare sulla stessa frequenza, senza dovere suggerire o spiegare nulla. Quindi per rispondere alla tua domanda di cosa rappresenta la cover dell’album, posso risponderti come la vedo io… è un mondo difficile… e vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto 😉

Davide

Noi siamo il solo animale abbandonato nudo sulla terra nuda, legato, incatenato, senza aver nulla di cui armarsi e proteggersi se non le spoglie degli altri.
Così scrisse Michel de Montaigne. Tu chi o cosa volevi mettere a nudo in particolare con questo tuo ultimo lavoro?

Emil

Se per anni ti hanno raccontato di un futuro radioso come non rimanere deluso dell’attuale condizione dell’uomo?

Io non predico, non denuncio, osservo ed esprimo il mio pensiero. Non ho la pretesa di essere io con quello che scrivo a mettere a nudo l’uomo, purtroppo è qualcosa che è lì davanti ai nostri occhi ma fingiamo di non vedere. Non riusciamo a districarci dalle morse dell’economia, dalle guerre, dalle pandemie, dai problemi quotidiani… siamo schiavi di noi stessi, siamo automi che ogni giorno ripetono le stesse cose, parlando male della collega, del lavoro, della politica, della religione, degli alieni… Consapevoli, chi più chi meno, che non abbiamo via di uscita, siamo ingabbiati in limiti che ci siamo imposti nella mente, e quindi ormai… ognuno è solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole ed è subito sera… scusa, questa non è mia ☺ , ma conferma che abbiamo fallito già da qualche annetto.

Davide

Hai una tua personale classifica dei migliori dischi darkwave di sempre, i quali abbiano contribuito anche a formarti o plasmarti come autore e interprete dei tuoi brani?

Emil

Perché solo darkwave? Solo perché non metto una t-shirt colorata da quando avevo circa 12 anni? ☺

A parte gli scherzi, posso dirti solo che più che gli album mi hanno dato degli input o meglio degli insegnamenti le band, gli artisti.

Partiamo da “The Smiths” e “REM”, per il motivo che ti dicevo prima, mi hanno indirizzato a percepire la musica come un messaggio fatto di suoni e parole.

Nick Cave mi ha insegnato che si può essere tante cose, si può essere tanti artisti in uno (parlo delle varie sfaccettature della sua musica, dai Birthday party ad oggi), i Joy Division da cui ho capito che la musica è sofferenza, ma che la sofferenza non è il male.

I miei ascolti sono stati anche Francesco Guccini, che mi ha spinto a venire a vivere a Bologna, Branduardi che da ragazzino mi ha fatto capire che per fare musica si possono usare strumenti diversi dalle solite chitarre, basso e batteria, i Depeche Mode, gli Einstürzende Neubauten, i NIN ecc. che mi hanno suggerito di addentrarmi in un mondo di suoni che vive oltre gli strumenti “reali”, i “The Sound” con i quali ho capito ahimè, che nella musica non sempre il più bravo e talentuoso è quello che riceve più applausi… potrei continuare… ma si sa, nella vita non si finisce mai di imparare.

Davide

Dove ti si può seguire in internet? E cosa seguirà ora?

Emil

Su internet trovate tutto su emoonstone.it (trovate link youtube, spootify, social ecc..)

Su facebook https://www.facebook.com/emilmoonstone/

Cosa seguirà adesso?

Non ho parlato della parte fondamentale del mio “nuovo” percorso gli “Anomalies”, la mia band.

Gli “Anomalies” sono stati all’inizio del percorso la band di supporto per portare i miei brani dal vivo, ma inevitabilmente siamo diventati una vera e propria band, composta da Mino Andriani (chitarra), Ludovico Ingrao (batteria) Lele Laghi (tastiere/piano) e con me voce e chitarra.

La vera novità è che dalle prossime uscite il mio lavoro di polistrumentista sarà concluso, il prossimo album sarà realizzato da tutta la band, lasciando ogni artista della band di portare le proprie contaminazioni.

Intanto ci apprestiamo a portare in giro live “Naked is man upon the earth”… e questa è la parte più bella.

Davide

Grazie e à suivre…

Emilio

Grazie mille soprattutto per la pazienza di leggere le mie sciocchezze 😉

Davide

Tutt’altro…

 

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