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Covid-19, un elemento di geopolitica sanitaria che contribuisce alla fine dell’occidentalizzazione del mondo

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(traduzione dall’originale francese a cura di Davide Caocci)

La pandemia di COVID-19 ha lasciato il posto a una competizione globale tra potenze. Tuttavia, questa pandemia ha dato ad alcuni, e in particolare al mondo occidentale, una lezione: la modestia. Modestia perché gli occidentali prima pensavano che i loro sistemi sanitari li avrebbero protetti da questa pandemia che si sarebbe diffusa maggiormente in Africa o in Asia. Ma lo sguardo sarebbe molto presto divenuto condiscendente verso certi paesi come la Cina o certi continenti come l’Africa. Difatti, molto rapidamente, il sistema sanitario occidentale è stato sopraffatto al punto che in alcune grandi città statunitensi ed europee si sono avuti ospedali con un incredibile numero di decessi. Cosa che ha portato a dover ricorrere all’uso di fosse comuni negli Stati Uniti. Immagine surreale, quasi apocalittica, di una terribile fragilità e di una feroce ammissione di impotenza. Questa situazione illustra la perdita da parte dell’Occidente del suo status di monopolio quale radiosa potenza sanitaria. E all’improvviso, in seguito a questa pandemia, non ha più potuto stabilire l’agenda geopolitica sanitaria per il mondo, né farsi obbedire.

Sebbene la crisi sia stata soprattutto sanitaria, si è mostrata pure multiforme impattando sulla vita economica, sui bilanci e le finanze pubbliche. La pandemia si è trasformata in una crisi economica internazionale.

La pandemia di Covid-19 ha cambiato la geopolitica sanitaria globale. Ha accentuato e rivelato alcune tendenze già in atto nel “mondo di prima”[1]. Lungi dall’attivare un nuovo modo di coordinare e cooperare, la lotta al virus ha accresciuto le rivalità e rafforzato le posizioni di Cina e Russia. Le due potenze eurasiatiche si sono affermate, sui media e sul terreno, come alternative sanitarie all’Occidente. D’ora in poi, l’obiettivo finale di queste potenze sarà di cogliere l’opportunità offerta da questa pandemia per consacrare una volta per tutte la “fine dell’occidentalizzazione del mondo”[2].

I – Il multilateralismo sanitario in stato di paralisi generale

Il sistema delle Nazioni Unite (OMS) sostenuto dagli europei è stato fortemente indebolito dalla pandemia e dall’amministrazione del presidente Trump, che lo ha criticato per aver rassicurato e persino nascosto l’entità del pericolo per la salute. In questo modo, l’OMS è diventata il centro della polemica tra Cina e Stati Uniti e si è trovata improvvisamente presa nella “trappola di Tucidide”[3], dove ora sono impegnati in una spirale di ostilità in cui l’Impero di Mezzo, essendo una potenza emergente compete con quella tradizionale, in questo caso lo “zio Sam”[4], per l’egemonia militare. L’OMS è quindi un campo di confronto di questa rivalità e diventa così una vittima diretta con la sospensione dell’ingente contributo americano al suo bilancio.

La conseguenza immediata è quindi l’ulteriore indebolimento del multilateralismo, nella sua componente sanitaria. Questa situazione consacra le visioni cinese e russa del sistema delle Nazioni Unite, che appare così come una “congegno”[5] nelle mani degli Stati Uniti. Lo supportano solo quando serve ai loro interessi geopolitici. Negli altri casi, il sistema onusiano si scredita da solo.

Per soddisfare le esigenze dei paesi i cui sistemi sanitari pubblici erano classificati come vulnerabili, nell’aprile 2020 è stata istituita l’iniziativa Access to Covid-19 Tools Accelerator, attraverso un meccanismo finanziato dall’OMS e dalla società civile: COVAX. Questo dispositivo aveva l’obiettivo di distribuire due miliardi di dosi di vaccini entro la fine del 2021. Ma gli ostacoli incontrati da questo dispositivo dimostrano sufficientemente la debolezza del multilateralismo sanitario.

II – La leadership occidentale vacilla

Questa pandemia avrà conseguenze per il sistema delle Nazioni Unite che viene così colpito con ulteriore discredito dalla corsa internazionale alle vaccinazioni. Altre parti del mondo hanno già raccolto la sfida della ricostruzione delle istituzioni multilaterali. È dubbio che il ritorno degli Stati Uniti in seno all’OMS sarà sufficiente a dissipare rapidamente il disagio prodotto. E la guerra in Ucraina ne è un’ulteriore dimostrazione.

Sebbene il multilateralismo sanitario onusiano non si sia squalificato solo, è stato sicuramente usato come capro espiatorio della presidenza Trump e dalla miopia della sua amministrazione. Ma è stata anche vittima della mancata comprensione delle soluzioni endogene prodotte in alcuni dei cosiddetti paesi meno sviluppati e che avrebbero (nessuno studio serio però lo dimostra) contribuito ad evitare il peggio annunciato per l’Africa e che non si è avverato. L’apparente tasso di mortalità per il Covid-19 in Africa è inferiore a quello globale[6], suggerendo che i risultati sono stati meno gravi tra le popolazioni africane e in particolare in un paese come il Camerun[7].

Se la crisi ha accentuato il ritiro americano e ha indotto l’indebolimento del quadro delle relazioni multilaterali, la nuova amministrazione americana sta cercando di riaffermare il proprio impegno nei confronti delle organizzazioni internazionali e in particolare dell’OMS. Allo stesso tempo, le due potenze eurasiatiche hanno percepito che il mondo della pandemia era costruito su una dottrina delle relazioni internazionali in cui il multilateralismo era apparente e si basava di fatto sul primato statunitense e sul servilismo europeo. Tuttavia, l’ascesa di una nazione come la Cina all’interno delle istituzioni dell’ONU tende a qualificare questo legame meccanico tra il multilateralismo e la leadership americana che abbiamo conosciuto sinora dalla caduta del muro di Berlino.

III – Il dinamismo dei regimi autoritari russo-cinesi nella rivalità con l’Occidente liberale

Dopo il ritiro americano dall’OMS, Cina e Russia hanno puntato a conquistare il settore della salute come uno spazio in cui riconfigurare le loro potenze scientifiche, logistiche e industriali. Pertanto, la lotta contro la pandemia è stata soprattutto una lotta per affermare la superiorità di questi regimi autoritari sull’Occidente liberale o democratico.

Così, tra il 2020 e il 2021, si è assistito a una “battaglia” sanitaria dei giganti russo-cinesi contro gli dei occidentali (USA/UE). La prima parte di questa contesa ha contrapposto la Cina ai suoi rivali regionali (Taiwan, Corea, Giappone) e globali (Unione Europea, Stati Uniti) per la corretta rilevazione e condivisione dell’entità di contagi e decessi. Così facendo, in una disinformazione propria dei regimi autoritari, la qualità di uno Stato veniva poi valutata in base al numero di persone contagiate e morte. Parallelamente, Cina e Russia hanno abilmente lanciato una “diplomazia mascherata”[8] il cui obiettivo principale era quello di minare l’influenza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea nelle loro tradizionali aree di influenza e sui propri territori. Anche in questo caso, la qualità di un regime politico doveva essere misurata dalla produzione in breve tempo di mascherine, camici, guanti, respiratori e letti d’ospedale. La conseguenza immediata fu la consacrazione con la loro influenza internazionale dei regimi politici russo e cinese, apprezzati per la loro capacità di trasportare le proprie produzioni di attrezzature di protezione e cura in tutto il mondo.

Nella seconda parte della battaglia, la competizione si è spostata sulla velocità di sviluppo del vaccino. La Russia si è lanciata di gran carriera. Poi anche la Cina è entrata in gioco. Vaccinando in tutto il mondo, “Russia e Cina hanno primeggiato sull’Occidente con facilità su tre livelli di leader dell’industria farmaceutica, pionieri nella ricerca scientifica e fornitori di aiuti umanitari”[9]. Russi e cinesi hanno segnato punti anche nel campo della comunicazione[10], con la pubblicità fatta dei loro vaccini (Sputnik V, Sinopharm, Sinovac).

Per Pechino e Mosca, il Covid-19 è stato un acceleratore della morte dell’occidentalizzazione sanitaria del mondo.

IV – L’esitante indipendenza sanitaria dell’Unione Europea

Il settore della salute in Europa è sempre stato essenzialmente di competenza dei singoli Stati nazionali. Con l’inizio della pandemia, ciò ha subito un’evoluzione importante. Molto rapidamente, l’UE si è organizzata lanciando un centro comune di acquisto per i vaccini. Tuttavia, ha sperimentato ritardi negli ordini e ritardi nelle negoziazioni. Ovviamente, la risposta europea è apparsa esitante, fallimentare da questo punto di vista e in ritardo. Nel complesso, nonostante la sua volontà, l’Unione Europea ha perso la battaglia dell’immagine di fronte a Cina e Russia.

Nel nuovo mondo che si sta organizzando su iniziativa delle potenze eurasiatiche, l’Unione Europea sta ancora cercando la sua indipendenza e la sua influenza in ambito sanitario, così come sta cercando il suo ruolo geostrategico in materia. Per l’Unione Africana, invece, la crisi potrebbe essere stata un indicatore della fine dell’occidentalizzazione della gestione delle sue crisi sanitarie e della necessità di mettere in atto una politica di sicurezza sanitaria autonoma basata sulla comprensione delle catene del valore, delle capacità produttive endogene e di una politica di ricerca più reattiva incentrata anche sulla tutela della medicina tradizionale.

V – La fine dell’Occidente?

Se il mondo di ieri ha lasciato il posto a un mondo in cambiamento, sembra opportuno sottolineare che il nuovo mondo è già qui e che occorre ricostruire il multilateralismo sanitario. Questo si basa su un’immagine oggettiva che suggerisce che “siamo tutti sulla stessa barca, ma non tutti hanno accesso alle scialuppe di salvataggio”[11]. Se in alcune parti del mondo il multilateralismo funziona bene, è tuttavia deplorevole che non mantenga le promesse di salute globale. In effetti, questa pandemia ha portato a un mondo più competitivo, in cui le potenze emergenti stanno affermando il loro ruolo per vedere l’affermazione di un mondo sanitario post-occidentale, o altrimenti detto, un mondo sanitario occidentale marginale.

Se questa competizione è fatta di posture, si basa anche su grandi progressi tecnologici. Una parte della medicina di domani è emersa proprio da questa crisi. Resta da vedere come questi anticipi saranno ridistribuiti equamente tra paesi del mondo o secondo logiche di potere; è molto probabile che prevalga la seconda ipotesi. L’Occidente giocherà certamente qui la sua sopravvivenza.

Christian Michel Tsanga Atangana, Dottorando in Diritto pubblico

  1. BRET C, PARMENTIER F. et Télos, Avec la Pandémie, l’occident perd du terrain face aux régimes autoritaires chinois et russe, SLATE fr 26 mars 2021 à 12h08
  2. PANHUYS H., La fin de l’occidentalisation du Monde? De l’unique au multiple, Paris, l’Harmattan, 2004
  3. GRAHAM A., Explaining the Cuban Missile Crisis, Little Brown, Boston, 1971
  4. MOSALLI I., Mais qui est véritablement l’Oncle Sam?, L’Orient-Le Jour, www.lorientlejour.com/article/1071375, 08 septembre 2017 à 00h00
  5. DE GAULLE C., discours à Nantes, 10 Septembre 1960
  6. CFR: Case Facility Rate
  7. Partnership for Evidence-Based Response to COVID-19, Cameroun: comment équilibrer les mesures sociales et de santé publique, Données mises à jour le 19 août 2020
  8. BRET C, PARMENTIER F. et Télos, Idem
  9. BRET C, PARMENTIER F. et Télos, Ibidem
  10. AVATIN L., Comment la Chine et la Russie exploitent la crise sanitaire à des fins politiques et géopolitiques, Ecole de Guerre Economique, 2 Avril ’20
  11. AMOUGOU T., Climat: «nous sommes tous dans le même bateau, mais tous n’ont pas accès aux canots de sauvetage», Le Monde Afrique, 31 Mars 2019 à 19h00, www.lemonde.fr

 

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