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Uomini, boschi e api – Mario Rigoni Stern

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Edizioni Einaudi
Narrativa
Pagg. 208
ISBN 9788806250690
Prezzo Euro 11,00

La serenità

Ogni volta che apro un libro scritto da Mario Rigoni Stern avverto una sensazione del tutto particolare che appare già dalle prime righe e che mi accompagna per tutta la lettura; infatti mi sembra di entrare in un altro ambiente, in una camera rischiarata solo dal fuoco di un camino, e c’è lui, Mario Rigoni Stern, che, ravvivata la fiamma con nuovi ciocchi, mi invita a sedere e comincia a raccontare, con un tono pacato, e una voce calda. E immediato è il senso di serenità che mi pervade, un appagamento dell’anima, una pace interiore, rara e infinitamente preziosa. E’ accaduto anche per questa raccolta di racconti, in cui i temi preponderanti sono quelli della natura vista con gli occhi di chi ha nei suoi confronti un profondo rispetto e così protagonisti sono diversi animali, dal gufo delle nevi al fagiano di monte, dal picchio rosso alle volpi, per non parlare delle api, per le quali l’autore ha una vera e propria venerazione. Se si parla di animali si finisce poi con il parlare di caccia, una caccia d’altri tempi, una sfida fra predatore e preda sostanzialmente su un piano di parità, sempre nell’ottica del più profondo rispetto per la natura. Non mancano poi prose su alcuni tipici lavori in montagna, da quello praticato dai cavatori di marmo rosso a quello dei carbonai, attività che oggi, non tutte, ma quasi, sono scomparse, e quindi la narrazione di Rigoni Stern è un prezioso contributo di carattere storico, è una testimonianza per il futuro al fine di poter conoscere tutto quanto rappresenta le nostre radici. Se la maggior parte dei racconti deriva da quotidiane osservazioni del mondo circostante, altri invece rappresentano il desiderio di conservare la memoria, come quello stupendo della battuta di caccia al cervo per la ricorrenza di Sant’Uberto, quando l’autore era detenuto prigioniero in un lager miniera di ferro a cielo aperto in Austria; c’era la guerra, ma l’umanità non si era persa, come dimostreranno tangibilmente dei vecchi cacciatori. Se poi vogliamo restare su tematiche che emozionano il libro finisce splendidamente con il racconto L’ultimo viaggio di un emigrante, con cui rifulge tutta la carica umana di Rigoni Stern; sono righe struggenti che portano a una inevitabile commozione, e nella figura dell’emigrante che, con i risparmi di una vita, lascia l’albergo per anziani nel Michigan per una vacanza al suo paese d’origine, un ritorno alla propria terra, una rivitalizzazione delle proprie radici, un viaggio dagli Stati Uniti all’Italia che per lui sarà di solo andata ho ritrovato un po’ di Tönle, la straordinaria figura del montanaro errante per mantenere la propria famiglia, protagonista di un romanzo breve di straordinaria bellezza e che a suo tempo fu onorato con il prestigioso premio Campiello.

Dispiace poi, arrivati all’ultima pagina, non poter continuare, ma la figura di Mario Rigoni Stern, che magicamente immagino visto che il fuoco si è spento, si alza e mi saluta, ma non è un addio, è un radioso arrivederci a domani, foriero di altre stupende narrazioni.

 

Mario Rigoni Stern (Asiago, 1 novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008). Scrittore italiano. Esordì con Il sergente nella neve (1953), una delle più notevoli testimonianze letterarie della seconda guerra mondiale, alla quale l’autore partecipò con gli alpini sul fronte russo. Dopo anni di silenzio Rrigoni Stern è tornato alla narrativa con i racconti Il bosco degli urogalli (1962) e i romanzi La guerra della naia alpina (1967), Quota Albania (1967), Ritorno sul Don (1973), Storia di Tönle (1978, premio Campiello), emblematica biografia di un solitario montanaro durante la grande guerra, uno dei suoi esiti più alti. Successivamente, accanto a nuovi romanzi, L’anno della vittoria (1985) e Amore di confine (1986), lo scrittore ha pubblicato diverse opere che testimoniano di una sua crescente adesione al mondo della natura: Uomini, boschi e api (1980), Il libro degli animali (1990), Arboreto selvatico (1991). In Le stagioni di Giacomo (1995, premio Grinzane) ha raccontato i luoghi d’origine. Nella produzione successiva tornano i suoi temi dominanti: Sentieri sotto la neve (1998), Tra due guerre e altre storie (2001), Stagioni (2006), I racconti di guerra (2006).
(dall’Enciclopedia della Letteratura Garzanti)

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