VIA LATTEA è il nuovo progetto discografico dell’ensemble di ricerca musicale e performativa Enten Hitti. Il lavoro prende ispirazione dalla ricerca sul “femminile” e dalla trasmissione matrilineare della vita. È frutto di vari viaggi di ricerca nei luoghi in cui la cultura del “sacro femminile” ha preso corpo oltre 4000 anni fa: Cipro, Creta, Turchia, Irlanda, Sud Africa, Indonesia… Le suggestioni storiche, geografiche sono state liberamente reinterpretate e trasformate in brani musicali che, pur citando in alcuni casi precisi mondi musicali, vanno nella direzione di cogliere lo spirito del “femminile” nella sua universalità. VIA LATTEA è dunque un omaggio alla qualità “femminile” e ai culti della Dea Madre riattualizzati con strumenti contemporanei. Allo stesso tempo è un omaggio alla galassia di cui facciamo parte ed incarna la ricerca spirituale, sospesa fra terra e cielo, dell’ensemble. Il tutto arrangiato con la sensibilità minimale, ipnotica ed evocativa tipica dello stile Enten Hitti.
Il disco è composto da 12 brani che alternano paste sonore e pathos diversi ed è realizzato con la collaborazione di molti ospiti amici dell’ensemble (Vincenzo Zitello, Juri Camisasca, Jenny Sorrenti, Antonio Testa, Alio Die, Julia Berger, Paola Tagliaferro, Claudio Milano, Gamelan Gong Cenik.)
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La copertina è di Matteo Guarnaccia.
DEDICATO AL SACRO FEMMINILE CHE OVUNQUE GENERA
OVUNQUE PROTEGGE
USCITA per CD, edizioni digitali e vinile 1 febbraio 2022.
Cooproduzione: SEAHORSE RECORDINGS e LIZARDS RECORDS per CD ed edizioni digitali. Distribuzione: AUDIOGLOBE, BTF, GT MUSIC, MaRaCash. Edizione speciale limitata in vinile a cura di ADN Record
Pierangelo Pandiscia: saracen lute, guitar, steel drum, metallophones, Kalimba.
Gino Ape: piano, oboe, xylophone.
Giampaolo Verga: violin
Jos Olivini: Zither in “That careless stream flowing inside us”, Accordion in “Petra”, Kalimba arrangements in “Sacred Heart Lullaby”
Afra Crudo: voice in “Where Orion Fish dream”, “Black Perseus”, “Sacred Heart Lullaby”
Mari Celeste Criniti: ancient aramaic chant in “Love’s consequences”, voice in “Petra” (based on the poem “That day”), narrator’s voice in “Beyond the saffron colored ways” (text based on the poem “Ecstasy of Love” by Hamda Khamis. From a Collection of Arabic female poetry)
Claudia Foglia: voice in “The Swan Arm”
Guests:
Stafano Nosari: doublebass and cello in “Via Lattea”
Gamelan Gong Cenik (ensemble of Balinese Music with original instruments) direct by Enrico Masseroli performing “Milky Way”: Enrico Masseroli: gangsa; Rita Colani: gangsa; Pierangelo Pandiscia: calung; Jos Olivini: calung; Marco Vecchi: gong; Maurizio Bolis, Kempli, Paolo Cucchi and Massimiliano Panza: reyong.
Antonio Testa: percussions in “Black Perseus”
Paola Tagliaferro: voice in “Via Lattea”, “The Compassion of a star”, “What Clouds Know”
Lorenzo Pierobon: Overtones chant in “Love’s consequences” and “The Compassion of a star”
Claudio Milano: voice in “Where Orion fish dream” and “The Compassion of a star”
Rita Colani: ghost voice in “The Compassion of a star”
Alio Die: zither in “Love’s consequnces ”
Juri Camisasca: voice in “That careless stream flowing inside us”
Julia Berger: voice in “Beyond the saffron colored ways”
Vincenzo Zitello: viola, cello, doublebass in “Black Perseus”,“The Compassion of a star”, “Beyond the saffron colored ways”
Giulia Ermirio: viola in “What Clouds Know”
Jenny sorrenti: voice in “Alma de Niqua”
per saperne di più:
https://it.wikipedia.org/wiki/Enten_Hitti
Via Lattea / The swan arm / Where Orion fish dream / Black Perseus / Petra / The compassion of a star / Love’s consequences / Sacred heart lullaby / That careless stream flowing inide us / What clouds know / Beyond the saffron colored ways / Alma de Niqua.
Perseo Nero (video)
https://www.youtube.com/watch?v=PDc9-oB-PYM
Intervista
Davide
Ciao Pierangelo, ciao Gino. Un bellissimo progetto, il vostro, giunto – se non sbaglio – al decimo capitolo discografico con “Via Lattea”. “Nell’universo non abbiamo a che fare con le ripetizioni, ogni volta che passa un ciclo, qualcosa di nuovo viene aggiunto all’evoluzione del mondo e al suo stadio umano di sviluppo” scrisse Rudolph Steiner. Cosa continua e cosa aggiunge ed evolve “Via Lattea” nel vostro lungo percorso esplorativo della musica, e nondimeno dell’antropologia musicale?
Enten Hitti
Intanto grazie per la citazione di Steiner. Coglie l’andare del nostro percorso. “Via lattea” certamente mantiene lo stile evocativo e minimale che ci contraddistingue, ma rispetto agli altri dischi è armonicamente piu curato. Con un uso degli arrangiamenti d’archi piu diffuso. Chissa forse in un lontano futuro, prima di lasciare i nostri corpi, ci piacerebbe fare un disco con un’orchestra intera. Potrebbe essere l’esito di un percorso che dalle pietre sonore e il post rock di ven’anni fa, arriva alla magnifica coloritura di un’orchestra classica!!!
Davide
Sappiamo che l’universo sonoro nell’uomo comincia nel grembo materno. Perché avete scelto come argomento centrale il sacro femminile e come lo avete sviluppato, attraverso quali punti da unire ed espandere?
Enten Hitti
Ci son tanti perché. Alcuni intimi e personali, di donne che non ci sono piu, ma ci hanno segnato la vita. E di donne che ci sono ora. E per questo siamo grati. In questo universo ci siamo mossi un po’ come flâneur che passeggiando colgono delle suggestioni, delle essenze. Senza un obiettivo, senza meta. Cosi gli idoli femminili incontrati a Cipro, a Creta, a Malta, in Turchia, in Irlanda, in Africa in Indonesia, al di là delle differenze di forma e linguaggio, ci portano verso un unico e splendente posto. Il posto delle origini.
Davide
“Via Lattea” rimanda al mito di Eracle, figlio di Zeus con la mortale Alcmena, sarebbe diventato immortale solo succhiando il latte dal petto di Era, madre degli dei. Ma Eracle bambino strinse con troppa forza il seno della dea, facendo schizzare del latte verso il cielo, creando così la galassia della Via Lattea. C’è qualcosa, nella scelta di questo titolo, per ricordarci delle nostre connessioni cosmiche?
Enten Hitti
Sì, una cosa molto semplice. Quando riusciamo ad abbandonare il peso della gravità terrestre e alziamo gli occhi al cielo, il cielo siamo noi. Da lì veniamo. Lì ritorniamo.
Davide
Però, a proposito di mitologia greca, avete dedicato “Via Lattea” a Pallade Atena. Perché?
Enten Hitti
Atena è il femminile arcaico per eccellenza, il suo nome compare addirittura in alcune tavolette minoiche in scrittura lineare B rinvenute a Cnosso, è una discendente diretta delle dee uccello arcaiche… Le dee.
Tutti i suoi attributi parlano dei “poteri” del femminile arcaico: è ornata di serpenti che rappresentano il potere di rigenerazione del femminile: sul suo scudo è la Gorgone, il guardiano della soglia, con cui è il relazione il femminile che genera la vita (solo per darne una delle tante letture possibili); la accompagna lo sguardo chiaro della civetta, ovvero la Visione del femminile come essenza intuitiva oltre il sapere razionale, la visione del Cuore, che sa vedere nel buio…
E molto altro si potrebbe dire… per esempio sul fatto che nasca “con una armatura completa e d’oro”, un attributo che è un invito alla consapevolezza per ogni essere umano ad agirsi e vivere come dotato di tutte le risorse necessarie per fare fronte alla vita, nel modo migliore possibile, in ogni attimo…
Come colui che usa la lancia, altro suo attributo: ha un solo colpo disponibile, deve essere sferrato nella totale presenza!
Come nella musica, la nota, una volta suonata… è.
Insomma una Dea che manifesta la potenza e il mistero sacro dell’attimo della Vita, concetto intrinseco al chiaro sentire dell’arcaico femminile, e lo sintetizza.
Una Dea che coniuga oriente e occidente, portando in sé, oltre a tutto il patrimonio greco, memorie africane, egiziane e libiche… come la matrice aperta del nostro disco.
Atena, come la Sheela na Gig degli antichi miti irlandesi, include la trinità. Il presente, il passato, il futuro… nel qui e ora.
Atena è al tempo stesso un simbolo e un appello ad una modalità di adesione alla consapevolezza dell’attimo: l’infinito nel finito.
Davide
Ho apprezzato moltissimo tutto il disco, ma il mio brano preferito è “The compassion of a star”, che mi ha evocato nel titolo il Bodhisattva trascendente femminile e compassionevole del Buddhismo tibetano di Tārā (Stella). Avete in particolare scelto nei vostri brani, oltre alla dea Atena, altre figure più o meno mitologiche o storiche a cui ispirarvi per questo lavoro?
Enten Hitti
Ovviamente Perseo, protetto di Atena, rappresenta la necessità di agire, il coraggio di intraprendere la propria missione, l’aderire al fuoco della passione. Inoltre, a proposito di corrispondenze, possiamo ricordare che una delle letture possibili di Atena è una sua relazione con il buddismo tantrico; c’è notevole convergenza dell’ermeneutica stoica, secondo cui il nome Athena verrebbe da Aitheronaia, “abitatrice dell’etere”, l’etere è la quintessenza degli elementi, il vuoto in cui opera il pensiero e al tempo stesso fuoco celeste; la tantrica Kundalinî, a sua volta, quando sale lungo i canali delle nadi (sushumnâ-nâdî), è detta Khecarî, cioè la “moventesi nell’etere/nel vuoto”, e questa denominazione è quasi identica alla stoica Aitheronaia.!!!
Davide
A quali culture vi siete rivolti? Qual è stata la vostra chiave reinterpretativa delle diverse suggestioni culturali e storico-geografiche? Cosa le ha unite?
Enten Hitti
Abbiamo cercato di trovare l’uno. Cio che unisce. Ma senza una via razionale e strutturata. Come dicevo, ci siamo mossi, come il flâneur di Baudelaire e di Walter Benjamin nella Parigi del XIX secolo. Cercando delle fonti che ci dicevano qualcosa. E Questo qualcosa ha dato il la per comporre dei brani fatti oggi. Cosi Africa, Mediterraneo, mondo celtico o Indonesia sono specchi di un’unica luce.
Davide
Cos’è oggi, riattualizzata, la dea Madre, cosa un suo culto possibile? Qual è il suo significato per voi in questo ciclo storico chiaramente fondato e incentrato sull’asse invece patriarcale?
Enten Hitti
Si puo sintetizzare in una solo motto: ritorno alla Civiltà!
La nostra epoca è la punta di un iceberg, di un processo che in molti secoli ha progressivamente distrutto il Senso del Sacro. Il Senso del Sacro è connesso alla chiara percezione del valore immenso del Bios e della Vita come intrinsecamente aderenti all Uomo. Un’Umanità sacra incarnata in un Corpo Sacro.
Se l’Uomo perde il Corpo, perde se stesso; la riconnessione con Atena, con il Femminile arcaico, con le nozze alchemiche, con Il Sacro Vero e la sola strada possibile per ri-fondare una vera societas, cioe un luogo di relazione fondato sul rispetto umano del Sacro. Lontano dalle ambizioni funeste del potere temporale. Questo vivevano e incarnavano profondamente i culti della Dea. A questo occorre tornare per avere una chance non distruttiva nella nostra futura evoluzione.
Davide
Il vostro progetto nasce come laboratorio sonoro volto a sperimentare le intersezioni tra musica elettronica e musiche rituali ed etniche, anche preistoriche, quindi acustiche. In questo vostro lavoro non si fa uso dell’elettronica come in altri vostri precedenti lavori. C’è una ragione precisa?
Enten Hitti
Beh, è una possibilità. Un disco che va verso il ritorno a casa, anche dal punto di vista sonoro deve essere coerente. Gli strumenti “classici”, reali, meglio si prestano a portare con sé l’eco delle origini e del sacro.
Davide
Negli anni avete collaborato (o hanno collaborato con voi) moltissimi musicisti di grande valore. Officine Schwartz, Eraldo Bernocchi, Walter Maioli, Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti, Battiato, Tran Quang Hai, Sainkho solo per citarne alcuni. Anche “Via Lattea” si arricchisce di moltissimi ospiti, tra cui spiccano sicuramente Juri Camisasca, Jenny Sorrenti, Claudio Milano e gli altri tutti. Ci sono diversi e diverse cantanti eccellenti in questo lavoro per cui la voce, sicuramente il nostro primo strumento musicale, è stata al centro delle loro ricerche. Qual è stato il compito proprio delle voci in questo lavoro?
Enten Hitti
La voce è lo specchio dell’anima. Piu e meglio di qualsiasi altro strumento. Per questo non c’è un solo brano che non sia anche cantato. Magari con lingue inventate o con un mantra o dei vocalizzi. Il compito delle voci è stato questo. Dare anima ai brani! Sappiamo che in fase di registrazione, alcune volte, non abbiamo usato microfoni eccellenti e cosi le voci paiono talvolta un po’ indistinte e fredde. Ma questo effetto nel complesso del disco ci sta. Una sorta di anima lontana, antica, opaca…
Davide
Tra i numerosi ospiti, è presente la Gamelan Gong Cenik. Le orchestre gamelan affascinano l’occidente fin dalla fine dell’Ottocento, a cominciare da Debussy e Britten, soprattutto perché l’intonazione di ogni orchestra gamelan è unica fin dalla costruzione degli strumenti. Con quali scale modali musicali avete prevalentemente lavorato in questo disco e perché?
Enten Hitti
Beh, gli strumenti del Gamelan che abbiamo usato sono originali. Giunti a noi via nave! Grazie al direttore dell’ensemble Enrico Masseroli che viaggia fra Italia e Bali da piu di 30 anni. Tutti gli strumenti sono stati accordati a Bali con il la a 440HZ in modo da essere compatibili con gli strumenti occidentali. E nella loro scala classica pentatonica – DING DONG DENG DUNG DANG- corrispondente ai nostri SI DO RE FA DIESIS e SOL hanno di fatto orientato la pulsazione del brano di apertura. In altri brani abbiamo usato delle pentatoniche minori, delle scale modali lidie, frigie e misolidie o semplicemente delle accordature aperte basate su tonica e quinta. Le caratteristiche “sospese” di queste scale le rende piu affini ad un sentimento arcaico e “femminile”…
Davide
Avete sempre dedicata particolare attenzione, oltre che alle installazioni sonore, alle performance musical-teatrali e alla musica dal vivo come esperienza particolarmente coinvolgente, come gli sleeping concert o i concerti nel buio. Al di là di questo difficile momento per l’attività musicale o performativa dal vivo, o magari anche in ragione di ciò, avete previsto qualcosa per la “Via Lattea”? La suonerete o la state già suonando in pubblico; e con quali caratteristiche? Cosa seguirà?
Enten Hitti
Beh, portare un disco come questo dal vivo non è semplice. Tanti strumenti, tante voci. La formazione ideale sarebbe con un quartetto d’archi piu pianoforte, liuti, oboe, cetre ed altri strumenti di coloritura. Abbiamo giocoforza scelto una formazione piu stringata con 4/5 musici e una cantante. Cercando di andare all’essenza del disco. E proprio in questo periodo stiamo “componendo” il tour di presentazione. Auditorium, Teatri, Festival e luoghi archeologici. La prima data confermata sarà in Valtellina il 25 aprile 2022 in collaborazione con un gruppo di danzatrici non professioniste giunte alla danza dopo un percorso decennale di danzaterapia guidato da Ilaria Atena Negri. Sarà una buona occasione per rendere omaggio al femminile avendo sul palco un gruppo di 15 donne davvero coraggiose. Avremo musica, danza e visuals proiettati. Un buon inizio! Propiziatorio per la stagione estiva!
Davide
Grazie e à suivre…