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La fattoria del Coup de Vague – Georges Simenon

4 min read

Edizioni Adelphi
Narrativa
Pagg. 142
ISBN 9788845935619 
Prezzo Euro 18,00

Nulla deve turbare il piccolo mondo

La fattoria del Coup de Vague, romanzo scritto da Simenon nel 1938, non è un poliziesco, e nemmeno un noir, ma è un ritratto impietoso non solo della provincia francese, ma anche delle tensioni e degli attriti che sorgono, quasi inevitabilmente, in una famiglia. La vicenda si svolge in un villaggio francese caratterizzato dall’attività della miticoltura e spesso all’interno della fattoria del Coup de Vague, il colpo d’onda. C’è un nipote di nome Jean, un ragazzone di bell’aspetto, che non si sa di chi sia figlio, e due zie zitelle, Hortense ed Emilie, estremamente possessive. Fra una raccolta e l’altra di ostriche (riuscitissime le descrizioni al riguardo) Jean, che è di bell’aspetto, come una farfalla coglie dei giovani fiori e tutto procederebbe tranquillamente se non accadesse che una delle ragazze, Marthe, rimane incinta. Ecco l’avvenimento che travolge come un’ondata la vita di questo nucleo familiare,  chiuso e quasi inaccessibile. Dal momento in cui il ragazzone comunicherà alle zie l’incidente, cioè l’aver ingravidato una ragazza, nulla sarà più come prima e avverranno una serie di fatti, strettamente concatenati, che riveleranno un mondo di grettezza e di malanimo. Però le carie zie, le megere per gli altri abitanti del villaggio, faranno di tutto per ristabilire la situazione come era sempre stata prima del fatto e poco a poco ci riusciranno. 
Come ho detto sopra il romanzo non è un giallo, ma la tensione è ugualmente sempre palpabile, come se da un momento all’altro una situazione, già difficile, dovesse precipitare, mentre emergono conflitti, odi quasi atavici e il tutto mentre matura e si sviluppa un complotto di restaurazione con protagoniste Hortense ed Emilie e figurante, succube, Jean. 
La vicenda è squallida e la penna di Simenon riesce a far crescere nella melma, oltre ai mitili, anche le personalità di individui che vogliono che nulla cambi, che il mondo, il loro piccolo mondo, fatto di gesti ripetuti, di possessività nemmeno tanto nascoste, resti sempre quello.
Come al solito la descrizione degli ambienti e delle atmosfere è impeccabile, mentre a volte l’analisi psicologica segue un percorso più accidentato, a volte di grande efficacia, altre invece un po’ monotona.  Comunque, nel complesso, La fattoria del Coup de Vague è un buon romanzo. 

Georges Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989). Romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea.
Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret.
La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database curato dall’UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim.
Contemporaneamente collabora con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo.
Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell’arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno.
Nel 1929, in una serie di novelle scritte per la rivista «Détective», appare per la prima volta il personaggio del Commissario Maigret.
Nel 1931, si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da sue opere.
Con la prima moglie Régine Renchon, intraprende lunghi viaggi per tutti gli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc.
Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea: durante la guerra si occupa dell’assistenza dei rifugiati belgi e intrattiene una lunga corrispondenza con André Gide. A causa di un’errata diagnosi medica, Simenon si convince di essere gravemente malato e scrive, come testamento, le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree.
Accuse di collaborazionismo, poi rivelatesi infondate, lo inducono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove conosce Denyse Ouimet che diventerà sua seconda moglie e madre di suoi tre figli. Torna in Europa negli anni Cinquanta, prima in Costa azzurra e poi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna.
Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: viene assegnata la Palma d’oro a La dolce vita di Federico Fellini con cui avrà una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet.
Nel 1972 lo scrittore annuncia che non avrebbe mai più scritto, e infatti inizia l’epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia.
Georges Simenon muore a Losanna per un tumore al cervello nel 1989.

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