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Intervista con Roberto Zanetti

7 min read

ROBERTO ZANETTI QUARTET
Mother Afrika

Le origini del jazz, l’amore per l’Africa, un omaggio a figure femminili come Rosa Parks, Katherine Johnson, Nina Simone. Scritto durante il lockdown, il settimo disco del compositore e pianista veneto è un abbraccio all’umanità. 

Mother Afrika: il nuovo album di Roberto Zanetti 4Tet
Mother Afrika
Roberto Zanetti 4Tet
Comar23 Edizioni Musicali
62,11 minuti

“Da una vita pensavo di realizzare un disco sull’Africa e le origini della musica jazz. Il tempo avuto a disposizione durante il Lockdown mi ha consentito di realizzarlo. Ho sempre suonato blues, lo ritengo la musica dell’anima. La prima volta che l’ho ascoltato, ho capito che era la mia musica.”  Un sogno, una dedica, un impegno artistico e quindi umano quello di Roberto Zanetti, compositore e pianista veneto, che presenta il suo settimo album Mother Afrika. “Sono convinto che la cultura afroamericana sia la radice della musica del XX e XXI secolo. Ho cercato di renderle omaggio attraverso la forma del call and response, che era all’origine dei primi canti africani, che si sono poi sviluppati attraverso i gospels, gli spirituals, il blues, il funk fino ad arrivare alle nuove forme espressive contemporanee. Ho elaborato per Mother Afrika una scrittura e una pronuncia attuale ed orecchiabile”.

Un concept con una forte vena civile, un racconto musicale di storie afro-americane al femminile: la forza di Wilma Rudolph, il coraggio di Rosa Parks, la genialità di Katherine Johnson, lo straordinario talento di Nina Simone. “Mi sono appassionato alle loro storie e alle loro azioni, che hanno reso il mondo un posto migliore e la musica diventa uno strumento per abbattere barriere e portare a riflettere sui diritti umani ancora violati ai nostri giorni”. La ricca attività artistica del compositore e performer Roberto Zanetti si contraddistingue per la coesistenza delle culture sia classica che jazz, dalle quali scaturiscono sia una contrastante corrispondenza, sia una pacifica discordanza. 

Anche per questo settimo album i suoi compagni di viaggio sono Massimo ChiarellaLuca Pisani e Valerio Pontrandolfo. “Oltre ad essere dei grandi professionisti, conoscono la mia personalità e il mio stile musicale. Nonostante la vita dei jazzisti sia fatta di strade parallele, quando ci incontriamo abbiamo un’intesa immediata e un interplay che ci consente di sviluppare i temi lavorando insieme all’arrangiamento in maniera spontanea.” Mother Afrika si arricchisce anche della partecipazione di Nicolò Sordo, voce recitante del primo e ultimo brano. “Abbiamo scelto la poesia Africa di David Mandessi Diop, poeta di madre camerunense e padre senegalese, personalità di spicco nel movimento filosofico letterario Nègritude, perché ci offre uno sguardo dell’Africa vista da lontano”. 

Roberto Zanetti: piano 
Valerio Pontrandolfo: tenor sax 
Luca Pisani: double bass 
Massimo Chiarella: drums 
Nicolò Sordo: reciting voice 

Mother Afrika: 
01. Mother Afrika (intro)
02. Bud’s Power
03. Black Boy
04. Ballad For Afrika
05. Wilma Rodolph
06. Jungle Mood
07. Rosa Parks
08. Nina
09. Katherine Johnson
10. La Concha
11. Avalon Blues
12. Mother Afrika (ending)

Info:
Comar23 Edizioni Musicali
per acquisto copie Mother Afrika:
https://www.facebook.com/comar23edizionimusicali


Roberto Zanetti – YouTube

https://www.youtube.com/channel/UCr56wDz3qttjFAcTajQRkPA

Roberto Zanetti: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Zanetti_(pianista)

Synpress44 Ufficio stampa:

http://www.synpress44.com

Intervista

Davide 

Ciao Roberto. Quando si pensa all’Africa, se è vera l’ipotesi della prima migrazione umana appunto dal continente nero, vengono in mente radici ancora più lontane di quelle relative alla musica. Cosa in particolare hai voluto esplorare dell’Africa e delle origini della musica jazz? Cos’è per te “Mama Africa”? 

Roberto 

Dell’Africa ho voluto esplorare la cultura e la sostenibilità, un modo di vivere che, a differenza del nostro modello occidentale, è in accordo con la natura e con l’ambiente. Un modo di vivere che era presente anche nei luoghi da cui provengo e che è andato perduto: sto parlando dell’essere tendenzialmente pacifici e del saper aspettare. Questo carattere si trasferisce anche nel linguaggio primordiale africano che è poi sfociato nella musica jazz. Per me “Mama Africa” è la culla dell’umanità. 

Davide 

Per call and response o botta e risposta si intende una successione di frasi suonate da due musicisti e in cui la seconda funge da commento o da risposta alla prima. Portata in Africa dagli schiavi africani è entrata poi, attraverso le work songs, tra le tecniche del blues, del gospel, del soul ma anche della rumba e del rock’n’roll eccetera. In che modo hai lavorato intorno a questa tecnica portandola dentro le maglie più complesse e articolate di una composizione jazz? 

Roberto 

Ho lavorato sull’imitazione ritmica e melodica, come avveniva nei riti tribali di carattere spirituale. Avendo studiato musica liturgica, ho un forte legame con questa pratica: il canto responsoriale è il fulcro della preghiera e della meditazione. In “Bud’s Power”, per esempio, c’è un chiaro riferimento al dialogo tra i due strumenti (pianoforte e sassofono), come anche nel brano “La Concha”. Nella sezione B di entrambi i brani c’è la parte corale, dove le voci del dialogo si fondono insieme. 

Davide 

Quali altre peculiarità africane e afroamericane hai riletto attraverso “Mother Afrika”? 

Roberto 

Ho cercato di rileggere a livello musicale situazioni e ambienti dell’Africa vera e della mia immaginazione. Ad esempio, “In Jungle Mood” ricreiamo la tensione di qualcuno che si addentra nella giungla.
Nella melodia di “Black Boy” racconto il viaggio di un ragazzo che lascia la propria casa, con l’allegria e l’entusiasmo nelle A, e il down nella B quando incontra le difficoltà di inserirsi in una cultura diversa da quella d’origine. 

Davide 

Com’è stato viaggiare ancora una volta con i tuoi “compagni di viaggio” (Massimo Chiarella, Luca Pisani e Valerio Pontrandolfo)? 

Roberto 

Anche se le vite dei jazzisti sono fatte di percorsi paralleli, ritrovarsi è sempre un piacere e quasi una necessità vera e propria. Sono dei compagni di viaggio di lunga data, che sanno interpretare la mia musica a istinto. Tra di noi c’è una grande intesa musicale e personale, che ci ha permesso di registrare questo lavoro in pochissimo tempo. 

Davide 

Hai/avete omaggiato grandi figure femminili del passato (doppiamente discriminate magari perché nere e perché donne) come Rosa Parks, Katherine Johnson, Nina Simone, Wilma Rudolph.. Mi hai fatto tornare in mente altre grandi, come la prima riconosciuta compositrice sinfonica di colore Florence Price agli inizi del ‘900. Perché dunque questi omaggi? 

Roberto 

Perché mi sono appassionato alle loro storie, fatte di determinazione e coraggio, tanto da tracciare musicalmente alcuni caratteri della loro personalità nei brani che le riguardano. Basti pensare a Wilma Rudolph, che, da bambina poliomielitica, è diventata una sportiva vincitrice delle Olimpiadi del 1960 con tre medaglie d’oro, quando tutti le dicevano che non sarebbe mai diventata un’atleta. 

Davide 

In “Mother Afrika” (intro e outro) c’è la voce dell’attore – ma anche scrittore – Nicolò Sordo che recita la poesia “Africa” di David Mandessi Diop, personalità di spicco nel movimento filosofico letterario Nègritude. Il poeta nigeriano premio Nobel Wole Soyinka respinse l’approccio della negritudine nell’affermare l’africanità, proponendo eufemisticamente la tigritudine. “La tigre non proclama la sua tigre, salta sulla sua preda e la divora”. Cos’è per la negritudine? 

Roberto 

Ti dirò la verità: la connessione con la poesia di David Mandessi Diop è puramente emotiva e di suono. Rispecchia la mia visione di un’Africa vista da lontano. 

Davide 

La musica, come molto altro, è sempre più – se non lo è ormai del tutto – globalizzata. Esiste ancora una musica nera? Esiste ancora una musica bianca? Qual è il colore che attribuiresti tu invece alla tua/vostra musica – o più in generale al jazz – e perché? 

Roberto 

Per me la musica non ha colore. Le mie composizioni sono frutto del mio background culturale: a questo proposito, nel libretto del disco c’è una fotografia dove una mano bianca e una mano nera coesistono nella stessa persona. 

Davide 

Sei d’accordo con la frase di Baricco, quando non sai cos’è, allora è jazz? 

Roberto 

No. La peculiarità del jazz è sicuramente l’improvvisazione, che rende ogni esecuzione unica e diversa, ma questo è possibile solo grazie all’esistenza di regole e strutture ben precise che permettono un dialogo continuo e un interplay tra i musicisti. 

Davide 

“Torna indietro e riprenditi il passato” è il concetto alla base dell’uccello del Sankofa, l’uccello con la testa rivolta indietro che prende un uovo dalla sua schiena, simbolo della diaspora africana. L’uomo, strana creatura con ali e radici, scrisse Victor Hugo. Dopo l’affondo nelle radici, si può volare più in alto? Dopo tanta dispersione (spesso accompagnata da disperazione), a cosa dovremmo tutti ritornare? 

Roberto 

L’armonia sarà sempre uguale nei secoli a venire, l’unica differenza che caratterizza il mondo musicale è la melodia e il ritmo, come avviene anche nella vita di tutti i giorni. La quotidianità non cambierà mai, sarà il nostro pensiero che ci porterà a guardare nuovi orizzonti. 

Davide 

Cosa seguirà? 

Roberto 

Arriverà presto nuova musica. Intanto mi godo i frutti di questo disco e cerco di suonarlo il più possibile. 

Davide 

Grazie e à suivre…

1 thought on “Intervista con Roberto Zanetti

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