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Il pane di ieri – Enzo Bianchi

4 min read
Premessadell’autore
Edizioni Einaudi
Saggistica
Collana Super ET
Pagg. VII-120
ISBN 9788806202767
Prezzo € 9,50

 

Il mestiere di vivere

 

Oggi in cui tutto èa breve durata, tutto è <>, tutto senza memoria; oggi incui ogni scelta è rimandata e, non appena presa, è revocabile alla primadifficoltà; oggi in cui non si ha nemmeno la percezione che esista un <> per ciascuno.

 

La vita di ognuno di noi è un dono,venire al mondo è un omaggio, il più grande che ci viene fatto, ma siamo sicuriche proprio per questo la nostra esistenza  abbia un senso? Siamo veramenteconsapevoli che, perché regalata, la vita non si debba imparare?  Per quantopossa sembrare strano il fatto che noi procediamo in questo mondo è un dovere,un mestiere non certo agevole e quasi sempre faticoso, il mestiere di vivere,come con grande acutezza definì l’esistenza Cesare Pavese.
Se dopo aver letto Ogni cosaalla sua stagione non mi stupisco più per le straordinarie qualità di EnzoBianchi, con Il pane di ieri mi ritrovo in ogni pagina, in ogniriga, frutto com’è di una continua pacata riflessione.
E’ certo il libro di chi arrivato auna certa età, diciamo metaforicamente alla stagione autunnale della vita, sivolge all’indietro, e non tanto per fare un bilancio, bensì per riannodare ilpresente al passato, nella prospettiva di un futuro che sarà  gratificante quandosi sarà verificato che la propria esistenza costituisce un unicum, unsuccedersi di fatti ed eventi di cui, per lo più, siamo stati artefici.
Emergono così i ricordi, l’unicopatrimonio che ci può dare la certezza che abbiamo svolto e che stiamopraticando il nostro mestiere di vivere; fare uscire dalla nebbia del tempo lanostra infanzia e la nostra giovinezza implica però il rischio di un rimpianto,come se, nella nostra primavera, tutto sia stato idilliaco, perfetto,irripetibile. Enzo Bianchi non cade in questo errore, sfumando, ancora prima discrivere, immagini e memorie che, se da un lato possono anche indurre a ungarbato entusiasmo, dall’altro trovano onnipresenti le difficoltà inevitabiliche si incontrano nell’esistenza, tanto più marcate in un periodo post bellicodi grande miseria, in un ambiente, quale quello contadino del Monferrato,chiuso, a volte gretto, altre invece fecondo di umana solidarietà quale solo èpossibile trovare tra la povera gente. Ed è così che ai comandamenti delletavole consegnati a Mosè se ne aggiungono altri quattro, frutto di unacoscienza sociale, tramandata di padre in figlio, ma che nella loro apparentesemplicità sono i cardini dell’insegnamento del mestiere di vivere: “Fa il tuodovere, crepa, ma va avanti!”, elogio quindi del dovere, obbligo a cui maivenir meno, temperato tuttavia da  un “Non esageriamo!”, che richiamaall’indispensabile senso della misura; “Si tratta di non prendersela” , uninvito, a fronte delle disavventure, a non lasciarsi abbattere, e infine “Nonmescoliamo le cose!”, una versione più pratica e adatta a molti usi del celebredetto di Gesù “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è diDio”.
Principi saldi, quindi, frutto digenerazioni che si sono succedute in quelle colline di viticultori,sperimentati, applicati e appunto insegnati ai successori perché basilari peresercitare il mestiere di vivere.
Nel leggere questo libro, che potreidefinire un saggio sul come vivere la vita, fatto di tanti capitoletti per lopiù abbastanza brevi, si scoprono virtù antiche, presenti per tanti secoli epoi di colpo scomparse, con la fine di quella civiltà contadina di cui un altroscrittore che amo tanto, Ferdinando Camon, ha scritto così bene.
Tuttavia, Enzo Bianchi, in questosuo ripercorrere la propria esistenza, in questo estrarre ciò che conta emetterlo per iscritto con disarmante semplicità, ma con altrettanto notevoleefficacia, ci trasmette una lezione di vita, senza imporcela, anzisuggerendocela, che non potrà non lasciare indifferente il lettore, sia che sitratti di un credente che di un ateo. Il suo è un immaginario dialogo con chileggerà, una serie di riflessioni coinvolgenti, a cui lasciarsi andare, certiche alla fine ci sentiremo pervasi da quella grande serenità che è propriadell’autore.
Spesso è una parola abusata,macredetemi se vi dico che Il pane di ieri è un autenticocapolavoro.
 
Enzo Bianchi (1943),fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testisulla spiritualità cristiana e sulla tradizione di dialogo della Chiesa con ilmondo contemporaneo. Scrive su «La Stampa», «la Repubblica» e «Avvenire». PerEinaudi ha curato Il libro delle preghiere (1997), Poesie di Dio(1999), Regole monastiche d’occidente (2001), e ha pubblicato Ladifferenza cristiana (2006), Il pane di ieri (2008), Per un’eticacondivisa (2009) e L’altro siamo noi (2010). Nel 2010 esce sempreper Einaudi Ogni cosa alla sua stagione e Insieme, che raccoglie Ladifferenza cristiana , Per un’etica condivisa e L’altro siamo noi.

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