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Intervista con Blue Lies

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I “Blue Lies” sono una nuova band hard rock di Torino. È noto, credo, il fatto che a me non piaccia recensire o descrivere la musica, a meno che non si voglia ballare di architettura (giusto per ricordare una celebre frase di Frank Zappa). A quello ci pensano gli uffici stampa che mi mandano il materiale. Da molti anni ormai preferisco fare domande, far parlare gli artisti stessi. Il resto è ascolto  (questa volta scomodo Pirandello) “ciascuno a suo modo”. Quindi
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao. Cominciamo dalla formazione? Chi sono i “Blue Lies” e come è nata la band?
 
Blue Lies
La formazione è costituita da Andrea Spinelli (basso e cori), Riccardo Paolini (batteria e cori) e Stefano Guerci (voce e chitarra). La band è nata in seguito alla grande voglia di continuare a suonare dopo lo scioglimento pressochè in contemporanea di progetti precedenti di ognuno di noi. Come spesso capita l’avvicinamento è stato quasi casuale, al momento e al posto giusto. Ci siamo ritrovati intorno a  un progetto comune e la chimica ha fatto il resto.
 
Davide
Le bugie possono essere di diversi colori. Esistono black, white e blue lies, ossia bugie nere, bianche o blu… Le “bugie blu” sono allo stesso tempo egoiste e vantaggiose per gli altri, ma solo se gli altri appartengono al proprio gruppo, come ha spiegato Kang Lee, psicologo all’Università di Toronto. Quali o cosa sono le vostre “bugie blu”? Perché questo nome alla band?
 
Blue Lies
Blue Lies è il titolo di un pezzo che ho scritto diversi anni fa e me ne è sempre piaciuto il suono. Avevo in mente di proporlo come nome per una band appena se ne fosse presentata l’occasione e così è stato. Il concetto di Blue Lies poi è particolarmente attuale e ne hai ben esposto tu il senso.
È un significato molto triste, che ci dà la misura di quanto le persone abbiano in realtà bisogno di essere ingannate e sostentate allo stesso tempo per reggere un inganno che non provano nemmeno a smascherare. Sono alla fine le basi dell’analfabetismo funzionale, su cui sono nate e hanno prosperato molti regimi e ideologie. Rimanendo in ambito musicale c’è invece un forte richiamo a un gruppo che ci piace molto che sono i Blue Cheer, di cui raccogliamo in qualche modo l’eredità sixties e soprattutto seventies, visto che la musica che cerchiamo di fare va in quella direzione, almeno come riferimento allargato (e poi citare un gruppo anni ‘70 fa figo da matti).
 
Davide
Da quali precedenti esperienze musicali venite?
 
Blue Lies
Io (Stefano) sono stato in diversi gruppi, l’ultima esperienza che è durata diversi anni è stata con i Wing Brothers con i quali suonavamo rock di matrice statunitense e ci ispiravamo all’inizio principalmente al mondo indie americano. Poi diversi problemi ai membri della band hanno portato purtroppo allo split.
Io (Andrea) anche io ho avuto diversi gruppi con diversi stili. Dal puro acustico (La rosa piccarda) all’hardcore velocissimo (Crunch). Per giunta ho sempre suonato la chitarra e ora sono al basso dove mi sento molto più a mio agio.
Io (Riccardo) principalmente ho sempre suonato la batteria in band punk/hardcore, ma ho avuto anche esperienze come chitarrista in diversi gruppi di vario genere, prevalentemente post punk e alternative rock.
 
Davide
Quella sulla piattaforma di Soundcloud è la vostra prima release e consta di quattro brani originali: Gemini, Mission Control, Manticora, Chimera. Di cosa parlano i testi in inglese e cosa rappresentano le due creature fantastiche e mitiche (la manticora e la chimera)?
 
Blue Lies
Il riferimento principale di questi primi pezzi è una visione onirica e immaginifica della realtà. Lo spazio celeste e la mitologia sono due opposti che si toccano, per quanto questi risultano distanti dal nostro quotidiano. C’è anche da dire che in particolare lo spazio è un tema assai esplorato nell’immaginario del filone dell’hard rock contemporaneo cui in parte ci rifacciamo, ovvero lo stoner-rock, i cui temi principali sono tra gli altri gli spazi desolati e inospitali, ambientazioni perfette di lunghi viaggi lisergici. I testi parlano di abbandono, di difficoltà interpersonali, di fraintendimenti e richieste d’aiuto inascoltate, di disagio, insomma un contesto piuttosto positivo…
 
Davide
Musica hard rock, chitarre distorte, echi della Detroit degli Stooges e degli MC5 (Torino già come Detroit)…  in un articolo su “Biology Letters” i ricercatori Daniel Blumstein, del Dipartimento di ecologia e biologia evoluzionistica dell’Università della California a Los Angeles, Greg Bryant, docente di scienze della comunicazione all’UCLA e Peter Kaye, compositore musicale, ritengono che ascoltare musica con una distorsione (come nel rock dunque) sia simile ad ascoltare le grida di animali in difficoltà, una condizione che ne distorce le voci forzando l’emissione rapida di una grande quantità di aria. “Questo studio aiuta a spiegare perché la distorsione del rock eccita le persone: tira fuori l’animale in noi”, ha detto Bryant. Cos’è per voi il rock, cosa la “distorsione” di una chitarra?
 
Blue Lies
Non posso che essere d’accordo. La prima parola che mi viene in mente è la rabbia, poi l’urlo, la potenza, la violenza (non perpetrata ma intesa in senso lato). Certamente la distorsione è un catalizzatore di emozioni fortissime. Noi suoniamo – come molti altri – con molta distorsione e a un volume molto alto. Chi non suona fa fatica a capire che sensazioni primarie ti dia suonare in questo modo. La trasmissione emotiva di questi suoni distorti, spesso processati con altri effetti, è una delle cose che cerchiamo di raggiungere.
 
Davide
Il rock voleva cambiare il mondo. Il mondo non lo ha cambiato o forse un po’ sì, sicuramente ha cambiato qualcosa in molti o alcuni di noi. Il rock può ancora cambiare il mondo (o qualcosa del mondo)? è la domanda che si pone Ago Panini nel libro “L’erba cattiva” che io vi giro.
 
Blue Lies
La musica cambia il mondo perchè salva le persone, perchè è terapeutica, perchè è un sentire comune. Forse c’erano troppe aspettative rispetto al concetto di cambiare il mondo con la musica, ma penso che chi la musica la fa creda di cambiare sempre e ancora almeno la propria realtà.
Difficilmente nella mia vita ho riscontrato altri spazi di libertà totale e totalizzante come quelli vissuti grazie alla musica.
 
Davide
Lo so che uno è poco ma, senza pensarci troppo, qual è il disco che più amate singolarmente? Quello che usereste come personale biglietto di visita, come a dire chi siete, come siete?
 
Blue Lies
AC/DC , Back in black per quanto mi riguarda, ancora adesso sono rapito dalla potenza e dallo stato di grazia del disco. Anche se ora è diventato mainstream (incredibile) è un disco epocale e aveva tutt’altro significato.
The Who, Tommy. Forse la prima rock opera della storia. Un disco che, a distanza di 50 anni, non smette di stupire senza stufare.
 
Davide
I caratteri del vostro logo rimandano alla psichedelia di fine anni ’60. La musica (così come tutta l’arte) induce una distorsione della realtà (quindi è una sorta di menzogna) o un allargamento della coscienza (e quindi una sorta di verità o altra e più profonda verità)?
 
Blue Lies
Davvero ben detto. Certamente si potrebbe argomentare che non siano concetti originali, ma in fondo il punto è proprio quello. Chi potrebbe negare che intorno a noi (come già negli anni ‘60 e ‘70) non siamo circondati da menzogne? La realtà che conosciamo in fondo è davvero molto distante da una realtà oggettiva.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Blue Lies
Seguiranno tantissimi live, tutti quelli che riusciremo a organizzare, certamente un primo disco a breve e un lavoro instancabile di promozione e di rapporti con altri musicisti e con le persone. Suonare, inventare e divertirci, godere, sempre, tantissimo.
In fuzz we trust.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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