Juri Panizzi, in arte Juri, è un chitarrista, compositore e amante dell’improvvisazione e del disegno. Concentra la sua attenzione in particolare sulla produzione del suono e su quello che esso genera. Ha collezionato numerose apparizioni sui palchi del centro Italia, aperto i concerti di artisti come Egle Sommacal, Daniele Celona, Sergio Altamura, Lo Zoo di Berlino.
Attualmente ha all’attivo due lavori in studio, uno come progetto solista, l’altro con la band denominato Walden. Suona inoltre e collabora con i Meditation Quartet, quartetto romano d’improvvisazione radicale guidato dal jazzista Bellatalla.
Le sue contaminazioni sono varie, spaziano dal pop-rock al jazz e avanguardia.
Dal vivo la sua è una performance visionaria, dove si vengono a creare paesaggi sonori e caleidoscopiche musicalità. Vivere un’esperienza sensibile che agisce sulla percezione e i sensi in un’esperienza estetica, è il suo pensiero musicale.
JURI
Estetica
NML/ZdB 2019
Juri Panizzi: guitars, synth, sampling, loop station
Artistic producer: Andrea “Shelving” Pettinelli
Track list:
Sonorize/TGM (Thinking Generates Movement) / Cut / Olaf
Intervista
Davide
Ciao Juri. Prima di introdurci e addentrarci in “Estetica”, ci dici qualcosa sulla tua formazione di musicista e compositore? Come ti sei avvicinato alla chitarra?
Juri
Ciao. Certo, come formazione di musicista, in sintesi sono un semi autodidatta, semi perché qualche nozione di teoria l’ho presa, durante gli incontri con il mio insegnante, con cui ho preso lezioni di tecnica su chitarra per 7 anni, poi mi sono staccato, mi ero accorto che quando suonavo facevo gli esercizi e invece volevo suonare, sbagliare, volevo andare dietro al mio istinto, rompendo quello che avevo imparato e creare un mio linguaggio. Poi ho frequentato un corso sull’improvvisazione e lì ho capito che avevo trovato quello che mi serviva, mi si è aperto davanti un mondo. Come compositore non ho preso lezioni, credo che sia un istinto. Mi sono avvicinato alla chitarra grazie alle magie che creava un certo chitarrista. La prima chitarra l’ho presa a 26 anni ed anche la prima lezione, ci ho messo un po’ a decidermi…. Ahaha
Davide
Quali artisti ti hanno più ispirato e quali ancora oggi segui con maggiore attenzione e passione?
Juri
L’ispirazione viene dal quotidiano, traggo ispirazione da qualunque cosa. Musicalmente i miei ispiratori sono stati il Banco del Mutuo Soccorso ed i Pink Floyd, ma anche Lucio Dalla ha influito, loro mi hanno fatto innamorare della musica, il loro modo di creare immagini attraverso la musica, ha fatto sì che io potessi abbandonarmi in viaggi altrove.
Ora ogni tanto (quasi sempre) ritorno in quei posti, ma vengo influenzato anche da altri musicisti, come Bill Frisell, Marc Ribot, John Zorn, Radiohead, David Byrne, Miles Davis, questi sono alcuni e comunque traggo ispirazione da tutto quello che mi fa emozionare e vivere esperienze, diciamo che non pratico un ascolto scientifico tecnico.
Davide
La parola “Estetica” ha origine da una parola greca che significa “sensazione”, “percepire attraverso la mediazione del senso”. Il che metterebbe a tacere tutta la trattatistica “universale o universalizzante” al riguardo, poiché ognuno ha infine un modo suo personale di percepire, in questo, caso il suono e la musica. Qual è il tuo in generale e quale quello che hai cercato attraverso queste tue quattro composizioni?
Juri
Esperienza sensoriale, che riguarda l’impiego dei sensi, questo è quello che voleva intendere Baumgarten per Estetica. Essere immersi totalmente in quello che si fa.
In questo modo affronto le cose che faccio, specialmente quando suono, l’ascolto invece può essere un po’ più controllato, nel caso in cui debba fare un ascolto un po’ più tecnico, altrimenti mi lascio andare anche lì. La percezione può essere corporea o di testa, bisogna scegliere. Per il disco, ho cercato di far vivere delle esperienze, delle emozioni a chi ascolta, vivendole per primo io.
Davide
Con la musica strumentale mi chiedo sempre le ragioni dei titoli. Ti va di spiegare quelli da te assegnati alle tue quattro composizioni, “Sonorize”, “TGM (Thinking Generates)”, “Cut” e “Olaf”?
Juri
Bé il motivo di questi brani e di questo disco non sono estetici dal punto di vista della performance e della stilistica, ma sono frutto di esperienze e di sensazioni vissute quindi sono di pancia e per ognuna di loro c’è un tema, un intenzione ben precisa, per questo motivo è stato semplice, scegliere i titoli.
Sonorize è un brano che si ispira, alla relazione che c’è tra l’uomo e la natura dove spesso l’uomo ci si immerge per ritrovarsi, quindi Sonorize sta per la sonorizzazione del paesaggio naturale intorno a noi. T. G. M Thinking Generates Movement, nasce dal concetto che il pensiero genera movimento, dall’intuizione all’elaborazione dell’idea, fino ad immaginarla realizzata, senza aver mosso un passo, questo è il pensiero che genera il movimento, perché ti spinge a fare una cosa.
Cut, è un brano lungo, la prima registrazione che ho fatto durava 1 ora e 19 minuti per cui ho dovuto tagliarla per accorciare i tempi… Ahah. No il motivo del titolo è perché è un brano che riguarda la vita e che ad un certo punto tocca tagliare con il passato.
Olaf, è un brano ispirato da una canzone di Vecchioni che si intitola “La leggenda di Olaf” e non potevo sceglierne un altro.
Davide
Composizione o improvvisazione, quando l’una, quando l’altra? In che modo le attraversi e le combini?
Juri
Improvvisazione.
Tutto nasce da lì, poi attraverso la composizione creo il brano.
Davide
Cos’è per te un pensiero musicale, ovvero un “pensare attraverso la musica”?
Juri
Il pensiero musicale, è un bell’argomento, io credo che il pensiero musicale sia avere un idea che aiuterà la realizzazione di una musica. Pensare attraverso la musica, non so se mi riguarda, io metterei tutto in musica, perché per me, la musica è l’amplificatore del mio pensiero, quindi credo di pensare prima e poi suono o prima suono e poi penso! Capita anche che a volte sento della musica nella testa.
Davide
La musica pare sia nata soprattutto dalla voce umana, poi come sostegno al canto e quindi alla poesia per l’accentuazione del significato testuale. Qual è la tua personale poetica della musica strumentale, senza canto umano e senza testo?
Juri
Bella domanda. Il primo suono emesso sul pianeta terra, pare lo abbia emesso un uccello, poi l’uomo attratto ed incantato dai meravigliosi suoni e da come erano tramati tra loro creando un costante concerto, ha provato ad imitarlo con la voce, poi ha creato i primi strumenti e via via fino ad oggi. La mia poetica è quella di creare ambienti sonori, cerco di parlare attraverso la musica. Non disdegno però le parole sulla musica, per ora questa è la mia poetica.
Davide
Muovere gli affetti, toccare gli uditori nell’anima e nelle emozioni con il linguaggio musicale più puro, finalizzato ai soli piaceri uditivo ed emotivo. Così era in Leibniz. Però per quale fine toccare dunque nell’animo e nelle emozioni?
Juri
Perché l’uomo si evolve, cresce attraverso le emozioni, entra in contatto con sé stesso. Il musicista prova questa esperienza ogni volta che suona e siccome l’uomo per natura di socializza, il musicista non può tenere per sé questa emozione, deve condividerla e farla vivere ad altri.
Davide
Persegui o insegui un tuo modo personale di intendere e suonare la chitarra? Come descriveresti il tuo metodo attuale col quale ti approcci allo strumento e ne esplori le risorse?
Juri
Bé di influenze musicali ne ho, quindi non posso negare che quello che suono deriva da ciò che ho vissuto, ma comunque perseguo un mio modo.
Il mio è un metodo artigianale, mi metto lì con la chitarra l’ampli la pedaliera e suono per almeno 3 ore di fila, a volte anche per 5 ore, lavorando su vari aspetti del suono, del linguaggio, del tocco.
Davide
Cosa seguirà?
Juri
Seguirà un altro lavoro, ho già in mente il tema il titolo e sto prendendo appunti, poi quando lo finirò non lo so, intanto viviamo ancora per un po’ di questo primo lavoro, e di nuove esperienze. Sto sviluppando delle idee, mi piace improvvisare.
Davide
Grazie e à suivre…