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Minacce di morte e altri racconti – Georges Simenon

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Traduzione di Marina Di Leo
Edizioni Adelphi
Narrativa racconti
Collana gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg. 166
ISBN 9788845928796
Prezzo € 10,00 
 
Maigret in pensione 
 
Continuo nella lettura dei racconti gialli di Simenon, soprattutto in questo periodo che viaggio spesso in treno, il che mi consente, durante il tragitto, di iniziarne e di ultimarne anche più d’uno.  Nel caso di Minacce di morte e altri racconti si tratta di cinque prose di diversa lunghezza (in totale l’opera consta di 166 pagine), con alcune più riuscite e altre meno, come nel caso di quella che dà il titolo all’opera, con un tentato omicidio in un ambito familiare caratterizzato da una grettezza quasi inverosimile.  Nella circostanza Simenon ha calcato un po’ troppo la mano, con dei personaggi un po’ all’eccesso e quindi sicuramente meno credibili. Di miglior qualità mi sono parsi Vendita all’asta, ambientato in un’osteria di campagna in cui viene assassinato uno dei partecipanti all’asta di una limitrofa tenuta agricola e Il prigioniero della strada, un pedinamento parigino, in cui nasce fra il sospettato e il commissario una sorta di scommessa a chi cederà per primo. I migliori, a mio avviso, sono L’enigmatico signor Owen  e Quelli del Grand Café, che presentano la novità di un Maigret in pensione. Nel primo l’ex commissario si trova a soggiornare in un Grand Hotel della Costa Azzurra in cui viene commesso un delitto, nel secondo, che è un autentico gioiello, lo troviamo, con la consorte, in un paesino di campagna dove si è ritirato a vivere, una volta cessato il servizio. In questo Simenon ricrea in modo perfetto quella che è la vita di un pensionato il cui  problema è di trovare come passare il tempo e allora c’è la pratica della pesca, il lavoro nell’orto e la puntuale partita a carte di ogni giorno in un bar, sempre con gli stessi giocatori, di cui uno viene ammazzato. Il piacere della lettura non risiede tanto nella ricerca dell’assassino, quanto nell’atteggiamento dell’ex commissario nel dilemma fra disinteressarsi del delitto o dare il suo prezioso contributo alle indagini. È un Maigret combattuto fra il risolversi a iniziare una nuova vita, o a continuare a essere pesantemente influenzato dalla precedente, e in questo dubbio amletico emerge ancora una volta la straordinaria abilità di Simenon, che ci fornisce l’immagine di un uomo che non si rassegna ad abdicare, ma che comprende anche che un certo tempo è finito e che di questo dovrà serbare solo il ricordo. Ed è proprio questo racconto che secondo me si contrappone in modo chiaro a quello più modesto che dà il titolo all’opera e che ci permette di scoprire un altro Simenon, capace di ricreare con acume e abilità un comportamento del tutto umano in una persona che, dopo aver lavorato con passione e dedizione per tanti anni, si vede ora costretta a reinventarsi la vita: è un lampo di genio di un autore che, essendo un’artista, non andò mai in pensione, né poté trovarsi in una simile situazione. 
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».

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