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Due scrittori piombinesi

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Luigi Carletti e Sacha Naspini – Cadavere squisito e Il canile
 
Che cosa hanno in comune due scrittori come Luigi Carletti (Cadavere squisito – Mondadori) e Sacha Naspini (Il momento del distacco, Guanda)? Una città: Piombino, dove sono cresciuti; il primo ci è pure nato, nel 1960 (proprio come me, ma ha fatto più strada), il secondo è nativo di Grosseto (1976), sempre Maremma, ma ha studiato e si è formato culturalmente sotto le ciminiere della Lucchini, tra Riotorto e Follonica. Era un bimbo quando vinse il Premio Licurgo Cappelletti, bandito dal Foglio Letterario, subito dopo un altro della Biblioteca di Massa Marittima, dove mi trovavo (per caso, ché non mi chiamano mai, sono un battitore libero) a fare il giurato. Un’altra cosa che hanno in comune Sacha e Luigi è che nella loro terra non sono mai stati celebrati a sufficienza, vorrei dire a torto, ché sono due narratori di razza. A Piombino preferiscono riservare pagine e pagine al prossimo libro di Silvia Avallone (Acciaio era un buon romanzo), pure se non è ancora uscito, quando sarà in libreria Il Tirreno le dedicherà un numero monografico, credo. Il nuovo romanzo della Avallone fa stare tutti con il fiato sospeso, non ci si dorme la notte, pare.  
 
 
Partiamo da Carletti per diritto di anzianità. Vive a Roma, dove ha lavorato per anni alle dipendenze del Gruppo L’Espresso – Repubblica come giornalista. Credo di aver letto quasi tutto quel che ha scritto e non smetterò mai di consigliare di recuperare Alla larga dai comunisti (2006) e Lo schiaffo (2008), due struggenti storie di provincia edite da Baldini e Castoldi. Lo stesso editore di Faletti. Chi l’avrebbe mai detto? Pubblica pure scrittori veri. Da un paio d’anni Craletti esce per Mondadori, nel 2012 dà alle stampe Prigione con piscina, che ci riporta alle atmosfere hitchcockiane de La finestra sul cortile, mentre da pochi giorni è in libreria Cadavere squisito. Il suo ultimo lavoro segue una pubblicazione francese: Six femmes au foot (Liana Levi, 2013) e un racconto utilizzato per la fiction di Raiuno, Operazione pilota. Cadavere squisito è un altro giallo hitchcockiano costruito su flashback ambientato in una Roma decadente che ricorda (in meglio) quella de La grande bellezza. Avvertiamo la presenza di un personaggio seriale, l’ostinato ispettore di polizia Gennaro Falasco, proprio quel che chiede il mercato editoriale, ma Carletti non rinuncia a fare letteratura. La è partenza è scioccante, da thriller angoscioso e claustrofobico, con un cadavere in primo piano, poi arrivano le ombre del passato e i fantasmi della memoria di un pubblicitario di successo. Due delitti e tanti dubbi investono la scrivania di questo nuovo ispettore di polizia pensato per un panorama editoriale italiano affollato di commissari e marescialli.
 
 
Sacha Naspini, invece, debutta con Il Foglio Letterario (per questo l’ho tanto caro) con L’ingrato e I sassi, due romanzi brevi ancora in catalogo e che consiglio di leggere. Per Il Foglio dirige la collana Demian, insieme a Federico Guerri, curando la selezione di storie adolescenziali ispirate al capolavoro di Herman Hesse. Naspini non si ferma alla piccola realtà di provincia, ma esce con romanzi di taglio diverso, ispirandosi a una sorta di terrorismo dei generi tanto caro a Lucio Fulci. Cento per cento e Noir Desir sono del marchio Perdisa Pop, I Cariolanti (2009, forse il suo miglior testo) e Le nostre assenze (2012) escono per Elliot. Il suo ultimo libro che mi è capitato di leggere lo vede coinvolto in un’antologia (Il momento del distacco – Nove racconti italiani, a cura di Alessandro Greco) edita niente meno che da Guanda, nella quale ho trovato (purtroppo, non me ne voglia il signor Guanda) degno di nota soltanto il suo racconto. Il canile, nero e torbido, sembra la sceneggiatura di un film di Tarantino, eccessivo e tagliente, scritto con lo stile dei migliori narratori horror statunitensi. 
Luiogi Carletti e Sacha Naspini hanno in comune anche Gordiano Lupi, ché sono entrambi amici miei, ma non ne parlo solo per questo. Ne parlo perché anche in provincia – come a livello nazionale – bisognerebbe dedicare più spazio agli scrittori verri, meno agli imbrattacarte e ai personaggi televisivi. Ne parlo perché entrambi rappresentano una piccola gloria provinciale, in fondo, sono due scrittori che portano in alto, in giro per l’Italia, il nome di Piombino. Naspini, tanto per dire, è stato ospite del Festival della Letteratura di Mantova, insieme a personaggi del calibro di Leonardo Padura Fuentes.
Leggeteli, ne vale la pena.

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