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Intervista con Alessandro Romeo

9 min read
Alessandro Romeo – “Tesi Di Redenzione”
in cd, digitale dal 7 Maggio 2013 da New Model Label
 
 
 
Alessandro Romeo nasce nel maggio del 1985 a Torino.
Inizia a suonare in giro con diversi gruppi della provincia fino a quando decide di provarci da solo, prima con musiche per cortometraggi, spettacoli teatrali e sonorizzazioni varie, in seguito come chitarrista elettrico per poi approdare, in povertà, al chitarrismo classico come definisce lui stesso "senza corrente".
È un momento importante quello perché lì scopre anche il suono della sua voce e che con le sue stesse parole, ci sta perfettamente.
Dal 2011 allora inizia a concepire, attraverso alcune prime demo, live in piccoli locali e per le strade di Torino, quello che sarà il suo primo disco "Tesi di redenzione". In bilico tra canzone d'autore e improvvisazioni informali, in cui si narra di precarietà emotiva, inciviltà sociale ed affettiva con un tratto fortemente ironico e quasi incosciente.
 
 
Alessandro Romeo – “Tesi di redenzione”
track by track
 
L'intero album è un viaggio che parte dal disagio di un'instabilità emotiva ed affettiva, verso una comprensione ed accettazione, quasi inevitabile, del dolore romantico portato da essa. Le prime tracce, apparentemente più ironiche, rappresentano la demonizzazione dei rapporti portati allo stremo, alla deriva. L'album si conclude con brani dal sapore più melanconico sottolineando una fase finale del viaggio, di "accettazione" dei rimorsi e dei "peccati".
 
Amantide
“Amantide” è un brano d'amore, come quasi tutti quelli di “Tesi di redenzione”. Parla di una donna distante per scelta o per conseguenza. E parla del rapporto che la tiene così lontana, ma anche del fascino che sprigiona portandola ad essere il faro notturno costante di ogni pensiero.
 
“La casona”
“La casona” è il classico appartamento studentesco universitario, dove storie si consumano e si intrecciano avanzando i primi passi verso la società "condominiale" circostante. Dove è possibile trovare l'amore anche tra spacciatori e prostitute.
 
Zoo
“Zoo” disegna quello che circonda le strade periferiche di un Paese alla deriva.
Persone, trattate come animali, cercano di sopravvivere in questa gabbia nascondendosi dalla luce del giorno, scappando dai pregiudizi delle giovani mamme e dagli spari dei poliziotti.
 
Puzza di pesce
“Puzza di pesce” è un brano nato da una frase di mio papà "è dalla testa che puzza il pesce". I pensieri paranoici riguardanti sesso, rapporti privi di fondamenta, diventano fitti come banchi di nebbia. La troppa analisi degli avvenimenti, porta al deperimento della serenità, della freschezza. È una canzone sulla pesantezza di certi pensieri che quando iniziano non smettono più di girare. Forse l'ultima fase, il picco del degenero delirante che porta poi alla fase più dolce e rassegnata del disco.
 
Quando sono giù
“Quando sono giù” parla di solitudine, solitudine di coppia, solitudine domestica. La tristezza che trasforma le altre persone in avversari, in persone migliori rispetto a sè stessi. E la consapevolezza di una "madonna" che ci viene in salvo, che ci porta verso una speranza di migliorare, di essere più forti.
 
Karrina
“Karrina” è una donna che vive alla giornata, ama alla giornata, mischia pareri e uomini come fossero cocktails notturni. Spaventa perchè porta alla deriva i cuori di chi è caduto sotto il suo incantesimo, però insegna anche che tanto il domani porta sempre con sè un nuovo giorno, una nuova vita.
 
Siamo tutti stanchi
Quasi un canto popolare, basato sul lavoro, sulla falsità dei valori.
Siamo finiti, sfiniti, in un periodo della storia molto pesante. Accettiamo, allora, di urlare la nostra stanchezza al cielo, magari sul bordo di un balcone un po' alto e le lattine di birra già a terra che aspettano il nostro arrivo.
 
Barche
“Barche” è il pezzo che chiude il viaggio. Le barche di carta sono vite fragili, delicate, portate avanti dal soffio della propria o dalla volontà altrui. Il navigare lento del loro percorso lascia il tempo di pensare alle barche lasciate indietro, alle barche affondate.
 
Comunicato Stampa
Govind Khurana – New Model Label
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Alessandro. Come e quando hai scoperto anzitutto la musica, su quale strumento e grazie a chi o a cosa prima di diventare “senza corrente”? 
 
Alessandro
Ciao Davide! La musica è sempre stata presente già da quando ero piccolissimo, ricordo molte serate in casa ad ascoltare la radio ad esempio. Ed era sempre un ascolto “attivo” perchè mi incuriosivano molto i suoni, le melodie, tanto da ascoltare un pezzo anche tutto il giorno. Ho iniziato a suonare la tastiera da autodidatta come han fatto molti, avendo un buon orecchio poi ci ho preso gusto e ho imparato altri strumenti come la chitarra, basso e batteria.
Devi capire che mi servivano nuovi strumenti per registrare i miei primissimi pezzi su musicassetta basf45.
 
Davide
Vorrei saperne di più e un po’ più in dettaglio dei tuoi trascorsi musicali, in quali gruppi e poi da solo per quali spettacoli, cortometraggi o sonorizzazioni. 
 
Alessandro
Dai 16 ai 20 anni ho suonato la chitarra elettrica in svariati gruppi, quasi sempre cover band. Il genere era molto vario,  hard-rock, pop, reggae, appena cercavano un chitarrista mi facevo subito avanti. E lo shred-guitar mi ha sempre affascinato molto (Racer X, Steve Vai, ecc.). Grazie a molte notti insonni, e l’allenamento su ritmi frenetici e tanto sweep picking sono riuscito a raggiungere un buon feeling con la chitarra e con le sue potenzialità.
Nel 2004 ho avuto la fortuna di entrare nella scuola APM di Saluzzo dove ho conosciuto tante persone in gamba (tra cui anche Alessio Catozzi, co-produttore dell’album). Lì ho imparato molto sul trattamento e la registrazione del suono. In quel periodo componevo anche molto per spot, programmi televisivi (trasmissioni per bambini come ad esempio la Melevisione, Agenzia Trebisonda della Rai) e colonne sonore di film, trailer cinematografici (Non è ancora domani di Tizza Covi). 
 
Davide
Come sei arrivato al tuo disco d’esordio e come sono nate le canzoni di “Tesi di redenzione”?
 
Alessandro 
Sono arrivato bene! Nel senso che ci pensavo da tanto tanto tempo, stavo solo aspettando il momento giusto.
Tutte le canzoni sono nate in periodi diversi ma legati dallo stesso mood. Sono canzoni che parlano di rapporti, forse scriverne è stato il modo più efficace per riuscire a capirli nella maniera più semplice. Ad esempio, “Quando sono giù” l’ho composta di sera nel mio vecchio appartamento una sera particolarmente triste; avevo la necessità di dire, o di dirmi, quelle frasi. I miei brani nascono più che altro da una necessità di comunicazione di stati d’animo, ma senza girarci troppo attorno.
 
Davide
Che significato ha per te la redenzione, perché e da cosa redimersi?
 
Alessandro
Ho sempre visto la redenzione come una sorta di liberazione, di saggio rimedio dopo che per un pò si son fatti solo tanti casini.
Per dirla in maniera Jodorowskiana, vedo la redenzione come una serie di azioni da fare per raggiungere uno stato riparatore delle cose.
Come un lungo viaggio itinerante e passante dal caos abitudinario fino alla comprensione di un qualcosa che porti all’elevazione, seppur millimetrica, della persona.
In ogni brano ho voluto rappresentare varie tappe, fino all’arrivo con “Barche” dove, in fondo, qualcosa in più penso di aver imparato.
 
Davide 
Prevalgono la chitarra e il canto, ma ci sono suoni molto belli trasformati dall’elettronica come a esempio un ritmo di gocce d’acqua e quello intonato del caffè che esce dalla moka in “Quando sono giù”. Perché hai voluto suonare tutto da solo e qual è stato il contributo di Alessio Catozzi?
 
Alessandro
Inizio a dire che Alessio (Droptimes) è stato il punto di inizio della realizzazione del disco. Senza di lui credo che non sarei riuscito a mettere così bene a fuoco il modo in cui realizzare il tutto. Abbiamo fatto inizialmente un lavoro di ascolto sulle bozze iniziali dei brani (registrazioni amatoriali chitarra-voce) cercando sucessivamente di rendere ogni situazione sonora al meglio che potevamo. Mi ha fatto anche un bel pò da fratello maggiore, consigliandomi e spronandomi a dare sempre il meglio in ogni sessione.
Alessio suona il piano in “Barche”, tutto il resto ho voluto suonarlo da solo per mostrare tutto quello che so, e che non so fare. Aveva senso per me arrivare a rappresentare in musica ciò che avviene nella mia testa, con tutti i difetti e le instabilità del caso.
 
Davide
Perché ti sei ritratto sulla copertina in uno scafandro antibatteriologico?
 
Alessandro
Heh! Volevo rappresentare una situazione “estraniante”, la tuta spaziale può essere vista sia come protezione che come “gabbia”. Tornando al discorso sulla redenzione, mi piaceva immaginare un lungo viaggio durante il quale si subiscono e si capiscono delle cose, aspettando il momento esatto in cui poter “scendere a terra” e raccontare tutto quanto.
Ecco, io e Riccardo Alessandri (che ha curato le foto del disco, mentre Giulia Saltini ha curato l’artwork) volevamo rappresentare quel momento esatto.
 
Davide
C’è un luogo che più di altri ti sia caro a Torino? 
 
Alessandro
Forse la collinetta davanti al Fluido, nel parco Valentino. Ogni estate si riempie di tante persone che suonano e cercano, in fondo, solo di stare bene. Mi ha sempre fatto allegria quella situazione.
 
Davide
Quali colleghi in città, cantautori, musicisti o gruppi, indicheresti come tra i più interessanti in questo momento?
 
Alessandro
C’è tanto movimento qui a Torino, fortunatamente. Consiglierei,  specialmente adesso che sta arrivando l’estate, di fare un salto qui a Torino e di perdersi nei locali dove si suona. Magari cercando concerti di Matteo Castellano, Med in Italy, Eugenio Rodondi, Paolo Spaccamonti…poi se venite a sentire anche un concerto di Alessandro Romeo, credo che ne sarà felice.
 
Davide
Che tipo di esperienza è per te suonare da solo dal vivo sia nei locali, sia per strada? Cos’è per te il pubblico?
 
Alessandro
È sempre bello suonare, poi se si ha la fortuna di riuscire a farlo davanti a qualcuno ancora meglio.  Per strada può accadere l’evento inaspettato, che magari ti fa improvvisare qualcosa di divertente. Nei locali c’è la fortuna di avere (a volte) qualche microfono e quindi di non perdere la voce!
Scherzi a parte, trovo interessante ogni tipo di pubblico e situazione. Che sia uno spettatore annoiato oppure uno preso benissimo, ognuno di noi è importante in questa condivisione.
 
Davide
Dopo molti minuti dall’ultima canzone una traccia fantasma. Perché? Non ho compreso per altro in che lingua la canti o se sia un grammelot… 
 
Alessandro
È un brano a metà tra il grammelot ed il dialetto, in realtà sono parole troncate.. L’ho voluta inserire alla fine del disco per non perdere quella “ludicità” che fa comunque sempre parte del mio carattere.
Parla di un argomento molto grave, molto attuale. E me la sono immaginata cantata da un messicano col sombrero.
 
Davide
La musica è la più poetica e la più precisa delle arti, vaga come un sogno ed esatta come l'algebra, scrisse Guy de Maupassant. Cos’è per te?
 
Alessandro
Per me è un insieme di linguaggi alternativi alle parole che abbiamo a disposizione per dialogare, per capire.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Alessandro
Tanto divertimento. Presenteremo l’album al circolo Amantes di Torino, il 25 aprile (casualità?). Suonerò alcuni brani dell’album in compagnia di Alessio. Sarà uno show molto particolare…e poi verrà trasmesso in anteprima il videoclip di “Amantide” con la regia di Riccardo Alessandri e la partecipazione di Elisabetta Granara.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Alessandro
Oh yeah

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