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Le idi di marzo

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Capolavoro annunciato, con riconoscimenti giunti un po’ ovunque, questa nuova opera con George Clooney, e di George Clooney (sua infatti la regia e la produzione), parla del marcio della politica americana, anche di quella che promuove i più alti valori. Il tutto seguendo le vicende di un giovane ma già molto in gamba addetto stampa, al seguito di uno dei due candidati alle primarie democratiche, durante le quali scoprirà le trappole e gli inganni di questo ambiente, riuscendo però ad evitare di rimanerne schiacciato.
Basato su un’opera teatrale, questo film porta sul grande schermo una trama interessante e con un paio di bei twist che però a me non sono parsi così eccezionali come sembra sia sostenuto invece dalla maggior parte dei critici competenti. Sia perché il meccanismo che sorregge metà della storia (l’incontro tra l’ottimo Ryan Gosling / Stephen Meyers e Paul Giamatti / Tom Duffy) è meno complesso di quanto proposto in una qualunque stagione di 24, o dal recente The Killing, sia perché il “marcio” che viene evidenziato pare davvero poca cosa confrontato con quanto leggiamo e abbiamo letto sui giornali anche solo in quest’anno ormai alla fine. Nondimeno la narrazione funziona (quanto a me è parso “strano” probabilmente dipende solo dalla mia effettiva ignoranza del backstage americano delle primarie), gli attori hanno prestazioni che variano tra il convincente e l’eccelso, e fotografia e dialoghi sono di tutto rispetto.
E poi, ammettiamolo, Clooney che fa il politico con idee così d’avanguardia da sembrare scontate (“smettiamo di avere bisogno del petrolio, e il terrorismo scomparirà da solo”) si fa davvero apprezzare, almeno quanto vedere in scena attori così adatti nel loro ruolo come il già citato Giamatti e il bravo Philip Seymour Hoffman / Paul Zara. E non si può certo negare che sbirciare dietro alle quinte di un mondo politico che non sia il nostro da un certo leggere senso di voyerismo che permette di passare sopra a (quasi) tutto il resto.
Un bel film, quindi, da recuperare per una visione casalinga, se per qualche motivo, in questo periodo di feste, si è preferito altro sul grande schermo. 

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