Arcistreghe
Origini e folklore della stregoneria campana
(Luigi Boccia e Antonio Daniele – Il Foglio)
“Ognuno di noi nasce in un’atmosfera di idee e di credenze, elaborate da tutta l’umanità anteriore; ognuno di noi porta, senza pur saperlo, un elemento più o meno importante alla vita dell’umanità successiva” (G.Mazzini): un esplicito riconoscimento dell’importanza del folklore, delle tradizioni popolari, un tempo chiamate antiquitates popolares, delle superstizioni popolari, dette superstitiones non laudabiles, dei detti, etc.
In Arcistreghe , il folklore è quello più vicino alla cultura popolare, a volte conservativo e narcotizzante, spesso di evasione. L’opera prende in esame il triangolo delle streghe, in Campania, a cavallo tra le zone dell’Irpinia e del Sannio; il lembo di terra ha come vertici le città di Avella, Benevento e Altavilla irpina, ed è qui che si trova il famoso noce di Benevento sotto cui, nell’oscurità della notte, avvengono i randez-vous delle arcistreghe provenienti da ogni dove.
Attraverso un’impostazione scientifica e un’assortita catalogazione di pittoresche manifestazioni e di comportamenti, riti e usanze, Luigi Boccia e Antonio Daniele offrono una buona lettura antropologico-culturale del fenomeno della stregoneria, lasciando al libero arbitrio la risposta all’interrogativo: ma… esistono davvero le streghe?.
Partendo dalla tesi secondo cui le streghe sono discendenti delle dee Mefite, Ecate e Diana, dopo aver preso in considerazione il culto delle divinità e i luoghi ad esso riservati, gli autori conducono diligentemente un’indagine, a volte sul campo, con riferimenti culturali appropriati, ad es. alle opere di studiosi come il Piperno e il De Blasio, servendosi di fonti scritte di notevole importanza come quelle giornalistiche o gli atti dei processi inquisitoriali.
Uno studio sociologico, antropologico, nonché etimologico, pregevole, utile a chi volesse approfondire ulteriormente, affrontato con serietà, proposto con stile lineare ed elegante.
Numerosi e interessanti riferimenti geografici e storici, anche a personaggi noti, circondati da leggende e mistero (es: Manfredi di Svevia), arricchiscono le osservazioni, se pur minuziose, delle attività della società stregonesca, dei culti e delle loro sedi, delle formule magiche, delle erbe, degli attrezzi, carichi, questi, ancora oggi, di un forte simbolismo. Piuttosto generalizzati gli effetti di tali credenze folkloriche sulla popolazione.
Il lettore, da subito compiaciuto e attratto, apprezza e gusta quanto di curioso e di interessante c’è nel folklore e nelle tradizioni, comprende quanto è andato perso e quanto ancora si può salvare a beneficio della cultura.
Simonetta De Bartolo